IN GINOCCHIO - 2010 olio su tela 25 x 35
IN GINOCCHIO - 2010 olio su tela 25 x 35

 

 

 

 

GIORNI

 

DI

 

PASSAGGIO



 

DIARIO DAL 28 MARZO 2010 AL 21 NOVEMBRE 2010

 

10 aprile 2010

 

riprendo in mano questo diario dopo averlo lasciato qui ad ammuffire nel mio pc..

lo faccio per pubblicarlo sul mio sito.

questo diario reca la novità di essere stato scritto per la prima volta nella mia vita e a differenza da tutti quelli precedenti, per essere letto dai miei amici e contati di FB, di MISS 777 e di tutto il web in generale.

vi sono perciò saluti e convenevoli, dato che è stato pubblicato giorno per giorno, che io ho scelto di lasciare, così come ho scelto di rispettare la mia opzione grafica e grammaticale di annullare le lettere maiuscole ad inizio delle parole.

ricordo che lo feci pensando che nulla e nessuno meritava questa predominanza di segno e, dato che i segni diventano delle realtà, la mia natura totalmente anarchica si trovava e si trova assai bene con questo.

quindi tutto verrà pubblicato esattamente come è stato scritto.

buona lettura e grazie.

 

28 marzo 2010

 

 

ogni mattina, da oggi in poi, metterò qui il mio primo pensiero..

per chi lo vuole leggere

ricordare

dimenticare

confutare

e anche per chi non glienefreganiante

 

tutte le parole dette e pensate restano appuntate come puntine nell'infinita

bacheca cosmica... e brillano....

sono stelle...

a ognuno di noi la capacità e la scelta di aumentarle, diminuirle,

vederle, nasconderle....

 

ore 12,10

 

oggi ho deciso di alzarmi dal letto, perché non ce la faccio più..
mi riposerò il più possibile
farò le cure, cercherò di perdere peso..
ma io voglio vivere..
come potrò, d'ora in poi..
se non potrò fare altro che pochi passi, mi farò dare una sedia a rotelle..

ma il mio cuore vola e la mia mente pure
e non li voglio fermare...

 

per me e per il cosmo…

 

13.20

 

 

io sono una donna con un uomo dentro e tutte e due i miei esseri sono gay....

non mi definisco bisessuale, ma sento proprio due distinte persone che vivono due distinte vite dentro un unico corpo..

lo so che gli psichiatri la chiamano ' schizofrenia ', ma a me non importa come posso venire definita..
io sono così..

lei si chiama ari
lui si chiama ar

a volte ari e ar si fondono, a volte l'una influenza l'altro, o viceversa, a volte uno dei due prende il sopravvento..

io li amo entrambi, ma ci è voluto un lungo cammino per avere il coraggio di guardarli, riconoscerli e accettarli..

ci sono voluti 55 anni, 13 anni di cure psichiatriche, quasi tutte sbagliate, nove tentativi di suicidio, due mariti, tre figli, un numero alto e imprecisato di amanti di ambo i sessi, molti amori platonici, quattro amori immensi e totali e la filosofia e pratica buddista..

ora so chi sono..

ma nel frattempo il mio corpo si è spezzato sotto tutto questo peso
ho svariate malattie croniche, con la quali non vi voglio tediare, sono invalida civile psichiatrica. Sono ora su di una sedia a rotelle perché non riesco quasi più a camminare dopo una caduta da una scala di 5 metri prima di natale, vivo esule in Sardegna, in una bellissima immensa casa antica che io amo con tutto il mio cuore ed economicamente vengo mantenuta dalla mia pensione
260 euro mensili più un altro introito datomi dal comune di 170 euro mensili, 150 euro dal mio secondo marito e 350 euro da mia madre per pagare l'affitto..
il resto viene ed è venuto dalla vendita di qualcuno dei miei quadri, cosa che ogni volta che accade, mi riempie e mi strappa il cuore di gioia e di lacrime, dall'aiuto disinteressato di benefattrici lesbiche amiche più o meno, ma amiche della mia vita, ed ora dalla vendita del mio libro..
non mi manca nulla...
ma devo far quadrare il bilancio..

mi manca una compagna, ma sono sicura che arriverà quando sarà il momento giusto...

ho fatto un coming out famigliare e socio-politico a 47 anni, cosa che mi ha poi portata all'esilio..

i miei figli mi hanno detto: fai quello che vuoi, ma lasciaci fuori dalla tua omosessualità..
così mi sono sentita in dovere ed in diritto di rispettare le loro vite, che amo infinitamente e di togliere loro il peso della mia..
ci sentiamo e ci vediamo ogni tanto...

per ora penso basti così..

non desidero la vostra pietà, non sto chiedendo aiuto economico...
il mio è solo amore, affetto e ' condivisione '

 

 

 

29 marzo

 

 

11,30

 

la notte è scivolata via senza che io toccassi il letto..
solo alle cinque mi sono arresa al sonno e così ora il mattino è già quasi fuggito..

ieri è stato un giorno di profonde rielaborazioni, per me, durante il quale ho preso coscienza della mia nuova situazione, accettandola.

quello che è successo alla mia colonna vertebrale è irreparabile e non potrò più camminare, se non per pochi metri..
non sono paralizzata, ma dopo quattro mesi di cure intense, nulla è cambiato, dopo venti passi o pochi minuti di stazione eretta la gamba mi si paralizza, con totale formicolio, dolore e scosse elettriche..

questo mi porterà ad affrontare scelte nuove, vie diverse da quelle sulle quali stavo costruendo progetti.

ma è solo un fatto pragmatico e di organizzazione, che risolverò..

sono scossa da questo, certo, ma non mi dispero assolutamente..

ho deciso di vivere sola e di essere indipendente da chiunque e mi organizzerò per farlo..
naturalmente rivolgendomi a persone che mi aiuteranno dietro compenso..

ma io sono una scrittrice, una pittrice e questo voglio fare, scrivere e dipingere e mostrare al mondo la mia anima, così com'è, malata e sofferente, ma piena di luce che può illuminare la mia strada e quella di chi camminerà, anche solo per un po, accanto a me...

oggi scriverò un nuovo capitolo al mio nuovo libro e comincerò il quadro che da giorni mi risuona in testa..

ogni tanto ci sentiremo qui..
se vorrete sentirmi ed ascoltarmi..
auguro una solare giornata a tutte e tutti..lieve e profonda..

 

22,10

 

oggi ho dipinto.. il quadro mi piace, è un paesaggio..domani lo posterò..

 

e questa è stata l'unica cosa giusta che ho fatto oggi.

 

stamattina ho telefonato a mia madre chiedendole un aiuto economico per comprarmi una sedia a rotelle per aiutarmi nei miei prossimi spostamenti e lei mi ha detto che non può chiederlo a mio fratello, che gestisce il suo denaro..

mia madre ha un bel gruzzoletto da parte, con tre zeri dopo le decine di euro..

non le ho chiesto di togliersi il pane di bocca.

 

poi ho sentito il mio secondo marito per un problema tecnico sulla mia carta prepagata che si è smagnetizzata e lui mi ha attaccato dicendomi le solite cose, che io sono stata devastante nella presenza della loro vita, parlando anche dei nostri figli..

mente io penso e sento l'esatto contrario..

infine gli ho chiesto di dare lui la notizia della mia nuova infermità ai ragazzi, perché io non me la sentivo, ma sono passate le ore e nessuno dei tre mi ha chiamato per sentire come sto o se sono ancora viva..

 

e tutte, o quasi tutte, le persone con le quali parlo da quando mi è successo questo grave incidente, mi dicono che : DEVO DIMAGRIRE!!!

ma per me dimagrire è impossibile, ormai, per tutta una serie di problemi fisico-psichici che sono ormai incancreniti.

è da una vita che lotto contro il mio peso corporeo e ha sempre vinto lui.

inoltre mia madre mi ha sempre disprezzato per la mia corporatura, non omettendo mai una volta di sottolineare la mia bruttezza e la mia obesità con astio e disgusto..

quando qualcuno mi dice che devo dimagrire, tira fuori da me tutto il dolore che mia madre mi ha messo dentro..

 

così, stasera, sto soffrendo molto.

 

ma non perché quasi sicuramente non potrò più camminare, il mondo è pieno di gente che vive su di una sedia a rotelle, o ha problemi molto maggiori, ed io almeno al bagno ci vado ancora da sola.

 

ma soffro perché le parole che mi vengono rivolte, anche se capisco che viene fatto a fin di bene, mi fanno sentire in colpa, come mi ha sempre fatto sentire in colpa mia madre..

 

sentire in colpa di essere quella che sono.

 

per questo sono diventata schizofrenica, isterica, psicotica, obesa, masochista ecc ecc ecc..

 

non mi importa come vivrò i miei prossimi anni, mi sento così viva e piena di voglia di fare e di parlare e di scrivere e di dipingere.

ho già trovato qualcuno che mi aiuterà nel gestire i problemi pratici della gestione della casa.

 

ma perché quasi nessuno riesce a capire che desidero solo essere amata e compresa, magari consolata?

 

avrò fatto le più grandi nefandezze del mondo, cosa che non sento vera, perché ho cercato sempre di impegnarmi al massimo per tutti.

 

il mio problema è che i miei genitori non mi hanno saputo amare e non mi hanno insegnato ad amare me stessa.

così io non riesco ad amare ' bene ' gli altri: li amo troppo e li metto sempre prima di me, facendomi così massacrare, pur diventando io stessa una massacratrice.

 

il mio è un karma molto amaro..

 

scusate lo sfogo

e, se a qualcuna potrà servire leggere queste parole, le mie lacrime non stanno scorrendo invano.

 

30 marzo, ore 6,56

 

buongiorno mondo che ancora sonnecchi nel primo sfilacciarsi del buio là, ancora lontano ad est, dove tra poco, miracolosa nella sua ineluttabilità , spunterà la luce del sole..buon giorno a tutte e tutti coloro che, mi conoscano o no, stanno leggendo le mie parole...
ho dormito profondamente stanotte e mi sento assai più leggera, al risveglio..

ho trovato una degnissima persona di sesso femminile che si occuperà quotidianamente dei miei bisogni pratici e logistici e questo mi sta dando un grande senso di sicurezza.
inoltre ha una giovane figlia, in cerca di lavoro, che, nel caso lei fosse impedita a venire da me, verrebbe come sua sostituta..
ho trovato, stanotte prima di dormire, rifugio e consolazione e completa comprensione senza sgridate o pretese, tra le braccia telefoniche di una carissima amica che ha saputo condividere così bene con me il mio dolore, che stamattina esso è praticamente sparito e ne resta solo un residuo, come un piccolo punto interrogativo dimenticato in una pagina bianca, quella che scriverò oggi .
ho trovato amiche e amici che mi stanno offrendo un aiuto economico per gli acquisti urgenti che devo sostenere.


ho trovato, o meglio, rideterminato, dentro di me, la ferrea volontà di non lasciarmi schiacciare da questa infermità che mi ha travolto inaspettatamente.

quindi, questa mattina sono molto ricca..

alzarmi presto mi piace ed ascoltare in questo sperduto e sparuto paesino sardo ancora deserto e silenzioso, il risveglio del canto degli uccelli nascosti tra i tetti e i rami degli alberi, il frusciare della natura che lentamente, gentilmente, comincia il suo nuovo turno di veglia e i lontani sommessi rumori della vita umana che comincia a dar testimonianza di sé: un'auto che passa...una saracinesca che si solleva, qualcuno che cammina sulla via totalmente deserta, il tocco delle campane delle sette.


con l'ora legale è appena sorto il giorno, che vedo cinereo e monocolore dallo squarcio della mia finestra aperta all'aria ancora molto frizzante di fine marzo.

io ho dormito e posto rimedio a diverse cose nelle mia vita che erano andate tutte in un sol colpo fuori posto, rintuzzando antiche abitudini comportamentali e noti ma potentissimi rituali psicologici in me trasmessi dalle esperienze vissute.

il mio pensiero va, oggi a chi non ha dormito, per insonnia, per lavoro, per dolore, per divertimento, o per qualsiasi altra ragione e ha vissuto la notte..
va a chi non riesce a trovare il coraggio di guardare dentro se stesso ed affrontarsi.
va a che si lascia trasportare dalla corrente, dovunque essa vada, senza neppure riconoscere ciò che sta facendo.
sorridendo a tutti, abbracciando tutti, sostenendo col mio affetto tutti, piena di autodeterminazione, di gioia e di riconoscenza verso la mia vita.

 

13,55

 

Crisi di panico

 

 

sono una persona così insicura che, per difendermi, sono diventata molto pignola..

e mi piace avere intorno a me tutto in ordine, pulito, preordinato.

faccio programmi giornalieri e mi sconvolgo se qualcosa li manda all'aria, perché su questi programmi, anche se minimi, tipo andare a comprare una piantina fiorita da mettere in un certo punto che so io, poggio tutte le mie aspettative, quelle grandi, quelle immense, che non possono più ricevere risposta, perché la risposta è passata, il tempo non è più quello e le risposte se se le è portate via..

oggi avevo fatto tutti i miei bravi programmi, tranquilla che una certa ora sarebbe giunta la signora che ieri sera si era impegnata di prendersi cura delle mie necessità logistiche e casalinghe, ma alle nove lei mi telefona dicendomi che sia per lei che per la figlia erano subentrate complicazioni improvvise e che non poteva mantenere fede ai patti presi..

mi dice che conosce altre persone e che me le manderà..

in giornata, non è un problema.

 

ma, io piombo, di scatto, all'improvviso, in una folle crisi di panico, che è durata fino a qualche decina di minuti fa, quando sono finalmente riuscita a riprendere il controllo su me stessa.

sia chiaro che la casa non mi è crollata sulla testa, che ho il cibo per due o tre giorni, che ho l'acqua e che il mio cane va da solo fuori per i vicoli del paese, due volte al giorno a fare il suo giretto, senza bisogno che lo accompagni io..

quindi non ho bisogno urgente di nulla..

 

eppure incappo in questa fortissima crisi emotiva e dopo aver tremato, pianto, urlato, dopo essermi morsa le mani ed essere stata seduta smarrita e attonita guardando il muro per alcune ore, capisco perché essa è venuta e ricordo cosa ho rivissuto.

 

 

io, piccolissima, sicuramente meno di tre anni, nel mio lettino ancora con le sponde e la copertina con bambi disegnato sopra, al mattino, che mi sveglio, mi metto seduta e chiamo la mamma

ma la mamma non viene

allora la chiamo più forte,

ma la mamma non risponde..

quindi comincio a piangere, prima lagnosamente, poi sempre più forte, ansimando, senza riuscire più a respirare, scossa da singhiozzi convulsi e feroci che mi strappano polmoni, gola, stomaco, continuando ad urlare: mamma mamma mamma.

e sentendo solo attorno a me il completo silenzio della casa..

il tempo non passa ed io so che la mamma non verrà più. lo temo follemente, ne sono sicura ed ho una paura così terribile contro la quale non posso fare assolutamente niente...

finalmente - e non so quanto tempo sia in realtà passato, magari anche solo pochi minuti, - sento il rumore del portone d'ingresso al piano di sotto che rintrona il suo vecchio cardine lungo l'androne..

e la sua voce, amata, agognata, attesa, creduta persa per sempre, che mi grida:

SMETTI DI PIANGERE!!!PIANGI SEMPRE...NON TI SOPPORTO PIU'!!!!

poi sento i suoi passi che salgono di fretta i gradini ed il suo viso adirato mi appare attraverso l'uscio, le sue braccia mi sollevano, tenendomi lontana da sé e la sua voce che continua a recriminare, a lamentarsi della mia stupidità nell'avere paura di star sola, che non mi sopporta più.. che non ce la fa più.....

 

mia madre è molto vecchia, ormai ed ha avuto una vita difficilissima, con un karma, o se volete chiamarlo destino, fate pure, veramente avverso..

io l'amo tantissimo..

ma lei non è mai stata capace di amare me..

mi ha messo al mondo per curare un problema famigliare tra lei, mio padre e mio fratello

.

sono stata chiamata per fare da medicina..forse è per questo che sopravvivo solo con medicine?

 

non ho rancore verso di lei, ma il suo non amore ha spezzato la mia vita sul nascere, ed io ora sto nascendo un'altra volta, dopo aver tentato di uccidermi per nove volte, e nasco orfana, di madre e di padre, ma conscia del valore intrinseco e insostituibile della mia vita..

 

ho spento la mia crisi di panico al telefono con la solita amica che è molto simile a me e mi comprende completamente, aiutata dal tono dolce della sua voce..

 

sono state quattro ore d'inferno.

 

ora sono di nuovo serena, aspetto l'evolversi della situazione..ma sono molto stanca, la gamba mi duole moltissimo e tutto di me desidera abbandonare se stesso.

 

ora riposerò un po..

 

guardarsi dentro e vedere, è sconvolgente...

 

19,37

 

che strana giornata!!!!

la crisi mi ha lasciato addosso una grande stanchezza fisica, ma ha acceso il mio cuore e la mia mente di riflessioni, di progetti..idee come impazzite si sono rincorse per tutto il giorno sbattendo contro le mie pareti ed atterrando ai piedi delle amiche che mi hanno chiamato..

ho parlato molto al telefono ed ora la mia gola protesta..

ed anche lo stomaco, perché non ho mangiato quasi nulla..

ma un grande senso di rivalsa nei confronti di quello che è stato scritto nella mia vita dagli altri, mi pervade..

non è rancore, né collera, né rabbia: è, da una parte il solito sgomento nel rivivere le traumatiche vicissitudini della mia infanzia, dall'altra la completa comprensione che da queste violenze, da queste follie umane deriva la complessità della mia mente, il suo ' genio ' .

chiamarmi genio, io, povera invalida derelitta abbandonata che a stento arriva a coprire le spese e scrive di cose che nessuno ha mai visto e ingoia psicofarmaci e imbratta tele senza mai aver avuto un maestro di pittura?

si!!!

genio della sopravvivenza, genio della resistenza, genio della cocciutaggine, genio della comprensione, che ancora amo così tanto chi così tanto mi ha fatto male..

 

ho tra le mie mani strumenti non usuali a tutti gli altri esseri umani..

 

vedo le vite passate, sento i pensieri delle persone, spesso ho sogni premonitori, se penso a qualcuno, ecco che mi telefona, prendo il telefono in mano ed ecco che suona.. smagnetizzo le carte magnetiche, mando in tilt orologi, pc, telefonini, programmi internet.. e tutte le persone che hanno a che fare con me..

 

per chi mi incontra casualmente, per le amiche, gli amici, per chi mi legge, sono un essere meraviglioso, fantastico, pieno d'amore e di generosità

 

per i miei famigliari sono un mostro sconvolgente, una folle che non merita neppure la loro pena.

 

la mia mente delira tra lucidità e pazzia, tra profonde illuminazioni e visioni psicotiche - dicono gli psichiatri-

comprende meccanismi, ne scopre dei nuovi, ne inventa altri...

 

cosa sono io allora, chi sono io?

da dove vengo??

 

ho ricordi di altri pianeti, so andare in luoghi lontanissimi senza uscire di casa, parlo agli animali e loro parlano a me.

sento il cosmo che mi vibra dentro e sento la mia anima farlo vibrare, scuotere, tremare..

 

delirio di onnipotenza?

 

ma se non sono nessuno....

 

sono il risultato di ogni amore sbagliato fiorito dall'inizio del tempo senza inizio..

 

la mia voce ha un timbro diverso: è la voce dell'emarginato cosciente e pensante, dell'autitstico estroverso, del folle pieno di grazia...

 

con le violenze subite, ricercate e inflitte, ho smerigliato attimo dopo attimo l'anima mia, vedendone il grande ricettacolo, vedendone l'immensa luce..

 

la luce abbagliante fa chiudere gli occhi..

 

Einstein aveva quattro in matematica e Van Gogh durante la sua vita ha venduto un solo quadro, si è tagliato un orecchio ed è morto suicida...

 

dopo aver assunto l'ottobre scorso ottocentocinquanta pillole di psicofarmaci vari, dopo dieci ore di convulsioni durante le quali mi è stato somministrato valium a fiumi, senza lavanda gastrica, perché nessuno sapeva che avevo ingerito medicinali né quali, dopo sei giorni di coma, mi sono risvegliata e ho sorriso, perché venivo da un posto così bello che è impossibile descrivere.

 

quello che ero stata fino a quel momento non esisteva più, ma era nata una nuova entità, io, ora,

 

Arianna Amaducci,

 

ebbra di dolore e di gioia...

 

 

22.30

 

 

Dialogo tra amiche

 

Arianna: mia madre l'altro giorno mi ha detto che glielo dovevo dire io che ero malata di mente, anche se avevo due anni....

 

 

Amica: e magari dovevi pure lavarti i panni, stirare e rassettare casa mentre lei era fuori?

 

le madri purtroppo non si scelgono..

 

Arianna:il buddismo dice che quelle sono scelte a livello di karma...

effetti prodotti dalle cause messe nell'insieme delle vite precedenti, e che è attraverso l'accettazione della natura umana, intessuta fittamente nel dolore di atti inalienabili come la nascita, la malattia la vecchiaia e la morte, e nella pratica di collegarsi alla propria innata natura di Buddha che si trovano la forza il coraggio la saggezza e la costanza per affrontare con una irremovibile serenità di spirito tutti gli accadimenti della nostra vita, servendoci proprio degli ostacoli come gradini per la nostra crescita umana e spirituale.

per me questa è una filosofia e una religione meravigliosa, ed io ho una forte fede, ma l'impegno che ognuno di noi richiede a se stesso per metterla in pratica nella propria vita, è grande e bisogna armarsi di pazienza ..

devo dire che io sono viva solo perché ho cominciato a praticare questi insegnamenti.

e quando tiro fuori da me stessa ricordi come quello che ho raccontato, e, nonostante tutto, amo mia madre e cerco di capirne le difficoltà, sicuramente faccio una cosa giusta e buona per me e per lei, che resterà impressa nel mio karma, procurandomi poi effetti positivi che si stanno proprio concretizzando in questo periodo..

ma nel momento del dolore, il dolore è dolore......

 

 

 

BOT-ARI - fotomontaggio su opera del meraviglioso botero...
BOT-ARI - fotomontaggio su opera del meraviglioso botero...

 

 

1 aprile, 2.23

 

Mi sono svegliata nel cuore della notte, dopo essere crollata miseramente presto, vinta dalla stanchezza e dalle emozioni, seduta nella mia poltrona.

Ho bevuto una tazza di latte caldo per accendere un piccolo fuoco dentro il mio corpo rattrappito e freddo: sono molto coperta e la temperatura è più che gradevole, ma io questi giorni, sono sempre gelata.

La causa principale di questo è certamente il fatto che non mi muovo, dato che ogni movimento mi procura dolore e poi la drastica riduzione che ho applicato al mio introito calorico giornaliero, per cercare di alleggerire un po’ la situazione, perdendo almeno qualche chilo. Inoltre non ho affatto fame e l’unica cosa che mangio volentieri, oltre alla mia amata tazza di latte, è la frutta.

Ora non ho più sonno: sono perfettamente sveglia.

Mi rendo conto che sto affrontando questa mia nuova grave infermità con una ferrea volontà di resistervi e dominarla, ma che dentro di me c’è una bambina piccola che piange e si dispera, che sente come una grave ingiustizia da subire ciò che è accaduto e che si sente ancora una volta abbandonata.

Le sedute di psicoterapia che ho fatto nei recenti mesi, per la durata di un anno e mezzo, mi hanno insegnato a riconoscere sintomi e meccanismi.

La mia volontà e la mia fede mi insegnano ogni giorno come affrontarli e trasformare la loro valenza energetica da ‘ meno ‘ a ‘ più ‘.

Mi sento orgogliosa di me, dei traguardi che sto toccando, delle mete che mi sto prefiggendo e della forza innata e coraggiosa di questa bambina piccola e spaurita.

 

 

18, 32

Un fantasma del passato è venuto a farmi visita, si è soffermato sopra di me con la leggerezza di un’ala e la pesantezza di una scogliera, ha bevuto ancora una mia lacrima, poi se ne è andato.

E il mio cuore guerriero, che si era vestito a festa, tutto lucido d’intarsi bronzei e argentati, scolpito da cinture impreziosite di pietre luminose, in un attimo ha lacerato l’invincibile corazza e ha mostrato il fianco straziato, suppurato, gocciolante, della ferita inferta da un nemico sconfitto e messo in fuga, ma che ha lasciato infisso lo sperone d’acciaio nel punto più tenero del tallone infantile del mio piede errante e scalzo.

 

Resta il silenzio sulle ceneri ancora fumanti di un incendio, tra le quali, sta già spuntando l’erba nuova di primavera, rinvigorita dal potere del fuoco, che tutto purifica e rinnova.

 

Resta il sottile filo di un aquilone lontano, avuto per un attimo - ed era così alto e bello - e poi subito sfuggito all’ingenua mano inesperta.

 

Ora nell’armadio di ciliegio, dal colore caldo e rosato scegliamo un nuovo abito, gentile e riservato, serio ma elegante e, nel taschino interno, quello appoggiato sul petto, nascondiamo in segreto assoluto una piccola trasparente piuma sfuggita da quell’ala in fuga e un frammento bruciante di tempesta strappata alla scogliera sferzata dalla violenza delle onde.

 

22.10

 

Stamattina nella posta elettronica mi arriva, spedita da un amico telematico, una di quelle mail circolari che a volte sono davvero belle, con stupende foto di paesaggi lontani, a volte sono solo retoriche o melense, a volte fanno ridere, a volte fanno male, ma tanto, come quella che ho ricevuto tempo fa che mi mostrava fotografie di un corpo di una giovane donna dilaniata dalle mine, o quella sulle mattanze delle balene, delle foche, dei delfini, o altrimenti sono stupide e basta, o menzognere, o tendenti a spargere paure incontrollabili ma abilmente controllate sul web, circa virus pericolosissimi et similia, per farti comprare l’ultimo costoso pacchetto antivirus.

Si intitola: bilancio di un’epoca e ve ne trascrivo il testo..

 

Latte, burro e uova
1969 :
Vai a prendere il latte dal lattaio, che ti saluta, con in mano il bidone in alluminio; prendi il burro fatto con latte di mucca, tagliato a panetti. Poi chiedi una dozzina di uova che sono messe in un vaso di vetro. Paghi con il sorriso della lattaia ed esci sotto il sole splendente. Il tutto ha richiesto 10 minuti di tempo.
2010 :
Prendi un carrello del cavolo, che ha una ruota bloccata, che lo fa andare in tutti i sensi salvo in quello che tu vorresti, passi per la porta che dovrebbe girare, ma che è bloccata perché un cretino l'ha spinta; poi cerchi il settore latticini, dove normalmente ti ghiacci e cerchi di scegliere fra 12 marche di burro, che dovrebbe essere fatto a base di latte comunitario. E controlli la data di scadenza....
Per il latte: devi scegliere fra vitaminico, intero, scremato, nutriente, per bambini, p

malati o magari in promozione, ma con la data di scadenza ed i componenti... Lasciamo perdere!
Per le uova: cerchi la data di deposizione, il nome della ditta e soprattutto verifichi che nessun uovo sia incrinato o rotto e, accidenti!!! Ti ritrovi i pantaloni sporchi di giallo!
Fai la coda alla cassa, ma la cicciona davanti a te ha preso un articolo in promozione che non ha il codice....
allora aspetti e aspetti.... Poi sempre con questo carrello del cavolo, esci per prendere la tua auto sotto la pioggia, ma non la trovi perché hai dimenticato il numero della corsia....
Infine, dopo aver caricato l'auto, bisogna riportare l'arnese rotto e solo in quel momento ti accorgi che è impossibile recuperare la moneta.... Torni alla tua auto sotto la pioggia che è raddoppiata nel frattempo....
E' più di un'ora che sei uscito.
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Fare un viaggio in aereo

1969 :
Viaggi con Alitalia, ti danno da mangiare e ti invitano a bere quello che vuoi, il tutto servito da bellissime hostess: il tuo sedile è talmente largo che ci può stare in due.

2010 :
Entri in aereo continuando ad impigliarti con la cintura, che ti hanno fatto togliere in dogana per passare il controllo.
Ti siedi sul tuo sedile e se respiri un po' forte dai una botta con il gomito allo schienale del vicino. Se hai sete lo stewart ti porta la lista e i prezzi sono stratosferici.

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Michele vuole andare nel bosco all'uscita da scuola. Mostra il suo coltellino a Giovanni, con il quale pensa di fabbricarsi una fionda.

1969 :
Il direttore scolastico vede il suo coltello e gli domanda dove l'ha comprato, per andarsene a comprare uno uguale.
2010 :
La scuola chiude, si chiama la polizia, che porta Michele in commissariato.
Il TG1 presenta il caso durante il telegiornale in diretta dalla porta della scuola.
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Disciplina scolastica

1969 :
Fai il bullo in classe. Il professore ti molla una sberla. Quando arrivi a casa tuo padre te ne molla un altro paio.

2010 :
Fai il bullo. Il professore ti domanda scusa. Tuo padre ti compra una moto e va a spaccare la faccia al prof!
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Franco e Marco litigano. Si mollano qualche pugno dopo la scuola.

1969 :
Gli altri seguono lo scontro. Marco vince.
I due si stringono la mano e sono amici per tutta la vita.

2010 :
La scuola chiude.
Il TG1 denuncia la violenza scolastica.
Il Corriere della Sera mette la notizia in prima pagina su 5 colonne.

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Enrico rompe il parabrezza di un auto nel quartiere. Suo padre sfila la cintura e gli fa capire come va la vita.
1969 :
Enrico farà più attenzione la prossima volta, diventa grande normalmente, fa degli studi, va all'università e diventa una bravo professionista.
2010 :
La polizia arresta il padre di Enrico per maltrattamenti sui minori. Enrico si unisce ad una banda di delinquenti. Lo psicologo arriva a convincere sua sorella che il padre abusava di lei e lo fa mettere in prigione.
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Giovanni cade dopo una corsa a piedi. Si ferisce il ginocchio e piange. La professoressa lo raggiunge, lo prende in braccio per confortarlo.
1969 :
In due minuti Giovanni sta meglio e continua la corsa.
2010 :
La prof è accusata di perversione su minori e si ritrova disoccupata, si becca 3 anni di prigione con la condizionale.
Giovanni va in terapia per 5 anni. I suoi genitori chiedono i danni e gli interessi alla scuola per negligenza nella sorveglianza e alla professoressa per trauma emotivo. Vincono tutti i processi. La prof disoccupata e interdetta e si suicida gettandosi da un palazzo. Più tardi Giovanni morirà per overdose in una casa occupata. 

 

 

2 aprile

 

(Mi risveglio all’improvviso dopo essere caduta inconsciamente nel sonno mentre scrivevo e riprendo il mio lavoro)

 

 

Ma appena arrivo al punto : - fai la coda alla cassa, ma la ‘ CICCIONA ‘ davanti a te -, mi blocco e una profonda rabbia mi sale dentro..

Ma perché dobbiamo leggere, magari ridendoci su, delle frasi così crudeli, nate dal pregiudizio, dall’ignoranza, dalla superficialità, dal razzismo, dalla stupidità totale?

Perché se c’è una persona che crea un intoppo nei tuoi piani e, senza nessuna colpa, dato che non era stata lei a non mettere il codice a barre nel prodotto acquistato, deve essere sempre e solo ‘ la SOLITA CICCIONA ‘?

Io sono molto sovrappeso e lotto contro questa mia costituzione dalla nascita, con tutti i mezzi e i metodi che sono riuscita a mettere in pratica: dietologi, diete, regimi alimentari, prodotti per il dimagrimento, omeopatia, iridologia, sport a profusione, del quali ho sentito il bisogno e la benefica influenza fin da piccola, ecc, ecc,ecc. Ma le mie patologie innate, la mia costituzione biologica e ormonale accompagnate dai disturbi psichici che si sono in parte manifestati con estremi e svariati disordini alimentari, non mi hanno permesso di ‘ rimanere in linea ‘ , come si dice in modo elegante, -.

Ma il non essere ‘ in linea ‘ per me non avrebbe comportato nessun disagio se:

mia madre non mi avesse sempre guardato come si fa con un mostro repellente,

non fossi mai riuscita a trovare vestiario decente e a prezzi accettabile che vestisse la mia taglia, escludendo camicioni a scacchi da camionista e tute da ginnastica

non avessi avuto problemi frequenti con le sedie dei locali pubblici, vivendo più volte la rovinosa e indimenticabile esperienza della rottura della stessa e mia inevitabile caduta a terra sotto gli occhi, e le risa, di tutti gli astanti

dover leggere e subire mediaticamente continue ‘ campagne antistrega ‘ contro l’obesità

trovare la difficoltà nell’inserirmi in porte automatiche, girevoli et similia, decisamente sottostimate per gente come noi

sentirmi dire : “ è colpa del sovrappeso “ ogni volta che ho un disagio fisico e vado da un medico quando tutti sanno benissimo che anche i ‘ magri ‘ si ammalano e delle nostre comuni malattie, perché, purtroppo ma per fortuna, ci sono magri diabetici, cardiopatici, con problemi ossei, di circolazione sanguigna, di disturbi gastrointestinali, di vista, respiratori, psichici e via dicendo.

 

La malattia è un sintomo della nostra anima, è la strada che ella trova per dirci in modo chimico e biologico, che stiamo soffrendo, dato che il nostro essere è composta da anima, intelletto e corpo e queste parti sono non districabili tra loro, sono indivisibili, sono un tutt’uno molto compatto ed estremamente denso di interazioni.

 

La discriminazione, ma fa indignare, l’emarginazione di una categoria, mi fa arrabbiare, le campagne contro l’obesità e gli annessi pregiudizi sociali mi fanno IMBESTIALIRE.

Perché mi sento toccata e chiamata in prima persona, perché mi sento eletta a ‘categoria a rischio ‘, mente essere grassa non mi ha impedito di:

andare a cavallo per più di trent’anni – e non pensate anche voi , come tutti, ‘ povero cavallo!!!’ dato che i miei cavalli hanno avuto vite felici e sono stati amati e rispettati in tutto e per tutto.

Giocare a tennis a ping pong a bocce a biliardo col freesbee a racchettoni a palla

Correre

Giocare a calcio, pallavolo, pallamano

Nuotare con potenza ed eleganza

Ballare nelle disco a ritmo di musica e non goffamente

Essere amata e riamare

Piacere ed essere considerata sessualmente desiderabile

Avere dei figli e una famiglia

Lavorare e alacremente, direi, lavori domestici compresi

Curarmi in prima persona delle mie piante e dei miei animali

Avere degli amici

Degli hobby

Fare parte di organizzazioni e associazioni

guidare, viaggiare, muovermi

avere delle iniziative personali

andare al mare in costume da bagno

pattinare e schettinare

scivolare tra la neve con lo slittino

camminare per lunghi tratti immersa nella natura

andare in bicicletta

leggere, scrivere, usare il pc, il telefonino e tutti i marchingegni che ho ritenuto utili o divertenti.

Vivere una vita piena e costruttiva

Amare

 

Lo so benissimo che il sovrappeso spesso è un sintomo di disagio interiore e le mie devastanti esperienze infantili sono senz’altro la causa principale di questo mio ‘ essere costituzionale ‘, ma voi, o retorici del cosa è bene e cosa è male, perché mi fate pagare colpe che non sono mie? E soprattutto chi vi dà il diritto di essere miei giudici e discriminatori?

 

Naturalmente questo discorso si può e si deve ampliare a tutte le categorie dei ghettizzati, emarginati, rifiutati, disprezzati dalla società, e quando dico tutti, dico TUTTI.

 

Quindi, presa da un raptus omicida, per non uscire di casa, - cosa che poi ora mi è preclusa, almeno per il momento, - andare a comprarmi un bazooka e far fuori tutta la - innocente - comunità che mi circonda, ho digitato la parola ‘ciccione’ su ‘ cerca ‘ di FB….. ed è saltato fuori di tutto!!!

Andate voi stessi a vedere

 

Odio le ciccione, viva le strafighe

Le ciccione fanno schifo.. e altra piacevolezze del genere

e per fortuna che nel regolamento di FB è scritto chiaramente il divieto di pubblicare argomenti offensivi verso chiunque e sono così attenti nella gestione che dopo appena poche ore hanno bannato la pagina creata da me ‘ le Lelle di FB ‘ per colpa della foto di presentazione che a me sembrava molto artistica, ma che per loro era ‘ troppo esplicita’ e quindi ritenuta pornografica

 

Ma pornografico è dire ad un altro essere umano o vivente di ogni parte del cosmo, per qualsiasi ragione al mondo.

 

TU MI FAI SCHIFO!!!!”

 

I preti pedofili vengono protetti e ‘ perdonati ‘dalla chiesa

Gli assassini vengono scarcerati

I boss mafiosi ci governano

I guerrafondai uccidono donne e bambini, uomini e anziani assolutamente innocenti

I ricchissimi, una esigua minoranza rispetto ai numeri della popolazione umana, vivono togliendo il pane di bocca al resto dei propri conspecifici

E il malcontento popolare viene deviato e scaricato su categorie di agnelli sacrificali vari, tra le quali campeggia quella delle

 

CICCIONE

 

Così mi sono iscritta a tutti i gruppi filo-sovrappesi, per dare più PESO alla nostra categoria di poveri innocenti derelitti emarginati e vilipesi e per sfogare la mia purtroppo inutile rabbia.

 

Io sogno, agogno, mi ispiro desidero e cerco di contribuire in prima persona ad una società ecologica equosolidale e certe cose mi fanno soffrire immensamente..

 

Quindi elevo un grido:

 

CICCIONI DI FB E DI TUTTO IL MONDO

 

Difendiamo la nostra dignità di esseri umani, obblighiamo la società a smettere di offenderci e di emarginarci

Sentiamoci ‘ normali ‘- e cosa poi è normale o non lo sia, chi ha il diritto di deciderlo? Se un essere vivente esiste è un disegno della natura e della Legge che la governa, quindi il confine tra la normalità e l’anormalità è una discriminazione pure quella –

Affermiamo i nostri diritti e siamo orgogliosi della nostra individualità

E questo discorso lo rivolgo a tutti i gruppi di persone che vivono sulla loro pelle ciò di cui ho parlato.

 

HOMO HOMINIS LUPUS

 

Diceva la saggezza latina, definizione che io condivido pienamente, ma con tanto dolore nel cuore e tanto amaro nello stomaco.

 

ore 5,30

 

Il mio orologio biologico mi ha svegliato dopo le solite tre/ quattro ore di sonno alle 3,30..sono due ore che scrivo.

La gamba mi duole

 

Ieri, mentre la mia collaboratrice domestica, che ho finalmente trovato e pure in gambissima, si prendeva cura delle mie necessità, mi sono accorta che per me era un piacere e non un dovere tenere in ordine la mia casa ed accudire alle mie cose e quindi ho provato un forte senso di tristezza e di nostalgia per quella che ero e non sono né sarò mai più

Ma nulla mi fermerà nella mia crescita personale, nella mia rivoluzione umana, nella mia creatività, come non l’ha fatto finora tutto quello che di difficile e doloroso ho vissuto finora.

Anzi, per me tutto è stato uno sprone, un motivo di riflessione e di ricerca.

Ora sono stanca, dolente, ma serena..

E, dato che stamattina devo recarmi in città per delle commissioni urgenti, prendendo il tassì, ovviamente, nel pomeriggio voglio dipingere..

Perdermi nel mio mondo, spargerlo su una tela e poi mostrarlo a voi.

 

La notte non si è ancora sciolta nel mattino, sento la vita del paesino che comincia a scorrere lungo le vie ancora ammantate di oscurità.

Ora farò bagno caldo e poi mi riposerò un po’ prima di uscire..

 

Auguro una buona giornata a tutti, ricca di soddisfazioni e di rispetto per voi stessi e per gli altri.

 

18.21

 

La sedia a rotelle

 

Mi ci sono seduta.

Era tardi ormai, anche l’ultimo acquirente se ne era andato, portando con se un arto inferiore snodabile per sostituire il suo originale che era andato evidentemente perduto.

Il negozio di ortopedia era assorto nel silenzio dei suoi pallidi manichini indossanti cavigliere, ginocchiere, busti e scarpe speciali.. Bastoni, grucce, carrellini d’appoggio, deambulatori dichiaravano implicitamente la loro comprensione, il loro sostegno.

E lui, il proprietario di quel luogo di dolore e miracoli, pallido come i suoi manichini, alto, col viso magro e appuntito dal naso fine rivolto verso il basso lungo il quale scivolavano lentamente un paio di occhiali lustri e indefinibili, per venir poi riportati al loro posto con un gesto meccanico ma accorato, mi stava accanto, lievemente ricurvo su di me, con un’attenzione lieve ma presente, cogliendo in pieno il mio sgomento e il mio dolore, filtrandolo attraverso lo staio del suo sorriso mesto.

 

La sedia mi ha accolto con un gemito – o era un gemito del mio cuore sanguinante, quello che ho sentito?- e le sue braccia d’acciaio hanno sancito un matrimonio definitivo, forse, inappellabile, forse, ma sicuramente presente ora.

 

Ora essa giace nel piccolo ingresso posteriore della mia casa, quello che dà sui vicoli, dove non ci sono scalini ed attende..

Attende che io decida e accetti di essere diventata un tir, un semi-articolato, una donna su ruote..

Aspetta che io trovi il coraggio di prenderla per le sue corna cromate e la vinca, girandole a terra il suo collo di leone poderoso perché si trasformi in mia amica, in mia preziosa collaboratrice, e non in una condanna.

Io mi dichiaro innocente, vostro onore! “

Ma se questa gabbia di tela sarà da ora la mia libertà, sia la benvenuta, la benedetta. 

 

LE MANI DELLA PIOGGIA- 2012 olio su tela 13 x 18
LE MANI DELLA PIOGGIA- 2012 olio su tela 13 x 18

4 aprile

 

ore 11.30

 

Oggi mi prendo una sosta.. voglio solo sentirmi serena , pranzare con Ale ed i suoi ragazzi, ridere, ber un buon bicchiere di ottimo vino sardo..e non pensare più a niente fino a domani..

Auguro un giorno felice e sereno a tutti i miei amici ed ai gruppi dei quali faccio parte...

 

Ore 18,54

 

Cosa si può incontrare quando meno te l’aspetti.

 

La mia fede buddista è fiorita all’improvviso, in una stanza moderna, attrezzata e agghiacciante di una clinica psichiatrica, dentro la quale stavo già da parecchi giorni, in preda ad uno sconvolgimento totale, continuando a rimuginare tra me e me su come riuscire finalmente a farla finita, senza troppo soffrire ma senza incappare nel solito salvataggio in extremis.

 

E l’ultima decisione era già stata presa: appena sarei uscita di là, sarei salita sulla mia amata automobile, con tutto l’occorrente di bevande alcooliche e pillole mortifere varie, di cui avevo una scorta notevole perché spesso smettevo le cure assegnatemi senza avvertire lo psichiatra e continuavo a farmi consegnare le dosi preordinate, accantonandole per i miei progetti autolesionisti.

 

Quindi mi sarei allontanata da casa, recandomi in uno dei miei rifugi preferiti sulle colline circostanti, un luogo solitamente poco frequentato, avrei lasciato la macchina nella piazzola di sosta con il solito messaggio disperato e l’indicazione per ritrovare il mio corpo ed avrei raggiunto a piedi il mio rifugio nascosto lungo un piccolo torrente, frequentato l’estate con i miei figli fin da quando erano piccoli, per felici domeniche rinfrescanti, fuggendo alla canicola insopportabile della bassa emiliana.

 

Lì, a sera inoltrata, quando sarei stata sicura che non sarebbe passato proprio ma proprio nessuno, mi sarei anestetizzata con gli alcoolici ed avrei assunto la tanto desiderata dose letale, sfuggendo finalmente alla trappola di dolore intollerabile e di vita distrutta che mi si era fatalmente chiusa attorno.

 

Da molto tempo ormai avevo cominciato a vivere il pensiero della morte come mio ultimo rifugio, come unica soluzione, come l’attesa e agognata pace a cui ambivo da sempre e della quale non avevo assaggiato neppure un attimo da che la mia memoria conserva ricordi, i primi dei quali risalgono sicuramente ad un’età notevolmente inferiore ai tre anni.

 

In attesa di questo, meditando e rielaborando di continuo nella mia mente sconvolta il mio disperato progetto, trascorrevo le ore a letto, istupidita dagli psicofarmaci, dormendo bui sonni di giorno e vivendo angoscianti e infinite veglie notturne, alle quali riuscivo a sfuggire solo richiedendo e ricevendo ulteriori dosi di sonnifero che non facevano altro che peggiorare la già notevolmente intricata situazione.

 

Chiusa nel mio dolore e nella mia folle determinazione avevo pochi rapporti con i miei compagni di prigionia e raramente varcavo la soglia della mia camera singola, se non per recarmi ai colloqui con i medici e per i pasti.

 

Era il 19 marzo e, sdraiata sul letto, verso sera, guardavo la fresca aria primaverile che fuori dalla finestra dondolava le cime degli slanciati cipressi che costeggiavano l’armata recinzione del giardino della mia prigionia, quando una voce mi scosse dalla mia assorta inesistenza e due occhi femminili, scuri e lucenti chiesero il permesso di entrare.

 

Era una delle mie compagne di sventura che avevo notato appunto per quello sguardo profondo e incantato, ma con la quale non avevo scambiato fino ad allora che qualche laconica parola.

 

Dato il mio silenzioso assenso espresso con un gesto del capo, ella entrò e si sedette sul bordo del mio letto.

 

stai molto male?”

 

-si-

 

io sono buddista e il buddismo porta alla felicità”

 

  • e allora, tu, cosa ci fai qui?-

  •  

esiste una cosa chiamata ‘Karma ‘….”

 

 

Io già conoscevo il significato di quella parola, appreso nei vari studi filosofici e religiosi intrapresi durante la lunga e fino ad allora vana ricerca di un dio che ascoltasse le mie risonanti ma inudibili disperate richieste d’aiuto e questo mi sembrò un discorso onesto ed accettabile.

 

Così ascoltai con un barlume di attenzione la breve spiegazione che ella mi fece del nesso di quella religione che si fonda sulla recitazione di un mantra che richiama in noi stessi la forza della Legge mistica, saggia creatrice e amministratrice del cosmo, ma non proprietaria delle nostre vite.

 

Una religione che afferma che tutto dipende da noi, secondo la legge di causa ed effetto, logica quanto ineluttabile, spiegando che ad ogni causa che noi mettiamo nelle nostre esistenze con opere parole pensieri ed intenzioni corrispondono effetti che hanno la stessa valenza positiva o negativa che noi abbiamo impresso ad esse non solo a livello pratico, ma anche a livello energetico.

 

E afferma anche che, chiamandola per nome, riconoscendola ed accogliendola nelle nostre vite, la Legge mistica ci porta a guardare profondamente dentro noi stessi e a trovare in noi la forza, il coraggio, la saggezza e la costanza per riconoscere il nostro effettivo e reale modo di essere e di porci nei confronti dell’ambiente.

 

Questo ci porta a trasformare tutte le nostre tendenze innate negative in energie positive che, irradiandosi attorno a noi, attraverso la nostra trasformazione e rivoluzione personale, creano un eco direttamente proporzionale nell’ambiente che ci circonda, il quale, se fino a quel momento ci aveva risposto picche, smosso dalla profonda ignoranza di noi stessi, lentamente si illumina, al ritmo della nostra personale illuminazione e ci corrisponde, circondandoci di fortuna, portandoci finalmente alla felicità.

 

Felicità che non corrisponde solo alla realizzazione dei nostri desideri e necessità materiali, ma al raggiungimento di uno stato vitale alto e fermo che ci permetterà di affrontare le vicissitudini della vita ricavandone sempre un risvolto positivo, per quanto dolorose e difficili esse potranno essere.

 

Da quel giorno io ho cominciato a praticare quella antichissima e saggia filosofia religiosa, senza mai abbandonarla e, dopo quattro anni di inenarrabili travagli interiori ed esteriori, oggi so chi sono, cosa voglio e cosa devo fare per stare bene.

 

Ma dietro di me c’è una lunga scia di cause ed effetti negativi che ogni giorno devo affrontare e risolvere, come ripartendo ogni giorno da zero, anzi, spesso, da sottozero.

 

Certo voi penserete che come ricompensa alla mia fede entusiasta, ferma e piena d’impegno verso gli altri, ho ricevuto in cambio questa nuova dolorosissima infermità che complicherà la mia esistenza in modo esponenziale e che, quindi, quello che ho finora affermato non corrisponde al vero.

 

Invece, proprio di questo mio mutato e crudele stato di salute io ho forgiato il ponte che mi ha riportato la comprensione e l’affetto dei miei figli, di mia madre e di mio fratello, dopo che per anni mi hanno addossato le colpe dei miei comportamenti imprevedibili e incomprensibili.

 

Fino ad ora essi non erano riusciti mai ad accettare e comprendere che i miei comportamenti erano causati dalle mie gravi turbe psichiatriche e ciò li ha portati a riversami addosso il rancore causato loro dal dolore inferto del mio modo di essere e delle mie scelte.

 

Questo è avvenuto non tramite un loro spontaneo avvicinamento, ma attraverso una mia sofferta ma decisiva dichiarazione di rifiuto del loro operato, della loro mancanza di compassione umana, della loro trascuratezza di fronte alle inconfutabili leggi biologiche e morali della nostra specie che sanciscono il dovere dei genitori di prendersi cura della felicità e del benessere dei propri figli e, rovescio della stessa medaglia, il dovere di questi ultimi, di prendersi cura dei propri genitori, quando essi divengono vecchi o infermi.

 

Io, tre giorni fa, ho dichiarato alla mia famiglia che rifiutavo la loro mancanza di rispetto di queste regole così etiche e fondamentale e che ero fermamente convinta e pronta a distaccarmi da loro non solo nella vita pratica, cosa che ho fatto già da diversi anni, per alleggerirli del peso della mia difficile condizione emotiva e psichica, comprendendo in pieno le sofferenze causate loro da quella; ma anche dal punto di vista affettivo, disconoscendo il mio stato di loro madre, figlia e sorella.

 

Questo mio comportamento ha aperto loro gli occhi e ha riportato a me il loro amore, appoggio e comprensione, almeno per il momento dichiarato a parole, ma che io sento dentro di me corrispondente ad una effettiva e mutata disposizione d’animo nei miei confronti.

 

Da due giorni ricevo giornalieri messaggi di amore da parte della mia figlia più disponibile a questo cambiamento di stato, che però si dichiara portavoce degli altri miei due figli.

 

E oggi mio fratello, mi ha chiesto espressamente di spiegargli la mia nuova situazione, porgendomi il suo aiuto e chiedendomi di rivolgermi a lui per le mie future necessità, assicurandomi che troverò accoglienza, pregandomi però di non far pesare la mia situazione sulle spalle di mia madre, che anziana e sofferente, non è più in grado di affrontare cattive notizie e problematiche più o meno risolvibili.

 

Lo stesso fratello che due anni fa, quando mi rivolsi a lui chiedendogli aiuto morale e materiale necessario a risolvere il mio stato di estrema fragilità ed indigenza economica dopo il terzo tentativo di suicidio avvenuto in pochi mesi, mi rispose con un netto invito a non ‘ infastidirlo ‘ con i miei problemi, intimandomi di stare fuori dalla sua vita, posizione ritrattata poi qualche giorno dopo, di fronte ad una mia disperata seconda telefonata e conclusasi con l’offerta di cento euro mensili, che poi, nel tempo sono cresciuti fino a coprire le spese inerenti all’affitto della mia casa.

 

Egli da allora non mi ha rivolto che qualche laconica parola, durante le rare e brevi visite che io ho fatto a mia madre dopo l’ulteriore allontanamento geografico.

 

Quindi quanto oggi è successo è un vero miracolo, data la totale mancanza di dialogo e comprensione che è sempre esistita tra noi, dal momento della mia nascita.

 

Questo processo ha richiesto un immenso sforzo di autodeterminazione nei miei confronti e di accettazione dei miei diritti, che io, sopraffatta dai sensi di colpa, non mi sono mai riconosciuta né arrogata ed ha prodotto un incredibile cambiamento nel comportamento delle persone da me chiamate in causa, confermando che il postulato della mia religione è giusto ed attuabile.

 

Però, stasera, dopo aver trascorso una giornata serena e conviviale con Sandra e i suoi figli, ora, sola nel silenzio e nella penombra della mia grande, troppo grande casa, mi pervade un senso di grande stanchezza e di mestizia, perché il mio karma mi ha portato a scegliere la via dell’infermità permanente per giungere ad aprire il cuore dei miei cari all’amore ed alla comprensione, che attraverso me, passerà poi all’universo intero.

 

Comprendo la grandezza del mio gesto karmico, ma sento il peso contingente della malattia, del dolore fisico e della perdita dell’autosufficienza.

 

So che domani, trasformato ulteriormente dalla mia interiore rielaborazione di fronte allo specchio della mia fede, proverò sollievo, consolazione e gioia da quanto accaduto e ne godrò in pieno i benefici, espandendoli ulteriormente alle persone a me care..

 

Ma stasera mi sento ancora una bambina fragile e dolente.

 

 

5 aprile ore 11.13

 

Il mio libro

 

Ho lavorato al mio progetto tutta la notte, appisolandomi ogni tanto sulla tastiera del pc e poi svegliandomi di soprassalto..

Non ho pace da nessuna parte, né seduta né sdraiata e tanto meno in piedi..la gamba mi tortura..

così scrivo, cerco contatti, promuovo questo diario, cerco location per presentare questo mio primo libro..

 

Io, il libro, non l’ho scritto per me stessa, ma perché voi lo leggiate..

Non per la fama e neppure per la fame, neppure per i soldi, che io disprezzo così tanto che se ne stanno bene alla larga da me…

 

Ma un libro senza lettori è come un piatto di pastasciutta senza affamati,

come una bella birra ghiacciata per un astemio..

 

Lo so, sono sconosciuta e le librerie sono piene di bellissimi libri, in brochure, con la sopra - copertina di plastica coloratissima e lucente, mente il mio è solo un semplice libretto, anche se di 260 pagine, che si accontenta di una copertina sola di cartoncino un po’ più spesso e come rappresentazione grafica porta il particolare di un mio quadro, di una pittrice, sempre io, altrettanto sconosciuta..

 

Ma dentro a quelle pagine ci sono io, c’è la mia vita, c’è il racconto di un amore sconvolgente ed immenso che non finirà mai nel mio cuore, che è solo stato chiuso in un cofanetto di scuro legno intarsiato, con diverse mandate della sua piccola chiave dorata, perché era un amore impossibile, un amore terminale, nato già moribondo e che ha portato me ad essere moribonda..

 

Ci sono i ricordi dolorosi e lieti della mia infanzia, la mia peregrinazione di madre lesbica, allontanatasi dalla famiglia per non aggravare il dolore inferto alle persone che più amo al mondo: i miei figli..

 

C’è la lotta per la sopravvivenza di una donna ammalata di mente, sconvolta dalle durissime prove che ha dovuto affrontare, sballottata tra uno psichiatra e l’altro in gara a chi mi imbottiva di più di pillole, per farmi stare buona, perché non parlassi delle visioni della mia mente anomala, perché smettessi di fare del male a me stessa, cercando di uccidermi.

 

Ed ogni volta che mi risvegliavo, la domanda era sempre la stessa: ma perché non mi avete lasciato morire in pace???

 

C’è l’amore per la natura e gli animali, che io capisco, che mi parlano e ai quali io rispondo, c’è la meraviglia di fronte ad un tramonto, al mare quieto della sera o all’onda furiosa della tempesta..

 

Racconto una storia originale, composita, piena di colpi di scena e unita da uno stesso filo conduttore: amare, aver bisogno di amare e non essere mai corrisposta.

 

Il mio libro non è un capolavoro, è tratto dal mio diario personale ed ha qualche mancanza strutturale per essere definito un vero romanzo, meglio chiamarlo.’ Spaccato di vita ‘ anche nel senso che la vita ha tentato di spaccarmi ed io pure ho tentato di farlo, tanto il sentirmi estranea a questo pianeta, il sentirmi incompresa e incomprensibile, mi facevano desiderare solo di andarmene via, di tornare da dove venivo, quel luogo di pace che ricordo perfettamente e al quale agogno tornare.

 

Perché questo pianeta è un inferno, è l’inferno per ogni sua creatura..

 

Il mio libro racconta una storia vera, narrata da me, una persona malata, indigente, ma vera, nella sua unicità e stranezza, nella sua povera ricchezza, con la sua ricca povertà..

 

Perché io sto con gli umili, quelli che strisciano, quelli che sono discriminati, quelli che non hanno nulla se non il loro pensiero, la loro anima ed un povero corpo martoriato, una mente tenera e sconvolta..

 

Ho un grande bisogno d’affetto, che ora ho imparato a tener a freno, accontentandomi di amare me stessa e di amare quelle poche persone che riescono starmi vicino, a condividere la mia estraneità..

 

Ed il mio libro è come me, è un indifeso neonato che ha bisogno di voi per sopravvivere e imparare a parlare…

 

Parlate con me, parlate con lui..ci renderà felici e forse donerà anche qualcosa a voi…

 

6 aprile ore 5.51

 

Oggi è un nuovo inizio.

 

Buongiorno al sei di aprile che langue ancora addormentato lungo le strade buie e silenziose del mio paesino, tirandosi sul collo ancora un po’ la coperta della notte che indugia, fredda e serena, tropo fredda per essere già primavera.

Io sono sveglia da qualche tempo e ho già fatto colazione, ma almeno stanotte ho dormito abbastanza, anche se sulla mia poltrona.

Ma ho i piedi gonfi e la gamba mi duole tantissimo.

Devo obbligarmi a coricarmi nel letto, ma non ci riesco, è più forte di me, mi addormento qui, alla mia scrivania ed anche se mi sveglio, di soprassalto come mio solito, non ho la lucidità di alzarmi e di mettermi sul divanetto che ha duri cuscini di crine, dato che è dell’ottocento, mentre il bel letto matrimoniale della mia camera, ha un materasso di lana di pecora, antico anche lui, anche se perfettamente conservato, che sarebbe assai comodo, ma le reti sono quelle di una volta pure loro e pendono allentate, facendomi svegliare con un gran mal di schiena..

Appena potrò mi comprerò una rete con materasso ortopedici.

 

Mi rendo conto che il fatto di non andare a dormire a letto non inizia e finisce in puri problemi pratici, ma che dentro di me cova ancora fortemente il dolore di tutti gli amori perduti e rimpianti amaramente e che rifiutare il letto vuol dire che rifiuto la vita di coppia, cosa che in effetti in questo momento è vera, perché ho deciso a priori di stare sola, dato che tutte le mie storie amorose, le mie convivenze e i miei matrimoni si sono conclusi sempre drammaticamente.

 

A questo punto sono più che convinta che questo non dipenda dal fatto che io abbia incontrato o meno sempre la persona sbagliata, ma che io sono inadatta ad una vita di coppia.

 

Ieri, scambiandomi mail con mio fratello che ha e ha avuto da sempre un carattere opposto al mio, egli mi ha fatto notare che io mi sono posta al centro dell’universo, ascoltando solo me stessa ed il mio immenso dolore, arrovellandomi ed avviluppandomici dentro, dando così l’impressione, la sensazione di un forte egoismo e di non essere disponibile e di non prendermi cura degli altri

Mi rendo conto che questo è vero e che, anche se io sono una persona molto fisica che ricerca e concede volentieri gesti d’affetto ed ho la convinzione di aver dato anche più di quello che ho ricevuto, prendo coscienza ora, dopo tanta psicoterapia e dopo tanta profonda, sincera e accorata meditazione buddista mirata proprio ad indagare nell’intimo segreto della mia psiche ed alla risoluzione dei miei problemi ricorrenti, delle situazioni sempre uguali a se stesse nelle quali mi sono trovata, come a ciclo chiuso e continuo e mi rendo conto che questa è l’inconfutabile verità, partendo dal postulato, per me incontrovertibile, che si riceve quello che si dà..

 

E che proprio qui risiede il vero punto focale da sciogliere per accedere ad una guarigione della mia mente, della mia anima e della mia vita più incisiva possibile.

 

Quindi ho deciso che non mi aspetterò in cambio mai più niente da nessuno, qualsiasi cosa io abbia fatto o dato e che non pretenderò più di essere capita e accettata, ma cercherò di essere io quella che capisce gli altri, anche e soprattutto, quando, secondo me, stanno sbagliando, magari proprio nei miei confronti.

 

Resta il fatto che avendo io la tendenza di essere attratta da persone anaffettive, che non sano amare o non sanno esprimere il loro amore, mentre proprio di questo io ho un immenso bisogno, cioè di ricevere conferme ed espressioni d’affetto ed essendo quindi una contraddizione vivente, non mi resta che la scelta della solitudine, della vita da single, per smettere una buona e definitiva volta di soffrire sino a desiderare la morte, per situazioni irrisolvibili delle quali ora ho sviscerato, inquadrato e compreso le cause.

 

In effetti, poi, in questo particolare momento, poiché ho intorno a me alcune amiche veramente affezionate e sincere che mi sostengono come e quanto resta loro possibile, ma mi stanno veramente accanto, sto meglio così, senza un vincolo amoroso, senza una compagna, cosa che mi succede per la prima volta nella mia vita, mentre fino a due anni fa io sola proprio non riuscivo a stare e non sceglievo le mie o i miei partner dopo averli frequentati e conosciuti, ma mi innamoravo subitaneamente di persone delle quali nulla sapevo ed alle quali davo tutto immediatamente, richiedendo implicitamente indietro la stessa moneta, senza chiedermi né sapere se questo rientrava nelle loro possibilità, nei loro desideri e nelle loro profonde condizioni psichiche.

 

Credo che questa conclusione a cui sono arrivata ieri, in una giornata assai lunga, dolente e piena di inquietudine, sia un gran bel punto di partenza per dare quella svolta alla mia vita alla quale protendo da sempre, però aspettandomela dall’esterno, mentre solo ora ho finalmente fatto mio nel mio intimo più profondo che essa parte da me, dalla trasformazione di una mia tendenza innata o acquisita in età infantile.

 

Così, ieri sera ho telefonato io ai miei figli per sentire come stavano e per augurare loro la buona notte e stamattina ho mandato loro il messaggio del buon giorno attraverso il cellulare.

Ho fatto per ricominciare da zero il mio cammino, partendo proprio da quelle persone che mi stanno così a cuore, che amo così tanto, ma che nei confronti dei quali non ho potuto soddisfare alle loro giuste richieste ed aspettative, dato che sono i miei figli e la legge naturale dice che sono i genitori che devono dare tutto ai propri frutti generati, senza pretendere nulla in cambio, se non la gioia della loro crescita interiore ed esteriore, della loro felicità, aiutandoli, stando loro vicino quando si trovano in difficoltà e hanno maggiormente bisogno.

Perché, e questo io lo sento perfettamente, un figlio resta figlio dei suoi genitori per tutta la vita e una madre resta madre dei suoi figli, per tutta la vita con il perenne compito di amarli e sostenerli incondizionatamente per tutta la vita.

 

Oggi è da poco incominciata una nuova giornata e sono certa, un nuovo corso della mia esistenza.

 

Sono dolente e tanto stanca nel corpo, ma serena, rinvigorita e tanto determinata nel mio cuore.

 

 

7 aprile ore 8,15

 

 

Sveglia da ore, il dolore alla gamba non mi lascia un secondo.

Ma sono abituata al dolore e faccio finta di non sentirlo.

 

Da due giorni vivo un colloquio straziante con un mio famigliare, a cui sono molto attaccata e che amo e stimo moltissimo.

 

Ho letto cose stanotte che hanno rafforzato in me il sentimento di estraneità a questa società, a questo modo di vivere che ha la maggior parte del genere umano.- vi rimando alla pagina FB: H.A.A.R.P. l'America si e' proclamata sovrana della terra

 

E voglio ribadire ancora una volta a tutti quanti che io non sono di qui.

Io vengo da un’altra genia, vengo da un altro pianeta, del quale vi narro qui sotto il vivido ricordo che conservo..

 

Mando il mio amore e non disprezzo, ad ogni essere vivente su questa terra, anche e soprattutto a coloro che si fanno soggetti del MALE per sete di potere e denaro.

 

Mi schiero dalla parte degli oppressi, sfruttati, violati, discriminati, poveri, emarginati e sofferenti di ogni parte del pianeta.

 

Dedico la mia vita all’AMORE UNIVERSALE, pregando che ogni mia intenzione, parola, azione sia a questo ispirato e a questo porti.

 

Rimetto ogni credito. Cercherò in tutte le maniere di pagare i miei debiti di qualsiasi natura.

Amo chi mi ama ma ancora di più chi mi odia o mi disprezza.

 

Capisco ed accolgo tra le mie braccia tutti i ‘ malati di mente’, tutti gli omosessuali e transessuali, i bambini e le madri che soffrono la fame, gli ignoranti, i vecchi malati ed abbandonati, le vittime di ogni guerra, di ogni degrado, i barboni, gli emigranti, gli zingari.

Gli alcolisti, i drogati, i disperati, i violenti, i disadattati

I non vedenti, non udenti e i diversamente abili di qualsiasi natura.

 

Io una speranza ce l’ho, anzi, una certezza: questa terra, che amo infinitamente, vedrà i giorni del nirvana, tornerà al paradiso terrestre ed io sarò qui con voi, quel giorno, a godere di quell’immenso infinito stato vitale di gioia, leggerezza e serenità che tutto pervaderà, ponendo fine a questo insensato, crudele perpetrato genocidio.

 

Peace and love!!!

 

Ari

 

 

ANTRON

 

Molte vite fa Io sono nata su Antron, un pianeta lontano, e per molte vite vi ho vissuto

Ricordo la Distesa della Contemplazione.

Percorrevo il sentiero in saliscendi che nascondeva l’orizzonte, tinto di viola a tutte le ore del giorno, più chiaro nelle stagioni calde, più scuro e metallico in quelle fredde, e ad un tratto arrivavo.

Il respiro lievemente accorciato dal passo sostenuto che mi aveva spinto fin lì, e dall’emozione che mi aspettava, e che aspettavo. Ogni volta.

La grande Distesa appariva, tremolante ed immota, come argento e mercurio, tinta del lilla e del cobalto dei metalli disciolti, pesante ed inquieta come una viva coltre di ali di farfalle morenti. Respirava mobile e silente, sussurrando ignoti motivi siderali.

Un breve litorale l’arginava, di pagliuzze argentate e nichelate e piccoli cocci come quarzi sbrecciati. La sua sfumatura di verde oro si perdeva tra ciuffi di secchi rami fioriti di spini amaranto.

Ascoltavo il mio fiato fermarsi nel petto: venivo lì per quello, per farmi travolgere dal brivido che mi afferrava le nervose braccia esili e forti. La sola emozione della vista e dell’udito mi trasportavano nel profondo della Contemplazione.

Perdevo il nesso del tempo ed i collegamenti con il mio corpo. Senza peso galleggiavo nella vibrazione che mi percorreva e le davo ritmi ed assonanze diverse ogni volta.

Le immagini nascevano da sole, precedute da brividi superficiali e sentori profondissimi, ed io lasciavo loro il compito di lavarmi i pensieri, di mondare i ricordi

Il maestro mi aveva insegnato la grande medicina del ricordo. Egli aveva intessuto tutta la sua vita attorno alla cura di questa filosofia.

Non era sempre ben visto dai grandi pensatori che guidavano le famiglie riunite nei piccoli centri dislocati tra le pianure e gli altipiani del nostro ospitale pianeta, ma era rispettato, sorretto e protetto dalla prudenza delle proprie parole e dalla potenza delle proprie emanazioni.

Io ero l’allieva prediletta, colei che le orme del maestro sembrava accogliessero il minuscolo piede come una nicchia segreta disegnata appositamente..

Io ero la destinataria del suo immenso sapere e la designata a succedergli quando egli avrebbe deciso di spegnere la luce dei suoi occhi.

Sì, perché su Antron ogni essere vivente si procurava da sè la quiescenza necessaria alla rinascita quando il campo di energia del suo essere si era troppo affievolito…

Non esistevano malattia o vecchiaia, non c’erano segni devastanti sui nostri corpi levigati ed essenziali. Ma lentamente, lungo le molte stagioni vissute, l’aura del nostro campo magnetico si assottigliava, e l’energia che vi veniva custodita all’interno e che alimentava corpo e pensieri cominciava a rifluire al di fuori, come una nebbiolina sottile ed impalpabile. Era un processo lento ma inesorabile.

Quando il pensiero era cosi sottile da non poter essere sostenuto e condiviso, allora era giunto il momento della quiescenza, e si desiderava solo riposare e ritemprarsi, per poi ritornare per continuare il cammino intrapreso..

Così in una coppa si versava la dose del potente narcotico che era stato scelto per sciogliere il corpo dall’essenza, in pace si salutavano gli amici ed i propri cari e si affrontava il viaggio nell’Impalpabile.

E non c’era sofferenza nel distacco, perché sapevamo che si sarebbe tutti ritornati, solo una leggera morbida malinconia.

Ogni giorno mi recavo alla grande Distesa. Era mio compito coltivare le mie straordinarie doti, era mio piacere attingere all’oscura fonte del ricordo a piene mani, senza remissione, senza interruzione.

All’inizio della mia educazione il Maestro veniva sempre on me. Egli era forte e ieratico. A volte era taciturno e laconico, a volte le parole uscivano dalle sue labbra come spuma di vino giovane e generoso, addolcito dal miele della sua profonda conoscenza e saggezza.

Per lungo tempo aveva trasfuso nella sua mente tutta la conoscenza fino a noi pervenuta, per lungo tempo aveva solo ascoltato, letto, meditato, ricordato. Molto tempo era trascorso perché per lui venisse il tempo di parlare.

La conoscenza era su Antron alla portata di tutti, ma le grandi menti fungevano da memoria storica e da catalizzatore per la trasformazione collettiva, per il cammino spirituale dell’intero pianeta. E grande era la cura con la quale venivano preparate queste grandi menti.

Subito alla loro nascita erano riconosciute dal colore lievemente diverso dell’aura, che era come più brillante, come se tutte le sfumatura dell’orizzonte giocassero a nascondersi dentro ad essa.

Quando mio padre mi pose dentro la mia culla, traendomi dalle braccia di mia madre che mi aveva appena messo al mondo, le pareti della nostra casa rifletterono la potenza della mia mente, ed essi seppero immediatamente quale sarebbe stato il mio compito ed il mio destino.

Non ci fu un’età che io ricordi che si potesse paragonare ad una infanzia, era solo la mancanza di spessore dell’aura che mi impediva di essere subito pronta per affrontare studio e meditazione. Avevo bisogno che il calore e le cure affettuose dei miei genitori rafforzassero la struttura incorporea che ci avvolgeva e che ci permeava, entro la quale eravamo protetti ed attraverso la quale ci nutrivamo ed incrementavamo il nostro essere.

Nella casa paterna semplice e luminosa giochi canti e silenzi si alternavano con ritmicità, ed i periodi di veglia e di riposo venivano condivisi da tutta la nostra numerosa famiglia. Non avevamo bisogno di lavorare, perché il suolo dava in abbondanza bevande energetiche che bastavano a sostenerci. Eravamo gli unici esseri viventi su quelle terre, se si eccepivano gli arbusti spinosi che crescevano sul litorale, e l’intera superficie del nostro mondo era levigata e morbida al tatto, quasi elastica, ondulata a variabile nei colori. Le case dei suoi abitanti erano larghe e basse e si confondevano tra le dune, quasi non notandosi. Erano raggruppate in piccoli paesi dove ci si conosceva tutti e dove la coralità aveva una grande importanza. Le letture e le rappresentazioni teatrali e musicali erano quotidiane e coinvolgevano tutti. Tutti gli abitanti del villaggio insieme si curavano della manutenzione delle case e della costruzione delle nuove necessarie.

C’erano stati tempi su Antron, tempi molto lontani, in cui una vegetazione eteromorfa ed una fauna vistosa aveva animato il pianeta, vi erano state lunghe stagioni durante la quale la lotta era la Legge che governava le vite. Lungo e difficile era stato il processo che aveva fatto del nostro un popolo di pacifici cittadini dell’universo, di cultori della mente e della memoria.

I testi antichi narravano di macchine belliche, distruzioni di massa, devastazioni e lutti. Non fu un cataclisma enorme a cessare tutto ciò.

Il pianeta si impoverì a tal punto e divenne così ostile che quasi tutti gli abitanti dotati di spirito di colonizzazione si imbarcarono su grandi navi viaggianti nel tempo e si trasferirono altrove. In pochi rimasero. Coloro che avevano ben chiaro che il cambiamento doveva nascere dentro se stessi. Perché in qualunque posto dell’Universo si vada si trova solo ciò che ci portiamo dentro.

Questa sparuta comunità continuò allora a vivere la propria trasformazione interiore, e lentamente questa invase tutto il pianeta: ciò che era andato distrutto non fu più ricreato, ma ciò che era rimasto potenziò talmente se stesso che Antron divenne un luogo di pace e di cultura.

Fu allora che ai maestri antichi del mio maestro venne rivelato il vero scopo della nostra esistenza. Curare la memoria. Tenere con la nostra energia mentale aperte le porte dei flussi mnemonici tra uno spazio siderale e l’altro. Mandare le vertiginose onde mentali che attraversavano gli infiniti vuoti per giungere là, dove serviva ricordare

Sapevamo che la vita era composita e straordinariamente evoluta, che un’unica Legge governava il tempo senza tempo, e sapevamo che in luoghi dove ancora l’Oscurità aveva i suoi domini, solo il ricordare poteva trasmettere la forza dell’Illuminazione.

A suo tempo alcuni di noi sarebbero nati in quei luoghi e tempi oscuri e ricordando la vera guida e la vera parola avrebbe permesso agli altri loro contemporanei di ricordare, quindi di capire e di intraprendere il cammino verso la pace e la vera felicità.

Così ogni giorno io andavo alla Distesa della contemplazione per coltivare la mia mente e lubrificare le porte dell’universo.

 

 

8 aprile ore4.35

 

Di nuovo sveglia nel cuore della notte..ma ormai ho preso questo ritmo, mi addormento sulle 23, crollata sotto il peso del dolore fisico e della stanchezza del lavoro al pc, del quale mi rendo conto solo ora del reale sforzo che comporta, dormo quelle poche ore e poi mi sveglio completamente.

Ma tant’è.

Stanotte ho dormito sulla mia nuova poltrona reclinabile che ho acquistato telefonicamente in un mercatino dall’usato facendomi prestare il denaro da Sandra.

Contavo sull’aiuto di alcuni amici che poi, forse per un malinteso o non so per quale altra ragione, si sono ritirati.. fatto sta che al dieci del mese ho già finito tutto il mio denaro mensile a disposizione, avendo dovuto sostenere tante spese impreviste, tra le quali le più pesanti sono state il pagamento della persona che si prende cura delle mie necessità casalinghe e, non avendo ancora ricevuto l’aiuto economico del comune che arriverà, forse e si spera, a fine mese, mi trovo in questa situazione imbarazzante…

 

Inoltre avrei bisogno ancora di alcune piccole cose, come per esempio il tavolino a ruote estensibile per potermi permettere di lavorare al pc stando sulla nuova poltrona, che è stata un vero affare, dato che non è mai stata usata e l’ho pagata solo 200 euro contro gli 800/900 che è il suo valore di mercato e che è molto comoda, poiché il tenere la schiena semi inclinata e le gambe sollevate mi riduce di molto il formicolio e il dolore ala gamba..

 

Vedrò a quale santo potrò rivolgermi per un auto.. ho mandato un S.O.S di soccorso al mio ex marito, ma non mi ha ancora risposto..magari era occupato, mentre ‘ l’ aumento salariale ‘ promessomi da mio fratello, inizierà solo dal mese prossimo..

Certo che davvero, SE IL DENARO NON DA’ LA FELICITA’, FIGURATEVI LA MISERIA!!!!

 

Ma sono abituata anche a questa, perché è dal ’91, anno in cui una mia attività crollò sotto il peso dei debiti dovuti ad un sacco di fattori ed avendo fatto e subito la scelta sbagliata per salvare il salvabile cercando di evitare il fallimento, che almeno avrebbe posto la parola fine a tutto dopo cinque anni, io stento a mettere insieme il pranzo con la cena, subendo sfratti, tagli di energia elettrica, gas e acqua, linee telefoniche, protesti ecc ecc ecc..

Questo, naturalmente, mi ha portato a cedere completamente ai miei gravi disagi psichiatrici e non sono riuscita più ad affrontare nessun tipo di stress, figuratevi il lavoro, imbottita di psicofarmaci qual ero!

 

Solo il denaro di mia madre, che pur avendo con me un rapporto di rifiuto affettivo, è comunque una donna cosciente e molto generosa, mi ha consentito di crescere i miei figli, perché con quello che mi dava come mantenimento il mio ex marito non sarei andata molto lontano..

 

Essere obbligata a smettere di lavorare perché licenziata sempre per eccessiva lentezza, data dai medicinali e quindi dalla mancanza di rendimento e a vivere della ‘ carità ‘ di mia madre è stato un vero shock per me, entusiasta di ogni tipo di attività che ho svolto - e ne ho provate parecchie - e il risultato derivato, cioè quello di riversare tutte le mie energie e le mie aspettativa sulla sfera affettiva, ha completato la mia opera di auto distruzione, cedendo ancor di più all’autolesionismo, all’autocommiserazione e cadendo in un baratro senza fondo, dal quale solo la pratica di meditazione buddista mi ha aiutato ad uscire.

 

Ora, dopo varie ricadute nei miei ormai automatici quanto deleteri comportamenti, ho raggiunto una nuova coscienza di me stessa, ho scoperto un nuovo modo di esprimere il mio dolore e di comunicarlo agli altri, esorcizzandolo, lasciandolo scorrere fori da me; cioè la pittura, che con la consueta abitudine a scrivere, poesie, diari e racconti, ha sostenuto viva la mia vena creativa, la mia affettività, il mio legame col mondo, aiutandomi a non lasciarmi sopraffare definitivamente dalle difficoltà e dalla solitudine, da quel senso e quella paura dall’abbandono che divora me e tutti quelli che stanno intorno a me, portandomi a vivere un rifiuto dopo l’altro, una sconfitta dopo l’altra, una perdita dopo l’altra, un gesto autolesionistica dopo l’altro.

 

 

Piove sempre sul bagnato, come oggi ancora piove e fa freddo su questa primavera che ancora non si decide a scaldare le mie povere ossa dolenti, in questa immensa casa senza riscaldamento nella quale, per il dolore alla gamba, non riesco più ad accendere il camino, anche perché inoltre ho quasi finito la legna e la stufa a gas consuma una bombola da 30 euro alla settimana, che ora proprio non possiedo..

 

Non mi sto lamentando, non mi sto auto commiserando, io sono comunque serena perché credo infinitamente che la potentissima Legge mistica che governa il cosmo ed ascolta e considera il mio essere e fare, provvederà sempre a me, alle mie necessità private, come sono certa che gli ostacoli che affronto sono frutto delle cause sbagliate poste nel passato, che hanno portato nella mia vita effetti negativi.

Come sono convinta che se devo affrontare delle difficoltà e del dolore è perché questo mi serve per portare allo scoperto e sgrezzare la vera me stessa, riuscendo a scoprire ed esaltare le mie qualità innate, ad affinare la mia sensibilità e a saper condividere il dolore con gli altri esseri umani..

 

Chissà quanti di voi soffrono di difficoltà, situazioni e dolori simili ai miei!!!

 

Avete tutta la mia comprensione, fratelli e sorelle mie che vivete nell’indigenza e nella malattia, nella sofferenza; avete tutto il mio affetto e vorrei potervi portare questa speranza: se ce l’ho fatta io a resistere e continuare ad essere viva, propositiva e vigile ‘ dentro’, vuol dire ce la potete fare anche voi e così potremo arrivare ad allargare insieme il potere dell’amore e quello del valore della nostra propria identità ed unicità, a prescindere dal nostro status sociale.

 

Sono convinta che possiamo stringerci insieme e creare un forte movimento umano silenzioso – fino ad un certo punto – che si basa sulla potenza dell’amore e della ricerca individuale della nostra personalità e del nostro modo di esprimerci in totale libertà e parità di diritti e doveri, come altrettanto sono convinta che, nonostante la nostra povertà materiale, la vera ricchezza dell’essere umano sia quella interiore, la quale può aprire ogni porta e portare questa disgraziata e dolente nostra vita ad un livello di dignità ed espressività molto maggiore di quella di coloro che hanno trasformato la propria esistenza in una macchina per fare soldi ed incrementare la propria potenza.

 

Queste persone hanno poggiato la loro forza fuori di se stessi e perdendo il ‘ fuori’ perderebbero tutto quanto.

Mentre invece noi, che abbiamo cercato e trovato ‘dentro‘ la nostra creatività morale e la nostra potenza affettiva, non potremo più perdere nulla, perché già abbiamo perso tutto quanto la vita può portarci via, ma proprio da queste esperienze all’apparenza solo negative, noi abbiamo tratto e conservato per sempre un immane ed inesauribile tesoro interiore, che non impallidirà mai, perché frutto di una conquista spirituale esclusivamente nostra, che non abbiamo rubato a nessuno e che arricchirà chiunque vorrà coglierla.

 

Sono sicura che questa minoranza spirituale povera e silenziosa, per il momento, porterà alla salvezza di questo bellissimo pianeta, anche se la storia a venire non sarà scevra di grandi cambiamenti epocali ecologici, sociopolitici, economici e di grande sofferenza da parte di tutti, a partire dalle masse proletarie fino ad arrivare ai detentori stentorei, appassiti e putrescenti del potere.

 

I miei problemi quotidiani non sono nulla nei confronti di chi soffre la fame, l’ignoranza, lo sfruttamento, la violenza, la perdita di ogni propria coscienza e identità, perché io sono viva, povera, pazza, malata, incompresa e incomprensibile, ma VIVA, serena, piena, positiva, propositiva, e sento e voglio dare questo mio essere al mondo, a chi lo apprezza, a chi ne ha bisogno, ribadendo così il mio valore e la forza di questa mia vita complessa e dolorosa all’interno dell’immenso e a noi incomprensibile Disegno Universale.

 

Auguro a tutti una felice giornata…

 

VENGO DA UN ALTRO PIANETA -  olio su tela 45 x 75
VENGO DA UN ALTRO PIANETA - olio su tela 45 x 75

 

 

9 aprile ore 1.45

 

Sempre prima: mi addormento e mi sveglio sempre prima..

 

Le mie giornate sono diventate lo scontro tra un interminabile calvario di dolore fisico, immensa fatica nel fare qualsiasi piccola cosa e la mia determinazione a non fermarmi che, per rafforzarsi, si trasforma in frenesia e che mi porta a lavorare per ore e ore, senza avvertire lo scorrere del tempo, senza sentire né la fame né la sete, senza sapere che giorno e che ora sia, se qualcuno, venendomi a trovare o telefonandomi, non mi riporta alla realtà.

 

Questo accade forse perché la realtà, questa mia nuova realtà, che pensa di alzarsi, uscire per una semplice commissione, o per fare una passeggiata, si scontra subito col dolore di questa mia gamba che non mi vuole portare, né mi vuole seguire, né vuole tacere, dandomi un attimo di pace, ma di continuo mi punzecchia, mi arrovella, mi ferisce, come un ricordo di un tempo lontano ma non ancora passato, come il battito costante rumoroso e inflessibile dalla pendola antica dei miei bisnonni che ha accompagnato lo scandire della mia vita per lungo tempo, da quando ero piccola.

 

Ricordo che giacevo nel mio lettino da ragazzetta, preda delle mie paure del buio e di abitanti notturni, mostruosi ed assetati di sangue, - del mio sangue -, che mai si mostrarono a me, ma che mi trasmisero per lunghi anni la sicurezza della loro presenza, giacendo immobili e silenziosi, accucciati sotto il mio letto, sempre pronti a balzare fuori, ad afferrarmi con le loro gelide, orride mani, decretando la fine della mia vita.

Cosa che però mai fecero, godendo e crescendo del mio terrore che mi paralizzava così tanto da impedirmi di allungare la mano ed accendere la piccola luce sul mio comodino, - così vicina! -, che li avrebbe fatti fuggire immediatamente.

 

E nel buio della mia paralizzata paura, solo i rintocchi di quell’antica cassa sonora che spandeva il suo ritmico battito di cuore meccanico fino a farlo rimbalzare contro ogni angolo della casa addormentata e silenziosa dove io, sola, vegliavo, mi cullavano tenendomi attaccata a quella famigliare rassicurante realtà sonora, combattendo con me quella dei miei incubi da veglia notturna, fino a portarmi al sonno, necessario e ristoratore, che sopraggiungeva lentamente, molto, troppo lentamente e mi rapiva all’improvviso, donandomi al mondo dei sogni.

 

Il sonno che ne derivava era poi completamente padrone di me, così come lo era la paura che lo precedeva, che mi impediva di avvertire alcunché, neppure i più basilari e impellenti bisogni del mio corpo, e mi portava a svegliarmi ogni mattina, bagnata e infreddolita nel sudario della mia enuresi notturna, che tutti chiamavano ' farsi la pipì a letto '.

 

Il risveglio diventava così un altro incubo mentre, uscendo lentamente dalle spire del sogno avvertivo, tastando il materasso attorno a me e ammettevo a me tessa il freddo bagnato della mia colpa e la gelida coscienza di una legge infranta, recante l’immancabile rimbrotto sconvolto e sconvolgente di mia madre che viveva quel disagio come se io lo attuassi apposta per farle dispetto, per renderle ancora più pesante e incomprensibile il mio essermi madre, parimenti al mio esserle figlia.

 

Quanti anni è durata quella tortura notturna che io rimandavo, restando sdraiata nel letto a leggere fin quando non crollavo col volto appoggiato sulla pagina del libro, proprio come mi accade ora sulla tastiera del mio pc, trovando al mio subitaneo ed improvviso risveglio, invece delle lenzuola bagnate una lunga teoria di ‘z ‘ o di ‘ m ‘, a secondo di dove si posa il mio naso, enuresi letteraria di adulta, incapace di portare il suo corpo a giacere nel letto, paralizzata dai propri rifiuti inconsci e sepolti sotto leve che io neppure ora riesco ad azionare?

 

Non ho più paura dei mostri, avendone visti e affrontati di molto peggiori e reali nel mondo della veglia e del lavoro, ma continuo a non trovarmi a mio agio nel buio, lasciando così la tapparella della finestra aperta, in modo che il tenue bagliore della notte del corso cittadino, coi suoi radi lampioni rosati, entri a rassicurarmi dalla finestra.

 

Solo ora, ripensandoci, mi accorgo che l’iter delle mie notti non è cambiato, ma ha solo mutato modalità, perché sono riuscita a imparare a non bagnare più il letto solo dopo che ho abbandonato la casa di mia madre, quando mi sono sposata, a diciott’anni, portandomi però appresso insieme alla mia amata pendola, le antiche vestigia dei miei disagi infantili e ancora, ora che di anni ne ho 55, l’impossibilità di vivere il buio totale.

 

Di giorno non ricordavo, rimuovendole, le paure paralizzanti della notte, tanto che non ne ho mai parlato con nessuno, anche perché non c’era nessuno che mi potesse ascoltare, né di notte rivivevo gli squassanti accadimenti del giorno, che non si fermavano alla mia sfera cosciente, ma scivolavano immediatamente nel sotterraneo buio tappezzato di ragnatele del mio inconscio, tutto però rinnovando, ignorando e ignorata, in questi riti notturni, come sto facendo ancora ora.

 

Ieri sera però, mi sono addormentata sulla mia nuova e accogliente poltrona reclinabile, ben coperta e col guanciale sotto la testa, abbandonato il pc sulla scrivania, pur se lì, assai vicino, mentre parlavo al telefono con la mia cara amica che ha imparato a non sgridarmi più ma a sentire il mio dolore infantile ancora dipanarsi in grandi ingombranti matasse, nell’intenzione indotta dalla mia volontà di uscire da me, liberando così la mia voglia di vivere dal fardello di quell’altrettanto forte bisogno di morire, cullata dalla sua affettuosa e rassicurante voce, come il suono di un’antica pendola che non abita più con me, perché rimasta nella casa che ho lasciato partendo per il mio esilio e diventata muta per sempre, rosicchiata dal logorio incessante del tempo.

 

Se foste entrati silenziosamente in punta di piedi nel mio grande studio affacciato sulla vita cittadina del corso, avreste visto una matura abbondante signora, ancor giovane nel cuore, ma già tanto vecchia nel corpo e nella mente, dormire in una poltrona coperta da un tenero e caldo piumino decorato da allegre pecorelle multicolori, abbracciata ad un buffo infantile pupazzo di peluche, sostituto dell’inseparabile orsacchiotto di pezza della mia età più verde e più amara.

 

A lui dedicavo il mio diario, ogni sera, scrivendo al lume della mia lampada da tavolo con quasi illeggibile incerta calligrafia.

 

A voi, dedico ora il mio nuovo diario di questa mia età adulta, che ha appena incominciato ad uscire dall’infanzia.

 

Un diario telematico, chiuso in un computer e lanciato lungo le infinite diramazioni di una rete web; un racconto intimo in parte più cosciente di me, ma altrettanto grondante di vita e di dolore, come quelli più antichi, raccolti in quaderni dalla copertina multicolore dei quali ancora uno conservo, quello e unico che ha ricevuto risposta dalla mia amata professoressa delle medie.

 

Lo faccio non nell’intenzione di ricevere una risposta che ora so, nessuno mi può dare e che devo cercare e trovare dentro di me, ma con l’intento di aprire finalmente la porta della gabbia dell’anima mia prigioniera, perché trovi finalmente il coraggio e la forza di assaggiare l’aria libera dell’immenso cielo e volare, volare, volare…

 

 

Ore 21

 

Sono una portatrice di indaco

 

Non mi sono ancora ripresa dallo shock emotivo della scoperta della documentazione a livello mondiale del compito al quale sono stata chiamata su questo pianeta chiamato Terra.

Ho ricevuto stamattina un messaggio dalla ‘ Fondazione indaco ‘di FB, alla quale ero iscritta da qualche tempo ma della quale non avevo capito più di tanto, non avevo approfondito le letture, tutta presa in altri progetti e soprattutto impegnata nella lotta di adattamento alla mia nuova condizione di non deambulante.

Leggendo un articolo allegato al messaggio, ho trovato una perfetta ed inerente descrizione di me stessa, con le mie capacità dichiarate ‘ paranormali’ e ‘ anormali ’ di:

vedere le vite passate,

i ‘ sentire‘ i sentimenti, gli stati d’animo delle altre persone,

di entrare in contatto con gli animali e capirli, ascoltarli, farmi capire da loro,

di avere sogni e sensazioni premonitori,

di essere autodidatta in tutto, come se conoscessi già tutto quanto o quasi, senza bisogno che nessuno me lo spieghi,

di avere una precocità di apprendimento e di creatività, soprattutto artistica e di maturità giovanile,

di provare un’insofferenza a qualsiasi imposizione, disciplina, violenza,

di avere una fortissima determinazione,

di avere la precisa sensazione di non essere appartenente alla specie umana,

di avere la capacità di vedere l’aura delle persone,

di avere una aristocratica attitudine a cose e situazioni assolutamente fuori dalla mia nascita e dalla mia possibilità economica,

di possedere la forza psichica di mandare in tilt orologi, cellulari, pc, programmi, smagnetizzare carte magnetiche quando sono intensamente addolorata o ansiosa,

di captare la percezione sempre azzeccata dello stato di salute altrui e degli animali, di avere la capacità di far passare il dolore con le mie mani e

quella di far sentire il mio abbraccio o la mia collera a chilometri di distanza, sia se collegata tramite telefono che semplicemente con la forza del mio sentimento,

di essere aiutata da una memoria prodigiosa che ricorda tutto quanto letto e studiato e risale fino al primo anno di questa mia vita terrena,

di avvertire la percezione di avvenimenti incipienti, tipo prendere in mano il telefono un attimo prima che stia per suonare, oppure pensare ad una persona ed ecco che quella mi viene a trovare o mi telefona,

di sintetizzare una lucida percezione delle soluzioni dei problemi altrui,

di possedere una iper - attività,

di essere segnata da una instancabilità,

di avere meccanismi diversi da quelli usuali del genere umano, cioè per esempio l’incapacità di mentire, l’assoluta fede nella veridicità di qualunque cosa mi venga detto da chiunque,

di avere contatti con i defunti,

di provare una grande disponibilità ad ascoltare i problemi degli altri ed ad aiutarli a risolverli,

di essere vittima di una totale incapacità di essere compresa ed accettata dalle persone che mi sono congiunte o che hanno con me rapporti d’amore mentre, dall’altra parte,

di venir considerata saggia e portatrice di luce da chi legge i miei scritti o guarda i miei quadri..

e altre attitudini non usuali che determinano, sottolineano e diversificano questo mio passaggio su questa terra.

 

Tutto questo è sempre stato definito: FOLLIA e ANORMALITA’ sia dai detentori delle redini morali, religiose e economiche di questa nostra società profondamente malata e vicina alla sua inesorabile fine, che dalle persone che più ho amato e mi hanno amate, travolte e sconvolte da queste mie ‘ differenze ‘.

Oggi leggere che altri esseri umani riconoscono e dichiarano al mondo intero quello che io ho sempre sentito e dichiarato come mio compito, come la spinta che mi ha portato a vivere su questo pianeta il suo enorme cambiamento epocale, mi ha sopraffatto, riempito di gioia, mi sono sentita riconosciuta, affermata, affrancata da profondamente ingiuste accuse e salvata dalla mia stessa difficoltà di accettare che io sia un ‘ messia’ cioè un essere ‘mandato’ a svolgere un importante compito tra gli esseri umani.

E che il mio ‘ pubblico’, il mio referente personale, è rappresentato dalle masse dei discriminati, dei sofferenti, dai reietti dalla terra che hanno in me il loro portavoce e qualcuno che sa e può condividere tutto il loro dolore, avendolo provato e portato sulle spalle in prima persona…

 

Sono colui che prepara la via…..

 

So che dopo questa mia dichiarazione, chi mi credeva pazza ne sarà ancora più convinto, chi provava verso di me un senso di incomprensione, ripulsa, paura, lo sentirà ancora più affermato.

Ma a me resta la gioia di aver trovato altri miei ‘concittadini' e di venir riconosciuta, anche se da pochi, per quello che sono.

 

 

10 aprile ore 9,40.

 

Vi racconto una storia

 

Sveglia da tanto, dopo una notte quasi insonne di lavoro e meditazione, stamattina sono persa in ruscelli di pensieri che confluiscono riottosi e indomabili in questo senso di disagio datomi dal non poter fare quello che mi serve, quello che vorrei e dalle mie nuove necessità alle quali non riesco a far fronte né dal punto organizzativo, né da quello economico..

per farvi un esempio: il tavolino d’appoggio regolabile in altezza e con ruote, che mi permetterà di lavorare al pc e di alzarmi senza troppa difficoltà dalla mia poltrona reclinabile, che si sta dimostrando un ottimo acquisto, dato che il poter tenere le gambe alzate e stare in una posizione semi reclinata all’indietro mi allevia molto il formicolio e il dolore. Questo tavolino, dicevo, costa 110 euro! E l’ho avuto con uno sconto dall’ortopedia dove ho noleggiato la sedia a rotelle, che giace per ora inutilizzata vicino al portoncino d’ingresso perché non c’è nessuno che ha tempo e energie per portarmi a fare un giretto, - gratis -.

l'ortopedico mi ha fatto lo sconto perché quello è un prodotto che ha poco mercato, è nel loro magazzino da un po’ di tempo e non è più tanto perfetto..

allora, siccome sono così stanca nel fisico, nella mente e nella volontà, stamattina, vi racconterò una storia, una specie di favola, che ve lo giuro, mi è accaduta realmente, e la traggo dal mio libro ‘ IO NON SONO DI QUI ‘…un bellissimo emozionante particolare momento della mia vita…

 

 

Il pesce persico

 

Quando i miei figli erano piccoli, d’estate, andavamo

sempre a trovare una mia cara amica che viveva

ai Castelli Romani. Allevatrice di cani e toelettatrice

come me, Patrizia ha la mia stessa età e le

nostre storie sono molto simili. La nostra amicizia

nacque attorno ai ring delle esposizioni di razze canine

pregiate, e fu intensa, immediata. Allora lei viveva

col marito in una villa sontuosa, dove ci invitava

ogni anno a passare il ferragosto. Rivederla e

poter godere della sua compagnia, mentre i bambini

liberi di giocare scorrazzavano nel magnifico

parco perfettamente tenuto, era una vera festa per

tutti. Gli ospiti davano vita a pantagrueliche mangiate

campagnole, accompagnate da abbondanti libagioni

di quel vinello leggero e inebriante che è il

bianco dei Castelli.

La mia vita allora aveva già imboccato la via senza

ritorno del fallimento economico e professionale:

il mio matrimonio stava rantolando, si trascinava

tra illusioni, tentativi di riavvicinamento, e sofferenze

acutissime. Quella vacanza, anche se breve,

era attesa da tutti noi, goduta attimo per attimo, come

la famosa oasi nel deserto. La regione dei Castelli

Romani è alquanto pittoresca. Costellata di laghi

vulcanici, di paesoni pieni di vita e brulicanti di

genuina umanità, col suo territorio di dolci colli

freschi sempre rallegrati da brezze gentili e senza

umidità, amalgama con la simpatia della gente le

bellezze naturali, le vestigia storiche e le risorse gastronomiche.

Ogni giorno era una gita in un luogo

diverso, per vedere e gustare. Ma un appuntamento

ricorrente era la spiaggia del lago di Castel Gandolfo.

Perfettamente circolare come tutti i laghi

vulcanici, era un occhio azzurro che, girata l’ultima

curva della strada che dalla casa della mia amica

scendeva fin là, appariva all’improvviso al tuo

sguardo mozzandoti ogni volta il fiato per la meraviglia.

L’antico paesino era abbarbicato in alto sulla

destra, e il lato settentrionale era interamente ricoperto

da un bel bosco verde brillante, lungo il

quale si poteva fare una passeggiata a piedi o in bicicletta

costeggiando la riva. La sponda opposta

ospitava invece qualche spiaggetta di rena fine e

nerastra, alternata a macchie di vegetazione, e

qualche trattoria o piccolo negozio.

Nei giorni infrasettimanali non c’era mai molta

gente. L’acqua era calda e limpida, dolce e lievemente

frizzante, e dal fondo salivano piante acquatiche

brunastre o giallastre, fitte di foglie e dolcemente

dondolanti al moto lieve della corrente. Infatti

il lago ha una sorgente interna e un piccolo

emissario. Noi ci bagnavamo volentieri in quel sereno

specchio senza onde, e i bimbi potevano giocare

tranquillamente perché la riva digradava dolcemente

per parecchi metri prima di sprofondare

nelle altezze del cono vulcanico. Io, invece, nuotavo

verso il centro, e mi godevo in solitudine l’acqua

più fredda. Era come una conca battesimale.

Un giorno alcuni bimbi che giocavano poco lontano

da noi, avevano catturato un pesce. Incuriosita,

mi recai a vedere di cosa si trattasse. Era un magnifico

esemplare di pesce persico, con tutti i colori

dell’iride sfumati sul suo corpo appiattito e ricoperto

di scaglie lucenti. Ma i bimbi a volte sono crudeli.

Per guardarlo meglio se lo bisticciavano l’un

l’altro e lo tenevano fuori dal secchiello colmo d’acqua

dove la povera creatura avrebbe avuto vita più

lunga. Così, quando arrivai io, sembrava già morto.

Mi colse una profonda tristezza e non potei fare

a meno di redarguire i bimbi chiedendo loro il motivo

di quella inutile crudeltà. Colpiti dalle mie parole,

fuggirono via, senza più curarsi della loro preda,

che rimase abbandonata sulla sabbia. Io mi chinai

su quella creatura che racchiudeva tutti i colori

del creato, e restai stregata dai suoi occhi. Non era

ancora morta, ma stava agonizzando, e sembrava

fissarmi intensamente mentre gli ultimi palpiti di

vita si spegnevano in lei.

Lo raccolsi senza indugio, delicatamente, ed entrai

in acqua fermandomi solo quando fui immersa

fino alla cintola. Adagiai nel suo ambiente naturale

il piccolo animale lacustre che tristemente si lasciò

andare su di un fianco. Ma il suo occhio era fissamente

penetrato nei miei. Trasmetteva fermezza,

dignità, consapevolezza. Non c’era paura, in quello

sguardo, ma neppure rassegnazione. C’era una

accorata domanda: «Aiutami». Con le mani attorno

a lui cominciai a far muovere l‘acqua in modo che

più ossigeno raggiungesse le sue branchie ormai

asciutte. Senza toccarlo troppo, perché le sue squame

già martoriate non si rovinassero ulteriormente,

eseguii con i polpastrelli dei piccoli massaggi circolari

alla base del suo cranio e poi lungo tutto il suo

dorso irrigidito, specialmente dove sentivo ancora

battere il suo piccolo, indomito, coraggioso cuore.

Dopo un fremito quasi impercettibile, le sue membra

cominciarono a recuperare elasticità. Le branchie

ripresero a vibrare, la bocca si contrasse e si richiuse,

per poi riaprirsi di nuovo. Lentamente, prima

le pinne caudali, poi quelle laterali, infine quelle

dorsali, ritrovarono il dominio di sé e il piccolo

corpo affusolato riacquistò la postura verticale. Ora

il respiro era lento ma quasi regolare. Le branchie

erano tornate a irrorarsi di rosso sangue pulsante.

Dapprima incerto, poi sempre più sicuro e veloce,

il bel pesce cominciò a nuotare, ma, stranamente,

non si allontanò subito da me. Con cerchi stretti,

come se ancora cercasse il contatto con la mia mano,

nuotava attorno a me. E i suoi occhi non si erano

ancora staccati un attimo dai miei, che erano

colmi di lacrime. Durò qualche minuto ancora la

danza d’addio del pesce persico ritornato alla vita

grazie alla mia tempestività. Il suo nuotare era

maestoso e nello stesso tempo semplice, riassuntivo

del movimento dell’intero universo. I nostri

cuori battevano al medesimo ritmo. Poi, con una

spinta della pinna, finalmente si accomiatò da me e

si inabissò, molto velocemente, lasciando dietro di

sé un ultimo sguardo, pieno d’amore.

Tornai a riva e non seppi spiegare ai miei figli

perché stessi piangendo.

 

 

Domenica 11 aprile, ore 8,17.

 

Stamattina sveglia alle 7,dopo una buona notte di sonno, grazie alla mia preziosa nuova poltrona e, dopo i rituali del mattino, ho cominciato la giornata mandando un messaggio telefonico pieno d’amore ai miei amati figli lontani.

So quanto li ho fatto soffrire, quale ostacolo sono stata per loro, con la mia omosessualità, la mia follia, le mie scelte inadeguate e so anche di aver preteso, in errore, che loro potessero capirmi ed aiutarmi, mettersi nei panni e amarmi incondizionatamente, cosa che ho fatto anche nei riguardi di mia madre e mio fratello, dando loro tutto quello che avevo, che potevo, ma attendendo in cambio la stessa moneta.

 

Ero in assoluta buona fede e i loro rifiuti mi hanno riempito di dolore, mi hanno devastato.

 

Ma questo è dipeso da me, dal non essere stata in grado di amarli INCONDIZIONATAMENTE.

 

Ho dato loro tantissimo, andando anche e sempre oltre i miei limiti personali e maltrattando me stessa, ma questo nasceva dal fatto che io non mi amavo, dato che non mi era stato insegnato né trasmesso nell’infanzia, inserita e come prigioniera di una karma di una sequenza temporale di famiglie dure e anaffettive, assenti, per storie personali tragiche dei miei antenati e predecessori, segnati da incomprensione, solitudine, morti premature, malattie croniche, rifiuti, suicidi, incapacità di dare e ricevere, incapacità di fare le scelte giuste.

E tutto questo sia nella linea genetica da parte di mio padre, dove a memoria d’uomo si contano vari e tragici suicidi o morti premature, che in quella di mia madre, fatta di sottoproletari indigenti, numerosi, affamati e violenti..

 

Da diverso tempo ho capito e ricordato il mio compito spirituale di essere venuta in questa vita, con questa mia travagliata e dolorosissima storia, rinnovellando e ricreando nella mia persona e nella mia vita tutta la scia di dolore che mi ha preceduto e che, come bava di chiocciola, mi teneva incollata a quel destino.

 

Ma ora vedo chiaramente il mio compito: amare incondizionatamente ognuno di loro, senza più nessuna domanda né aspettativa nei confronti di nessuno: parenti, amici, compagni di vita e di letto, persone incontrate per caso.

 

So che questo è l’unico modo per spezzare questa catena, che chissà da quante vite riprendo e rilancio: amare la mia vita per quella che è, comprenderla, accettarla, accoglierla, ottimizzare ed esprimere le mie qualità e inondare d’amore tutto e tutti; spedire onde positive lungo la rete universale sulla quale siamo appoggiati, ognuno di noi sul nostro nodo sul quale riceviamo e trasmettiamo al cosmo intero, senza che nulla vada mai perduto, ogni nostro sentimento ed esperienza.

 

Quello che cambia però la valenza della nostra perpetua vibrazione è l’intenzione che la muove e ciò trasforma una causa positiva emessa in una causa negativa, o viceversa..

 

Finora il mio amore per gli altri era generato da un gorgo interiore, un vuoto affettivo ed era, a tutti gli effetti, non un dare ma un chiedere, ad alta voce e potentemente, fortemente, come forte e potente sono io, energeticamente parlando.

 

Amare gli altri e donare loro tutta la mia fiducia, tutti i mie averi, il mio tempo, la mia disponibilità, era un farlo verso me stessa, per colmare questo immondo dolorosissimo fardello di violenze, mancanze, ingiustizie subite in età nella quale dovevo essere amata e difesa, protetta, mentre invece non lo sono stata, nel modo in cui IO avevo bisogno.

 

Se si va per il deserto con una cassa di diamanti e si dona uno di quelli ad ognuno dei morenti di sete che si incontrano sul proprio cammino, abbiamo fatto sì loro un dono inestimabile, ma assolutamente inadeguato ed essi moriranno ugualmente di sete, seccati dal calore e dall’arsura potente del loro destino desertico ed il risultato del nostro gesto sarà quello di terminare i nostri doni e restare invariabilmente soli, abbandonati, infelici.

 

QUESTO si è puntualmente avverato nella mia vita e nella mia captazione di essa, distorta da questo peso immenso e fitto in me come una impalatura ricevuta direttamente dal conte Dracula in persona, personaggio che riempiva di orrore le mie infantili notti di paralizzate veglie.

 

Oggi, dopo quattro anni di meditazione buddista, arroccata nell’aspettativa di essere amata, compresa, compatita nel mio dolore autistico, causata dal potere degli effetti negativi avveratisi a seguito delle mie intenzioni negative ed egoiste poste da me nella mia vita senza tempo, FINALMENTE VEDO e riesco trasformare l’intenzione di questo mio sconfinato amore, togliendo da me l’attesa, scalpitante, impaziente, capricciosa, infantile e del tutto inutile, anzi, disattesa.

 

Oggi, SOLA in questa grande casa, immobilizzata in una gamba che non mi sostiene più, afflitta da vari dolori e patologie fisiche, effetto della somatizzazione incosciente ma reale del mio dolore spirituale, non sono più SOLA, più VUOTA, ma PIENA, RICOLMA di parole da dire, colori da trasmettere, amore da dare a chiunque passerà di qui, per un’ora, un giorno, una settimana, un anno o una vita intera, offrendo loro tutta l’acqua della quale avranno bisogno per raggiungere la loro prossima oasi, e dando loro la possibilità quindi di non morire più.

 

Oggi sono conscia del fatto di possedere, per mio volere karmico e per dono della infinita lungimiranza della Legge che governa il cosmo, una sorgente inestinguibile di acqua fresca, dolce, purissima, rinfrancante, dissetante.

 

Io sono la mia personale espressione di un disegno, di una volontà superiore, saggia e difficile da comprendere, che chiede solo ad ogni essere umano di essere vista, riconosciuta, accolta nella propria vita e, in cambio di questa azione che dipende esclusivamente dal nostro proprio volere, ci offre di diventare questa fonte di acqua di resurrezione vitale e karmica, alla quale tutte le creature CHE LO VOGLIONO possono attingere senza dover pagare nulla per il dono ricevuto.

 

IO SONO LA SORGENTE CHE VI DISSETERA’: VENITE A ME, ACCOLTI E AMATI COME FIGLI, SORELLE E FRATELLI, AMICI, OSPITI, PASSANTI.

 

 

IO, SULLA MIA AMACA, ALLORA, TRA I TETTI - primavera 2010
IO, SULLA MIA AMACA, ALLORA, TRA I TETTI - primavera 2010

 

 

   12 aprile, ore 8.56

 


 

Anche se pure stanotte ho dormito e mi sono svegliata presto, come al solito, ho eseguito tutti i miei riti mattutini e mi sono messa al lavoro, stamattina, senza accorgermene, mi sono riaddormentata, complice questa preziosissima poltrona che, quando mi abbandono al sonno, seguendo l’aumento della pressione esercitata dal mio rilassamento, si declina all’indietro da sola e mi porta in una posizione di assoluta comodità.

Mi sono così risvegliata a mattino ormai inoltrato..

 

Questo riposo e sollievo che ho dato alla mia povera colonna vertebrale, questo tenere costantemente le gambe alzate e sostenute, mi ha tolto buona parte del terribile tormento di dolore e formicolio che mi affliggeva e ora vivo molto meglio le mie ore sedentarie.

Ma quando mi alzo in piedi, dopo pochissimi minuti e pochissimi passi, tutto ritorna come prima.

 

Ieri, dopo il pranzo domenicale condiviso, anzi, preparatomi dalla mia cara insostituibile Ale, per me e per la sua intera famiglia qui a casa mia, io e lei ci siamo arrampicate al terzo piano fino all’abbaino, che nel frattempo era stato sistemato per accogliermi dal marito della mia collaboratrice personale, con rete ombreggiante, tavolini, sedie, sedia a sdraio, piante in ordine, accudite dopo un duro inverno passato all’aperto dalla cara Maria che si prende cura dei miei piccoli giardini pensili ed interni.

 

Non vi nascondo che arrivare lassù è stato difficile e doloroso, molto doloroso e che, ad ogni gradino la mia gamba mi infliggeva terribili scosse elettriche, ma io ho sopportato, perché avevo bisogno del mio angolo tra i tetti, del cielo, del volo degli uccelli, delle nuvole, passanti frettolose delle vie celesti, del silenzio accogliente che regna lassù, dove i rumori delle attività umane poco sotto arrivano appena, rimbalzate via dal nido di antiche tegole e vecchissimi spessi muri di blocchi di pietra..

 

La sedia a sdraio non era certo comoda, perché troppo dura per me, nonostante i cuscini ma, siccome ancora non ho trovato in tutta Sassari una amaca, ad eccezione di una, molto bella, ma con telaio auto sostenente in legno massiccio, - che costava 249 euro!!!! - in attesa che arrivino nei negozi di fai da te quelle semplici ed economiche, alla portata delle mie tasche quasi vuote, cosa che spero ardentemente accada presto, mi sono dovuta accontentare e stendere lì..

 

Ho potuto così seguire il volo sfrecciante e vitale delle rondini, già arrivate da tempo senza che io, chiusa nella mia stanza, me ne avvedessi e le accogliessi con gioia come ho fatto tutti gli anni fino ad ora.

 

Ho potuto vedere le margherite lilla e bianche già fiorite da tempo, la mia edera infittitasi enormemente, che si sta protendendo in fretta verso le pareti che desidero lei copra, il bel rampicante fitto fitto di piccole, verdissime preziose gemme, le bocche di lupo già con la piantina bella alta e pronta a produrre i suoi incantati e multi colorati fiori, la ginestra, che credevo non sarebbe sopravvissuta, in piena azione di produzione di nuovi rami già punteggiati di gemme, come bachi da seta dei profumatissimi fiori gialli in incubazione, che io amo tanto..

 

Purtroppo qualche vaso è vuoto, ma giovedì, quando nella piazzetta vicino a casa arriverà il mio fiorista ambulante di fiducia, Maria li colmerà di petunie, robuste, economiche, fiorite per tutta l’estate e dalle sfumature più incredibili..

 

Mentre guardavo con amore tutto questo, le tegole e i muri che mi abbracciavano, accogliendomi con gioia dopo tanto tempo che non mi vedevano e sentivo sul mio corpo gelato da mesi il calore di un sole ancora timido, semi velato dal passaggio delle fioccose nuvole bianco – grigie e l’aria libera dei tetti e delle antenne carezzarmi il viso, stanca dalla mattinata intensa di lavoro, mi sono assopita, ma con i sensi svegli, per assaporare fino in fondo il mio quadrato di libertà, mentre la mente dormiva, senza pensare più niente..

Ale nel frattempo se ne era tornata a casa a riposare..

 

Non è stato un sonno lungo, perchè interrotto dal dolore ormai insopportabile della gamba, schiena e bacino, che non tolleravano la troppo dura accoglienza della sdraio; così, ormai svegliata, a malincuore sono tornata, trascinandomi, giù, fino alla mia ‘poltrona – paradiso’ e mi sono rimessa al lavoro.

 

Ma, tra una parola e l’altra, tra una risposta e una domanda scritta sulla rete del web, ascoltavo il passato ormai perduto per sempre, per questa vita, del mio corpo, nelle sfrenate galoppate tra i campi, i filari dei frutteti in fiore e gli argini gorgoglianti di rane e grilli dei fossi e dei rivi.

 

Risentivo la faticosa, complessa sonora battuta della pallina da tennis contro la mia racchetta impegnata in amichevoli fortissimi contrasti tra tennisti di nessuno.

 

Il frusciare delle ruote sull’asfalto dei miei pattini o delle mie amate bici, sfreccianti tra il traffico.

 

Il risuonare dei passi ritmati di una corsa che non potrò più ripetere.

 

L’abbraccio ed il sostegno dell’acqua marina, attraversata e aperta dalla mia natura di cetaceo, in comunione e immemoria totale.

 

Questa vita perduta che ancora mi scorre nelle vene, che mi ha reso così forte fisicamente nel corpo massiccio e muscoloso, ribelle e libera di mente e volontà, non è stata certo vana e la rivivo, la ripasso con gioia bagnata di nostalgia accorata, ma virile, ascoltando odori, profumi, colori che sono qui, racchiusi dentro di me, miei per sempre e che niente e nessuno potrà portarmi via.

 

Io sono intessuta del pelo dei miei cavalli e di tutti gli altri fratelli animali che hanno condiviso la loro vita in comunione biologica ed affettiva con me.

Ho addosso i loro screziati mantelli, mi vesto e mi libro con le loro fortissime eteree penne, mi scaldo tra le loro soffici piume e parlo mille lingue, emetto mille suoni diversi che colorano le mie univoche umane corde vocali, trasformando la mia voce in un coro animale, antico, istintivo, assoluto, unico e mio.

 

Le loro anime canine, feline, alate, saltellanti, belanti, fiere e dolcissime, naturalmente orientate e corrette, sono fuse alla mia limitata umanità, allargandomi, espandendomi, fino a volare, nuotare, scalciare, brucare, deporre uova, allattare cuccioli, cacciare ed uccidere piccoli mammiferi per la cucciolata affamata in attesa di languide carezze con lingue raspose ed asciutte di gatto, raccogliere l’acqua in volo e serbarla nel becco, con l’insetto catturato nel gozzo, pronto a riversarlo nei teneri cerulei piccoli antri spalancati di fame e voglia di vivere..

 

 

Davanti ai miei occhi c’è ora una finestra orlata di legno bianco, restaurata da me, quando ancora, così pochi mesi fa, ero padrona di ambedue le mie gambe e della forza della mia colonna vertebrale; una finestra chiusa perché la giornata è ancora fredda, una finestra paludata da tende arancio lieve e trasparente, attraverso la quale giungono voci di passanti e automobili che non vedo e dei quali nulla mi importa.

 

Ma i miei occhi guardano attraverso le centinaia di occhi degli amici a quattro e due zampe del tempo da non troppo tempo passato e vedono, oltre quella finestra – baluardo, i campi, le paludi, i boschi, le pinete, le valli, le montagne verdi o innevate, il cielo di nuvole o stelle, il mare popoloso, silente o assordante di vento e di onde schiumose, le distese di grano e di girasoli, l’acqua di fiumi e torrenti punteggiati di sassi, la notte silenziosa e discreta di un campeggio vicino ad una spiaggia di conchiglie, il vento ululante tra i varchi dei monti, la pioggia sferzante lungo le scie scavate nel terreno sabbioso..

 

Mi perdo nella terra percorsa da miriadi di insetti incredibilmente poliformi e mi riposo nell’amaca di mia madre natura, che non mi ha abbandonato, ma mi culla con le sue generose accoglienti, forti, eterne, dolcissime braccia di atomi e onde di luce, che ricevo e rifletto ben oltre quella finestra chiusa..

 

 

 

 

13 aprile, ore 7,36

 

 

Ho il sessantotto che mi bolle ancora nelle vene.

 

Degli ideali, degli impulsi rivoluzionari, della volontà di affermazione dei diritti umani, della lotta contro ogni violenza e sopraffazione, del pacifismo ad ogni costo, dal prendere coscienza del proprio asservimento ad uno stato feudale e basato sulla mafia e sul clientelismo, del desiderio di appoggiare ogni classe di discriminati ed emarginati, dell’impegnarsi in prima persona, dell’entrare DENTRO la politica per modificarla da DENTRO e non solo protestando, inutilmente, da fuori, dell’importanza della libera informazione e cultura, della creazione di microcellule di base per dare vera azione alla voce principale, del riappropriamento dei nostri diritti usando il nostro unico potere, quello commerciale, perché il nemico si sconfigge ritorcendogli contro LE SUE STESSE ARMI, di essere onesti, trasparenti, impegnati IN PRIMA PERSONA, senza aspettare il ‘gregge’, ma precedendolo e coinvolgendolo con la nostra personale azione, di non fare violenza di nessun tipo per non subirne, di esprimere il proprio punto di vista dando a tutti gli altri lo stesso diritto, di allearsi con chiunque abbia anche solo una istanza in comune alle nostre, perché L’UNIONE FA LA FORZA e molte persone, pur nella loro diversità, accettata e rispettata, con un intendimento comune possono spostare una inamovibile montagna, della necessità di fare qualcosa SUBITO, prima che sia troppo tardi ed il nostro pianeta risponda alla nostra opera di distruzione verso di lui, distruggendo il nostro genere ignorante e malvagio,

 

IO NE SONO ANCORA E TUTT’ORA CONVINTA.

 

Appena sveglia, guardando nei messaggi ricevuti, ho letto a lungo i postulati e le proposte del POPOLO VIOLA e ho deciso, dopo aver raccolto le idee, di rendere pubblica la mia risposta al loro appello di collaborazione e presenza, nella pagina del mio diario, seguendo le mie regole interiori di trasparenza sempre e comunque

 

Ho trovato punti in comuni nei diversi postulati di quanto letto nella bacheca del Popolo Viola. Viola come la rabbia di sentirsi spremuti come limoni e poi gettati via con noncuranza, viola come il colore che simboleggia la morte nella nostra , da me non condivisa, cultura occidentale, - e per morte io non intendo quella del corpo che, assentendo a quanto io credo e affermato dal buddismo, è solo un passaggio di stato - viola come il colore delle labbra di chi sta soffrendo e piangendo e urlando, inascoltato e abbandonato.

Viola sono i primi fiori profumatissimi di primavera che annunciano l’uscita della terra dal lungo sonno invernale.

 

Aggiungo quindi qui le mie impressioni ed i miei sentimenti:

 

  1. se vogliamo cambiare l’ambiente che ci circonda dobbiamo partire dal nostro fattivo impegno personale e cioè;

  2. riciclare i rifiuti

  3. rispettare e non usare violenza contro nessun essere senziente ed non senziente

  4. Cercare l’alleanza di chi ha i nostri stessi fini, pur rispettando la sua propria identità e diversità personale

  5. Avvalersi ognuno delle proprie risorse e capacità personali, mettendo a disposizione il proprio tempo libero e le proprie energie

  6. Fissare un punto lontano all’orizzonte, un ideale da raggiungere, che io chiamerei ‘ UNA SOCIETA’ ECOSOLIDALE‘ e porre nel lungo cammino da intraprendere per raggiungere quella meta, tanti traguardi, eventi singoli e prefissati, l’insieme dei quali ci porterà a raggiungere il traguardo preposto, per poi rilanciare la propria vita ed i propri sforzi verso mete ancora più ambite ed elevate, poiché al meglio non c’è limite, così come non ce n’è al peggio..

 

Alcune idee che potrebbero diventare ‘ traguardi intermedi’ sono già state espresse, ed io le condivido

Di seguito in parte le riassumo e le integro con alcuni miei personali proponimenti:

 

  1. creare uno strumento telematico di informazione, scambio di idee e contatti prima su FB e poi, dopo aver cercato e trovato fondi e fornitori delle tecnologie necessarie, trasformarlo in un vero giornale.

  2. Creare cellule comunali come punto d’incontro e di discussione, come centro raccolta fondi e attuazione del progetto importantissimo e di grande impatto: ‘NON COMPRO MA SCAMBIO’, dove le persone possono conferire ciò che a loro non serve più o che ha in eccesso, ricevendo in cambio ciò di cui ha bisogno, senza usare denaro e quindi spezzando il dominio delle banche, la catena del consumismo, dell’inquinamento e dello spreco, costringendo poi la realtà delle ditte ad adeguarsi e a ricominciare a produrre beni di qualità e durevoli e non con una obsolescenza programmata a scadere proprio alla fine della garanzia.

  3. Unirsi in attività comuni, - referendum, scioperi, barricate, blocchi ferroviari e aeroportuali, occupazioni scuole ecc..- con tutti i gruppi e la fondazioni che hanno in comune progetti per la salvaguardia o il ripristino dei diritti civili di parti di popolazione emarginate e discriminate, come comunità LGBT, Immigrati, invalidi, pensionati, ammalati ed altre.

  4. Spegnere le televisioni, cercando su internet fonti di informazioni alternative e obiettive, dedicando il tempo libero che ci viene rubato dall’assuefazione al tubo catodico attraverso studiate e perfettamente azzeccate strategie subliminali, alla lettura, allo sport, alla cura di un orto comune per quartiere o rione, alla comunicazione e allo svago con gli altri, uscendo dall’alienazione indottaci della solitudine e dell’incomunicabilità.

  5. Smettere di comprare prodotti di ditte che fanno la pubblicità sulle reti mediatiche nazionali ed internazionali, creando gruppi di acquisto e coinvolgendo piccole realtà artigianali e locali, ottenendo il doppio risultato di acquistare a prezzi inferiori prodotti più freschi, naturali e migliori dal punto di vista organolettico e salvando contemporaneamente le piccole aziende che in questo momento vivono situazioni drammatiche che le portano inevitabilmente alla chiusura.

  6. Scegliere i trasporti pubblici od ottimizzare l’uso delle auto private, creando gruppi di trasporto di lavoratori della stessa ditta che hanno gli stessi orari, mettendo a disposizione a turno la propria auto, contribuendo così a diminuire le spese di gestione dell’auto stessa e l’inquinamento ed obbligando le ditte che organizzano e coordinano i trasporti pubblici ad aumentare le corse, diminuire i costi, perché l’aumentata richiesta supplisce alla mancanza di fondi, inoltre, con il nostro aumentato potere, obbligarle a scegliere mezzi non inquinanti, boicottando quelli inquinanti, non servendosene.

  7. Scegliere fonti alternative per la luce elettrica, la telefonia ecc, come per esempio, le locali ditte di produzione elettrica con l’uso delle pale eoliche, come ho fatto io, installazione di pannelli solari, obbligando il governo a mettere a disposizione le risorse economiche destinate a questo dalla comunità europea e rimaste spesso inutilizzate per mancanza di campagne pubblicitarie che informino i cittadini delle possibilità ad accedervi ed usando le linee telefoniche di internet per le nostre comunicazioni più lunghe e costose..

  8. Rendere pubblico e trasparente ogni concorso o gara d’appalto.

  9. Costituire cooperative per la raccolta, la cura, la gestione degli animali abbandonati, accedendo ai fondi nazionali stanziati per legge, che spesso rimangono inevasi o vengono devoluti a privati senza scrupoli e senza etica, che pensano solo al loro proprio guadagno, con i risultati indescrivibili e inaccettabili che a volte la cronaca posta alla luce.

  10. Togliere ogni privilegio di stipendio, ogni immunità parlamentare e ogni altra ingiusta agevolazione a chi sta al governo, perché la politica deve essere al servizio del cittadino e non viceversa..

 

Per il momento mi fermo qui, senza affrontare altri temi, quali le riforme scolastiche, sanitarie, pensionistiche e tantissimi altri problemi che ci affliggono..

Il mio è solo un esempio, rivedibile, correggibile, ampliabile, discutibile: è una bozza, un sasso lanciato..

 

Lo lancio agli amici viola e a tutti i miei amici e fan, ma soprattutto lo lancio nel mio cuore, che ha sete e fame di giustizia sociale, di pace, di fratellanza universale..

Perché anche se sono relegata in casa e tutto è diventato più difficile, dal punto di vista logistico, - ed un altro dolore, acuto e ormai cronico si è aggiunto a tutte le mie preesistenti patologie - ho trovato la vera me stessa.

Mettendo insieme, come in un puzzle cominciato tanto tempo fa e poi interrotto inconsciamente, abbandonato nella sua scatola, aperta alla polvere e al logorio del tempo, relegato nella soffitta polverosa dei miei ricordi, delle mie intenzioni mai messe in pratica, dei miei progetti stravolti dalla vita che mi ha sempre portato esattamente all’opposto di dove io volevo andare, di dove credevo di andare.

Ciò è stato frutto del mio grave disagio psichiatrico, del mio vissuto infantile, del mio carico karmico..

Questo karma, che è l’insieme di tutto quello che ho fatto, pensato, provato, subito, sentito, delle mie intenzioni, in tutte le vite passate, come il profondissimo zoccolo, enorme e semovente, sepolto e semi galleggiante nelle acque gelate dei nostri oceani estremi: l’iceberg e del quale esce fuori dall’acqua solo una punta, una cresta, che è la mia vita presente.

Questo iceberg fatto da una parte sepolta nell’oceano del tempo e della memoria cosciente e perduta, guida e influenza enormemente la piccola frazione visibile, pur se apparentemente sembra essere lei ad avere un governo autonomo, una volontà tutta sua.

Invece è il peso, l’inclinazione di ciò che è sepolto sotto la superficie scura e riflettente dei mari ghiacciati, che dà la direzione a quello che si trova sopra e che subisce i venti freddi o il disgelo, a seconda della destinazione che è insita nella massa invisibile..

 

Il karma si può cambiare: è una catena che si può riforgiare o spezzare, ma ci vuole molto lavoro, pazienza, forza, coraggio costanza e le tecniche giuste.

Io ho scelto quella buddista laica, che è perfettamente consona alla mia mente e al mio cuore e risultati ne ho ottenuti di immensi e incredibili: io sono viva, sia nel corpo che nello spirito solo grazie alla pratica della meditazione buddista, che mi ha fatto scoprire cosa sono cosa voglio, cosa posso fare e come..

Tutte domande alle quali non avevo fino ad allora mai trovato risposta.

 

Certo, dipende tutto da me, dalla mia volontà, dalla mia decisione di non arrendermi, neppure ora, ferma, con il corpo spezzato in due da un dolore continuo e che mira a distruggermi.

 

Ma io sono indistruttibile e me ne andrò da questa vita solo quando avrò portato a termine il mio compito..

Lo farò serena e leggera, tornerò alla luce del nirvana, per poi affrontare una prossima vita, un prossimo compito, raggiungere il mio prossimo traguardo spirituale.

 

Questo è quello in cui credo.

 

Se pensate che io sia folle, fate pure, perché, - come diceva la grandissima poetessa e donna Alda Merini, dichiarata folle come me - lo dice lo stato, lo sancisce, che io sono folle, ed io aggiungo che mi paga pure, anche se pochissimo, da non poter di sicuro sopravvivere..

 

Quindi, senza fare del male a nessuno, o almeno, senza l’intenzione di fare del male a qualcuno, - e in questo momento sto pensando a quanto dolore ha causato ai miei famigliari il mio modo di essere - sono libera di dire tutto ciò che voglio e sento…

 

Un abbraccio sincero e fraterno a chi ha la pazienza di leggermi.. ed un ringraziamento che parte dal mio cuore oggi un po’ stanco e malinconico..

 

 

14 aprile, ore 8,21

 

 

Buongiorno, amiche e amici! Buongiorno a me…

 

Ieri è stata una giornata lunga e difficile, con il dolore fisico sempre addosso, a mordermi nella gamba e nel piede, alla schiena e al bacino.

 

Invano ho messo una trapunta sulla poltrona, per renderla più morbida, invano ho cercato una posizione riposante. Nulla è servito

Ed oggi pure si presenta nello sesso modo. Il dolore è già forte ed ho disbrigato solo le mie necessità igieniche.

 

Con il lavoro delle mie gentili e affettuose aiutanti, la mia casa è perfettamente in ordine e pulita, le mie piante godono di ottima salute ed altre sono state aggiunte, fiorite e primaverili, a quelle che avevano terminato il loro ciclo annuale..

Alcuni miglioramenti sono stati approntati dal disponibile e bravo marito della mia dolce collaboratrice domestica ed altre, necessarie ad affrontare l’imminente calura estiva, come il montaggio delle tende esterne sui portoni d’ingresso e le finestre esterne, saranno eseguiti domenica prossima.

 

Il poco cibo che serve a me e al mio vecchio, stanco, adorato figlio canino, in casa c’è.

 

Le visite di Ale sono puntuali e aspettate, preziose, anche se mi trova sempre immersa nel mio instancabile lavoro.

 

Altre amiche e amici nuovi, conosciuti attraverso questa formidabile porta telematica aperta sul mondo, sono entrati, accolti con gioia, nella mia vita: ieri, per esempio, ho parlato per due ore con un amico che sta in Africa a lavorare… come altrimenti sarebbe potuto succedere che le nostre anime colloquiassero serenamente e proficuamente fra loro, senza queste meraviglie tecnologiche?

 

Oh!, se i nostri governanti abbandonassero il loro essere asserviti alla sete di potere e di denaro, se le lobbies mondiali smettessero di seguire ed eseguire i loro piani malvagi e misantropi e, invece, dedicassero le loro enormi risorse, esperienze, idee, capacità tecniche e volontà, alla crescita eco solidale dell’umanità tutta, come splendido sarebbe questo angolo di Universo, quale giardino di pace e prosperità espanderebbe le proprie energie positive alla Matrice cosmica e quante, altrettanto positive, ne riceverebbe indietro!

 

Invece chi ci governa, quasi ovunque, è accecato dalle smanie malate e private dei singoli che giungono ai vertici del comando, spinti e sostenuti da masse che non sono capaci di fare altro di immedesimarsi in loro, operando così il tranfert delle loro proprie insoddisfazioni e frustrazioni personali, date dal non sentirsi nessuno, dal non sentirsi ‘ vincitori’, senza capire che vincitori non sono proprio perché hanno rinunciato a seguire la propria coscienza, il proprio cuore e hanno accettato di ragionare con le proprie tasche e i propri abnormi io, stravolti da una vita condotta al di fuori dei canoni genetici, etici e di crescita spirituale e civile che abbiamo inserito, inamovibili anche se ignorati e calpestati, dentro!

 

In ogni essere umano c’è un’anima spirituale e volta alla crescita, allo studio, alle affinità cosmiche, così come tale essenza io vedo anche negli animali, nelle piante e nelle cose inanimate: alla cura di questa attraverso l’amore, dovremmo votare le nostre vite…

Ma pochi lo fanno e quei pochi si ritrovano soli, emarginati, incompresi, dichiarati folli..

 

Perciò, anche stamattina, voglio raccontarvi un storia, vera, come sempre, tratta dal romanzo infinito e multicolore della mia vita…

Così, abbandono questi tristi pensieri che aggravano il mio stato psicofisico, e, magari farà sorridere, o piangere, voi..con me…

 

IL SALUTO DELLA VECCHIA 128 FIAT ‘GIALLONA’  

 

- questo racconto lo trovate nella pagina KAIKI ED ALTRE NOVELLE  -


 

 


 

 

 



 


 

 

 

JEROME
JEROME

 

 

15 aprile, ore 6,15

 

Dedicato a tutte le creature innocenti che vengono uccise..

 

 

La malvagità e l’insensibilità umana non ha limiti..

 

Quando ero giovane, mi recavo quotidianamente al canile della mia città.

 

Allora vigeva la legge che dopo tre giorni, se il cane accalappiato non fosse stato reclamato o riconosciuto da nessuno, sarebbe stato ucciso con il gas.

 

Io, allora, questo non lo sapevo e mi procurò un dolore immenso quando ne venni a conoscenza il giorno in cui mi recai presso quella struttura per collocare un vecchio cane da caccia trovato quasi morto di fame e che io, dopo averlo rimesso un po’ in sesto e non potendolo assolutamente tenere con me, avevo portato là con la convinzione che avrebbe trovato un nuovo padrone o comunque un rifugio sicuro dove portare a termine il poco tempo che gli era rimasto da vivere.

 

All'inizio fu un'iniziativa mia e del custode che fungeva anche da boia - che boia fino in fondo non era - di lasciar da parte ancora per qualche giorno, qualcuno dei cani più giovani e affabili di carattere, mentre io affannosamente cercavo qualcuno che li accogliesse, prima che venissero soppresso in modo così stupido e crudele.

 

Poi fu il comune, dietro mia richiesta, a darmi la libera gestione di due box, deve tenere a tempo indeterminato quelle povere bestioline che ' meritavano' di essere salvate e che io sceglievo, grazie alle mie esperienze cinofile ed ai miei, seppur incompiuti, appassionati studi veterinari.

 

Quante lacrime di gioia ho versato ogni volta che uno di loro abbandonava per sempre quel lager, scodinzolante e con gli occhi accesi, per entrare nel seno della sua nuova famiglia!

 

Ma quante ne versavo il giorno fatidico della sentenza mortale per tutti gli altri, ugualmente innocenti, che venivano rinchiusi in quella celletta senz’aria, ammassati in malo modo, ringhianti, rivoltosi, rotolandosi attorno al laccio che li imprigionava al collo senza possibilità di fuga, oppure sottomessi e terrorizzati, con le orecchie basse, la coda tra le gambe e lo sguardo implorante!

 

Chi dice che gli animali non hanno paura di morire è perché non sono mai stati in un mattatoio o in un canile: ogni animale 'annusa’ l'odore della morte da lontano e sono i loro occhi ad esprimere tanto sconcerto e terrore che neppure l'essere umano può provare, se non quando viene barbaramente torturato e ucciso, proprio come noi facciamo con loro.


Avete mai guardato dentro gli occhi di un cane mentre viene trascinato alla camera a gas?


Avete mai guardato dentro gli occhi di una mucca o un vitello, inchiodati a terra da una catena che stringe loro il collo, costringendoli ad inginocchiarsi, così, pieni di vita, senza una preanestesia che li allontani almeno un po’ dalla coscienza e dal dolore di quello che stanno per affrontare, che riconoscono benissimo e cioè la fine della loro vita ancor fiorente o addirittura appena nata?

 

Avete mai ascoltato il belare smarrito e pieno di domande, come un coro di bimbi abbandonati mentre, tutti raccolti nello stesso recinto, gli agnelli aspettano, affamati, assetati, guardando la mano guantata che inesorabilmente li afferra senza garbo per le zampe, uno alla volta e sotto gli occhi increduli e atterriti dagli altri affonda decisamente il coltello nel tenero candido collo, recidendo quell’ultimo belato che si esaurisce lentamente nel gorgoglio del proprio sangue? 

 

Io l’ho fatto. Tutto questo io l’ho visto e vissuto, come fosse fatto a me, portatavi dalle vie di questa mia terrestre esistenza.

 

La prima volta che fu l’ora ‘ dell’infornata ‘. – come la chiamava lui-, il custode del canile mi chiese se gli davo una mano.

Io mi sentivo attirata magneticamente da quell’evento inesorabile, anche se una parte di me avrebbe voluto correre via oppure fermare quell’uomo, che aveva indossato una maschera di ghiaccio e violenza sulla sua solita bonomia, e inchiodarlo al muro della sua personale responsabilità di farsi fautore di un così inutile e orrido misfatto.

L’altra parte, invece, voleva vedere, voleva essere conscia, voleva partecipare fino in fondo alla fine di quelle vite che tanto avrei voluto salvare ma, non essendo riuscita nel mio intento, delle quali sentivo il peso e la colpa della loro morte.

 

Così acconsentii.

 

Il custode, quindi, mi chiese di aprire e richiudere la piccola porta di metallo spessa e pesante, scrostata all’interno dalle unghiate feroci inferte dai morituri, in cerca di una ultima impossibile salvezza, ogni volta che lui si avvicinava con una nuova vittima e di aiutarlo ad impedire che gli altri, già rinchiusi, ne uscissero.

 

Fu un compito assai difficile, fatto di grida, di mani alzate minacciosamente, di velocità frenetica e concitata, tutto questo ripetuto almeno una decina di volte.

 

Prima dentro i più mansueti, che si lasciavano trasportare o trascinare, ormai consci e rassegnati, alcuni addirittura agognanti la fine della loro prigionia e sofferenza, poi, per ultimi, quelli ribelli, che appena introdotti nel buio cavernoso antro, rivoltavano il proprio terrore sui compagni di quella sorte crudele e assurda, azzannando e mordendo a destra e a manca, impazziti, come se il loro ribellarsi alla violenza che stavano subendo con tutta la violenza di cui erano capaci avesse potuto liberarli.

 

Così, introdotto l’ultimo, recalcitrante, strozzato, con la bava alla bocca, il tonfo della pesante angusta porta si fece corpo nello spesso metallo della sentenza e il coro di ululati strazianti, di uggiolii, di ringhi, di grida di dolore per i morsi che i più sottomessi subivano inferti dai più spaventati ed agguerriti, restava sospeso nell’aria, quasi fermando il motore di ogni tempo.

 

E io ero immobile, fuori, al vento e al sole, ma, ugualmente, ero dentro con loro al buio, nel tanfo degli escrementi emessi per il terrore e lo sconcerto, aspirando insieme a loro l’odore della morte e aspettavo la fine di quello sconcio, immobilizzata dalla mia stessa impotenza, sentendo il battito di quei dieci cuori impazziti scandire all’unisono col mio unico cuore sconvolto, accelerato allo spasimo, mentre seguivo l’ombra del custode che, mugugnando tra sé per la fatica dell’impresa, imprecando contro se stesso e quello sporco lavoro che unico aveva trovato nella sua invalidità e che però dava alloggio e cibo alla sua numerosa e misera famiglia, girava l’angolo e si recava dove solo lui poteva entrare ed azionare il meccanismo dell’immissione del gas nella cella della morte.

 

Poi, ecco il sibilo alzarsi su tutto, punteggiandosi man mano delle tossi delle povere bestie, delle grida strozzate, dei mugolii sempre più flebili, deboli…

 

Alla fine il silenzio coprì, rumorosissimo, lo spegnersi di tutto e restò solo il mio cuore impazzito che scorreva sulle mie guance in lacrime lunghe e silenziose, senza più un pensiero né un moto, ma solo il manto della morte che mi avvolgeva, misterioso e pesante...

 

La voce del custode mi scosse, chiedendomi se mi sentivo bene ed io abbozzai con un cenno di testa, decisa a restare fino all’ultimo, per bere quell’amarissimo calice, goccia dopo goccia, senza lasciarne più nemmeno una traccia a quel giorno che si era macchiato di cotanta inutile, incomprensibile crudeltà.

 

E fu l’aria di nuovo a invadere la stanzuccia dolente, silenziosa, dopo che la porta, aprendosi alle mani del suo manovratore, donò alla luce del giorno azzittitosi, l’immagine mai dimenticata dei corpi, sporchi, sanguinanti per i morsi subiti e dati, abbandonati ad una pace che non si palesava in nulla se non nel sorriso incredibile del più grosso e incattivito di tutti, che, aspirando l’ultima boccata di gas, si era rappacificato con se stesso ed il mondo, lasciando di sé ciò che non aveva mai ricevuto ne mai era stato in grado di dare.

 

Non ho più assistito alle successive esecuzioni: dopo pochi giorni di inerme sgomento reagii, chiamando a raccolta le amiche e gli amici che già mi aiutavano nel mio progetto di salvare più vite possibile, firmando una petizione al sindaco, con l’appoggio dell’E.N.P.A.

 

Dopo poche settimane giunse l’atteso decreto del sindaco di interruzione delle soppressioni e poi, finalmente, la legge nazionale.

 

Il resto è storia.

 

Il mio cuore triste e affaticato, stamattina rivolge il suo amore a tutte le creature di qualsiasi specie, naturalmente anche umane, che sono state uccise inutilmente e crudelmente dagli altri esseri umani: non per pietismo, non per demagogia, ma perché ancora e sempre sento dentro di me, continuamente, riassunte nel mio grande inestinguibile dolore, tutte le loro ultime, disperate, straziate, silenziose grida di sgomento.

 

Uno sgomento che non è dato dalla morte in sé, parte genetica della vita, al pari della nascita, della quale è sorella e madre, ma dalla fine violenta, provocata, decisa da altri, da esseri umani asserviti alle soglie dell’oscurità fondamentale, per bramosia di potere sulla vita stessa, con l’intenzione e la volontà di sostituirsi alla Legge reggitrice del cosmo, alla quale ogni religione dà un proprio nome, assecondando la propria cultura, ma che in realtà è una sola per tutto e tutti.

 

Violenze e assassinii eseguiti con l’intento ed il disperato malvagio disegno di impadronirsi di ogni segreto ancora celato, non per metterlo al servizio del cosmo tutto ma, al contrario, per divenirne incontrastati padroni e reggitori di quanto ci circonda, avvolge e permea, vivendo di noi, esprimendosi nelle vite di ogni sua creatura, pensante o no.

 

Caino ogni giorno uccide Caino.

 

 

16 aprile , ore 4,45

 

 

Sono quasi le 5 del mattino ed io sono già sveglia da un po’ ..

 

Ho fatto qualche lavoretto in casa che proprio ieri sera non ero in grado di fare, tipo mettere fuori il pattume e dare da mangiare al cane..

Il dolore fisico era troppo forte, dolore che si trasforma in stanchezza estrema e che mi fa addormentare senza accorgermene nella stessa poltrona sulla quale ho trascorso tutta la giornata.

 

Alla fine di tutto, dopo alcuni giorni di shock per ' digerire ' la conclusione che ho tratto da me, dopo quattro mesi di assidue e forti cure, che quello che mi è successo sia irreparabile, cosa che però sarà sancita dalla risonanza magnetica che eseguirò il 22 prossimo, non m’importa poi così tanto di quello che mi è successo, perché ho vissuto momenti assai peggiori, quando avevo perso la voglia di vivere.

 

Certo che non è facile vivere così: stamattina mi ha svegliato il dolore alla schiena e alla gamba e i due giorni appena trascorsi sono stati duri: ora non prendo più medicine perché ne ho prese per 4 mesi, antidolorifici, antiinfiammatori e pure il cortisone, una cura massiccia da tirar su un toro morto, ma … è stato come assumere acqua fresca! Però intanto il mio stomaco e il mio fegato erano entrati in sollevazione popolare..!.. e così ho sospeso ogni cura: che ci posso fare?

 

Il 22 prossimo, dopo il risultato della risonanza magnetica, forse si capirà qualcosa di più di quello che mi è successo, forse, perché quasi sempre le mie malattie sfuggono a diagnosi precise e vengono definite ‘ di natura psicosomatica ‘, poiché io metto sempre dentro di me tutto il dolore e i disagi che provo e ho imparato che al peggio non c'è limite..

 

Ma sono molto serena, poiché ricordo vivamente momenti molto peggiori:l'anima, quando fa male, il cuore, quando è dilaniato, procurano dolori tali che questo attuale non è nulla e poi ormai, sono abituata al dolore fisico vivendo da tempo con diverse patologie croniche molto fastidiose.

Bisogna solo imparare a conviverci e lottare perché la mente resti sveglia comunque, nonostante tutto e mantenere il cuore e l'anima vivi e aperti.

 

Ho tentato nove volte di suicidarmi e la prima volta quando avevo solo 12 anni! Mi hanno sempre salvato miracolosamente.

 

L'ultima volta ho preso 850 pillole di psicofarmaci velenosissimi, ho avuto 12 ore di convulsioni e i medici, non sapendo che avevo assunto farmaci, perché l'avevo fatto accuratamente di nascosto, mi hanno imbottito di valium, per cercare di sedarmi, aggiungendo veleno al veleno. Quando poi il giorno dopo, si è scoperta la verità, mi hanno dato per spacciata, ovviamente.

Io però, dopo 6 giorni di coma, mi sono svegliata ed ero un'altra persona. Come fossi morta e risorta, portando con me la visione del nirvana, che avevo vissuto nell’incoscienza dello stato di pre – morte e sapendo che esso vive costantemente dentro di me, anche quando tutto quanto fuori, nel mondo, negli altri, nel mio corpo, brucia di violenza in un inferno di ingiustizie, di immani sofferenze.

 

Così, con questa coscienza, con questa certezza, il dolore dell'anima mia era sparito, lasciando dentro di me, al non atteso risveglio, una grande dolcezza e serenità e tanta voglia di esprimere me stessa, di prendermi cura di me, finalmente, di dedicarmi ad esprimere e a dare corso e risonanza alle mie capacità artistiche e spirituali.

 

Da quando ho cominciato a seguire questo mio progetto, man mano che esso si sviluppava e prendeva maggior forza, determinazione e coscienza di sé, la mia vita è cambiata radicalmente: sono stata miracolata almeno per la quarta volta dato che

i dottori non si spiegano come io abbia potuto risvegliarmi, sopravvivere, anche in altre tre occasioni..

 

Evidentemente, mi sono detta, ho qualcosa di importante da fare qui: portando anche il mio messaggio di speranza a chi soffre, perché, se ce l'ho fatta io, ce la può fare chiunque a comprendere la circolarità del tempo e della vita, a sentire nelle proprie fibre che nulla finisce ma che, dopo la morte, ci si risveglia in un altro corpo, avendo la nostra amata e preziosissima anima in noi e tutto quello che abbiamo fatto e provato, lasciato nel nostro profondo io segni e tendenze inconsce che comunemente la filosofia occidentale chiama ‘ carattere’ ma che quella orientale definisce come peculiarità, come ‘ Karma ‘.

Le filosofie orientali antiche sono molto profonde e sagge e insegnano ad affrontare le difficoltà e i dolori inalienabili della vita in modo sereno, senza lasciarsi prendere e portare via dalla disperazione, ci indicano come fare per non rinunciare mai alla nostra dignità di ‘ essere senziente ‘, umano o vivente in altri lontanissimi pianeti.

 

Se si pensa, confrontando la nostra realtà, all’immensità senza fine del cosmo, che va sempre espandendosi - anche secondo le nuove scoperte astrofisiche - ed alla moltitudine dei corpi celesti, dalle miriadi di particelle infinitamente piccole, alle enormi masse di materia pulsante e accesa, come le stelle, alla quantità di esseri viventi a noi sconosciuti ancora qui sulla terra, dove ogni giorno si scoprono insetti e piante mai visti prima nonostante l’essere umano stia cercando da molti secoli di sventrare e catalogare i segreti e le manifestazioni di Nostra Madre Natura, ci rendiamo conto di quanto, quanto esigue fossero le possibilità che il nostro nucleo energetico prendesse corpo in quello di un essere umano, il numero dei quali, confrontato all’infinito, non arriva a pesare neppure come un granello di sabbia.

 

Questa coscienza dà alla nostra vita un particolare peso e una grande importanza, di cui la maggior parte dell’umanità dei nostri tempi è completamente ignara, perduta e prigioniera nelle maglie stritolanti della cultura consumistica.

 

Mentre invece, se analizziamo le religioni tribali, quelle dei nativi americani, degli egiziani e tantissime altre ancora più antiche e perdute, esse avevano compreso ed esaltato l’importanza di ogni manifestazione terrestre, divinizzandola, rispettandola, riconoscendosi in esse e sentendosi parti insostituibili di esse, ammirando estasiati l’infinita meraviglia dei corpi celesti, delle manifestazioni meteorologiche, fisiche, chimiche e biologiche, rendendo divini il sole, la luna, ma anche il gatto, il serpente, lo scarabeo, i boschi, le praterie, cogliendo la meraviglia dell’acqua, del fumo, del fuoco, del sangue, delle energie mentali e psichiche e naturali come ‘ medicina ‘, per le sofferenze del corpo e dello spirito, rispettando ogni creatura e la sua vita, attingendo dagli infiniti frutti offerti dal nostro ecosistema solo la quantità necessaria al sostentamento, vivendo senza l’ignoranza e la paura della morte, ma considerandola matrice di vita e spesso mezzo per cercare o ritrovare la propria dignità in un contesto sociale - ‘ dulce et decorum est pro patria mori’ ( è dolce e onorevole morire per la patria ) dicevano i latini, inserendo l’offerta della propria vita per le necessità della propria comunità tra le manifestazioni più sacre e apprezzate della società stessa- , stabilendo gerarchie umane inizialmente improntate alle leggi naturali, alla saggezza data dall’esperienza di una lunga vita vissuta e di tante prove affrontate e superate, oppure alla presenza in alcuni individui di capacità creative particolari e illuminanti.

 

Quella era pura saggezza!!!!!

 

I veri trogloditi siamo noi, che tutto strumentalizziamo e facciamo soggiacere alla sete di potere e di denaro, allo ‘status quo ‘ che non è altro che la divinizzazione dell’apparenza!!

 

Dal ‘ penso quindi sono ' e dallo ‘ scopri te stesso’ siamo passati attraverso ‘ essere o avere? ‘ alla sacralizzazione del mero apparire, dell’edonismo più sfrenato, dello sfruttamento delle ricchezze comuni più idiota, innaturale e privo di ogni utilità e rispetto!

 

L’umanità ora è un violento Narciso che raggiunge il suo scopo solo morendo, inconscio di tutto e di tutti, affogando nell’acqua inquinata che, menzognera, riflette le proprie bellezze inesistenti….

 

La società mi ha dichiarato folle, nelle mie visioni, nelle mie manifestazioni energetiche, nelle mie percezioni della realtà e degli altri, nei miei ‘poteri extrasensoriali’ non riconosciuti, ma decretati frutto di una mente ammalata ed ha cercato di mettermi a tacere, drogandomi con medicinali chimici che mi avevano tolto ogni barlume di coscienza e di lungimiranza, facendomi sentire ’ diversa ’, inaccettabile agli occhi stessi di chi ho generato e di chi mi ha generato, costringendomi ad una vita priva di dignità ed indigente, facendo soffrire chi più ho amato e mi ha amato, nel parossismo di un meccanismo che porta inevitabilmente al suicidio, come unica strada percorribile per sfuggire alla condanna decretata di non essere accettabile, intruppatile, equalizzatile a tutti gli altri.

 

Se questo vuol dire ‘essere folli ‘, ebbene io ne vado fiera!

 

Non appartengo alle categoria asservita delle famiglie del mulino bianco: io vedo le vite passate, vengo da un altro pianeta, sento i più profondi pensieri della gente, parlo, ascoltata e risposta, con gli animali, con le piante, non temo la morte ma la ritengo madre e sorella della vita, piego o spezzo con i miei flussi magnetici gli oggetti elettrici ed elettronici, ho capacità diagnostiche nel mio sentire istintivo, so essere in più posti contemporaneamente con la mia sostanza energetica, non odio nessuno, non mi ribello rispondendo con la violenza alla violenza, ma cerco sempre il dialogo e lo scambio culturale, ho personalità diverse che convivono dentro di me unite ma inequivocabilmente distinte tra loro, ognuna con un proprio linguaggio e una propria posizione gerarchica e so amare più persone contemporaneamente senza che il flusso del mio amore diminuisca, anzi, all’incontrario, esso aumenta..

 

Ma non sono capita, condivisa, sopportata.

 

Se questo per l’odierna società è essere folli, malati di mente, sono fiera di esserlo, di non appartenere a questa umana genia e di venire da un altro pianeta.

 

Se questo mi ha portato ad una vita di solitudine, povertà, incomprensione, l’accetto: accetto di essere la VOCE CHE GRIDA NEL DESERTO..

 

Verrà un giorno che la mia voce, assieme a quelle mie simili e tante, verranno ascoltate.

 

 

17 aprile ore 8,47

 

 

Ieri sera piangevo.

 

Sono assai più fragile di quanto non voglia io stessa ammettere, né a voi, né a me..

 

La determinazione e la fede sono ferme, sono infisse profondamente nel mio cuore, nella mente, nello spirito e nella mia volontà e sono estese come le radici di una quercia centenaria che ha sfidato e vinto su innumerevoli tempeste, ma che, in alcuni rami spezzati, in una curvatura verso la terra, in una breccia nella dura scorza, in varie foglie ingiallite, pronte a cadere, rende manifesti i segni della sua dura, indomita lotta per l’esistenza.

 

Alcune foglie gialle, tante ieri sera, nel momento quotidiano più difficile, quando il dolore fisico, seppur inascoltato e ignorato volontariamente, mi ha stremato, quando sento l’eco della solitaria distesa di questa grande casa fatta per accogliere una famiglia, che io ho ma con la quale ci sono inevitabili distacchi, quando il buio che cala dalla finestra ed il silenzio della strada mi riporta alle grida del mio cuore, hanno creato una pioggia gentile ma fitta, sul mio viso stanco di bambina di 55 anni.

 

Allora il mio amato figlio canino, come lo chiamo io, il mio Jerome, si è alzato dal

suo ‘ divano, dove ormai, fiaccato dalla vecchiaia e dai miei tanti dolori, trascorre dormendo quasi tutte le sue ore, sempre vicino a me, nella stessa stanza in cui sto: si è alzato zoppicando, perché ha l’artrosi proprio alla zampa che corrisponde a quella mia gamba ammalata ed è giunto fino a me.

 

Io piango silenziosamente, senza singhiozzi, pianti antichi che hanno perso voci e rabbie e lui è completamente sordo, tanto che per svegliarlo, quando dorme, occorre toccarlo, scuoterlo dolcemente.

 

Ma il mio pianto, quello, lo sente e non con le orecchie offese ed inani, ma con l’anima sua, fine uditrice della realtà e della mia vita.

 

E’ giunto a me e mi si è posto di fronte, guardandomi fissamente negli occhi, col suo sguardo accurato, attento, vivo, presente, intelligente, penetrante, adorante, comprensivo..

 

Io, sorridendo tra le lacrime che scorrevano ancora più copiose, ho accolto il suo amore dentro di me, ricambiandolo con tutte la mia forze, accarezzandolo gentilmente, ormai reso magro e fragile dalla vecchiaia e i nostri occhi si cullavano a vicenda.

 

Tutti i suoi fratelli, figli e nipoti sono già morti, mi ha detto la sua allevatrice e lui è l’ultimo rimasto di tre o quattro generazioni della sua linea di sangue.

 

Lui resiste, non può ancora andarsene e resta al mio fianco con i suoi acciacchi che lo infastidiscono assai e che hanno trasformato la sua esuberante, perfetta nelle forme e nel carattere e indomita espressione vitale, in una dolente ma estremamente elegante e dignitosa vecchiaia canina.

 

Noi sappiamo il perché del nostro subitaneo amore, immediato e spontaneo quando, aperto il portellone della macchina che lo aveva portato a me quattordici anni fa, insieme a un fratello di cucciolata, ugualmente bello, perché io potessi scegliere tra i due quello che preferivo, lui scelse me, gettandosi tra le mie braccia, leccandomi ardentemente felice, il viso, le braccia, le mani e stringendosi a me, come fossi il corpo di sua madre, la sua vera e affettuosa madre canina, ormai lontana.

 

Aveva tre mesi di vita e fu lui a scegliere me.

 

Io, in quel momento, stringendolo delicatamente tra le braccia, mi feci travolgere da un sogno, da una visione, che durò un attimo, ma che si impresse a fuoco nella mia mente, che non dimenticherò mai più e che fra poco vi racconterò.

 

Allora, giovane e ancora forte, vergine di tutto quello che dopo, violentissimo, è seguito, ma già segnata inequivocabilmente da tutto quello che, violentissimo, aveva preceduto il suo ingresso nella mia vita, sorrisi, travolta d’amore e di emozione e, con la voce stentata, rotta da onde lontanissime, dissi alla sua allevatrice:

E’ lui…”

E insieme sorridemmo, sancendo un'amicizia antica tra umani e cani con un nuovo consapevole matrimonio d’amore.

 

- Se volete conoscere la visione della vita passata che, io sono certa, ha riportato a me una nuova vita di colui nel corpo del mio amato cane Jerome, leggete la novella GERARD nella pagina apposita, qui nominata: KAIKI ED ALTRE NOVELLE. - 

 

 

Questa è una delle tante visioni delle mie vite passate, che ho ricevuto durante tre lunghissimi anni non tanto tempo fa e che, fortemente sconcertandomi, mi ha portato a cercare l’aiuto di medici psichiatrici, i quali, obbedendo al loro cieco credo, mi hanno dichiarata schizofrenica, psicotica, visionaria e via dicendo, offrendomi come cura la loro droga legalizzata per far tacere la mia voce.

 

Poi ho scoperto i libri del celebre psichiatra americano Brian Weiss, che ha dato una base medica e filosofico - spirituale a queste esperienze, che pur non essendo comuni, molti esseri umani, vivono.

 

Da allora il mio cammino nella scoperta delle mie possibilità inusuali è continuato, con più coscienza e serenità, cammino che mi ha permesso di divenire quello che sono: una donna che incarna emarginazioni e malattie, ma che ha accettato ed accolto parti della nostra mente e dei nostri poteri seppelliti nella storia e vuole riportarli alla memoria dell’umanità.

 

 

Domenica 18 aprile, ore 8,11

 

 

E’ una domenica mattina sonnacchiosa, silenziosa, un po’ fumosa nel cielo di un colore indefinito..

Fa ancora freddo, è una primavera incerta, timida, che si nasconde dietro brume leggere e malinconiche..

 

È vero che io ne vedo solo uno scampolo cittadino molto limitato, con un orizzonte stampato nella facciata rosa della casa di fronte, al di là della strada e in un pezzetto di cielo largo come la mia finestra, sopra il tetto di tegole rosse….

 

Avrei tanta voglia di andare a fare una passeggiata al mare e qui vicino il mare è uno dei più belli d’Italia, ma non c’è nessuno che mi ci possa portare e così al mare ci penso, me lo ricordo, lo rivivo dentro di me, con i suoi profumi, le sue voci profonde, ora sussurrate, ora urlate, i colloqui col vento e gli scogli, l’apertura alle nuvole,là, all’orizzonte, che si rincorrono come giocando a rimpiattino, i bimbi di una colonia di città lontane, tutti col cappellino, come usava ai tempi miei..

 

Da ragazza, ho lavorato due estati in una colonia di una cittadina del mare Adriatico, un’accoglienza per bimbi della piccola borghesia padana e che a volte ne prendeva presso di sé, gratuitamente, con pretta pietosa impietà, alcuni poveri, provenienti dal sud Italia, molti dei quali già lavoravano come braccianti agricoli.

 

Erano gli anni’71 e ’72..

 

Allora la differenza tra il sud e il nord del nostro paese era più profonda e palpabile di ora e io, che non conoscevo nulla di persona su questo problema se non quello che avevo letto sul ‘Manifesto’ o sui bollettini vari degli scioperi della rivolta studentesca, quando venni a contatto con questi bimbi, mi resi conto, stupita, di quanto davvero la loro vita fosse assai diversa dalla nostra..

 

Anzi, ripensandoci proprio oggi, dopo chissà da quanto tempo non lo facevo, sepolta dalle macerie di tutto quello che vi è crollato sopra dopo, ricordo bene la colonia in questione, che aveva un anonimo nome tipo ‘ Stella marina ‘ o qualcosa del genere ed era una struttura che ospitava bambini di ceto medio - povero, ma ancora dignitoso, provenienti dalle cittadine della bassa padana lontane dal mare, come Parma o Reggio Emilia e aveva dedicato del grande edificio un po’ scrostato dalla salsedine, di colore giallino e circondato da un cortile ghiaioso, punteggiato e ombreggiato di alti pini marittimi dal largo frondoso e odoroso ombrello, una dependance più piccola e bassa ai bambini poveri, ma poveri davvero, di un paesino interno del nostro profondo sud, di cui proprio ora non riesco più a rammentare il nome.

 

Io passai il primo turno del primo anno di questa mia esperienza lavorativa con un gruppo di bimbetti maschi emiliani, coi quali mi sentivo più in sintonia nel dividere giochi ed interessi, ma li trovavo viziati, annoiati, incontentabili e meditavo di andarmene, perché quel lavoro non mi piaceva, mi annoiava e, inoltre, la cucina lasciava alquanto a desiderare.

 

C’era poi anche da dire che io, spirito libero e ribelle, poco mi adattavo a ‘ mantenere la ' disciplina ’, imponendogliela, a questi poverelli già pieni di complessi e di difficoltà personali e, non riuscendo a trovare nessun dialogo con loro e neppureriuscendo a imporre la mia autorità, che non sentivo affatto di possedere, sui loro visetti impertinenti ma in un certo qual modo sofferenti e disadattati, questo faceva del mio gruppo il peggiore di tutta la colonia e la direttrice mi chiamava spesso nel suo grande ufficio di fianco al refettorio, che sembrava tanto un’aula scolastica deserta, per redarguirmi o spronarmi a fare meglio, cosa che, inevitabilmente non mi riusciva.

 

All’inizio del secondo turno, mente il primo, fatte su le poche cose, magliette, calzetti e ciabattine o zoccoletti, se ne tornava pieno di giubilo tra le braccia amorose o meno dei loro ‘ mamma e papà ’, arrivò questo nutrito gruppetto di ragazzacci e femminucce chiassosi ed esuberanti, che parlavano con un accento a noi assai straniero e di cui alcuni non parlavano neppure italiano, ma soltanto il loro idioma dialettale..

 

Arrivarono, scendendo dallo scalcinato pullman di linea che li aveva trasportati sin lì, nel loro primo, unico lunghissimo viaggio intrapreso fino ad allora e scesero come una torma rumorosa e frullante d’ali che si stiracchiavano, tutti compatti, occhi scuri, lucidissimi, pelli scure e ambrate dal sole con, come bagaglio, i soli abiti che portavano addosso, in una confusionaria stinta, stropicciata macchia semovente multicolore.

 

Ma di un particolare, inatteso, erano colmi!

 

I pidocchi pullulavano tra i loro neri riccetti e le scure trecce femminili, lunghe fino ai fianchi, di capelli che mai erano stati tagliati dalla nascita.

 

L’allarme scoppiò come una bomba in tutta la struttura, tra esclamazioni a stento soffocate, piene di disgusto, del personale scelto per accoglierli e così, in un attimo, quei piccoli merli diventarono sparuti passerotti, chiusi tutti insieme, - e se avessero potuto li avrebbero ‘legati’ tutti insieme, - dentro il refettorio sprangato della dependance, soli.

 

Fuori, il resto delle ’ signorine ‘ accoglieva i nuovi gruppi di urbani bambini, zittiti e spauriti, alcuni già piangenti, che chiamavano la mamma.

 

Signorine, venivamo chiamate allora noi assistenti, scelte esclusivamente per il nostro aver accettato paghe esigue e trattamento senza pause e diritti, dato che ci veniva chiesto di trascorrere tutta l’estate senza mai un po’ di riposo, notte e giorno, ad eccetto di uno solo tra un turno e l’altro, dormendo nelle camerate dei bimbi, divise e protette esclusivamente da una tendina di cotone e condividendo i, poveri, pasti con loro, senza che nessuna di noi avesse una preparazione specifica alla pedagogia, ma tutte affidandoci alla nostra buona volontà e inventiva, che alla fine diventava puro spirito di sopravvivenza.

 

Invece il gruppo delle addette a risolvere l’inatteso quanto fastidioso problema degli ‘ altri ’ bambini era animato da accese discussioni.

 

Io, allora, guardai il grappolo di femminucce che mi era stato assegnato, graziose nelle loro nuove magliette multicolori, prima di venir unificate nella ‘divisa’ che avremmo poi loro assegnato; vedendole chiacchierare a bassa voce, guardandosi intorno con occhi già pieni di ancora inespresse pretese, sentii il mio cuore volare tra quegli occhi scuri, selvatici, pulsanti, che erano stati rinchiusi, senza colpa e già reietti dal resto della loro temporanea comunità..

 

Così, mi recai di corsa dalla direttrice - affidando le ‘mie’ bimbe in attesa di salire in camerata per disfare le loro valigette di plastica con Minnie e Paperina dipinte sopra alla collega più vicina - e le chiesi di affidarmi un gruppo di quei ‘ maschi’ pidocchiosi e vivacissimi.

 

Ella mi guardò, scura in volto, per un attimo stupita, poi nella sua scaltra mente fece due più due, capì tutto e mi spedì col il resto del personale che già stava indossando cuffie e guanti, pronto, se pur assolutamente controvoglia, ad affrontare il POBLEMA vivente di quel bimbi ‘ alati’….

 

Diedero anche a me un camice bianco, cuffia, guanti e una tosatrice elettrica per capelli, con l’ordine di: “ andare, tosare a zero tutti, maschi e femmine, spogliarli dei loro abiti che ammucchiati, sarebbero poi stati bruciati, lavarli ovunque energicamente con spazzole non proprio delicate, rivestirli con le divise usate del turno precedente e portarli finalmente a mangiare e bere, poi a dormire nelle loro camerate, una per tutti i maschi, quasi una trentina, una per le femmine, assai di meno di numero.”

 

Entrammo allora, così armate e paludate come dottoresse ignote ed estranee, nel refettorio-lager e fummo accolte da esclamazioni di stupore e diffidenza, da quegli occhi mobili ed attenti, diventati torvi e introversi.

 

La fase dalla tosatura fu la più difficile, soprattutto per le bambine che mai avevano ricevuto quell’onta e che, sentendosi private dell’immagine della loro femminilità, piangevano disperatamente, arrabbiate, snocciolando lunghe serie di anatemi a noi incomprensibili, tra le crisi di prurito isterico che sconvolgevano l’una dopo l’altra le ben nutrite ed educate signorine della mia età, non avvezze a quel contatto ‘impuro’.

 

Io, amante di tutti gli animali, delle formiche e delle api, dei maggiolini e delle coccinelle, delle lucertole, dei topolini, delle piccole serpi dei nostri fossi, non nutrivo alcun problema verso quelle bestioline, si fastidiose ma sicuramente desinate al genocidio e quindi mi prodigavo alacremente per tosare più testoline possibile, cercando facezie ed imparando subito le loro esclamazioni dialettali, chiamandoli a me con quelle stesse loro parole rinfrancanti, finché non mi trovai circondata da una frotta di uccellini che mi dicevano: “ Signurì, ammè, ammè!” sorridendo, alcuni sdentati nel cambio dei dentini da latte, altri, i più grandi, con già l’innata deferenza verso la figura femminile mista al sentimento di comando, che orgoglioso reprimeva paura e smarrimento in frasi sboccate e parole ‘da grandi’, delle quali io non capivo l’esatto significato ma intuivo la sostanza a sfondo sessuale e malizioso.

 

Finita la tosatura di quel gregge a due gambe, le femminucce tremanti e ancora sotto shock, che si passavano la mano incredula sulla rasa piccola rotondità del proprio cranio, lanciando sguardi colmi di sofferenza e rimpianto per le loro belle trecce corvine e crespe gettate a terra come un mucchio di scalpi, furono portate in un bagno a parte e lavate da altre due mie colleghe che continuavano a disperarsi per la loro propria capigliatura, programmando immediate e prolungate abluzioni con aceto caldo o shampoo antiparassitario di farmacia, mentre io accompagnai, insieme ad una delle cuoche, una donna robusta e taciturna, di origini meridionali anch’essa, nel bagno più grande la ‘mia’ torma ridacchiante, nuda come piccoli vermini bruni di terra, magri, alcuni addirittura ossuti, ma forti ed avvezzi alla fatica, dei quali nessuno copriva con le mani le proprie parti intime, come mi sarei aspettata, ma reagendo con infantili quanto già consce erezioni spontanee, che venivano esibite con orgoglio prettamente maschilista, di una prematura ma già dichiarata supremazia del loro apparato genitale, il tutto accompagnato da risa, motti sguaiati e spalle dritte di dignità ed orgoglio.

 

La pelle delle loro infantili membra, abituate di certo più all’acqua piovana o di fossi e torrenti che a quella della doccia e di quel sapone forte e maleodorante, disinfettante e antiparassitario, si arrossava al contatto di quella poco gentile brusca, ma nessuno protestava e si giravano docilmente, alzando braccia e gambe, impudici, sfidandomi ad affrontare le loro orgogliose nudità, che si arrendevano poi, ai dolci massaggi delle mie mani che, abbandonato lo sgraziato violento strumento, addolciva lo sporco incrostato dall’abitudine di vite selvatiche, ma vive e dignitose, della loro protezione naturale al sole troppo caldo delle loro pianure assetate e all’aggressione degli insetti ematofagi, come pulci, zecche e zanzare.

Alla fine di un faticoso inedito pomeriggio di lavoro, risa, sgomenti mascherati da orgoglio, rivestiti tutti, maschi e femmine, di magliette bianche e calzoncini blu recanti i segni del passato turno, fu data loro una cena abbondante, per fortuna, che, ormai stanchissimi ma affamati, spolverarono in fretta, usando velocemente le mani, spezzando il pane con gesti antichi di ammirazione e rispetto, credendo nella sua divina gratificante natura e annaffiando la loro sete e arsura provocata dall’infame sapone che li aveva grattati in profondità, con caraffe di acqua dolce e fresca, lievemente ferruginosa e sterilizzata col cloro del nostro ‘civile’ acquedotto, che così differiva da quell’acqua naturale alla quale loro erano abituati, ma che fu da tutti comunque immensamente gradita.

 

Poi, richiamati attorno a me, accorrenti, assonnati ma ancora attivi e attenti, li accompagnai nella ‘ nostra’ camerata, circondata dai loro” Resti cun noi, signurì?”, affidandoli uno per uno ai loro lettini vestiti di lenzuola candide che forse mai avevano provato, su materassi comodi e morbidi guanciali, dove sprofondarono in pochissimo tempo in un sonno profondo, che si accendeva nei loro corpi sfiniti sfumandosi sulle loro labbra in spontanei “ Notte, signurì!”, ai quali rispondevo con il cuore emozionato e stranito, prendendo ad uno la mano, all’altro passando la mia sulla testolina rapata e pungente, o donando ai pulcini più piccoli uno schioccante bacetto sulla guancia ormai addormentata.

 

Mi aggirai fra di loro finché non restai sola con il silenzio dei loro lievi regolari respiri di sonno, interrotti ogni tanto da qualche incomprensibile distorta parola che sfuggiva alle loro labbra e menti addormentate.

 

Poi, sfinita, mi accucciai nella mia branda, paludata dalla tenda lasciata socchiusa, dopo aver risciacquato l’abbondante sudore del lungo pomeriggio in una doccia fresca e ristoratrice e mi addormentai con loro, sentendo ancora il corale vociare – signurì…signurì..

 

 

Sono passati tanti anni da allora, ma io ricordo ancora i visi, le canzoni da taverna, - ohi Marì, ‘cun sta pioggia e cun ‘sto vento chi è che bussa al mio convento e attacate astuccordone - , che mi insegnarono, tra le chiare sabbie di giochi comuni con i sassi e le biglie, i noccioli di pesca seccati al sole, le capriole, le mani sulle spalle, a volte sul mio seno adolescenziale, mente la loro lingua dialettale diventava velocemente la mia, nella sua spontanea arguzia e ricchezza di naturalità.

 

Erano bimbi-adulti che non erano quasi mai stati a scuola e che già da sempre lavoravano negli orti e nei campi, a contatto con galline ed armenti: della vita sapevano già tutto, imparato dagli accoppiamenti degli animali nei cortili delle povere case e nell’ombra ronzante delle stalle.

 

Ne sapevano più di me, che studiavo il greco e il latino al liceo classico e che guidavo la rivoluzione culturale studentesca e me lo insegnarono con racconti di abitudini antiche, da me mai conosciute e forse ormai sparite per sempre, seguendomi per anni a venire in lunghe teorie di cartoline postali inviatemi a Natale e Pasqua, recanti con la malferma calligrafia, i loro nomi, Nicò, Mattè, Rocco, Antò, Giusè, Vituzzo…. e la dicitura “ tanti auguri e ossequi, Signurì!” , che sempre facevano scorrere lacrime di amore e nostalgia per quelle lucenti vite esuberanti e sincere, nate e forgiate da una terra faticosa e ingrata, quanto orgogliosa e vitale.

 

Per tutto il turno di un intero mese fummo lasciati a noi stessi, comunità a parte, con regole accordate tra noi e mai disattese da nessuno, fiorite dalla mia comprensione e amore che sfociava e fioriva nel loro amore e comprensione.

 

Oggi essi sono giovani uomini e qualcuno di loro forse non è già più, perché allora già minato ai polmoni o al cuore da nascite predestinate a morti precoci.

 

Ma, come io ricordo di ognuna di quelle ‘cocce pelate’, gli occhi e l’atteggiamento tumido delle labbra, passionali per genesi, così, sono sicura, essi ricordano di me le carezze, i lazzi, le canzoni urlate a squarciagola lungo le obbligatorie marce serali sotto l’ombra del viale orlato dai pini:

ohi Marì, ohi Marì, famme ddurmì unanuotte bbracciata cuttè … e togliteacmmisella…a cammisella, gnornò, gnornò………………..

 

 

 

19 aprile, ore 8,24

 

Buongiorno popolo tutto di FB!!

 

Lo so che per moltissimi di voi il lunedì è una gran brutta giornata, ma a me la domenica mi mette addosso una così grande malinconia, che il lunedì mattina mi è grato e si affaccia allegro su una settimana di giorni tutti uguali da invalida, ma che mi allontana da una difficilmente tollerabile nostalgia

Perché la domenica, con le strade silenziose del paese e il profumo dei manicaretti delle tavole imbandite a festa dei vicini, sento da morire la lontananza del calore e dall’affetto della mia famiglia che da tanto tempo si è spento e ho perduto.

Ricordo i miei bimbi piccoli, in quei bei giorni di festa di tanti, troppo anni fa, quando, non dovendo andare a scuola, appena svegli correvano a saltare sul lettone, svegliandomi con grandi schiamazzi e risa e, prima di fare colazione e prepararci per la consueta passeggiata domenicale al mare o in montana, ripetevamo insieme il nostro rituale di giochi e canzoncine e bacetti umidi delle loro labbrucce rosse e fresche e i loro occhi, così grandi e accesi, brillavano di gioia e amore per me, io che allora ero tutta la loro vita e loro tutta la mia vita e l’unica mia felicità…

 

Tempi passati, che non potranno più tornare, ma che sono così scavati in me nel ricordo e nella nostalgia, che ancora ora, quando sento la vocetta di un bimbo che chiama “mamma!!”, mi giro, cercandoli con gli occhi, come se fossero ancora loro che chiamassero me!

 

E quante notti, nei miei sogni, sono popolate dai loro visi, dai loro sorrisi, dai loro capricci, dai loro abbracci, da quell’amore che ci legava così forte che, quando rientravo a casa dal lavoro, li faceva abbandonare qualsiasi cosa stessero facendo, per corrermi incontro e travolgermi con i loro festosi abbracci, cominciando a raccontarmi tutto quello che avevano fatto nella giornata, tutto quello che volevano che si aspettavano da me per la serata, finalmente insieme…

 

Dove è fuggito tutto quell’amore, tutta quella gioia di stare insieme, tutti gli ingenui giochi che ci divertivano tanto, io, bambina tra i miei piccoli adorabili figli, amati, portati in grembo e partoriti dalla mia anima e dalla mia carne?

 

E’ davvero tutto affogato e perduto per sempre, sommerso dalle difficoltà economiche, dalla fine dell’amore tra il loro padre e me, dalla mia malattia e, infine dalla scoperta, o meglio, accettazione della mia omosessualità?

 

Sembra proprio di sì, perché tra noi ora non ci sono altro che rancori mai sopiti, distanze geografiche, torti dati e ricevuti, aspettative reciproche disattese.

 

Il cammino verso la mia omosessualità è stato lungo, difficile, contrastato, segnato da importanti scelte sbagliate, che hanno minato la mia vita e la loro, tanto che a volte mi dico che io non li avrei mai e poi mai dovuti mettere al mondo per essere poi costretta dalle circostanze, dalle mie e dalle loro esigenze, dall’incapacità di trovare affettuosi compromessi, di staccarmi inevitabilmente da loro facendo di me una madre abortita e perennemente sola e infelice e di loro dei figli orfani, chiusi nelle loro ermetiche ed egoistiche vite, escludendomi.

 

Lasciando tra noi gonfiarsi sempre più questo immenso invalicabile mare di mancanze, di sofferenze taciute, di distanze mai colmate.

 

Eppure io, da bambina già sapevo chi potevo e volevo amare!!!

 

 

Ore22,14

 

Alla donna che amo

e

non sa d’amarmi

 

Ella sa di me

senza

ch’io parli

 

Mi incontra ogni giorno

alle gallerie del suo cuore

 

Io

pietra furtiva

illuminata dal buio

di chiuse miniere

ardo

spegnendo ogni sussurro

intorno

 

Valga la neve

o il vento d’estate

a rincorrere

le sue chimere

prive di favole

 

Trovasse la pace!

 

Io riderei come

un bimbo

che impara a giocare

con la sua voce.

 

 

 

20 aprile, ore 6.15

 

La solitudine della mia vita e del mio cuore, ora, è una mia scelta

Data dalla presa di coscienza del mio modo di essere. Data dalle continue conferme che, per quanto io dia al massimo tutto ciò che ho e anche di più, nutra sentimenti forti e passionali, sia affettuosa e presente, sia sempre disponibile, aperta al dialogo, intelligente e non mi arrabbi mai insomma, in due parole: LA MIGLIORE PERSONA DEL MONDO, questo non è affatto vero, perché altrimenti non sarei sola.

 

Sono io che mi vedo e mi percepisco così.

E forse, nei rapporti ‘lenti’, dove non c’è troppo coinvolgimento affettivo, dove resta spazio per me e per l’altra persona coinvolta, sono davvero così….

Ma quando le cose si stringono, quando l’amore o l’amicizia diventano forti, invadenti, quando resta quel pensiero fisso che dà il colore all’intera giornata, a tutto ciò che provo e che vivo, pur se il mio atteggiamento esteriore non cambia, quello interiore assume la grigia violenta maschera dell’aspettativa, si veste del nero delle violenze subite, o che ho ‘creduto’ di subire, non che in effetti non siano accadute, ma che non ho ancora superato, che sono ancora vive piaghe che rendono vano ogni mia migliore intenzione, avvelenano l’aria tutt’intorno e il sapore dell’acqua si fa amaro, fino a quando il rapporto scoppia, all’improvviso, mentre io ancora non mi sono accorta di nulla, mentre io vivo una realtà che non esiste.

 

Vero è che nulla è ‘vero’ in assoluto.

Vero è che non so nulla, e che questa è l’unica cosa che so.

 

Vero è che è meglio che io stia sola

Vero è che quando sarò cambiata completamente dentro di me, troverò

quell’altra figura aliena che saprà condividere con me tutto questo mio amore che non trova né uscita né entrata.

 

Il mio corpo soffre, il mio cuore pure, ma lo spirito è sereno, perché è certo, anche se io non so né come né perché, che comunque il mio essere è necessario allo sviluppo del progetto ed io mi faccio creta molle per l’Intelligenza e la Saggezza che mi ha fatto parte del suo disegno, rendendo la mia solitudine un vuoto che si riempirà con ciò che altrimenti non troverebbe luogo d’approdo.

Buon giorno a chi non riesce a svegliarsi come me, stamattina e reclina la testa sul suo lavoro, sul giornale del mattina, sul caffè che si è freddato da un poco, o sul pc, che scrive messaggi autonomi criptati per gli accoliti che sapranno riceverli e collocarli.

 

 

22 aprile, ore 6,45

 

Anche stanotte se ne è andata tra lunghi momenti di veglia, durante i quali lavoravo, e il sonno, che silenzioso, si raccoglieva su di me e mi spegneva gli occhi.

 

Stamattina penso che sia giunto il momento di darvi una spiegazione più dettagliata del mio progetto, qui, su FB e per farlo devo riassumere un attimo la situazione nella quale mi trovo, chiedendovi scusa se ripeterò cose già dette.

 

Dodici anni fa sono stata dichiarata ammalata psichiatrica dalla medicina ufficiale e di stato, alla quale, non sapendo cosa altro fare e a chi altro rivolgermi e non avendo denaro per permettermi di scegliere uno specialista a me gradito, mi ero rivolta, sopraffatta dai miei problemi e dal mio dolore..

 

Versavo allora in gravissimi disagi economici, come oggi,d’altronde, dato che i miei ripetuti e vari progetti lavorativi si erano conclusi con bilanci poco positivi e dopo la fine di due matrimoni e la nascita di tre figli, ai quali avevo dedicato tutti i miei sforzi, tutto l’amore che potevo provare e dare, tutto il mio tempo, le mie energie, ma che si stavano rivoltando contro di me come serpi allevate in seno.

 

La mia salute andava peggiorando, poiché man mano si aggiungevano con impietosa ciclicità malattie croniche, che aumentavano le mie sofferenze fisiche e diminuivano le mie forze.

 

Avevo investito sempre tutto sull’amore, spinta da un profondo vuoto interiore creatomi dalla mia infanzia.

 

Ma tutte le mie istanze e le mie ‘verità’ non erano né raccolte, né condivise dai miei famigliari, anzi, sembrava e ancora sembra che abbiamo vissuto gli stessi accadimenti in universi paralleli.

 

Ebbi allora una crisi di perdita di memoria e identità che mi portò al Servizio di Igiene mentale, dove mi sedarono, mi misero in cura con antidepressivi e ansiolitici e mi dichiararono bipolare.

 

Ma la mia situazione continuò solo a peggiorare.

 

Così cercai medicine alternative e metodi diversi per comprendere e alleviare il fortissimo dolore della mia anima, alternando in un crescendo rossiniano momenti di euforia e di rinnovata energia, a ricadute sempre più profonde, che coinvolgevano tutte le mie sfere vitali, mentre intorno a me l’orrido vuoto che io sentivo dentro dalla mia primissima infanzia, si trasformava nei miei famigliari in sospetto, in dolore, in ulteriore incomprensione, in rifiuto e poi sfociava nell’allontanamento, quando, dopo l’accettazione della mia omosessualità da sempre esistita e vissuta in modo schizofrenico e il relativo coming - out generale e le mie prime storie saffiche, che erroneamente o meno, ho voluto condividere con i miei figli senza volermi più nascondere a nessuno e per nessuna ragione, essi si sono ribellati, sicuramente per salvarsi dall’enorme mole di dolore che portavo dentro e che inevitabilmente loro percepivano e subivano e mi hanno chiesto di lasciarli liberi nel loro ambiente dal peso di questo mio ‘cambiamento’.

 

E’ sicuramente molto difficile per un figlio poco più che adolescente o anche più grande, accettare una madre omosessuale dichiarata, sofferente e instabile in maniera grave a livello emotivo e psichico.

 

L’unica cosa che mi consola è che, avendo dato loro enormi quantità d’amore incondizionato, quando erano piccoli, li ho portati ad amare se stessi e a mettere, giustamente, la loro vita al centro di sé, in modo che si sono potuti difendere anche da me, dai loro padri e da tutto quello che hanno vissuto.

 

C’è chi li definisce egoisti, perché non sono riusciti a capirmi e si sono rifiutati di aiutarmi economicamente, anche se, naturalmente essi non sono ricchi, ma avrebbero potuto rinunciare a qualcosa per devolverlo al mio sostentamento economico.

 

Però io li capisco e so che la loro è solo una autodifesa da un dolore grandissimo che io ho loro inferto, senza volerlo, e sono felice di vederli così, un po’ egocentrici, piuttosto che masochisti e autolesionisti come sono diventata io.

 

Quindi, alternando ricoveri, tentativi di suicidio, storie nate già finite e quindi dolorosissime, mi sono allontanata da casa, gradualmente prima, poi, appena ricevuta la se pur esigua pensione di invalidità, definitivamente nel 2007, cambiando regione, andando a vivere in una roulotte, vivendo una meravigliosa e dolorosissima storia d’amore, tentando altre volte di uccidermi, sempre salvata in extremis e approdando, dopo vicissitudini che ho narrato nel mio libro “ IO NON SONO DI QUI “ – qui in Sardegna, dove la mia epopea si è conclusa nell’ultimo disperato gravosissimo atto autolesionistico e dal quale inerente coma mi sono svegliata completamente cambiata: un'altra persona.

 

Dopo quattro anni di pratica buddista e di un cammino di ricerca e di comprensione interiore, la persona che ero prima si è trasformata in quella che sono ora: Arianna Amaducci, che non è il mio nome vero, scelta anche questa fatta per difendere giustamente la privacy delle persone che più amo al mondo: i miei figli, la mia vecchia madre ammalata e mio fratello.

 

Arianna Amaducci è il risultato di tutti i miei passati nel tempo senza tempo senza fine e della trasformazione nella vita presente da una disperata richiesta d’amore in una cosciente offerta d’amore universale.

 

Ma, poiché le mie invalidità sono varie e, ultima ma non ultima, l’impossibilità di camminare, non posso fare questo in altro modo che scrivendo e dipingendo: rimaste le uniche mie possibilità personali e le mie uniche abilità.

 

Da qui la decisione di pubblicare il mio diario intimo, privato e trasparente, fatto ed intessuto di tutto il mio passato e presente e di cercare di divulgare i miei quadri.

 

Anche il mio libro è stato tratto dal diario di quei due incredibili anni e poi trasformato in un racconto consecutivo, senza però che sia stata alterata neppure una mia sola parola, ma solo ricucito insieme, togliendo la cadenza e lo spezzamento giornaliero e dando unicità al tutto.

 

Io, però, non sono nessuno, non ho santi in paradiso e per tre settimane ho lavorato notte e giorno indefessamente al pc, su FB, prima un po’ alla cieca, avendo però scelto le categorie di persone a cui rivolgermi,- persone LGBT, persone che sono impegnato nel sociale, da parte della sinistra, nella protezione dell’ambiente e degli animali, - grandissima parte della mia vita-, gli esseri spirituali che accettano il concetto di ricerca e di ‘non sapere’, concetto per me fondamentale, gli artisti come me e le persone ancora autonomamente pensanti.

 

Ogni giorno, chiedendo ed accettando amicizie, dopo aver scritto la pagina del mio diario, seguendo il casuale svolgersi dei miei stati d’animo e dei miei pensieri, ho cliccato nelle loro, le vostre bacheche, il mio post propositivo, perché voi mi conosceste, perché voi mi leggeste, perché voi riceveste da me quello che io vorrei darvi e cioè una speranza per il futuro che si presenta assai buio, attraverso il mio messaggio d’amore universale che io so, si può trasformare dentro di voi, data la mia potentissima spinta energetica, in nuova forza, nuova determinazione, aiuto psicologico, appiglio,e in tante alte cause positive che poi metterete nella vostra vita, dalle quali emergeranno effetti positivi.

 

E, tutti insieme, unendo i nostri sforzi e le nostre grandissime e sconosciute risorse energetiche, trasformeremo questo nostra triste, devastata, corrotta e ingiusta società in un’altra eco solidale, tornando a vivere, ognuno di noi, il paradiso terrestre e cioè lo stato di serenità di base che ci porta ad affrontare le difficoltà inalienabili della vita, che però con una società più giusta e umana possono essere sostanzialmente ridotte, con una serenità e coscienza di noi che allevia ogni dolore, rendendolo accettabile e trasformandolo in un ulteriore passo verso la nostra propria esclusiva RIVOLUZIONE PERSONALE.

 

Ciò ci porterà a rimanere aperti agli altri, ad accogliere la vita biologica ed ecologica senza cercare di asservirla al nostro potere e senza sfruttarla fino a distruggerla. Porterà alla fine dell’ignoranza, alla fine della fame, delle guerre, delle violenze, delle ingiustizie, delle oppressioni, delle dittature di ogni tipo.

 

Ma io sono una, anche se sono un potente apparato ricevente – trasmittente.

 

Da sola non posso fare nulla.

 

Voi siete tanti e moltiplicati per i vostri amici, che sono uguali a voi, aiutati dalla Legge Mistica e Cosmica Spirituale che mi muove e mi ha mandato sin qui da tanto lontano, possiamo e dobbiamo rendere questo progetto, che può sembrare utopia, in realtà.

 

Io, dopo tre settimane interrotte di pc, sono sfinita e non ce la faccio più a rimbalzare facendo il copia incolla per ore e ore del mio postulato sulle vostre bacheche.

 

Quindi, da stamattina, conto su di voi: ricevendo il post della mia pagina diario, rimbalzatelo ai vostri amici, fan e accoliti, fate che il nostro anelito di libertà, giustizia e felicità, raggiunga, moltiplicandosi ulteriormente, ogni persona possibile, perché le mie parole sono impregnate di un energia sovrannaturale che entra in ogni persona che le ascolta, la attiva, la sostiene, dà coraggio e chiarezza, saggezza.

 

Questo non è merito mio, ripeto, però è stata la mia volontà a dar modo alla Forza cosmica di fare di me quella che sono ora.

 

Venuta e nata dal buio e dal dolore più profondo, risorta per mio volere alla luce e all’amore universale e, ora, portatrice dello stesso e della sua potenza guaritrice.

 

In cambio di quanto vi chiedo, del vostro sforzo quotidiano di far rimbalzare il nostro messaggio, metto a vostra disposizione, completamente gratuitamente, le mie capacità medianiche e sensitive, chiedendovi di pormi i vostri problemi personali, i vostri dubbi e le domande alle quali non avete ancora trovato risposta, inviandomi messaggi privati, ai quali, tutti, risponderò, partendo dalle mie proprie esperienze di dolore trasformate in luce dalla immensa forza alla quale voi potete dare il nome che più vi aggrada, che ha fatto di me suo portavoce.

 

Io vedo le vite passate, entro dentro di voi e sento i vostri sentimenti, so trasformare, se voi lo volete e me lo lasciate fare, le vostre valenze negative in valenze positive.

 

La scelta è ora la vostra: credermi una PAZZA VISIONARIA o una PORTATRICE DI LUCE.

 

Lasciarmi cadere come una MARCIA PATATA BOLENTE, o scegliere di farvi soggetto di un grande DISEGNO RIGENERATORE.

 

Con tutto il mio amore

 

Ari.

 


 


 

io...
io...

 

22 aprile, ore10.22

 

Questa risonanza non s’ha da fare!!!

 

Quando l’infinita serie di cause negative messe da me nel mio passato si esaurirà, o almeno assottiglierà le scorte?

L’autoambulanza della Croce Gialla del paesino in cui vivo, prenotata per tempo per portarmi a fare la risonanza in un centro benessere a circa venticinque chilometri da qui, è arrivata in ritardo,e, dopo un viaggio allucinante di crosscountry tutto dentro le mie povere ossa massacrate dal dolore ad ogni sobbalzo, ad ogni buca – ed erano tante- del terreno, su di una lettiga durissima, quando finalmente siamo arrivati al luogo destinato, il nostro ritardo ha impedito alla struttura sanitaria di effettuarmi la risonanza magnetica e solo dopo pianti greci siamo riusciti a convincerli a farmela stasera alle 18..

Così: ritorno a casa con i medesimi disagi dell’andata e nuovo viaggio previsto nel pomeriggio..

E domani devo partire per Roma in aereo, per il ‘ porchetta day’ incontro conviviale con le amiche del forum del sito di Miss777 sul quale scrivo da più di tre anni, durante il quale spero di vendere un po’ di copie del mio amato libro-

 

Non saprei come raccontarvi la mia delusione ed il mio dolore fisico attuale, né cosa sarò stasera e allora vi racconto un’altra storia, quella della mia entrata in questo mondo.

 

Grida di vita e di morte

 

- Anche questa è una novella che potete leggere alla pagina KAIKI -

 

 

 

 

23 aprile, ore 8.00

 

Carissimi,

oggi è il giorno della partenza per Ariccia, dove domenica parteciperò ad un incontro conviviale con le amiche del forum 777..

stamattina quindi ho molto da pare in preparativi e mi ci vorrà tempo, dato che ogni movimento mi costa grandi dolori..

 

Sono molto dolente dopo i due scomodissimi viaggi in ambulanza fatti ieri, anche se devo ringraziare con tutto il cuore questi meravigliosi volontari che mi hanno trasportato e mi trasporteranno anche oggi fino all’aeroporto, prendendosi cura di me con tanta sollecitudine e gentilezza..

Il mondo è ancora pieno di brave persone, per fortuna e sono le più semplici, le più piccole quelle che sono capaci dei gesti più altruistici, quelle che brillano di più.

 

Così ora approfitto per ringraziare ed applaudire tutti i volontari sociali di ogni parte del mondo: siete il sale della terra, cari!!!!

 

Non sono molto in forma, stamattina, ho dormito pochissimo, destata in continuazione dai miei dolori..

E allora, come pagina del mio diario, vi propongo una cosa che ho già scritto, un altro ricordo della mia infanzia, parte del duro cammino verso la comprensione e l’accettazione della mia omosessualità.

 

 

VIOLA

 

- Anche questa è una novella che potete leggere alla pagina KAIKI -

 

 

 

 

24 aprile, ore 5,54

 

 

L’incontro.

 

All’inizio fu un lucido, misterioso scritto che apparve sulla mia pagina dei messaggi privati.

 

Era un racconto, avulso da ogni contesto, ma lucido e ben rifinito, con cura artigianale e professionale distacco, che cercava nel mio fine orecchio di attenta lettrice l’appoggio compatibile che potesse accogliere e ricambiare.

 

Esso era accompagnato da una accorata e ferma pretesa di non porre domande né a lei né a me e di mandarle indietro come risposta qualcosa scritto di mio pugno, su qualsiasi argomento io volessi, come un’urgente quanto generica necessità di trovare un eco alle proprie parole, emotivamente scollegate da qualcosa che però la rendeva incollata a quel lavoro certosino di rifinitore di gemme, che non sa che forma avrà il gioiello quando sarà costruito, lontano dai suoi occhi, ma che porterà nel tempo il colore, il taglio, la brillantezza e la cura del suo lavoro, del suo impegno, del suo amore, dei suoi pensieri.

 

Poi spariva, a volte per lunghi periodi, come se la dimenticanza di me o la sua vita del tutto estranea, la portasse per luoghi così lontani, a me irraggiungibili.

 

Ma quando quei fili di frasi scritte, di brevi tratti di racconti, di desiderio di comunicare, lei, matrice di parole con me, accarezzatrice di parole, si riallacciavano, come richiamati da una forza estranea e superiore, ecco che di nuovo riappariva nella mia bacheca, inattesa ma sempre puntuale a un appuntamento senza data che ci eravamo, taciturne, scambiate.

 

Non parlavamo di noi, in quegli scambi a volte brevi, a volte dilunganti nella descrizione di realtà non attinenti né a noi né a nulla..

 

Era come un dialogo in codice, un ammirarsi da lontano, un conoscerci dentro senza prendere in considerazione tutto quanto gli altri, le altre, avevano ritenuto essenziale.

 

Era come arrivare ogni volta più nel profondo, scavando lievemente con le mani, senza violentare la sabbia fine delle nostre anime peculiari; la mia, ferita, la sua, enigmatica.

 

Poi, un giorno ella mi disse che le sarebbe piaciuto che io avessi scritto qualcosa per lei, su di lei, una volta o l’altra, ma io faticavo a mettere una persona viva dietro a quei messaggi, né mi chiedevo chi fosse né perché fosse venuta a me, né cosa volesse davvero.

 

La curiosità che normalmente chiunque altra avrebbe risvegliato in me non osava nutrirsi di domande o parole interrogative, ma semplicemente aspettava il suo essere, il suo venire, senza neppure crederci fino in fondo, perché di altre avevo sentito la profonda presenza e mi ero data incondizionatamente, ricevendo sanguinosi rifiuti, che avevano segnato, veramente a fondo il mio cuore, cambiandolo, e deponendovi il seme dell’insicurezza, del non sentirsi all’altezza, un seme a me sconosciuto.

 

E quando mi scrisse che avrebbe voluto passare il suo compleanno con me, in Sardegna, in riva al mare, cenando su di una terrazza; a quello pure io non credei, saltando a piè pari la sola idea che potesse avverarsi, spinta da tutte la aspettative disilluse della mia vita a non credere più a nulla che non alla effettiva realtà, mentre ciò di cui lei parlava, era a tutti gli effetti un suo sogno privato che, mi sembrava, non mi tenesse in considerazione maggiore di un palmizio in un angolo del terrazzo, o del lieve mormorio del vento.

 

Così, quando il suo desiderio prese un corpo, diventando un lungo viaggio, una prenotazione per due camere in un albergo e un quadro dipinto da me per lei, sono salita su di un aereo che, passando dentro una fitta coltre di nuvole sfioranti tutte le intensità del bianco, è uscito fuori in un cielo aperto, immenso, illuminato di un intenso azzurro, godendomi il librarmi tra tanto spazio e tanta libertà di sfidare e vincere le gravità del mio essere.

 

E, dopo aver attraversato l’immenso, ordinato parcheggio per uccelli meccanici, coccolata dagli addetti ai portatori di handicap, circondata da sorrisi, aiuti e attenzioni davvero inattese, sono approdata in albergo, con l’animo sereno, se pur imprigionato in un corpo dolente, aspettando questo enigma di fantasma come si fa con qualcosa di non previsto, al quale non ci si è preparati, per il quale non si è attivati.

 

E questo non vuol dire che non abbia mai pensato a lei nel tempo della sua venuta e attesa, anzi, ogni giorno andavo a sbirciare la bacheca dei messaggi, nostro piccione viaggiatore, per vedere se spuntavano le sue ali di parole concise e taglienti, ma lievi e portatrici di dolcezza, sapendo che non avrei trovato nulla e allietandomi, meravigliandomi in maniera infantile quando, invece, trovavo il suo passaggio di regale, schivo, imponente falco, lungimirante e re della luce e della notte.

 

Bisogna davvero perdere tutto per essere di nuovo vergini, per riuscire a non distorcere un’ idea, un fatto non ancora accaduto, per non mettere un viso ad una voce sentita qualche ora al telefono e non provare la bruciante delusione che essa non assomigli al prototipo costruito dall’indaffaratissimo laboratorio meccanico delle mie illusioni.

 

Bisogna passare quell’orlo di caduta a corpo libero che attraversa, bucandolo da parte a parte, il nostro angolo di cielo, per rinascere sotto un altro cavolo, o portati dall’elegante becco di una inattesa cicogna, con gli occhi puliti e liberi di un bambino al quale nessuno ha insegnato nulla e che pure tutto sa, nell’istintivo suo minuscolo perfetto essere scintilla di vita.

 

Così, di fronte al suo viso mai visto né immaginato, ho provato la meraviglia di quando si apre il sipario, rosso pesante e orlato di nappe d’oro di un antico silenzioso teatro, rivelando una scenografia fantasiosa di una regale opera non ancora scritta né mai udita, che lievemente, lentamente ma inesorabilmente, stava aprendo le sue valve di ostrica a mostrare l’inattesa perla celata dai fumi oscuri del tempo passato.

 

Poi, il tempo, il vino, le parole, gli sguardi, l’intensità della reciproca immobilità, in attesa di nulla, sono diventati vascelli di ore notturne, intime e aperte, comunicative, leggere e passate, ma non fuggite via.

 

Le mi ha letto di sé, io le ho letto di me, sorseggiando una fine mistura d’uva e di arte vinaia che solo il tempo, la natura ed il paziente lavoro di uomini pieni di conoscenza e passione sanno assemblare, trasformando due bicchieri in una immensa tavola imbandita, con tovaglie e lini di Fiandra e stoviglie di Capodimonte, arricchite da posate d’argento, non troppo nuovo, per non essere false e inutili.

 

Ci siamo sedute così, vicine, ma non troppo accostate, per stare comode, alla mensa delle nostre due anime, invincibili volatrici scolpite nella pietra di un immenso passato riassunto in un solo sospiro.

 

E le cinque del mattino sono arrivate volando su di una lunga scia di stelle e di aria, si cui entrambe son fatte e di cui entrambe hanno bisogno per esistere.

 

La buonanotte è stata un ponte costruito agevolmente per il giorno dopo, che è già giunto da ore, veglia nella mia incapacità di dormire e sonno nel suo meritato lungo riposo.

 

E mentre mi assopivo, sulla sedia a rotelle, senza neppure accedere al comodo letto pronto e in attesa alle mie spalle, ho sognato le sue mani stringere le mie, come da sempre sentite e riconosciute, nel loro profumo avvolgente del terrazzo marino che oggi non ci vedrà, ma che ci sta già aspettando, colorando i marmi, al sole primaverile di Sardegna

 

Ecco, io so chi è, ora, senza averlo sognato né aspettato prima e la vedo, non oscurata da nessuna coltre di miei filtri.

 

E lei sa di me, ignuda nella mia infantile tenerezza e ingenuità, che non riesce né vuole nulla nascondere.

 

Cosa faremo l’una dell’altra?

 

Un mosaico a cui apporre levigate tessere multicolori, come un quadro astratto ma pieno di immagini vere, sconosciute, inattese: benvenute.

 

 

 

28 aprile,ore 7,02

 

The day after.

 

Il giorno dopo arriva sempre ed è come sempre un giorno che si desta di malinconia, con un retrogusto di incompiuto, di ciò che non è stato espresso, di ciò che non è stato superato.

 

Nella fraschetta di Ariccia, dove di frasche non ce n’era nemmeno l’ombra, ma antiche volte e mattoni di tufo ocra rossastro e una moltitudine vociante e festosa nella prima giornata di sole e nel caldo improvviso di questa primavera capricciosa, erano assai poche le persone che conoscevo e ho dovuto far subito i conti con una delusione sottile che mi ha porto l’animo alla malinconia e alla solitudine.

 

Le antiche abitudini, le tendenze che ti hanno accompagnato una vita intera, anche se trasformate o cancellate, lasciano sempre un fantasma che, quando è meno opportuno, salta fori dal cassetto chiuso non proprio ermeticamente e si manifesta, capriccioso e pungente, ricordandoti che la lotta non fu stata vana, ma non fu vinta in modo definitivo.

 

E poi c’era lei, Dana.

 

A suo agio, festosa ed allegra, era ancora lei, ma non più lei, esattamente come io son sempre io, ma non più io.

 

L’ineluttabile e sancita definitiva morte del nostro amore mi ha assalita con tutti i suoi perché, ai quali la mia mente ha trovato e assegnato una risposta, ma il mio cuore no.

 

Il mio cuore è rimasto sul ciglio slabbrato e friabile di quella domanda, una su tutte, la più pungente e dolorosa: ‘ perché? ’.

 

Perché non ha potuto o saputo amarmi?

Perché non ha saputo affrontare le scelte, se pur assai difficili, per stare con me, che io al posto suo avrei affrontato e risolto nel pieno dal mio entusiastico e incosciente amore?

Perché ha scelto lei, Elisa, a me?

 

Perché ancora la sua presenza, il guardarla, il sentire il suo inconfondibile profumo mi allaga gli occhi e l’anima di un riottoso torrente irrefrenabile di lacrime.

Se pur non l’amo più

Se pur non mi ama più

 

O forse no, forse non mi voglio arrendere a questo ‘ PIU ’ sancito ormai da tempo ma che è ancora così molesto e fastidioso.

 

Poi, per fortuna è finita e il mio angelo custode, quella donna inconsueta e affascinante che da una pagina di un libro ancora incompiuto è diventata una amica compiuta e definitiva, mi ha portato con sé sulle dolci rive del lago di Castel Gandolfo e, parlandomi con la sua voce calda e un po’ roca, che sa accarezzare e frustare nello stesso momento, mi ha ricondotto, stringendo affettuosamente la mia anima tra le sue mani dolci morbide ed accoglienti, tra la brezza fresca della sera, il bianco vino generoso dei castelli e le luci che si riflettevano dondolanti, ammiccando sulla superficie dell’acqua scura dalla notte lacustre, al mio presente e vivo io, al mio progetto, alla rinnovata coscienza di me, al mio estro di vivere appieno la mia diversità come bandiera di fratellanza.

 

Stamane, ancora un poco acciaccata in un angolo, ma piccolo, del cuore e rinfrancata in tutto il mio essere da questo incontro con una creatura di un'altra realtà che divide con me il sentimento dell’alieno e la realtà dell’inusitato, riparto di slancio verso le mia meta, con gli occhi più aperti, il pensiero più saldo, il coraggio più radicato e il tenero dolce tocco della sua mano sulle mie piaghe non ancora del tutto guarite a proteggere e spandere luce di stelle sul martoriato percorso che ora conosce e accompagna, definendolo con la sua magica presenza.

 

Così torno a voi, arricchita di un nuovo antico dolore e di una attesa puntuale positiva presenza.

 

 

27 aprile, ore 7.15

 

Ritorno a casa

 

 

Buongiorno a tutti, amicie sconosciuti, buongiorno a tutti gli esseri viventi di questo pianeta..e buongiorno a me, tornata finalmente a casa dopo la trasferta di Roma, stanchissima e piena di dolori alla gamba e alla schiena, ma fortificata dalla mia stessa forza, incoraggiata dal mio stesso coraggio di viaggiare da sola, pur col pesante fardello del sapermi non più autosufficiente.

E, solitaria, nel non sentirmi sola, abbandonata disgraziata, ma fortunata, piena di risorse, traboccante di desiderio di vedere con i miei nuovi occhi quello a cui prima non facevo caso.

Ho visto il sorriso speciale di una hostess, costretta a sorridere per ore dal suo lavoro ma che ha ancora gli occhi accesi, ho visto la complicità o l’amicizia di chi lavora gomito a gomito ogni giorno per lunghi anni e attende ogni giorno alle stese incombenze, esprimendo se stesso con i propri lati luminosi e oscuri, ma presente, ogni giorno presente, dietro al bancone di un bar, cercando di farci il cappuccino più morbido, o pulendo i bagni pubblici, scegliendo il detergente più efficace e profumato, per rendere la nostra breve necessaria sosta, la più gradevole possibile. O dietro allo sportello di una biglietteria, ripetere all’infinito le stesse cose a chi le ascolta per la prima volta.

Ho visto il pianto di una bimba allo scossone dell’atterraggio, che la madre ha accolto e calmato subito con un sorriso e con le loro parole segrete, ho visto la stanchezza vestita di una importante divisa del pilota e comandante, che ad ogni volo, si carica sulle spalle quel fardello di cognizioni tecniche ed esperienze duramente conseguite, e si fa garante e responsabile della propria vita e di quella di tutti i suoi colleghi e dei passeggeri, assorti nel loro libro o persi come me a guardare le nuvole fioccose e i margini delle coste così ben disegnati da una fantasia poliedrica e incantata, dove i colori assumono le grandezze della distanza e l’occhio abbraccia parti di orizzonte che a terra non si possono immaginare.

Ognuno di loro è l’eroe di ogni giorno perché, come diceva il mio caro amico Giorgio Gaber, la vera difficoltà della vita è quella di essere ’normali’.

 

Al rientro la mia casa mi ha accolto dolcemente, abbracciandomi, col suo profumo di fiori ed il silenzio raccolto degli alti soffitti, con la felicita delle ossa indolenzite dalla vecchiaia del mio caro Jerome, il mio amato figlio a quattro zampe, che da tre giorni mi aspettava pazientemente, accudito dalla cara, insostituibile Ale, che gli ripeteva: la mamma torna lunedì e lui che contava nella sua formidabile intelligenza canina: oggi è venerdì perché gli spazzini raccolgono il vetro, oggi è sabato perché si sentono i brusii del piccolo mercato di paese poco lontano, oggi è domenica, perché il mattino è già alto e per le strade non c’è ancora in giro nessuno e oggi, finalmente è lunedì e la mia mamma torna a casa!!!!

 

Cara casa mia, dopo tanto tempo che non ho più una casa mia, dopo che non l’ho avuta mai, anche se pago l’affitto.

Ma è così mia che mi sembra di averla costruita io, blocco di tufo su blocco di tufo.

 

Mi ha avvolto di calore e nostalgia in ogni mia ora solitaria della camera d’albergo, o nelle lunghe ore di attesa all’aeroporto, immobile prigioniera della mia sedia a rotelle, mentre aspettavo che scorressero verso il mio volo di ritorno a questa terra che mi ha accolto quasi morta e mi sta seduta tutta intorno mentre ritrovo e rinvigorisco la mia vita, tanto forte e diversa che sembra proprio un’altra vita.

 

Ancora gli occhi mi si chiudono nella ricerca e nel bisogno di riposo che le emozioni di questi quattro giorni di viaggio nella mia inedita veste di ‘ diversamente abile ‘ e le parole si inceppano nei miei pensieri, nella sintassi che si incaglia in un colpo di sonno improvviso, in un bisogno di stendere lo schienale della poltrona e chiudere gli occhi, nella necessità di non pensare, mentre rivivo ancora le luci sul lago, la voce della mia amica, il chiasso della fraschetta, le dediche e gli autografi sui libri venduti, l’ascensore che mi portava all’imbarco sull’aereo, io e la mia sedia-locomotiva… le mille parole dette ascoltate e pensate nel vivere, rivivere, inventare, ritrovare, adattarmi e accoccolarmi nella mia nuova realtà.

 

Ci sarà una soluzione a questa mia infermità, io non lo so e in fondo non mi importa davvero più di tanto.

Quello sul quale conto è questo cuore di leonessa che arde ora nel mio petto, un cuore che non si lamenta più, che non cerca più, che non aspetta più, ma segue la strada tracciata dai suoi geni con la sicurezza di chi l’ha fatto sempre e nella memoria ancestrale, ricorda e rinnova quella di ogni giorno.

 

 

Ore 22.47

 

Oggi è stata una giornata dura, e molto.

La gamba e la schiena non hanno mollato un attimo di mordermi e la stanchezza accumulata nel viaggio, nelle emozioni vissute, nel farmi tutto il coraggio che mi sono dovuta fare, mi ha tolto ogni lucidità, ogni capacità di pensare, riorganizzarmi, ripartire.

 

Così ho passato tutto il giorno tra un addormentarmi e l’altro, tra un dormiveglia e l’altro, violati dalle scosse elettriche della mia gamba e quella sensazione di cadere nel vuoto che si prova da bambini, risvegliandomi d’impatto aggrappata ai braccioli della mia poltrona reclinabile, che per fortuna, nel corso della giornata ha assorbito buona parte del malessere fisico.

 

Però non è stato solo il dolore oggi a spingermi con determinazione e ripetutamente nel mondo del sonno

.

È stato il senso della solitudine, dopo aver vissuto quasi quattro giorni fuori, tra la gente, con un’amica che si è presa cura di me per tutto il giorno, dopo aver fatto belle passeggiate in macchina tra paesaggi a me ben conosciuti ed amati, dopo aver sentito la vita riprendere un ritmo che somigliava a quello di pochi mesi fa, quando, anche se già segnata nelle forze e indebolita dalle tante malattie e disavventure, avevo comunque il dominio delle mie gambe e non dovevo organizzarmi per fare tutto quanto mi serve, tipo qualcosa da mangiare o la pappa al mio cane, approfittando dell’improrogabile passeggiata verso il bagno.

 

Quanto lavoro, nella mia vita, quanti chilometri in macchina, quante diverse esperienze professionali, quante amicizie, quanto amore, quanto sesso, quante scelte, quante case, quante città, quante convivenze, quanti progetti, quante speranze, quanti tentativi, quante aspirazioni, quanto di tutto ed ora devo contare e pesare i passi, perché so che più di tanti non ne posso fare, dato che ogni sforzo extra lo pago tanto caro.

 

E se già avevo scelto la solitudine, conscia delle vie tortuose, dei meccanismi malati che mi portano all’amore, però mi accorgo ora che sopravviveva, anche se ben celato, un leggerissimo piccolo sottile filo di speranza che la mia destinazione potesse virare: ma l’ultima chance è passata, perchè nessuna donna si accollerebbe mai il peso di una storia con me, anche se so che questa donna esiste ed è vicina a me e mi sta dedicando tutto quanto è in suo possesso, anzi, anche di più ed è la mia cara e dolcissima Ale, ma che io non riesco ad amare se non come una sorella, se non come l’amica più cara, per la quale ci sei sempre e che c’è sempre per te.

 

Ma il mio cuore è ancora fanciullo, il mio cuore sogna ancora di innamorarsi, sente ancora, sotto la paura e le ferite non ancora rimarginate, il brivido che ben conosce, che lo porterebbe come lo ha sempre portato a sofferenze acutissime, ma alle quali anela ancora con tutto se stesso.

 

Così, tra coscienza e saggezza, tra istinto e ragione, tra sogno e realtà avversa, mi dibatto, ancora sognando una lei che non esiste ma che non cesserò mai di aspettare, una lei che so di non volere ma della quale ho un bisogno ancora vivissimo ed alla quale aspiro ancora e nonostante tutto.

 

La mia vita è uno strano gioco di destini, dove ciò che mi è stato rubato non mi viene riconosciuto, ciò che ho donato, risulta essere stato da me rubato, ciò che non ho avuto, risulta giusto e ciò che ho fatto, con amore per amore con tutta me stessa, risulta essere sbagliato.

 

Dove le fedi si son dimostrate illusioni e le speranze dimostrazioni di follia.

 

Eppure ancora vivo ed ancora ho qualcosa da dire, ancora qualcuno può trarre dalla mia odissea consolazione ed appiglio.

 

Davvero il Disegno che ci governa è assai misterioso ed imperscrutabile alla nostra piccola logica e si può affrontare, per non soccombere, solo con la parola ‘ ACCOGLIENZA’.

 

 

 

29 aprile, ore 8,11

 

Stamane vorrei che lui fosse qui..

A prendermi tra le sue braccia, come forse non ha fatto mai, come avrei voluto che facesse per tutta la vita e invece se ne è andato..mi ha lasciato per un luogo dal quale si ritorna solo sotto altre spoglie: mio padre.

So che lui è vivo, so che forse è già tornato e che nulla di lui, di quanto ho amato, di quello che mi ha dato o negato, andrà mai perduto, ma il suo viso austero e dolce, la sua ruvida barba ed i capelli forti e volitivi non saranno più i miei.

E la sua bimba, incorreggibile, testarda, speciale bimba, ancora vive, appollaiata su quel muretto dal quale sbirciavo l’arrivo della sua auto, al ritorno dal lavoro, puntuale all’ora prestabilita ed è qui, ora, a sognare una sua carezza, il profumo del suo dopobarba, il colore dei suoi abiti da impiegato, la linea sottile del suo sorriso.

 

Un sorriso che era tutto mio e di così mio, non ho mai più avuto nulla…

 

-vi rimando a leggere il capitolo del mio libro ‘ IO NON SONO DI QUI’ : LA PERDITA sulla apposita pagina qui nel sito..-

 

29 aprile, ore undici

 

Ho passato una notte senza pace, così come la mattina..

Il dolore alla gamba è aumentato e sto aspettando con ansia l’aiuto insperato giunto da una amica di FB, si proprio una di voi, - che infinitamente ringrazio-, che mi ha promesso di intervenire presso i suoi superiori, dato che lavora nel ramo dell’ortopedia, per cercare di capire cosa mi affligge e cosa fare per porvi un rimedio, se possibile....

Io e il mio editore abbiamo deciso di pubblicare a breve una mia raccolta di novelle, e sono tutta presa a raccogliere il materiale che ho sparso un po’ in giro dappertutto, o a scriverne delle nuove… tutti ricordi auto biografici della mia composita vita..

Perciò oggi la pagina del mio diario sarebbe un po’ scarna, ma per voi andrò a ripescare qualcosa mai pubblicato del diario precedente dal quale è stato tratto il mio romanzo ‘ IO NON SON DI QUI’ per continuare a parlarvi di me e per non spezzare questo meraviglioso filo ed appuntamento che ci lega ogni giorno..

Appena saprò qualcosa di quello che dovrò fare per la mia gamba, ve ne metterò al corrente..

Vi abbraccio e vi bacio tutti, augurandovi una serena e feconda giornata, piena di sole e d’amore…

 

 

17 gennaio 2010 ore 12,54

 

 

 

La verdura cuoce nel forno acceso dove un bel fuoco scoppiettante scalda la cucina.

 

Non provo più solitudine, né sensi di colpa o di fallimento, ma una serenità e una pace infinita che riempie tutta questa amata e meravigliosa casa.

 

Il mio amato cane dorme sereno sul divano, mi sento rinata, anzi, nata per la

prima volta e non perché ho pubblicato un libro, ma perché ho trovato i motivi

del mio dolore costante e sono riuscita ad allontanare da me quel mostro nero che

mi mangiava l'anima

Mi sto godendo per la prima volta nella mia vita la liberante sensazione di non aver nessuno sulle spalle che succhia il mio sangue....

I miei coinquilini hanno finalmente finito il trasloco e da due giorni dormono nella loro casa..

L'amicizia è rimasta, ma la convivenza, che per me era insopportabile, è finalmente finita..

 

Ritroverò le parole, i colori, il tempo..

Guarderò il cielo ringraziando di essere nata, di avere tanto amato e di amare con così tanta profondità…

 

Mi sento il mondo tra le mani ed il mio cuore è un tappeto di margherite…….

 

 

25 gennaio ore 12.34

 

 

Amare l'universo

Esco da me stessa, dai rovelli profondi delle mie nascite e morti, galleggio e mi guardo, 55 anni, capelli brizzolati, una bella quantità di ciccia, un viso dolce , begli occhi verdi e ora, finalmente, tanta voglia di sorridere.

Sorrido da sola, al mio cane, all'amica che mi telefona, sorrido al fiore sul mio tavolo, alla gemme nuove, alla mia casa che mi abbraccia con calore, al fuoco del caminetto...
e poi a quelli che passano per strada e io non conosco neppure, alla pioggia che cade, alla musica che ascolto, al cielo che sa mutarsi in innumerevoli sfumature, alle nubi che volano acchiappate dal vento, alle stelle di notte, al sole di giorno, ai pianeti, alle galassie, al vuoto cosmico, a ciò che non conosco né altri conoscono, fino alla più piccola particella che cela in sé il grande, fantastico, incredibile mistero della vita...
sorrido alla mia vita e a tutte le vite che mi ruotano attorno, ognuna preziosa e insostituibile, alla forza che spinge ogni più microscopica creatura a mangiare e riprodursi per propagare la propria specie.
Sorrido ai miei famigliari, con i quali ho condiviso tante difficoltà , dolori e incomprensioni, alle donne e agli uomini che ho amato o che solo ho posseduto..
Sorrido al passato e al futuro.
e vivo il presente, oggi, ricco dell'universo infinito, e della sua grande forza che è in me, soffiandola in queste parole, che vi arrivino col mio sorriso, il mio amore, il mio ringraziamento, e l'emozione di far parte di questa meravigliosa famiglia di donne e uomini di ogni genere.....
noi, piccola noce fluttuante nell'infinito universo, saturato dai miei sorrisi....

 

 

11 febbraio ore 9,05

 

scrivere e dipingere per non morire

si nasce e l'ultimo estremo traguardo è la morte.
per tutti.
l'unica legge democratica di questo mondo
e sembra il più grande controsenso dell'universo...

dove andranno tutti i miei pensieri, dove le mie azioni e i miei sforzi, dove le lacrime e i sorrisi?

così c'è il rischio di morire essendo ancora in vita, perché senza aver trovato le risposte a queste domande, ci si spegne lentamente..

gli esseri umani sono ancora molto lontani dal vivere in una società equa e solidale e siamo in questo secolo stritolati da ingranaggi innaturali che ci possono allungare la vita fisica, ma ci spengono quella del cervello e del cuore.

io ho provato tanto dolore nella mia esistenza, così come in quelle passate e ho tentato ben nove volte a porvi fine..
ma, nonostante sembrasse che ci fossi riuscita, sono ancora qui..

è impossibile per me eliminare del tutto quel dolore di fondo che mi è stato marchiato a fuoco nel cuore nei primissimi anni di vita, ma diventando buddista, facendomi curare con la psicoterapia ed i farmaci adatti dalla mia meravigliosa terapista, cercata e trovata dopo dodici anni di insuccessi, sto imparando a dominarlo e a riconoscerlo, stendendo su tutto un velo di serenità che mi guida ora la mano mentre scrivo e dipingo.

perché non posso più lavorare, perché la mia famiglia non mi ha compresa e mi ha allontanata a causa della mia malattia psichiatrica e della mia omosessualità, perché non riesco ad avere una compagna..

allora, per rimanere viva fino all'ultimo giorno della mia vita, io scrivo e dipingo.

il mio primo libro è già disponibile e potete richiederlo all’editore www.wlmedizioni.com, oppure direttamente a me..
i quadri sono in vendita a prezzo modico.
così riesco a sbarcare il lunario...

il secondo libro è già al quarto capitolo.

io non sono un genio, ma una persona con gravi handicap..

SE CE LA FACCIO IO, CE LA POTETE FARE ANCHE VOI

riempiamo l'universo delle nostre parole, pensieri, preghiere, azioni e intenzioni positive..

allora tutto cambierà e le risposte ci appariranno immediatamente, così come io le ho trovate.
come ho trovato la forza di affrontare tutte le avversità inalienabili della vita, rimanendo viva fino all'ultimo istante..

vi abbraccio tutti..
siete la mia famiglia
grazie

 

 

29 aprile 2010 ore 15,32

 

incontri tra altri pianeti

 

io vengo da Antron, il pianeta custode della memoria dell’intero cosmo e possiedo le chiavi per aprire e chiudere le porte d’accesso al passato e al futuro, a seconda delle necessità del momento e dell’incontro astrale al quale mi trovo davanti.

 

Tu, mia cara amica, Nina, vieni da Flumen, che non è un piccolo pianeta di concentrazione come il mio, ma un flusso, una galassia di molti corpi celesti, dei quali uno solo abitato da creature diafane ma fortissime, che portano nell’animo il vento e l’acqua delle correnti.

 

Il vento è forte e impetuoso, gioca con cirrocumuli di nuvole sparpagliandole nelle distese ampie dei cieli puliti, frammentando nuclei temporaleschi di energie negative, muovendo cappe inquinanti di arie ferme e malsane, spingendo via i miasmi delle paludi verso l’aria frizzante degli oceani infiniti.

Mescola e rinnova i gas creatori della vita, gli atomi fornitori dell’energia luminosa, rigenerando e rafforzando tutto ciò che è chiuso, costretto, forzato, catturato, prigioniero, mentre è insito nella loro natura il volo, la diffusione, lo scambio, la rarefazione, la leggerezza, la fusione, la moltiplicazione per energia eolica.

Tu sei il vento che spinge un fragile aquilone a diventare una nave interplanetaria pronta a varcare i confini tridimensionali.

E questo viene emesso dal tuo pensiero.

 

Il tuo corpo, invece, è una fluttuante corrente d’acqua, pura, cristallina, verdazzurra, che si insinua nei meandri fermi delle anse dei fiumi astrali e mentali, bloccati da massi o alberi caduti, infradiciati e putrescenti, che abbatte le mura delle inutili dighe poste dall’avidità e dall’insicurezza, che strappa il materiale in decomposizione disperdendolo in enormi masse d’acqua corrente, pulita e sincera, togliendogli la possibilità di inquinare e contagiare ciò che lo circonda.

Sei l’acqua fredda che lava la ferita e ferma la perdita di sangue, la corrente artica che raffredda le alghe putrescenti dei mari troppo caldi.

Sei la mano che, appoggiata alla roccia, risuona nelle profondità e smuove ciò che era fermo, lo richiama nel suo naturale movimento e scaturisce in nuove fonti purissime alle quali si abbeverano gli esseri assetati di sapere e di cambiamenti, dalle quali trarranno sostentamento le menti positive che, come mulini, hanno bisogno della giusta spinta esterna, per produrre l’energia e la luce.

 

Il flusso unito alla memoria crea movimenti di saggezza, salti in avanti senza sforzo né pericolo, crea un planare sulle valli aperte della coscienza di saper volare..

 

L’amore tra la memoria ed il flusso crea un cammino sempre nuovo e mai uguale che nulla tralascia nei particolari, che tutto trasporta verso il luogo dove è atteso, donando un movimento di coscienze che guiderà questo pianeta di trogloditi alla propria resurrezione

 

Ci sono altri come noi e di altre specie ancora..

 

Incontrarci, riconoscerci e unirci in questa vita mortale introduce cambiamenti genetici, energetici epocali che, nati dai piccoli semi trasportati dalle tue correnti ed alimentati dalla mia saggia memoria, daranno piante e frutta nuove e sane per gli abitanti di ogni luogo confuso e stagnante dell’intero universo..

 

Prendo la mano che mi tendi, afferra la mano che ti porgo, per la nostra felicità personale che sprigionerà una fascio di amore universale così potente da illuminare intere galassie..

 

Amaducci, memoria incontrata dal puro movimento.

 

 

30 aprile ore 5.36

 

Ospedale di Sassari divisione traumatologia.

 

Sono stata ricoverata alle 18 di ieri..le mie condizioni non sono chiare..senza risonanza magnetica è impossibile stabilire cosa mi sia successo.

La cara amica incontrata su FB si è prodigata per me in un modo meraviglioso e la dottoressa è stata molto competente e comprensiva.

Hanno deciso di farmi tutta una serie di accertamenti che, per fortuna richiederanno non troppi giorni, spero.

Per il momento non ho la connessione, ma mi procurerò una chiavetta al più presto.

Mi hanno fatto una flebo di artrosilene, ma non ne ho avuto alcun giovamento.

Ma lamentarmi, in questa stanza, mi sembra proprio una bestemmia. Ci sono in camera con me tre nonnine molto anziane, con frattura penso al femore, che fanno proprio pena, c’è da pensare che possano fermarsi per sempre sulla soglia della porta di questa stanza.

Una di loro si lamenta in continuazione per il dolore.

Di fronte a me c’è una giovane che è stata operata oggi pomeriggio, non ho capito bene dove.

Un quarto d’ora fa hanno ricoverato una giovane donna col bacino rotto: è stata investita, ha molto dolore ed è terribilmente sotto shock

Non riesco più a scrivere.. ho male.. dormo….

 

Ore 9.03

 

Tutto il trambusto del mattino in ogni ospedale si è chetato e, finalmente, ho trovato una posizione accettabile per scrivere.. la seconda flebo è finita, altra acqua fresca nelle mie vene… ma voglio essere positiva..

Soprattutto sono molto serena e pronta ad accettare qualsiasi cosa mi verrà detta.. sento che quello che conta veramente è questo nuovo mio cuore libero da disperazioni e rancori mai subiti, è questa nuova coscienza dei miei limiti e delle mie positività che mi porterà ad avere una vita piena e creativa.

 

Mi spiace solo che ho un quadro in mente e non posso dipingere…

 

Ore 16.45

 

Mi hanno stesa.....

Non ho fatto altro che dormire tutt’oggi e mi sento un po’ confusa, inoltre il dolore ed i formicolii sono sempre lì ed ho da diverse ore un forte mal di testa.. penso, così mi ha detto l’amica infermiera, di aver avuto una reazione abnorme a qualche medicinale.. so per certo che mi hanno fatto una flebo di ‘ contramal’ che è un oppiaceo ed è il medicinale che prende mia madre per alleviare il suo forte dolore cronico, ma a me sembra non faccia effetto.

La vicina di letto soffre da morire, è molto nervosa e niente riesce a sedarla. si muove in continuazione e non so proprio come faccia, dato che ha il bacino frantumato, rotto in sei punti… e più si muove e più soffre.

Vederla soffrire così mi fa un male grandissimo. Stamattina abbiamo recitato insieme la nostra preghiera buddista e poi ho conosciuto il marito, buddista anch’egli… una persona molto gradevole, anche se sta attraversando una grande prova, attraverso il dolore della moglie.

Sono venuti anche i due figli e altri amici e il figlio maschio è rimasto qui a vegliare e a prendersi cura della madre, difficile da trattare perché innervosita ed esasperata del dolore, ma lui è dolcissimo con lei, nonostante si presenti in modo alternativo, con piercing ovunque ed una taglio di capelli molto particolare. Vedendolo, si potrebbe pensare di lui che è un ‘ arrabbiato’, uno avverso alla società e può anche darsi che lo sia, ma come tratta la madre mi colma di tenerezza e mi fa pensare che piacerebbe molto anche a me e essere assistita così dai miei figli.

Invece non è mai stato e non è così…

Pazienza. Ho invece tante amiche si preoccupano per me, Ale in primis, che mi fa da navetta logistica per le cose pratiche e tante altra che mi parlano al telefono e mi stanno vicine.

 

Da ieri il mio cuore si è di nuovo aperto ad un sentimento di amore per una donna che ho incontrato via telematica, ma che non ho ancora visto dal vivo e sembra che lei mi ricambi.

Ma non riesco a scrivere.. i pensieri che sono chiari nella mia mente si confondono sulla tastiera e non riesco scrivere..

Pazienza… mi addormento continuamente..

 

1 maggio ore10,14

 

È stata una notte da delirio..

La mia vicina di letto stava male ed era anche tremendamente innervosita.. ho cercato di assisterla e calmarla, consolarla come ho potuto, ma aveva bisogno di ben altro: medicinali adatti per sedarla e calmarla.. per fortuna stamattina è di guardia la bravissima dottoressa che ha ricoverato me e le ha dato quello di cui aveva necessità. Ora è più tranquilla: abbiamo recitato le preghiere del mattino insieme e poi ho dormito ancora un poco pure io.

Non sono molto lucida, il dolore e i disturbi alla gamba e alla schiena non passano..tutto resta fermo in attesa della risonanza magnetica che spero mi faranno entro la prossima settimana..

Sono tranquilla, anche se l’odore delle feci dei pannoloni cambiati a tutte queste nonnine allettate non è una meraviglia..

La cosa veramente notevole è che per le prima volta dopo 12 anni non sono ricoverata in psichiatria e questo mi riempie di orgoglio e di felicità: riesco ad essere serena e a passare queste giornate non proprio semplicissime con molta coscienza della mia situazione, ma nessuna disperazione, nessuna preoccupazione: so che comunque andranno le cose, io sarò sempre io..

 

Ore 19.57

 

Finalmente riesco a navigare anche in ospedale e posso scrivervi..

Se devo dire che mi diverto, non sarei sincera… qui, a contatto con tanto dolore, non riesco a sentirmi tanto serena….ma cerco di stare più tranquilla possibile.

Le cure che mi fanno in flebo non mi fanno assolutamente niente, oltre a farmi venire un gran mal di testa.

Aspetto la risonanza magnetica che sola mi saprà dire cosa ho di sicuro…

Mi manca la mia privacy. Siamo in sei in questa stanza, più le visite… veramente troppo per me..

Ma terrò duro..

Ora poi ci siete di nuovo voi a tenermi compagnia e me la passerò meglio…

Vi abbraccio forte forte…

A domattina!!!!vi e mi auguro una notte serena, al contrario della mia notte scorsa, passata a consolare, soccorrere e aiutare la mia vicina di letto che è stata investita da un auto ed ha il bacino semi sbriciolato…

Oggi l’hanno sedata ed è più tranquilla, speriamo dorma tranquillamente..….

Un bacio a tutte la mie amiche e i miei amici…

 

2 maggio ore 7,26

 

Non vorrei lamentarmi, non voglio lamentarmi, ma è un dolore assurdo, quello che provo.

 

Più medicinali mi danno, sempre più forti e specifici, dato che sono in un reparto di traumatizzati, dove tutti hanno ossa rotte, gambe, femori schiene spezzate e qui sanno che cos’è il dolore fisico, quello che fa urlare, impazzire, desiderare la morte…

Così danno a questi poveri disgraziati gli stessi farmaci che danno a me e a loro il dolore passa, si calmano, si addormentano, poi, finito il potere della medicina, ecco che il dolore torna..allora altra flebo, altra puntura e di nuovo la pace, di nuovo il sonno ristoratore.. e così avanti per giorni e giorni, fino a che l’osso, come un miracolo della natura si salda e il dolore svanisce, lentamente e si riprende a camminare a muoversi, a trascorrere la vita come prima..

 

Ma io no..

Io vengo da un altro pianeta.

A me non fa effetto nulla. I miei sintomi non corrispondono chiaramente a malattie umane: è così da sempre.

Se adesso mi proponessero di tagliarmela, questa gamba, io direi di si, di si, di si.. perché non mi da tregua, non ho tregua e mi sembra di impazzire..

 

Inoltre, in questo luogo, io assorbo il dolore di tutti e sento le loro membra straziate, le loro menti sconvolte riversarsi nelle mie membra, nella mia testa..

 

Vorrei tornare a casa, nella mia pace, circondata dall’amore e dalla sicurezza delle mie cose..

 

Oggi sto male.. molto.. mi sento assalita dall’oscurità in ogni dove.

Oggi sono di nuovo umana.

 

Ma io vengo da un pianeta lontano a portare la luce della memoria.. la luce dall’accoglienza della vita..

 

Io soffro, ma amo la vita, l’amo veramente.

Un anno fa non avrei accettato questa condizione e avrei cercato la morte, ammesso che fossi riuscita ad arrivare fino qui..

 

Ma ora che avevo trovato il mio equilibrio, anche se uno ‘strano’ equilibrio, che avevo assaggiato gioia e felicità nell’avere di nuovo una vita fuori dalla ragnatela della psichiatria, che ti succhia come un ragno fa con una mosca, ora mi arriva questo, che mi obnubila il cervello, che mi toglie lucidità.

 

Soffro, molto, ma non mollo.. non voglio mollare.. io sono qui per scrivere e dipingere per passare le mie emozioni filtrate dalla luce del pianeta della memoria cosmica e lo farò, con due gambe, con una, con le ruote, a letto, sulla mia poltrona che mi aveva molto alleviato il dolore.. io farò quello che sono venuta a fare.

 

Oggi lo grido, prostrata dal mio e dall’altrui dolore, che la nostra mente può combattere e vincere ogni dolore, ogni forma d negatività.

 

Questa è una nuova prova che devo affrontare per dimostrare a me stessa e a tutti quanta forza giace inusitata e sconosciuta dentro di noi e quanta capacità di auto guarigione è nel profondo del nostro corpo, sfuggendo alla violenza della chimica, alla violenza dell’accanimento terapeutico..

 

Io ora farò in modo che la mia mente si quieti, che questo respiro affannoso da attacco di panico, che questa visione pessimistica della vita si trasformi in tranquillità, in pace, in accoglienza dell’ombra che mi ha assalito dopo una notte di dolore, che invece è schermo alla luce: se non ci fosse il buio la luce non avrebbe uno specchio dal quale spandersi, contro il quale riflettere e risplendere in tutta la sua potenza vitale.

 

Ho recitato con la mia vicina di letto e compagna di fede il mantra buddista, quello che lucida lo specchio della nostra conoscenza e coscienza.

Da questa saggezza trarrò la forza di non abbandonarmi ad una inutile quanto dannosa e arida disperazione.

 

Io mando e manderò onde di speranza e luce lungo la rete dei sofferenti, di anima e di corpo, propagherò il grido della rivoluzione interiore, di quella che parte da noi stessi e che può generare vita eterna, se adeguatamente coltivata, mentre è fonte di morte certa e di enormi danni karmici se viene ignorata o disprezzata.

Conosci te stesso, - gnozi seautòn - diceva la saggezza greca, che era entrata in contatto con la millenaria filosofia Indiana e con il sanscrito, la lingua antica della memoria e della saggezza cosmica.

 

Da lì parte la nostra rivoluzione: rivolgiamo a noi stessi, dentro noi stessi, attenzione e studio, alle nostre tendenze innate, alle nostre ombre, che non sono cieche, ma schermo delle nostre fonti luminose.

 

Cominciamo da noi, trasformiamo noi stessi in zampilli di acqua pura e luminosa: in brevissimo tempo questo pianeta ritroverà il suo equilibrio, che ha perso perché NOI abbiamo perso il nostro ed il contatto con la realtà essenziale e spirituale, le uniche realtà che possono portarci alla saggezza, anzi, RIPORTARCI alla saggezza che è insita nel CUORE, ma non il cuore melenso delle nostre canzonette, quello che noi confondiamo con il nostro abnorme a malato super-io e che ci porta a non vedere

oltre alla punta del nostro naso, ma il CUORE di NOSTRA MADRE TERRA del COSMO intero che ci porta a dire, data la nostra piccolezza: so di non sapere, che è l’unico postulato che porta alla crescita e alla tolleranza, abbracciando e accogliendo tutto e tutti.

 

Ora il mio corpo sta esprimendo un dolore della mia anima attraverso questa gamba destra, che è nata più corta dalla nascita, quindi un dolore che mi porta dal karma, da altre vite.

Io devo ascoltare questo dolore, capire a cosa corrisponde e curarlo con il mio amore e la mia accettazione, la mia accoglienza, sciogliendolo, non drogandolo né anestetizzandolo con medicine chimiche, cercando e riuscendo a capire quale parte della mia vita necessita di un cambiamento radicale.

 

A questo deve tendere la mia meditazione, la mia espressione artistica, l’opera guaritrice che mi riporterà la serenità, se non nel corpo, sicuramente nell’anima.

 

 

3 maggio ore 9,45

 

Il dolore aumenta..

Ora sono seduta sulla mia sedia a rotelle dove ho trascorso buona parte della notte, perché il materasso è una conca, una buca scavata sotto il mio corpo e non ho posizione, non ho pace..

a casa stavo molto meglio..

 

Veramente i problemi di questo reparto così difficile e delicato da gestire sono enormi..

Per ogni turno ci sono solo due infermieri e due inservienti, che devono prendersi cura di circa ottanta pazienti, tutti allettati, operati , fratturati, di cui molti sono anziani ed anche poco presenti a se stessi.. tutti con pannolone o cateteri, da cambiare, ripulire, riposizionare nei letti, dove assumono posizioni assurde, al limite della possibilità respiratorie.

E, non avendo tempo, perché devono fare fronte agli arrivi dei traumatizzati degli incidenti stradali dal pronto soccorso, cambiano i pannoloni sporchi di urina e di feci una volta, massimo due al giorno..

Le piaghe di decubito si sprecano e anche se vengono curate con medicinali ottimi che tendono, oltre a disinfettare a raffreddare la zona, a rendere impermeabile la pelle all’umidità, però farebbero effetto sicuramente molto di più se i malati venissero cambiati molto più spesso..

 

Il personale infermieristico e para infermieristico è molto gentile e comprensivo, ma è oberato da impegni e incombenze che non spetterebbero neppure a loro, come la pulizia dei pazienti, la somministrazione del cibo a tutti quelli che non riescono a mangiare da soli..

 

I medici, a parte una dottoressa molto gentile che, quando è di turno, visita tutti gli ammalati e si sofferma a parlare con tutti, sono invisibili, se appaiono è per controllare un paziente al volo e non si curano degli altri. Da quando sono qui mi hanno fatto già tre volte gli esami del sangue, ma io non ne so assolutamente risultati..

 

La risonanza magnetica me la faranno giovedì alle 12, quindi mi aspettano altri quattro giorni di dolore, odore di feci, cibo al limite del mangiabile, lamenti notturni della altri pazienti e la convivenza con questa confusione, rumore, mancanza di privacy e delle mie comodità..e soprattutto tante ma tante feci altrui…

 

Sto raccogliendo in me tutte le mie capacità di resistenza, pazienza, sopportazione..

Ma soprattutto provo tanta compassione per le nonnine qui ricoverate e semi abbandonate a se stesse per ore e ore..

 

Mi dico in ogni momento che non vorrei mai e poi mai ridurmi come loro, ma certo già le mie condizioni, che non migliorano con nessuna cura ed anzi peggiorano ogni giorno che passa, con l’aumento del dolore e la diminuzione della mia autonomia in piedi o camminando senza che la gamba mi abbandoni, mi fa venire pensieri pessimisti.

Ma non voglio cedervi.

Attenderò giovedì, che arriverà lentamente ma poi mi sveglierò giovedì mattina ed il tempo sarà passato veloce.

Farò la mia risonanza e me ne tornerò a casa.. cercando altrove rimedi, se ce ne saranno, perché questo non mi pare proprio il posto adatto. e cercando gli aiuti economici e pratici di cui ho diritto.

 

 

Oggi il cielo è ancora parzialmente nuvolosa e l’aria è fresca.

Ieri ha piovuto forte e di vento.

 

La mia mente galleggia, evade, si isola, cerca di non vedere, di non sentire, di non partecipare troppo a questo dramma corale che mi schiaccerebbe.

Tutto sta in questo..

Potessi dipingere mi aiuterebbe tantissimo.

 

So che il tempo passa, non si ferma e che sia benedetto per questo.

 

 

4 maggio , ore 8,56…

 

Ancora dal reparto ortopedia..

 

La notte è stata di tregenda, annegate in ogni più disagevole situazione, ognuna di noi cinque conviventi forzate in questo camerone antelucano e nelle disagevoli situazioni altrui..

E questa si può ben chiamare ‘ comunione’

 

Ma stamattina non voglio parlare di dolore..di paure, di incertezze..

 

Stamattina voglio vedere ancora per la prima volta i visi dai miei figli appena usciti dal mio corpo e risentire le loro vocette che mi chiamano ‘ mamma’..

 

Voglio sentire l’odore del pane appena fatto che si sparge per le strade deserte della città, la mia lontana città, alle cinque di mattina.

 

Voglio riascoltare la voce esile e forte, dolcissima della mia amica Nadia, accompagnata dagli arpeggi della sua chitarra, alla quale faceva da contrafforte la mia, forte da contralto ancora bianco.

 

Voglio ricordare il calore umido e vibrante odoroso di vento che saliva dal corpo della mia cavalla , dopo una galoppata a briglie sciolte sulla lunga carraia che ci portava nell’immensità dei campi tutti intorno, quando non esisteva altro pensiero che il mio volare con lei, centauro del 1976

 

Voglio vedere i campi tinti di giallo intenso dei girasoli appena fioriti o rosei e bianchi di mandorli e meli

 

Voglio respirare gli spruzzi di salso contro li scogli mentre infuria la tempesta e le onde sembrano mani e braccia e le nuvole, fate dai corpi impalpabili e bianchi

 

Voglio fare un castello di sabbia in riva al mare decorandolo con conchiglie e bastoncini e scavandogli tutto attorno un fosso dove far entrare e uscire l’acqua della piccola dolce onda della bassa marea che viene a riva

 

Voglio salire su un albero di ciliegie carico di frutti maturi, di proprietà di un contadino consenziente e mangiarne a più non posso fino ad avere mal di pancia

 

Voglio accarezzare tutti i miei cani e i miei gatti che mi hanno accompagnato durante la mia lunga e intensa vita e dare a loro l’ultima ciotola di pappa prima di salutarli per l’ultima volta

 

Voglio giocare a palla contro il muro e rotolarmi nell’erba alta tingendomi il naso di polline

 

Voglio stare alla testa del corteo con la bandiera rossa in mano e urlare slogan nei quali credo fino in fondo all’anima.

 

Voglio sentire ancora per la prima volta il mantra buddista e sentirmi ritornare a casa

 

Voglio volare sui campi, i prati e le montagne come quando non avevo peso e se lo avevo, non lo sentivo

 

Voglio nuotare come una balena bianca nelle acque fredde di marzo quando il mare ha ancora dentro tutta la forza purificatrice dell’inverno e sentire la mia pelle rabbrividire, i polmoni contrarsi, il cuore battere più forte e i miei muscoli esplodere in un nuoto da pesce senza fatica, senza paura, senza limiti

 

Voglio giocare a pallavolo con le compagne di scuola e perdere la partita ma venire abbracciata per il mio impegno e la mia voglia di divertirmi

 

Voglio assaggiare la pizza ancora una volta come se fosse la prima

 

Voglio depositare il primo bacio d’amore selle labbra della donna della quale sono innamorata.

 

Voglio voglio voglio e lo farò, col pensiero, col ricordo, con l’immaginazione, con la vostra vicinanza

 

Con l’amore del cosmo tutto intorno a me, come a cavallo di una stella cometa e tutto l’infinito come enorme parco giochi, pieno di altalene celesti e di dondoli dorati e argentati.

 

Voglio essere felice di essere quella che sono, come sono, come posso, con quello che ho e quello che non ho, perché quello che non ho ha lo stesso valore di quello che ho.

 

Voglio tendere le mie mani e trovare, sentire le migliaia delle vostre che mi sfiorano in una carezza senza fine e accolgono le mie carezze senza fine….

  1.  

  2. maggio ore8,34

 

Tutti i lavoratori di questo pianeta sono oscuri eroi, perché producono molto di più di quello che guadagnano, espletano mansioni ripetitive ed alienanti ogni giorno, con gravi ripercussioni sul loro benessere mentale e spirituale e con grandi, estreme ripercussioni sulla loro innata creatività.

Sono esposti quasi sempre a pericoli di malattie croniche o mortali e compiono il loro lavoro quasi sempre in ambienti malsani, senza la giusta areazione, il giusto grado di temperatura e umidità. Subiscono vessazioni alla loro personalità di individui pensanti, perché non vengono considerati come esseri umani, ma come numeri, e vengono inglobati e schiacciati da ingranaggi e piani aziendali che non tengono minimamente conto delle loro reali possibilità ed inclinazioni.

Hanno subito ultimamente gravi tagli ai loro diritti di assistenza sanitaria e pensionistica, cosa che li obbliga a recarsi a lavorare anche con l’influenza o altri sintomi dolorosi che col passare del tempo diventano cronici e non più risolvibili.

Subiscono spesso umiliazioni, mobbing, molestie sessuali verbali o direttamente fisiche.

Gli insegnanti vengono aggrediti verbalmente e non rispettati dagli alunni e dai loro genitori, sono messi a dura prova da estenuanti riunioni pomeridiane che contrastano con il resto dello svolgimento del loro compito nel preparare le lezioni e correggere le prove scritte.

Gli operai ripetono giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, il medesimo movimento alla stessa macchina o nastro trasportatore e le ore scorrono lunghissime, interminabili, alienanti.

I lavoratori edili fanno una fatica estrema sotto le temperature più estreme.

Gli addetti alla manutenzione delle strade mettono a repentaglio la loro vita continuamente, rischiando di essere investiti da qualche automobilista disattento stanco o peggio ancora.

Gli impiegati sono sommersi da un mare di scartoffie, nella maggior parte inutili o gestite male, hanno spesso dei piccoli sovrapposti che sfogano su di loro le loro proprie frustrazioni, in uffici spesso sovraffollati e rumorosi di telefoni che squillano in continuazione e del vociare dei colleghi, che porta via attenzione e concentrazione.

I piccoli lavoratori autonomi investono tutti i loro capitali nelle loro aziende e non hanno giorni di festa ma poche ore di riposo, perché sempre devono essere in movimento per tenere a galla la loro piccola barca che rischia continuamente la rotta di collisione con i transatlantici gestiti dalle multinazionali o dalla mafia che con una sola ondata li affonda in un mare di debiti, protesti bancari e finanziari e ore e ore di rovelli mentali e psichici..

 

Potrei continuare a scrivere per ore su tutte le categorie che non ho citato e mi scuso con loro per aver tralasciato la loro altrettanto impegnativa posizione lavorativa.

 

Aggiungo solo che le lavoratrici donne, oltre a svolgere le loro mansioni come i loro colleghi maschi, di solito pagate meno e con minor considerazione e possibilità di avanzamenti e di carriere, hanno completamente sulle spalle, tranne rari casi, che per fortuna con le nuove generazioni si stanno ampliando di numero, tutto il menage della gestione famigliare, dal mettere al mondo, crescere ed educare i figli, delle pulizie domestiche e a far quadrare il bilancio, con una vita che diventa ogni giorno più cara ed esigente.

 

Ma c’è una categoria di lavoratori che non sono solo eroi, ma veri e propri angeli: gli operatori infermieristici.

Vi ho già descritto l’altro giorno quali sono le condizioni del reparto nel quale sono degente e so che in Italia non tutti gli ospedali sono così disastrati e mal gestiti, venendo da una regione, l’Emilia Romagna, dove la sanità funziona piuttosto bene.

Ma so altresì che ci sono dei nosocomi assai peggiori di questo che mi sta accogliendo.

 

Stanotte i due soli infermieri di guardia in tutto il reparto ortopedico che mi accoglie si sono dedicati per ore e ore a salvare la vita ad una paziente in improvvisa gravissima crisi respiratoria, riuscendoci proprio a causa del loro impegno, abnegazione e grande esperienza, che spesso vale più di tante lauree.

Questo ha fatto si che il resto del reparto fosse per forza abbandonato a se stesso, ed io, che sono praticamente l’unica degente che muove ancora qualche passo - e questo mi fa riflettere su quanto sono stata fortunata nel frangente della caduta che mi ha portato a questa infermità - mi sono presa cura tutta la notte, anche se a giocoforza, delle altre mie tre compagne di stanza, coprendole se avevano freddo, dando loro da bere, aiutandole a spostarsi e raddrizzarsi, cerando di calmarle e rassicurarle.

Poi, verso le cinque ero sfinita ed esasperata, tutta dolorante in ogni mia piccola parte, ho dovuto ricorrere ad una dose supplementare di ansiolitico e farmi fare una flebo di dolorifico, riuscendo così ad allentare e rilassare i mie poveri muscoli doloranti e la mia mente assonnata, innervosita e affaticata.

 

Essi, gli infermieri, vivono tutto questo ogni giorno, col sorriso sulle labbra per infondere coraggio agli ammalati e sono sottopagati, misconosciuti, bistrattati spesso dai medici, dai pazienti e dai loro parenti, portando così sulle loro spalle tutti gli errori di gestione che sono stati fatti governo dopo governo con tagli alle spese e peculati vari, il tutto per uno stipendio assolutamente inadeguato alle loro responsabilità, al loro impegno e alla loro fatica.

 

Ci saranno sicuramente altre categorie che meritano un encomio pari a questo ma io, che sono una malata cronica e che ogni anno vivo due tre quattro o più ricoveri ospedalieri da tredici anni a questa parte e anche da prima, per altre malattie non concernenti quella psichiatrica, mi sento di ringraziare tutte le persone di questo pianeta che con il loro lavoro giornaliero, fanno girare gli enormi ingranaggi farraginosi della nostra economia, ma desidero dichiarare che gli infermieri non sono solo eroi, ma sono angeli, venuti direttamente dal luogo dove ci si prende cura della salute degli esseri viventi, per prendersi carico di ogni singolo, piccolo, povero, sofferente essere che mette per forza di cose la propria salute fisica e mentale nelle loro mani.

E voglio concludere con un grandissimo, enorme ringraziamento personale a tutte e le infermiere e a tutti gli infermieri che si sono presi cura di me, con tutta la gratitudine, la comprensione e l’affetto che io posso provare e al quale spero si aggiunga il vostro..

 

Buona giornata a tutti gli oscuri eroi di questo mondo…..

 

 

Ore 20,46

 

Stasera sono triste..

Anzi arrabbiata..

È tutta la vita che qualcuno mi dice quello che devo fare e come e perché, mentre io questo non lo sopporto..

Io amo essere libera, amo avere le mie convinzioni, amo decidere come vivere, se vivere, perché vivere..

E mi piace raccontarlo..

Non chiedo di essere osannata, non chiedo di essere condivisa, non chiedo di essere applaudita: io scrivo perché mi piace, racconto quello che penso e sento..

Nessuno è obbligato a leggermi.

Ognuno può esprimere il suo parere, ma se una persona si professa mia amica e poi mi rompe le palle all’infinito perché io cambi il mio modo di vivere, di sentire, le mie scelte, allora non è mio amico, è un mio antagonista e nessuno mi vieta di mandarlo a quel paese..

Questo è lo sfogo amaro di una donna di 55 anni che da 55 anni combatte per la propria libertà ed indipendenza, anche nel voler morire, anche nel fare cazzate, anche nel fare cose sbagliate.. io non giudico mai nessuno perché non mi piace essere giudicata…e fan culo a tutto e tutti!!!!

 

 

  1. maggio ore 6.42

 

Oggi è finalmente arrivato il giorno che sto attendendo da molti mesi: mi faranno la risonanza magnetica!

Ed è proprio ora, perché veramente non ce la faccio più.

Il dolore questa notte è stato fortissimo: mentre dormivo sentivo che c’era qualcuno che si lamentava nel sonno diverse volte nel corso delle ore, che sono state molto lunghe e questo mi svegliava. Il lamento allora cessava immediatamente. La prima volta ho creduto fosse stata una coincidenza, ma la cosa si è ripetuta diverse volte: alla fine ho capito e mi sono resa conto che chi si lamentava ero io…

Così mi sono alzata e sono stata un po’ sulla mia sedia, dove il dolore si attenua, ma avevo freddo, perché è da ieri che piove e ha piovuto tutta la notte, allora sono tornata a letto. Erano solo le due, ed ero sfinita. Mi sono riaddormentata, ma dopo un po’ è venuta l’infermiera a chiedermi se volessi la flebo dell’antidolorifico perché mi ha confermato che mi ero lamentata tanto. Ma io ho tenuto duro ed ho rifiutato la flebo, che non ha un grande effetto su di me, ma certamente avvelena il mio fegato e i miei reni.

 

Dall’altro ieri mi formicola anche la gamba sinistra.

 

Vi voglio raccontare quello che ho sognato stanotte.

Ho sognato due bambini che seviziavano un piccolo gattino di pochissimi mesi, che miagolava disperatamente, stretto spasmodicamente tra le loro infantili ma crudeli manine,e quando io me lo sono fatta consegnare per strapparlo a quell’agonia, tanto era terrorizzato, mi ha graffiato le braccia e le mani..poi si è calmato e si è addormentato appoggiato al mio collo, tutto raccolto contro la mia spalla. Ero in un luogo che ho già visto in sogno anche alcune notti fa, una specie di casa molto grande dove vivevano due giovani sposi ed uno dei due bambini di cui sopra. Io mi recavo lì perché la mattina avrei subito un intervento ai denti, - il dentista è una delle poche cose di cui ho il terrore - ma mentre nel sogno precedente non c’era nessuno ad aspettare con me ed ho potuto riposare su uno dei tanti comodi divani di pelle, stanotte ogni divano era affollato di persone delle quali non vedevo il viso perché erano completamente chiusi dentro sacchi a pelo di iuta, addossati gli uni agli altri e mi scacciavano in malo modo. Così continuavo a cercare un luogo dove potermi riposare, dato che mi sentivo molto stanca e alla fine mi sono accucciata per terra, ed un cagnolino nero col pelo ricciuto, come una specie di barboncino, ma tutto spettinato ed infeltrito è venuto a farmi le feste e si è accoccolato vicino a me, in modo che ci siamo addormentati così, io appoggiata contro il duro muro,e le due bestioline, finalmente tranquille, accostate vicine, nel mio grembo dolorante.

 

Questo è un vero e proprio sogno freudiano, dato che ieri sera ero assai irritata con due rappresentanti degli esseri umani che vengono a me come amici e non rispettano il mio diritto di autodeterminazione e la mia libertà di scegliere come condurre la mia vita.

 

Certamente sono mossi da buone intenzioni e dalle loro convinzioni, che saranno sicuramente migliori delle mie, ma alle quali io non sento di potermi adattare e, dato che io non critico le loro scelte personali, né cerco di convincerli a lasciarle per adeguarsi alle mie, non tollero che loro non facciano altrettanto.

 

E, nella vita, come nel sogno, sono gli animali che mi amano incondizionatamente e cercano ed accettano il mio amore e la mia protezione, fidandosi di me ed affidandosi a me, come io mi affido alla loro fedele e sempre presente compagnia.

Infatti non vedo l’ora che, stasera o, al peggio, domani me ne possa tornare alla mia casa, alla mia tranquillità e agli occhi dolci e adoranti del mio figliolo canino che mi aspetta tranquillo, perché sa che sempre torno d lui.

E non vedo l’ora di riabbracciare la mia cara Ale, che da due giorni non è potuta venire a trovarmi perché non ha trovato nessuno che l’accompagnasse e darle e ricevere il suo abbraccio dolce e comprensivo, senza remore né pretese.

 

Perché, amici miei, sarà pur vero che avrei potuto e potrei fare meglio, essere migliore, ma io sto dando tutto quanto trovo in me stessa e di me stessa e quello che non ho, ciò che non possiedo, come faccio a darlo?

E se è vero che altri non hanno potuto darmi quello che non avevano, anche se io ne avevo un estremo bisogno e, forse anche diritto, data dalla mia tenera età, questo non vale anche per me, ora che i miei figli sono adulti e autosufficienti e io mi sono presa cura di loro allo spasimo e al meglio che ho potuto ed anche oltre, fino a che non sono stati in grado di badare completamente a se stessi, andando a lavorare comunque, imbottita di psicofarmaci da non capire più nulla, guidando e facendo molti chilometri al giorno, lottando contro il sonno, la follia della mia mente sconvolta, il dolore e lo sconcerto, la solitudine e la fatica e le malattie del corpo, senza mai lamentarmi?

 

Ma questi sono discorsi che non portano da nessuna parte: quello che è stato, ora non si può cambiare.

Ciò che conta è oggi, ora, adesso.

Ora andrò a prepararmi per la risonanza, farò una doccia, come potrò, ma voglio essere fresca per chi dovrà stare a contatto ravvicinato con me, anche se lavarmi senza il mio sediolino, quello che uso a casa nella mia vasca da bagno, mi costa un dolore e una fatica enormi..

Poi starò in serena attesa..

Appena potrò vi darò notizie..

Vi abbraccio tutti con grande affetto e vi auguro una mattinata serena, piena di sole e di buone compagnie

 

 

0re 16.45

 

eccomi qua...risonanzamagneticata....ma devo aspettare ancora domani per avere il referto.. ho dovuto prendere una flebo di antidolorifico e dormire, tanto ne sono uscita con tutte le ossa rotte.. ora sto meglio, ma sono ancora molto stanca e sempre più stufa di questo reparto di fantasmi, dove un dottore non lo vedi neanche in video cassetta..
vi abbraccio tutti..scusate la poca originalità..e la poca voglia di parlare..domani sarà un altro giorno...

 

mi sento fragile e smarrita a volte e in questo momento. tanti dolori della mia vita sono così sprofondati in me che sono diventati delle stampelle senza le quali mi sembra di non poter vivere. perché quei dolori hanno preso il posto di amori di cui la mia vita aveva diritto e io, piuttosto che rinunciare a quegli a quegli amori che non ho avuto, mi tengo attaccata ai dolori che ne sono derivati- E’ una grave lotta tra la mia parte oscura e quella luminosa.. una grave lotta!

si chiamano 'attaccamenti' quei dolori e quegli amori ai quali non sappiamo rinunciare, mentre dovremmo vivere il momento, ogni momento, nella sua pienezza, come fosse l'unico e ultimo... questa è la saggezza a cui tendo...

la ricerca della felicità è insita nella vita degli esseri umani, contrastata dalla loro imperfezione..
io, che vengo da un pianeta dove la felicità è più facilmente raggiungibile e ne serbo un chiaro ricordo che è un istinto dentro di me, non smetterò mai di crederci, né di cercare di raggiungerla..

è da poco però che ho capito che il modo occidentale di vivere e pensare non può portare mai alla felicità.. così nell'antico buddismo, anch'esso portato migliaia di anni fa da altri pianeti, ho trovato la via, che non è immediata, anche se lo può essere...dipende da dove si parte e dove si vuole arrivare. solo da poco so che posso e voglio arrivare ovunque. ma a volte ancora mi confondo e qualche volte faccio passi indietro, per poi ripartire di slancio..questa è la mia storia....la storia di una donna che tiene una porta aperta tra un cosmo e un altro, che fa fluire l'energia dalla luce all'ombra e che è attraversata dalle contraddizioni che questa corrente crea, le fa sue, cerca di superarle, di trasformarlema , come un centauro, mezzo uomo e mezzo cavallo ha la forza e la fragilità di entrambi i modi di essere...

 

7 maggio ore 7.08

 

sono sveglia da tanto, praticamente ho passato la notte sulla mia sedia a rotelle, tanto per cambiare dormicchiando sui giochetti scacciapensieri che mi fanno passare il tempo quando la mia mente è vuota.

Anche ora è vuota e ho tanto sonno e tanto male in tutte le ossa e tutti i muscoli..

Potessi avere un po’ di pace!!!

Oggi dovrei avere il risultato della risonanza magnetica e la visita dell’anestesista che pratica una speciale cura del dolore che fanno agli ammalati di tumore e a chi soffre molto..

È la mia ultima speranza..

Se non funziona neppure quella, mi toccherà di dare retta alla mia amica Cris. G che mi metterà a miglio come un passerotto e a goccette amare come il fiele..

La mia temperatura stamattina è 34,8, ed ho un freddo cane, nonostante il pigiama pesante e la coperta calda di lana buona e morbida che mi avvolge..

Il mio metabolismo è andato a bersi una birra…cosa che farei volentieri anche io, se pur l’ora non sia affatto canonica, ma tutto pur di sfuggire a questa lenta agonia.

Ma non voglio più tediarvi con i mie problemi e i miei malanni, così stamattina, facendo un tuffo indietro nei miei studi classici ed ascoltando i clangori della mia mente vi scriverò in stile futurista….:

 

BLANG!!rumore di metalli

HUMMMR grugniti di uomini stanchi

PISIPISSIPISSI le ragazzette del tirocinio sono arrivate

ROTL ROTL ROTL fa il carrello degli infermieri con la terapia

CRIGK CRAC SCRAH GLANG fanno le medicine e le scatolette infrante

GLUB GLUB GLUB fa il mio stomaco vuoto nel buttare giù tutte le pillole

ROTL ROTL ROTL arriva il carrello della colazione

BLA’BLA’BLA’BLA’ fanno gli infermieri tutti arzilli

-a quest’ora-

LATTE O TEA FETTE O BISCOTTI? latte e fette : ecco la colazione!

CRICK CRICK CRACK CRECK fanno le fette nel latte

GNAM GNAM GNAM fa la mia fame arretrata

COFF COFFF COFFF SLURP SLURP fa la nonnina allettata

YAWN YAWN YAWN fa la mia bocca addormentata

MUMBLE MUMLE MUMBLE quando finirà tutto questo?

Fa la mia mente incazzata

SHHH SHHH SHHH fa il mio cuore speranzoso

Buona Ariannina, che stasera

se va tutto bene

sei a casa..

STOP STOP STOP STOP fa il pc smaronato

AHAHAHAHAHAHAHA fanno gli amici di FB

 

BUONA GIORNATA A TUTTI E CHE SIA MEGLIO DELLA MIA!

Fa la mia anima placata, desiderosa d’affetto

Di pace

Di quiete

MAN MYO HO RENGE KYO fa la preghiera recitata

Alla Legge che mi risponde

FORZA CORAGGIO COSTANZA SAGGEZZA…

 

 

Ed io dico SI SI SI SI.. E CERCO DI DORMIRE ANCORA UN PO’….

 

 

 

  1. maggio ore 7,42

 

buongiorno popolo tutto di FB e buongiorno al popolo vero che gira attorno ad ognuno di noi, come un fluire di vite e di energie, delle quali alcune sfiorano il nostro campo magnetico – energetico, altre vi entrano dentro e vi restano più o meno a lungo, altre ancora vengono respinte o fuggono via come girare a rovescio due calamite…

 

Questo pensiero mi affascina da sempre e più di una volta ho cercato di riprodurre graficamente, su grandi cartoncini colorati, il tracciato delle mie personali ‘ interferenze ‘ con gli altri esseri umani, come a disegnare una ‘ mappa del tesoro ‘ umana in base alla durata delle frequentazioni, ma i contatti che ho avuto nella mia vita, contando le migliaia di clienti, amici conoscenti eccetera, mi ha sempre impedito di arrivare fino in fondo.

 

Non so cosa sarà di me, oggi, in questo reparto ospedaliero ricco di sorprese quotidiane meglio dell’uovo kinder..

 

Ieri sera l’anestesista era passata, ma poiché non mi erano stati effettuati tutti gli esami ematici che a lei servono per darmi una terapia personalizzata ed efficace, se ne è andata senza neppure dirmi ‘ buh! ’ e io sono stata fin verso le 22 in attesa della sua apparizione, che ormai dato che oggi è il nono giorno di ricovero, assomiglia sempre di più ad una visione tipo Fatima o altre.

 

E idem dicasi per il referto della risonanza magnetica.

 

Stamattina la suora caposala mi ha promesso che entro le 16 circa riceverò tutto quanto io sto attendendo e che in teoria si sarebbe dovuto svolgere in tre o quattro giorni, ( pensate quanto vi sta costando questo mio ricovero, oh voi che pagate le tasse perché avete un reddito medio basso, dato che è quella categoria che in Italia sostiene l’intero onere economico.. i ricchissimi e i poverissimi come me, le tasse non le pagano ) e altrettanto sto implorando alle gentili e disponibili, impietosite infermiere, che non ne possono più di vedermi tribolare così, anche se io in tutta la degenza non le ho mai chiamate una volta, non mi sono mai lamentata, insomma, se avessero tutti ‘ clienti ‘ come me, che in più vanno in bagno da soli, sarebbero le persone più felici della terra…

 

Ma a questo punto sono diventata come san tommaso e non ci credo fino a che non ci metto il naso.

 

E a proposito di naso, il profumo che aleggia anche stamattina in questa stanza, assomiglia molto di più allo stallatico della mia cavalla che all’odore di pulito igienico che ci si attende in un ospedale, odore di stallatico che per altro era molto più gradevole, dato che la mia cavalcatura era giovane e sana e mangiava buon fieno, avena naturale e una volta alla settimana, un bel pastone, caldo nei mesi invernali, di farro, orzo, grano, favino e non ricordo più cos’altro, che cuocevo amorevolmente per diverse ore e che aveva due effetti estremamente benefici: per prima cosa le rinfrescavano il delicato intestino equino, arricchendola di proteine nobili e omega tre e omega sei, acidi grassi polinsaturi, rendendole il pelo lucido e morbido; come seconda cosa, ma per lei assolutamente di maggior importanza, le piaceva tantissimo, tanto che già il lunedì mattina presto, cominciava impaziente a battere lo zoccolo ripetutamente per terra, come per rammentarmi la mia incombenza e affrettare il suo goloso pasto…

 

Quindi, immersa in questi bucolici ricordi ed effluvi, vi penso nelle vostre case del sabato mattina, un po’ o molto più rallentati, a fare tranquillamente colazione leggendo qualche ‘ bella notizia ‘ sul giornale, oppure affrettarvi, voi signore, a fare la spesa per il week end, se avete la fortuna di possederne uno e non lavorate sia oggi che domani, dopo aver spedito di corsa come al solito i vostri bimbi o ragazzi ai loro ‘ estenuanti‘ impegni scolastici.

 

E ora, in attesa dal mio destino ospedaliero, mi dedicherò alla terza revisione della mia seconda opera letteraria, una raccolta di novelle, che andrà in stampa spero entro la fine del mese e che vi presenterò appena possibile…

 

Nel frattempo auguro a tutti una felice e serena mattinata, stringendovi al mio cuore con tutto l’affetto - vero e non pleonastico – che provo per voi, che mi state accanto, mi dite parole di conforto e mi apprezzate per la mia arte, che ora è per me, dopo la pace e l’amore universale, la salute della mia anima, quella dei miei figli, cari e del mio cane, la cosa più importante al mondo.

 

Ore20,55

 

Ed eccomi finalmente a casa!!!

Dopo lunga e faticosa malattia, come si suol dire, che ha trovato solo una diagnosi ma nessun rimedio, finora, ho ritrovato tutte le mie cose attorno a me, la gioia del mio cane e la sua soddisfazione mentre accoccolato sul divano vicino a me, che sono finalmente seduta comoda sulla mia preziosa poltrona, ogni tanto mi allunga un gentile tocco con la zampa o mi lecca una mano, per sottolineare tutto il suo amore.

Non so come spiegarvi il profumo dell’aria fresca quassù nel mio paesino, con gli alberi fioriti, dopo nove giorni di aria viziata, per dire un eufemismo e l’abbraccio che ho sentito entrando nella mia casa, come se i muri esultassero nel vedermi e tutte le mie piante fiorite, i miei quadri, i mobili, le tende, i pavimenti, si stringessero attorno a me, più belli, più vivi, più colorati che mai.

Comunque la risonanza magnetica ha riscontrato la presenza di una o più ernie del disco e la completa saldatura della quinta vertebra lombare con la prima sacrale.

Situazione difficilmente operabile, non idonea ad infiltrazione di nessun tipo, e poiché, assuefatta da troppi psicofarmaci presi per troppi e lunghi anni, non avendo riscontrato alcun effetto analgesico dopo che mi sono stati somministrati direttamente in vena tutti i più potenti farmaci antidolorifici, compresi cortisone ed oppiacei, la prescrizione finale datami dall’anestesista analgesica è, indovinate un po’……tre compresse di Tachipirina al giorno…

Le infermiere, sempre gentilissime e comprensive che mi hanno seguito, mi dicono che la tachipirina viene molto usata nel loro reparto ed è un ottimo analgesico.. e nonostante queste dimissioni forzate da parte mia e ostacolate dalla dottoressa di guardia che prima di lasciarmi andare via dopo che avevo espresso la mia intenzione di firmare la cartella clinica, esasperata dalla lunghezza di questo ricovero, (se pensate che in Romagna in tre giorni ti ricoverano, ti operano e ti dimettono), ha persino chiamato una consulenza psichiatrica per lavarsi le mani su eventuali e strane ritorsioni da parte mia, cosa che non mi ha neppure attraversato il cervello, dato che ormai le ho tentate tutte, non sarà un po’ di tachipirina a fare la differenza, quindi la prenderò per un po’ di tempo, così almeno potrò dire di essere andata fino in fondo.

Nel frattempo il passo successivo sarà quello di recarmi lunedì prossimo dall’addetto alle richieste per invalidi, per rendermi conto dell’iter che devo seguire ed iniziarlo per avere gli aiuti che mi spettano e poi andare a raccontare tutto alla mia dottoressa di base, alla quale chiederò di indicarmi un buon neurochirurgo presso il quale chiedere una consulenza a pagamento per sapere quali sono le mie reali speranze di uscire da questa invalidità e per avere un referto medico autorevole a sostegno delle mie future richieste di aiuto economico e di assistenza.

 

Fatto questo, conscia di non avere nessuna voglia di farmi mettere il bisturi nella spina dorsale e non avendo più nessuna fiducia nei farmaci della medicina ufficiale che finora nulla hanno potuto contro il mio dolore e la mia parziale paralisi, cercherò, come ho già detto, vie alternative.

 

Ma, se devo essere sincera fino in fondo, dentro di me sento che questa infermità e forzata immobilità non va contrastata, ma accettata serenamente e mi pesa di più il pensiero di affrontare nuovi medici, nuove forme di medicina, che sono tutte a pagamento e molto care e che perciò non mi posso neppure permettere, che non accettare con serenità quello che mi è successo, ed adattarmi con tutta l’assistenza e le comodità possibili, a questo nuovo tipo di vita, concentrandomi sui miei progetti artistici di scrittura e pittura.

 

Sarà che di altre vie ne ho già sperimentate in passato con efficacia passeggera, sarà che non ne posso più di medici, visite, medicinali di qualsiasi tipo e specie, di pareri contrastanti, sarà che il mio corpo si vuole fermare a tutti i costi e lasciare spazio solo al mio spirito alla mia anima ed alla mia mente, che davvero non ho più voglia di altro che di accettare come definitivo quello che mi è successo, di smettere di tribolare tra false speranze e cocenti delusioni, di sprecare il mio tempo tra ambulatori e luoghi simili. Sarà che sono stata prigioniera della ospedalizzazione coatta per troppo tempo, che davvero per me ora la via più semplice è quella dell’accettazione.

 

Sono lunghi anni che lotto per mantenermi in buona salute, affrontando tutta una serie di malattie, alcune divenute croniche, altre guarite dopo molto tempo e grandi tribolazioni, che la forza di lottare anche contro questa infermità che risulta inattaccabile da ogni parte davvero non la riesco a trovare dentro me stessa.

E non c’è disperazione in queste mie parole, non c’è autocommiserazione né autolesionismo, solo il grande desiderio di vivere in pace le mie giornate, anche se segnate dal dolore fisico, al quale per altro sono abituata da tanti anni, dedicandomi solo a ciò che ora mi fa felice e sentire viva: la mia arte e la mia vita solitaria ma piena di amici lontani, con i quali ho un rapporto affettivo profondo, ma che mi lasciano libera da ogni responsabilità effettiva, dato che il mio stato psichico non ne sopporta più alcuna..

 

Se pensate che io sia pazza, avete senz’altro ragione ma, dopo l’inferno dell’anima che ho vissuto per tutta una vita, la serenità ritrovata, la mia strada finalmente individuata, le mie possibilità ed impossibilità finalmente inquadrate, il resto

ha una importanza relativa e la serenità che provo ora, pur se fortemente menomata nel corpo, è puro nettare di fronte al dolore immenso e insopportabile che ho vissuto quando il mio corpo era integro e poteva fare ciò che voleva, ma la mia mente era sconvolta e non avevo mai un attimo di pace..

 

Non so se potete capirmi, ma questa è la mia verità, questo è quello che sento.. e mi stringo al cuore il mio ritrovato stesso cuore, pieno d’amore e di gioia di vivere, di bellissime esperienze da fare, di meravigliose persone da incontrare, anche a rotelle.

 

Ho pensato pure che questa mia rassegnazione sia la totale resa alla mia forte tendenza masochista e che essere invalida mi porta a sentirmi e ad essere circondata dalle cure che mi sono sempre mancate, colmando quel vuoto affettivo che ha sempre divorato tutto in me e intorno a me. Ho pensato che io forse prenda la mia nuova situazione e la ponga come alibi e scudo verso nuove aperture alla vita attiva, al lavoro, all’amore, cose verso le quali provo un terrore estremo, dopo le folli esperienze di dolore che ho vissuto.

E forse l’analisi più giusta è proprio questa qui..

 

Ma resto convinta che questa serenità che provo ora per la prima volta in vita mia, questa apertura al mondo ed al cosmo, anche se in modo letterario e virtuale, ma pur pieno di sentimento, sia infinitamente più importante dei miei innumerevoli tentativi, tutti naufragati, di vivere una vita ‘ normale ‘, quando io ‘ normale ‘ non sono..

E pensando alle olimpiadi dei paraplegici, a chi dipinge con i piedi e con le mani, a chi suona il piano in modo meraviglioso senza mai aver visto come è fatto, credo fortemente che questa mia nuova realtà mi porterà molto lontano.

 


 

 

IL LAGO - 2010 olio su tela 45 x 75
IL LAGO - 2010 olio su tela 45 x 75

 

 

 

      1 maggio ore 8,55

 

Giornata dedicata alla mamma e all’amore creatore-

 

Io sono commossa, care ale|V..nessuno mi aveva mai fatto un regalo così emozionante e originale..un video creato da te e dedicato a me, solo perché so scrivere belle parole..

 

Ho avuto tanti doni, in vita mia e ho dei grandi debiti di gratitudine con persone che veramente mi hanno dato la possibilità di riemergere, di puntare sulle mie capacità, e questa emozione che il tuo video mi ha procurato, la dedico a te e a tutti loro, dei quali non posso fare i nomi perché vogliono restare nell'ombra, nell'immensità della loro generosità.

 

A chi ha comprato il mio libro, o molti miei libri, regalandomeli perché io li potessi divulgare,

 

A che mi ha ospitato e mi ospiterà,

 

A chi mi ha donato del denaro per tirare avanti,

 

A chi mi ha sorretto in mille maniere,

 

A chi ogni giorno mi telefona per tenermi compagnia,

 

A chi si preoccupa per me,

 

A chi mi aiuta ad organizzare qualche presentazione delle mie opere,

 

A chi ha creduto e crede in me, mettendoci del suo per darmi un posto al sole, che mi scaldasse dal gelido inverno dal quale venivo,

 

A chi apprezza o ha comprato i miei quadri,

 

A chi mi legge ogni giorno, mi capisce e trae qualcosa di bello da quanto io scrivo, consolandomi, donandomi affetto ed attenzione che mi fa stare così bene,

 

A chi mi vuole bene e consente con me,

 

A chi mi contesta perché mi fa riflettere sui miei errori,

 

A chi è accanto a me ogni giorno con dolcezza e comprensione, senza chiedere nulla in cambio,

 

A chi mi ha curato e mi ha sorretto e si è preso cura del mio corpo e del mio spirito nelle decine di ricoveri ospedalieri,

 

A chi mi ha portato il buddismo,

 

Ai miei maestri e compagni spirituali,

 

Ai miei figli

 

Ai miei ex mariti,

 

Ai miei amanti,

 

Ai miei amori saffici,

 

A mio fratello e a tutti i miei amici e parenti,

 

A mia madre e mio padre, che mi hanno donato questa vita,

 

A tutti i genitori del mondo, positivi o negativi che siano, perché procreando hanno seguito una legge di natura e si sono messi in gioco fino in fondo,

 

A chi mi ha fatto soffrire, volendolo o no, perché tramite quella sofferenza ho affinato la mia anima,

 

Alla Meravigliosa Legge Mistica che trova un significato profondo i me e mi ha assegnato un importante compito, pur nella mia piccolezza, pur nella mia fallacia, pur nella mia insicurezza,

 

A tutti quelli che in un modo o in un altro mi hanno donato qualcosa, mi hanno voluto bene, mi hanno aiutato

 

A tutta l’umanità sofferente, povera o ricca che sia,

 

Dedico questo giorno d'amore per la mamma..

 

Voi tutte e tutti siete mie madri ed io vi amo come una figlia devota....

 

 

  1. maggio ore 16.16

 

 

Care amiche e amici, la sentenza è nefasta e definitiva.. tramite vari angeli custodi che si sono palesati dal nulla, nella loro immensa generosità, sono riuscita stamattina ad avere il dischetto della risonanza magnetica e a farlo esaminare, in via del tutto gratuita da due assistenti del neurochirurgo luminare, tra i tre migliori d’Europa, dal quale mi recherò per avere scritta tutta la documentazione che mi servirà per chiedere i presidi gratuiti a cui avrò diritto, che mi hanno spiegato dettagliatamente la situazione irreversibile della mia colonna vertebrale:

4 discopatie gravi a L1, L2, L5/4, L5/1S che sono saldate insieme come un’unica vertebra. Restringimento del canale vertebrale a livello diffuso e maggiormente dove sono le discopatie, una grande ernia posteriore a livello L5/L4 e una più piccola sempre allo stesso livello, ma anteriore, ed infine una diffusa spondilo artrosi degenerativa, il che vuol dire che le mie vertebre si stanno storcendo e lo faranno sempre di più, anche perché c’è già un inizio di artrite…

Non sono operabile, non mi si possono fare infiltrazioni, il mio corpo non risponde più alle cure analgesiche e antiinfiammatorie.

 

Tutto questo vuol dire che quel poco di mobilità alle gambe che mi è rimasta andrà sempre via via diminuendo e che io non potrò più camminare.

 

Quello che ho sempre sentito dentro di me, è stato codificato e dichiarato ufficialmente.

 

Oggi mi recherò dall’addetto per richiedere l’aggravamento della invalidità e poi dalla mia dottoressa per richiedere i presidi..

Domani verrà l’assistente sociale per la richiesta dell’assistenza domiciliare e quant’altro possa spettarmi.

Ma per avere tutto ciò ci vorranno diversi mesi.

Questo è il quadro definitivo della mia situazione.

 

Stanotte ho sognato che correvo per dei prati bellissimi e che facevo grandi evoluzioni con uno skateboard, cosa che io non sono riuscita mai a fare, anche se ci ho provato qualche volta con lo skate di mio figlio

È stato un sogno bellissimo, che poi si è trasformato in un incubo perché mi trovavo in una casa non mia con alcuni miei zii, ma il paese era così povero e sporco, che non c’erano neppure i cassonetti per depositare tutti i cocci di bottiglia che io volevo conferire allo smaltimento e che tenevo dentro una grande scatola, stretta tra le braccia e c’erano ragazzini che mi prendevano in giro perché mi perdevo continuamente per le vie tortuose di quel paesello di montagna e non riuscivo a trovare la via di casa…

L’unica attività della gente di quel luogo era la produzione di uno strano vino liquoroso, denso e scuro, ma amarognolo che mi faceva rabbrividire e la raccolta di certe erbe selvatiche che si trovavano tra gli alti pascoli in salita delle montagne circostanti che alcune anziane signore mi indicavano, tenendole tra le mani e dicendomi che se avessi voluto sopravvivere avrei dovuto arrampicarmi come loro per quei campi scoscesi alla ricerca di quelle erbe..

Poi, finalmente, ritrovavo la casa dei miei zii e nel paese c’era allora una festa e per le strade passavano ragazzi e ragazze con bandiere, stendardi e cavalli bardati a colori vivaci..

Noi guardavamo tutto da un balcone, ma per raggiungerlo c’erano state molte scale mezze diroccate ed avevamo corso seri pericoli di precipitare lungo un vano scala profondissimo e antico, con le volte a quattro spicchi e tutte affrescate..

Io tenevo stretta tra la mia braccia la figlia più piccola dei miei zii, che era una deliziosa creatura di un anno poco più, che mi abbracciava e mi teneva stretta e mi dava e voleva tanti bacetti sulle guance..

Ma poi, quando, cambiata la scena come succede nei sogni, all’improvviso, io le cambiavo il pannolino, mi accorgevo che aveva un piccolo pene, mentre tutti dicevano di lei che era una bambina e questa cosa mi procurava un dolore e un terrore grandissimo mentre mi chiedevo come mai nessuno si fosse mai accorto di ciò..

 

Poi mi sono svegliata ed ero inebriata dagli esercizi compiuti con lo skate e preoccupata tantissimo per la mia cuginetta ermafrodita…

 

Mi sa che dovrò fare qualche seduta dalla mia psicoterapeuta, ma al momento la mia condizione economica si è ulteriormente ristretta…

 

Comunque, al di là di tutto, io sono serena.

Non rassegnata, ma serena.. appena ci riuscirò fotograferò il quadro che ho fatto ieri, ma fra poco devo uscire di nuovo e sono molto dolorante per tutti gli spostamenti e gli sforzi che ho fatto stamattina…

Appena potrò vi scriverò di nuovo.. ora devo uscire..

A presto, miei cari amici ..a stasera….

 

Ore 22.06

 

sapete, dopo quello che ho scritto oggi pomeriggio, mi sono recata dalla mia dottoressa di base, che ha chiamato telefonicamente un suo collega neurochirurgo, che, senza sapere nulla di me, delle mie malattie croniche, della mia complicata situazione psichiatrica, ha detto: " chirurgica!"… e sapete cosa mi vorrebbe fare? oltre a togliere le ernie, che probabilmente si ricreerebbero nel giro di un anno o due, vorrebbe estrarre il mio midollo spinale da tutto il rachide e allargami con una mola speciale la cavità, dato che secondo lui è la stenosi, o ristrettezza del canale rachidiano, che mi fa stare male. Mia madre ha subito la stessa operazione, mio zio ugualmente e per quattro volte e hanno passato 20 anni della loro vita a camminare per ore ogni giorno con immensa fatica, le stampelle e un grande dolore, tralasciando quasi tutto il resto, per non smettere di camminare: cioè hanno riversato tutta la loro vitalità in una lotta che poi hanno perso entrambi e che a loro non ha dato null'altro che fatica e dolore

Mentre la dottoressa mi diceva che con l'operazione avrei risolto tutto, io mi sono messa a piangere, ma non di gioia: piangevo di dolore, di disperazione, rivivendo il calvario di mia madre e di mio zio e pensando che io ora ho altro da fare e che voglio fare altro che stare dietro alle mie gambe.. che non me ne frega niente se passerò il resto della mia vita con una mobilità molto ridotta, perché, quando avevo le gambe sane e forti e l'animo malato, non ho fatto nulla di buono, nonostante tutti i miei sforzi e tutti quelli che ho amato di più li ho fatti soffrire e alla fine mi hanno se non odiato, rifiutato. mentre ora faccio quello che mi piace e per il quale sono nata e sono serena, a volte felice, come ieri mentre dipingevo il quadro che vi farò vedere domani...e non ho nessuna voglia di affrontare ancora medici, ospedali, operazioni, riabilitazioni, fisioterapie, tutte cose molto più dolorose per me, dopo una vita di dottori e ricoveri; dato che il dolore che provo ora è dominabile e mi lascia libera di esprimermi al meglio.

direte che sono folle e masochista

e sicuramente è così.. lo so da tempo, ma se questo è il mio modo di essere e in questo momento non fa del male più a nessuno e fa stare molto meglio me, - perché, vi giuro, il dolore dell'anima è assolutamente insopportabile e ingovernabile, mentre quello alla schiena e alla gamba, dopo tutto ciò che ho passato io, è una bazzecola, - ora che ho ritrovato la voglia di vivere non attaccata a qualcun altro, ma in piedi sulle mie gambe, anche se malferme e doloranti, perché ancora devo lottare contro me stessa, come ho fatto finora?.. e poi, quando un medico ti dice una cosa ed un suo pari grado ti dice l'esatto opposto ci vogliono almeno altri due confronti e dovrei venire in continente e spendere denaro che non ho e passare mesi nel dubbio che mi divorerebbe attimi preziosi di vita che invece potrei passare nella mia tranquillità a scrivere e dipingere.
Io ho camminato tanto, fatto tantissimo sport, viaggiato tanto, amato tanto, ma sono sempre stata infelice tanto da cercare per nove volte di togliermi la vita.

 

Ora non ci penso neppure lontanamente a morire, non ne ho più nessuna voglia e sento dentro di me tante cose da dire ed esprimere con la mia arte.. che mi importa, allora di camminare sulle mie gambe o su delle ruote?
Io non voglio uscire, non voglio viaggiare se non per la mia arte, non voglio stare tra la gente al mercato o al mare o in spiaggia..
voglio parlare a tanti, cuore a cuore, nel silenzio dei vostri studi, nell'accoglienza delle vostre poltrone, al lume delle lampade di lettura, oppure appesa a un muro, dal quale dire qualcosa di nuovo e di buono ogni volta che i vostri occhi mi incrociano nel mio dipinto..
Ho paura dei rapporti stretti, ho paura dell'amore, ho paura di tutto fuorché della morte e del dolore del corpo, al quale sono assuefatta.. quindi non ho paura di niente, perché sto col mondo intero, amo il cosmo intero ed esprimo me stessa al mio meglio.
non voglio più sostenere lotte inutili e perdenti

non voglio morire per vivere, soffrire per camminare e fare del camminare il fine ultimo della mia vita. Ma dove mi porterebbero i miei piedi se non avessi l'animo colmo di gioia di vivere e cose da dire, come ho ora?
E poi, chi mi assicura che non uscirei dalla sala operatoria messa peggio di come ci sono entrata?
E così pesante come sono, come camminerei sulle stampelle, come potrei indossare il busto necessario, che sarebbe una galera infinita, dato che a me dà fastidio persino un semplice reggiseno?
E come posso non ascoltare questa voce che dal profondo di me urla:" NON TI FAR OPERARE!!!!"
Sono troppe le incognite confrontate alle sicurezze che ho ora: il gioco non vale la candela, per me, non la vale assolutamente....

 

Beethoven era sordo e ha composta la musica tra le più belle che si siano udite.
e questo è solo un esempio.
non so se potete capirmi, non so se potete accedere al groviglio dei miei pensieri, ma questo è quello che provo..
l'unica cosa che mi fa stare bene è il quieto rifugio profumato di fiori e colorato dalle mie tele della mia casa e la gioia di scrivere, dipingere, comunicando con chi vuole ascoltarmi... senza aspettative, senza illusioni, senza delusioni.. essendo completamente me stessa...

scusate per il lungo sfogo, ma parlando con voi, mi sono chiarita definitivamente le idee...
Vi abbraccio e Vi ringrazio per l'affetto che mi date....
ricambiandolo in pieno...

 

 

IN SOGNO

 

Cala il tempo
con ala di levriero
sulla palude
rosa
di acque straniere
lontane


Sento un viaggio
sparire dietro l'angolo
di forre chiuse
e liane fiorite


Chiamo chi non ascolta
che lo sciacquio
di un fiume
mai sorto..

 

 

12 maggio ore 6.30

 

 

Anche stamattina sono la prima a scrivere qui il buon giorno...sono le 6 e 30, il sole sta sorgendo dietro i tetti di tegole rosse .. i mille canti diversi degli uccellini che mi danno il loro saluto si mescolano a formare una sinfonia che, come grancassa, ha il cuculo urlante ancora all'ultimo pallore di luna visibile nel cielo di incerto colore il suo eterno: ‘ Sono qui sono qui sono qui!’

 

Sono qui anche io e non voglio morire.

Questo è miracoloso

Ho vissuto gli ultimi tredici anni, fino a quasi un anno fa, pensando continuamente, costantemente, senza tregua, al suicidio.

 

Mentre lavoravo

Mentre cercavo di mettere insieme il pranzo con la cena

Mentre mi chiedevo il perché dei miei fallimenti

Mentre amavo i miei figli, mia madre ma loro si sentivano traditi, maltrattati, incompresi

Mentre cercavo l’amore della mia vita, che ero sicura ci sarebbe stato da qualche parte, magari nascosto bene.

Mentre cambiavo ancora una volta lavoro

Tra una crisi profonda e un periodo di rinascita

Da un ospedale all’altro

Da una clinica all’altra

Da uno psichiatra all’altro

Da un medicinale all’altro

Da una casa all’altra, perché mi davano lo sfratto per morosità

Da una bolletta non pagata all’altra, chiedendo la carità a mia madre, perché mi staccavano la luce, il gas.

Tra una litigata all’altra con i miei figli che mi accusavano di non essere normale e di

non essere in grado neppure di dare loro una vita normale

Mentre guidavo tra una ditta e l’altra, tra una casa e l’altra, per cercare di vendere qualcosa, -vù cumprà bianco – e mi addormentavo, soccombevo al peso degli psicofarmaci, la testa appoggiata al braccio reclinato sul volante del furgone, dell’auto, ancora del furgone

 

Mentre tornavo a fare la cuoca ma tutti i ristoratori, dopo il periodo di prova, non mi confermavano perché ero troppo lenta

 

Mentre tornavo a casa e nessuno mi veniva incontro ad accogliermi se non i miei cani e i miei gatti

 

Mentre io dicevo: sto male!! E mi si rispondeva che lo facevo apposta per attirare l’attenzione

Mentre me ne andavo di casa incontro al grande amore che pensavo fosse finalmente giunto e ancora una volta sbagliavo tutto

 

Mentre ingrassavo, dimagrivo, ingrassavo ancora, le provavo tutte, smettevo gli psicofarmaci per cure alternative e ripiombavo di nuovo nel baratro.

 

In ogni minuto di questo interminabile calvario io mi dicevo:

 

VOGLIO MORIRE!!

 

Stanca

Sola

Abbandonata

Sconfitta

Disperata

Sfinita

Senza più argomenti

Sepolta dai sensi di colpa

Sentendo un destino crudele che non sapevo di meritare

Completamente impazzita

Tra un amore e l’altro

Tra un rifiuto – sanguinante- e l’altro

 

VOGLIO MORIRE

 

E poi, una sera, o una mattina perdevo la testa, ma non me ne accorgevo e, lucidamente, ci provavo ancora

per nove volte

 

Overdose di psicofarmaci

Mi tagliavo le vene

Cercavo di soffocarmi

 

Ma sempre mi risvegliavo, sempre qualcuno interveniva, sul più bello, proprio quando ormai ce l’avevo fatta, proprio quando vedevo la bianca luce di mia madre Morte

Proprio quando stavo per arrivare alla pace,

 

mi risvegliavo

 

legata al letto

impasticcata fino a non riuscire a spiccicare una parola

senza una reale via d’uscita davanti a me

senza una casa

un lavoro

una consolazione

un gancio a cui attaccarmi

 

nonostante le mie preghiere,

prima a Dio, invocando la sua clemenza,

urlando la mia richiesta di giustizia e Divina Provvidenza

 

poi al Mantra Buddista, che faceva il miracolo, e poi si spezzava di nuovo sotto il peso di nuove, ma sempre antiche illusioni

 

cercavo la Morte,

invocandola,

chiamandola

aspettandola

inseguendola

senza mai raggiungerla

 

poi l’ultima volta, ottobre 2009

850 pillole di veleni vari

12 0re di convulsioni

Valium a fiumi in vena

Legata al letto

Polsi e caviglie scorticati

Nessuno aveva capito

Poi Ale scopre le scatole vuote nascoste

Lavanda gastrica

Intubazione

Catetere

Rianimazione

È spacciata non ce la può fare

6 giorni di coma

 

Io sorridevo

Io vedevo la luce

Il bianco

La pace

Il canto degli angeli intorno a me

La fine di tutti i bisogni

La colpe

Le sofferenze

Ero io e mi bastavo

Non avevo niente altro che io

Ed ero FELICE

 

Mi sveglio sorridente

E vedo Ale e Maia accanto a me

Due sorrisi raggianti

Increduli

Non posso parlare

Tutti tubi

Ma posso stringere loro le mani

 

Dopo qualche giorno in psichiatria

Una povera donna fuori di sé cantava tutto il giorno a voce altissima tutte le canzoni del mondo, mi strappava le cuffie dell’auricolare, mi strappava quelle del lettore cd

Mi rubava i biscotti, l’acqua il succo di frutta

 

Io, poco lucida, dormivo molto

Sedata

 

Ma la musica cantava dentro di me

Quella degli angeli

E ritrovavo il luogo di pace

Di serenità

 

Dentro di me

 

Di nuovo a casa da Ale

Dormire

Per due mesi

 

Un anno e più di psicoterapia

Pagata con i miei quadri

Santa dottoressa

Che non voleva farmi pesare la sua grande pietas - cum passio –

 

scavare

grattare ogni residuo

scoperchiare le tombe

lei, attenta, ogni tanto, una domanda

quella giusta

 

io mi rispondevo

 

e tornavo al campo bianco di pace

 

invocavo la mia forza

il mio coraggio

la mia costanza

la mia saggezza

con il Mantra del Grande Buddha Nichiren e leggevo, in cinese antico, :” Quando gli esseri viventi assistono alla fine di un’era e tutto arde in un grande fuoco, questa, la mia terra, rimane salva e illesa, costantemente popolata di Dei e di uomini. Le sale e i palazzi nei suoi giardini e nei suoi boschi sono adornati di gemme di varia natura. Alberi preziosi sono carichi di fiori e di frutti e là gli esseri sono felici e a proprio agio. Gli dei suonano i tamburi celesti creando un’incessante sinfonia di suoni. Boccioli di mandarava piovono dal cielo posandosi sul Buddha e sulla moltitudine: la mia pura terra non viene distrutta, eppure gli uomini la vedono consumarsi nel fuoco, ansia, paura e altre sofferenze…..”

 

Io avevo visto quel luogo di ineffabilità, l’avevo vissuto per sei giorni e per la seconda volta, perché già in un coma precedente avevo avuto la visione del mio paradiso interiore.

 

Ma allora non ero ancora un Buddha, un risvegliato, un illuminato.

 

Le forze ritornano, le cose cambiano

La mia mente si apre

I miei occhi si aprono

Vedo quello che mi serve per stare bene

E lo metto in atto

 

E’ tutto dentro di me

 

Vi attingo a secchiate ogni giorno, ma il pozzo è sempre più profondo

Più colmo d’acqua

Più cristallino.

 

Che importa se le mie gambe si sono fermate?

 

La mia vita è iniziata: pubblico il libro, ricevo regali, aiuti inattesidipingo e vendo i quadri arrivano nuove amiche..

 

sono ancora malata

povera

sola

ma ho trovato me stessa

la mia anima

la mia via

 

ho acceso la luce per illuminare la mia notte e quella di coloro che mi si accostano,

se aprono gli occhi per guardarla..

 

IO NON VOGLIO PIU’ MORIRE

IO NON VOGLIO PIU’ MORIRE…..

 

13 maggio, ore 6.35

 

Buongiorno care amiche e amici. Vi mando il mio amore e la luce mattutina del sole appena sorto, silenzioso, congiunta a quella del mio cuore, al contrario, molto rumoroso.

 

Parlarvi di me, ogni giorno sul mio diario, ogni giorno sul mio libro e su quelli che sto scrivendo, sulle tele che la mia anima dipinge da sé, usando il mio corpo e la mia mano come mero strumento, è un disegno che parte da tanto lontano.

 

Un disegno che gli psichiatri hanno chiamato: schizofrenia, border line, depressione, disturbi di personalità, masochismo, autolesionismo, isteria grave e che mi ha portato fino ad un anno fa, ad essere vittima e carnefice di tutti coloro che mi stavano intorno e che hanno reagito, a partire dal primo giorno con mia madre, con la violenza alla grande mole d’amore e di energia che fluisce fuori da me, che tutti percepiscono, ma nessuno, o quasi, capisce.

 

Perché IO NON SONO DI QUI, io vengo da un altro pianeta, Antron, e possiedo il dono delle veggenza, nel passato più remoto, nel presente e nel futuro più lontano.

 

Questo mio stato ha per prima cosa sconvolto me e ci sono volute moltissime esperienze estremamente dolorose e autolesionistiche, per giungere a vedere la luce, tramite una immensa sofferenza che è cominciata il giorno della mia nascita e che si è spenta il giorno dalla mia morte, nell’ottobre scorso, quando A.A., la donna che io ero, si è distaccata dalle sue spoglie mortali e da essa si è generata per partenogenesi, Arianna Amaducci che, tagliati tutti i vincoli con gli esseri umani di questo pianeta, allacciati altri vincoli con anime provenienti come me da tanto lontano, ha continuato a scegliere la strada del dolore fisico, nella mia semi paralisi agli arti inferiori, per parlare nel linguaggio comprensibile di questo tempo, che è DOLORE ALLO STATO PURO, INFERNO e DEMONI INTERNI ed ESTERNI, intesi come tendenze negative energetiche, magnetiche, psicofisiche.

 

Tutto questo per mostrarvi come una sola sia la strada per sconfiggere questo stesso dolore e risultare vittoriosi.

 

Vittoriosi innanzi tutto dentro e verso noi stessi, portando al centro del nostro essere la nostra personale, privata e inalienabile RIVOLUZIONE UMANA, che si trasformerà, attraverso l’ACCOGLIENZA e l’AMORE UNVERSALE, in quelle RIVOLUZIONE MONDIALE alla quale ci stiamo preparando.

 

Io sono un piccolo maestro, ma grande, per chi soffre, perché conosco ogni tipo di sofferenza umana; fisica, psichica, economica, spirituale, violenta, mentale, artistica, incompatibile, incomprensibile, indivisibile da e con chiunque.

Io sono un gradino di pietra che si offre al piede, qualsiasi piede, che lo voglia o lo possa usare, come appoggio sicuro e fermo, per accedere al prossimo gradino, che potrebbe essere sempre proposto da me oppure da altri, dopo di me.

 

Per questo vi chiedo di leggermi, di guardare i miei quadri, di ascoltarmi dove e quando parlerò.

 

Non ascolterete ME, ma un emissario, che viene mandato e viene per sua scelta a condividere il calvario di ogni grande Buddha, da Socrate, a Gautama Siddharta, a Nichiren Daishonin, a Gesù Cristo, a Leonardo, a Copernico, ad Anna Frank, a Vincent Van Gogh, ad Alda Merini e tanti altri, che hanno usato la loro potente spugna anti – sofferenza assorbendo e bevendo fino in fondo il calice di progresso dell’umanità verso la luce.

 

Attendo a braccia aperte e cuore sincero e trasparente fino a sembrare sconcertante e scandaloso, ogni anima che sceglie di venire a me..in qualsiasi modo essa lo voglia.

 

 

Il gradino di pietra

 

Vasta

pura

terra riemersa

dai flutti

dell’antico diluvio

 

Splende

 

Piccolo

perforante

laser

 

A tagliare

gomene

 

Oscure

 

gettate da

salati semi

di code

 

Comete

 

Lontanissime

e non ancora

 

fuggite.

 

 

 

Ore 15,16

 

 

Il mio prossimo quadro

 

scorcio di un lago. (Garda).. vista da sinistra.. prospettiva dalle parte sinistra.. il lago che rispecchi in tonalità più scura.. un blu acqua scurissimo... il cielo.. il cielo nero con le nuvole cattive che si specula leggermente sullo specchio del lago.. montagne marroni e strade con curve grigie e cariche di pioggia.. le nuvole esprimono rabbia.. molta rabbia... e stilizzato con un rosa antico.. una silhouette.. di profilo.. di due donne che si baciano.. perfettamente uguali.. delicate.. solo un contorno.. senza occhi ma con i capelli..

 

 

14 maggio ore 8.27

 

Buongiorno a tutti, cari amici..vengo da una notte piacevolmente insonne.. devo fare moltissime cose, stamattina uscire per scartoffie burocratiche inerenti la mia invalidità, oggi dipingere un quadro..scusatemi se non sarò molto presente..ma appena potò correrò da voi…

Un abbraccio di luce a tutti, in particolare ai tantissimi nuovi amici che saluto e ringrazio calorosamente: BENVENUT*!!!!!!

 

 

SHEEVA

 

 

 

Sheeva è un alito di vento dorato e azzurro, con sentore di viola, muschio e gelsomino.

È entrata dalla finestra socchiusa, senza fare rumore, ma in un attimo tutta la stanza è stata piena di lei, tutta la vita è stata intessuta di lei.

 

Colma dei suoi veli cangianti e dei suoi capelli come onde, lievi e incessanti, come l’ardore d’agosto nei riccioli fosforescenti della fine rena smossa dalla marea calante.

 

Ella è un bosco sulla riva del mare

Un altro abitante del mio antico pianeta

La terza parte che mancava, ed è giunta. Al fine, è giunta.

 

Senza rumori è la sua voce, ma ha solo note perfette

Senza scrosci il suo passo, ma solo flusso

Senza incertezze il suo incedere, ma solo piedi alati di fanciulla.

 

Ho ornato il suo capo di una corona di fiori di mandorlo e pesco, tra i quali impigliata giaceva la piuma perduta dalle ali di una bianca colomba - o forse era un angelo? -.

Siediti accanto al mio giaciglio, amor mio ed io mi farò tuo giaciglio.

Bevi l’aromatico tea dalle mie labbra che si faranno tazza di maiolica.

Porgimi il palmo della tua mano, al quale il mio confluisce come la voce dalla valle addormentata.

 

Ecco la luce dei suoi occhi accendere il buio intorno a noi e trovare il verde azzurro del mare dentro i miei.

 

Ecco la pace dei pensieri correre al suo nido dopo una lunga traversata sulle acque.

 

Ecco il sussurro di una sua parola diventare il canto incessante del tempo infinito.

 

La finestra era socchiusa, amor mio e mi invitava ad entrare..’

sapevo che saresti venuta ed ho preparato una coltre di nuvole per il tuo riposo..’

 

Ma senza dormire la notte è passata fino a incontrare il mattino, senza che le parole avessero mai una scossa, senza che le dita si disgiungessero un attimo.

 

I debiti pagati

I crediti riscossi

La casa adorna di fiori

 

Tutto di me l’attende con la gioia e la serenità di chi ama la felicità:

la sua, la mia.

 

Ore 23.48

 

Vivo

mente di nuvole
corpo di rami
mani come radici
gambe di pietra
spirito di cristallo
amore come nido
voce di vulcano
parole come lava..

 

 

Da Sheeva

 

Questa la dedico alla poetessa dal cuore di cristallo...neve sono tra le tue mani che si scioglie al primo raggio di sole......son mare d'estate che, calmo, culla la tua barca tra le onde........ Seguimi sulla mia spiaggia.....quella che mi hai donato tu....vivi col mio respiro....mi hai ridato le ali.......Sheeva:io!

 

Ore 20, 30

 

 

Questo è un pianeta di folli

 

Chi viene in nome dell’amore

Viene crocifisso

 

Chi viene nella luce

viene lapidato

 

chi viene in nome della saggezza

viene sepolto vivo.

 

Io non sono di qui

E non lo voglio neppure!

 

Vade retro

 

satana!

 

 

 

15 maggio, ore 4,35

 

 

LA VITA E’ UNA COSA MERAVIGLIOSA

 

Perché non ha mai un traguardo ultimo.

Perché, quando proprio ti senti invadere dalla gioia del cammino percorso fino a quel momento, quando ti sembra di aver conquistato il podio, quando ti sembra di aver afferrato il ‘tuo’ concetto, il tuo raggio di sole, ecco che arriva qualcosa, qualcuno, dal passato o inedito, che ti riporta lì, su quella soglia dolorosa che ti sembrava di aver abbandonato per sempre, che sentivi di aver superato: il tuo demone, la tua tendenza negativa fondamentale.

 

E questo quante volte mi è successo?: così tante che anche il muro ormai l’ha imparato.

Ma io no, io non l’imparo mai.

 

Sapete chi è che mi ha rovinato questa vita, chi mi ha deviato dalla realtà:

 

WALT DISNEY!

 

Si, proprio lui, con le sue favole bellissime e poetiche che hanno sempre un lieto fine, che ti dicono che basta che tu sia sincera, onesta, gentile, aperta, consenziente, di buona volontà – e magari anche belloccia - che poi tutto si sistemerà, che arriverà mago Merlino e la fata Turchina, o se preferite, la vostra Madrina fatata, - che chissà perché è sempre ‘ cicciottella’ - e che la zucca si trasformerà in carrozza, il principe o la principessa arriverà sul suo destriero bianco e tutti vissero felici e contenti.

 

Ma il caro mistificatore non conosceva il concetto di Karma, di quella immensa pesantissima mole di ghiaccio subacqueo, del quale si vede emergere dal pelo dell’acqua gelata dell’artico solo una piccola parte, una punta, una guglia, che ti sembra di poter governare, remando con le mani nell’acqua così gelata che ti spezza la fragili dita, mentre invece esso gode di un movimento suo, di una direzione che ti porta sempre dove non vorresti andare, sempre e solo lì, nonostante che tu ti impegni allo spasimo, che fai di tutto per arrivare dove ti sei prefisso e ti sembra di esserci arrivato! Ma, ecco, all’improvviso, ti ritrovi al punto di partenza, immersa fino al collo nel solito tuo problema.

 

Il mio problema, quello che ancora non riesco a risolvere, è che credo a chiunque.

 

Dato che la mia anima non sa mentire e nemmeno la mia mente e la mia voce, io sono profondamente convinta che anche tutti gli altri siano come me ed ascolto tutti, credo a tutti, fino a che non mi danno una prova tangente che o mentono a loro stessi, oppure mentono a me.

 

E il mio secondo grande attaccamento è quello di credere ancora che qualche essere umano femmina della quale io mi innamoro, nascosta da qualche parte, sia in grado, possa e voglia ricambiare il mio amore e condividere con me, anche senza una convivenza pratica, la mia e la sua vita.

 

Da tanto tempo aspetto e chiamo questa anima gemella e alcune volte sono stata sicura di averla trovata, così sicura da donarle tutto quanto fosse in mio possesso senza però tener conto della sua effettiva realtà e volontà.

 

Fino ad un anno fa non sapevo stare sola, ho riversato moltissime delle mie energie e inclinazioni alla sua ricerca, credendo a Walt Disney, ma, mio caro Walter, per me la tua legge di speranza non vale: evidentemente non ho ancora messo la causa giusta perché giunga l’effetto giusto, oppure, altrettanto evidente è che in questa vita debbo imparare la lezione dell’autogestione, cioè smettere di attendere questa persona che non arriverà mai o neppure esiste.

 

Io mi amo

Amo la mia età, il mio stato.

Io sto bene da sola.

La zucca non si è trasformata in una carrozza, ma in una carrozzella per invalidi..

E va bene così, va bene così..

 

Perché la vittoria ultima di una vita non è solo raggiungere il traguardo ma, se proprio non è possibile raggiungerlo perché la mole subacquea di ghiaccio è troppo pesante per le nostre forze, le vittoria più grande è NON ARRENDERSI: continuare a remare verso l’amore, amare, rimanere vivi fino all’ultimo istante e non smettere di avere fede.

 

L’amore che non darò a ‘lei’ lo darò a voi e a tutto il Cosmo intero, così che neppure una briciola ne vada persa o sprecata..

 

E anche se fuori piove, auguro una giornata di luce a tutti, col mio abbraccio più dolce e affettuoso…..

 

16 maggio ore 9

 

Questa passata è stata la notte dell’attesa.

 

Attesa del mattino, quando sentirò di nuovo la sua dolce ariosa voce al telefono,

attesa della luce del sole, che neppure oggi spunta dalle nubi ma, dato che io con il mio cuore sono tanto più in alto, vedo lucente e puro, fortissimo come questo nuovo ma antico sentimento che mi preme d’appresso.

 

Attesa del tempo che si dipani, più in fretta, per favore, verso un incontro al quale anelo senza impazienza ma traboccante di emozione.

 

Attesa della ineffabile calice colmo di nettare al quale accosterò le mie labbra gentili e leggere, ogni volta che lei vorrà bere.

 

Attesa di una giornata di certezze, perché qualsiasi cosa succeda, sarà proprio quanto io desidero.

 

Attesa di domani, della partenza per Bari e degli incontri, delle parole, degli sguardi, dell’amicizia, della fratellanza, della mia arte.

 

Attesa di correre incontro, con le mie ruote ben oliate dalle mie lacrime, al sorriso perenne che schiuderà ogni giorno a venire, in una luce di pace interiore.

 

 

 

Attesa di un cambiamento che già si è svolto dentro il mio cuore e che sta trasformando il buio intorno a me nell’aria fresca giallo oro di un’aurora di gioia senza fine.

 

 

Ore 11.38

 

Ed ecco che il mio fiore di loto si è dischiuso e da in questo momento produco fiori e frutti. Quello che non era mai accaduto ora accade e, anche se durasse un giorno solo, nessuno mai me lo potrà portare via: io sarò comunque io, anche se finisse domani, io non smetterò di tenere accesa la mia luce, io non cesserò la mia lotta, io non abbandonerò mai l'ineffabilità della fede.

Grazie vi abbraccio: domani parto per Bari e porto la vostra gioia e la vostra forza con me.....

 

Io l'immagino ancora, quel mondo, io sto cambiando me stessa come vorrei che il mondo fosse: IO CI CREDO ANCORA e porto avanti la MIA LOTTA, di lesbica, invalida, artista, esule, incompresa, diversa, indigente, folle, donna....

 

 

 

 

Bari, 17 maggio ore 19

 

Eccomi nella grande, viva, chiassosa, pullulante città di Bari, nella quieta camera del piccolo albergo in centro, mentre Battiato mi culla cantando ‘Plaisir d’amour’ e dalla finestra aperta entra il suono della vita di questa città dall’accento così comunicativo, spassoso, auto ironico..

 

Il volo da Cagliari fino a qui è stato caratterizzato da una fastidiosa turbolenza, data da un forte vento in quota: io alternavo un sonno pesante a improvvise veglie su cieli seminati di nuvole come pecore smarrite, o greggi interi, o fiocchi di fiori di cotone sotto di noi, all’azzurro infinito del mare e del cielo fusi insieme, solcati dall’ala piena di superbia del piccolo aeroplano che, incosciente alle scosse delle correnti d’aria che avrebbero voluto piegarlo al loro volere, forte del suo cuore di uccello d’acciaio, ha lottato con tenacia e leggerezza, un po’ giocando, un po’ arrabbiandosi, un po’ cantando vittoria contro la forza di gravità sconfitta.

 

Bari mi ha accolto col viso arguto, acuto, dolcissimo, sorridente di Cris, sorella dell’anima mia e la stretta delle nostre mani si è appoggiata all’incrocio di nodi indissolubili, insoluti da sempre.

 

Ella si è presa cura di ogni mia necessità, del mio benessere per questi quattro giorni che qui trascorrerò, accanto a lei e a tutti coloro che verranno a noi nel nome dallo spirito e dell’arte, nel nome di una amicizia di varie specie con caratteristiche ben diverse e scelte definitive individuali che hanno un unico comune denominatore nell’amore per la vita, per il cosmo, per l’energia che tutto porta al bello, alla quiete, alla soluzione, allo scioglimento, alla dispersione di ogni affanno.

 

Ascolto la mia voce battere dentro queste parole che rivolgo a me stessa e mi sento felice di appartenere a questa famiglia di folli, diversi, diversamente abili, omosessuali, indigenti, artisti sconosciuti, voci che gridano nel deserto, veggenti, sensitivi, con porte aperte dove solo occhi estremamente acuti possono intravedere fantasmi di luce dentro al buio più assoluto.

 

Noi, sarabanda di felici pochi..


 


 

 

LA SORGENTE - 2010 olio su tela 45 x 75
LA SORGENTE - 2010 olio su tela 45 x 75

 

 

 

18 maggio ore 7.30

 

Ecco il giorno dell’inaugurazione…

 

Sono emozionata e leggera, pur nelle mie ruote e nel mio peso corporeo notevole…

Sto volando verso questa folla di mani, di occhi, di voci che cercherò di incontrare, stringere abbracciare col mio sguardo celeste, verde, grigio.. sguardo cangiante di acqua marina.

 

Aleggia dentro di me Sheeva, che si accosta ogni giorno alla mia mensa, ora in punta di piedi, ora con passo felpato, ora spalancando la porta con un sol colpo deciso, ora rifugiandosi un attimo dietro le pieghe nascoste della sua anima battagliera di samurai e fragile di bimba destinata a diventare Geisha.

 

Cerca di vedere, incerta e lievemente spaventata, le catene che possono essere celate dietro il mio sorriso telefonico, i tentacoli che potrebbero avvilupparla, lei, Dea della frantumazione, dell’aria e dell’acqua che scorre libera e tutto invade, tutto riempie, tutto permea e penetra.

 

Ma il suo sguardo non scorge altro che se stessa, perché tutta mi ha invaso e permeato, con la sua forza liberatrice e distruttrice di legami arcani.

 

Guardando in me, unendosi a me, ella non può vedere altro che le catene che io ho infranto con la forza della mia fede e la potenza degli dei che mi proteggono e non può vedere altro che le sue, cadute a terra, frantumate in spezzoni ancora grondanti del suo sangue, dove ancora giacciono attaccati lembi della sua tenera virginea pelle, che il nostro incontro ha definitivamente riconosciuto, dando loro un nome e definitivamente sconfitto con un altro semplice ma potentissimo nome:

AMORE.

 

Con il suo amore e il mio, fusi insieme in un concerto di voci, ora gravi, ora sussurri, ora echi di vastissime incognite pronte a svelarsi ai nostri occhi illuminati, vado tra la gente, come un untore dello spirito del cosmo, a lasciare dietro di me, come chiocciola nella rugiada mattutina, il segno lustro e tenace del mio cammino lento ma volitivo, scia di luccichii su di un asfalto che da amorfo si trasforma in un ricamo di riflessi…

 

14.41 Scaturita dal mio quadro omonimo

 

LA SORGENTE

 

Sfugge da dentro

 

Un piccolo colpo

del nodoso bastone sulla faglia

profonda

nella roccia millenaria

 

Cerco il punto di rottura

lo sento

con le mani

l’orecchio

capta il vuoto

dietro

porta alle profondità

 

Rumore di ere

 

Si sgretolano

 

Mi apro all’acqua

del sapere

del ricordo

del colore

 

Ogni angolo confluisce

in cristalli

semoventi

di tempo

fuso

 

Scorre

né si ferma

 

tutto lambisce

e cresce.

 

 

19 maggio, ore 9,03

 

Che giornata, ragazzi!!

 

  1. del mattino: tutti al Fortino per l’allestimento delle nostre opere…

Ecco che arriva Cris con il taxi, tutta trafelata, con due dei miei quadri,

E via, di corsa, nel traffico già movimentato di questa bianca città adagiata lungo la costa, mollemente distesa come una fanciulla senza età addormentata al sole..

Il fortino è una costruzione opposta al mare, come un baluardo, il primo e l’unico posto a difesa contro antichi assalti nemici che, penetrati e vinto la sua maschia importanza ed arroganza, hanno lasciato nei palazzi, nelle vie della ‘vecchia’ città tante ferite e segni che rimangono e rimarranno indelebili nel tempo.

Ma lui, il fortino, non sa di avere vinto o perduto: egli sa solo di esistere, ancora intatto, immutato e, seppure ora sia diventato il simbolo dall’accoglienza a chi sbarca dal mare, dal treno e si affaccia sulla grande distesa di storia e di vita alle sue spalle, appena lo guardi in faccia, così austero e fiero, così proteso a testa d’ariete che sembra persino incunearsi nel mare profondamente azzurro che quasi lo lambisce, esso afferma la sua orgogliosa presenza con silenziosa voce stentorea, fatta dei suoi blocchi che hanno resistito al salmastro di secoli, alle offese di attacchi sanguinosi, provenienti da quel mare, madre della città e nave dei nemici allo stesso tempo.

 

Gli altri artisti gay, a parte una o due presenze che hanno più o meno la mia età, sono tutti ragazze e ragazzi molto giovani, studenti dell’accademia, iscritti a varie associazioni Lgbt e mostrano tutti sui visi sorridenti ed eccitati, scompigliati dalla fresca brezza mattutina che ci spettina, il desiderio fremente di cominciare subito il lavoro dell’allestimento, perché quelle opere che stringono a sé come delicati figli della loro fervida mente, scalpitano in attesa della collocazione, della cornice, dell’ubicazione, della luce che li illuminerà, del cavalletto che li sosterrà, della nicchia che li accoglierà.

Infatti, appena si aprono le porte della grande stanza dall’altissima volta, tutto un brulicare di attività partono attorno a me, un vociare fitto fitto, come un alacre ronzare di api operaie affaccendate alla costruzione di un nuovo favo.

 

Alle 10 in punto tutto è pronto e come quando si apre il sipario davanti al pubblico in attesa che ammutolisce all’unisono in un attimo, quello che fino a pochi attimi prima era un cantiere edilizio, di mille attività diverse, ecco che è diventato una scena ordinata, armoniosa e composita, perfettamente fusa con l’avito orgoglioso ambiente che lo ospita: nulla fuori posto, l’ultimo ritocco e si accendono i riflettori sulla conferenza stampa.

 

La tv locale con la cinepresa che fruga tra i nostri visi emozionati, tra le nostre opere, così diverse le une dalle altre, per materiali e movimenti interiori dai quali sono spuntate, il tavolo degli organizzatori, delle autorità, la giornalista col taccuino, come si vede nei film, il microfono che passa di mano in mano, di voce in voce, di pensiero in pensiero.

 

E io, parcheggiata sulla mia carrozza personale allineata al tavolo dirigenziale, nel mio vestito di scena, guardo, assimilo con l’odore del salmastro che entra come una corrente marina dalle porte aperte, ogni idea, ogni suggerimento, ogni emozione, di questi personaggi in cerca d’autore, che in realtà sono autori della propria diversità.

Una diversità che viene accolta, sottolineata ed esaltata proprio attraverso le diverse idee, i diversi colori, i diversi materiali, dalla stoffa al legno, alla terra, al ferro, al cemento, alle tele con colori di varie nature e tecniche, diversità che è fonte di vita e di crescita, di confronto, di allargamento dell’orizzonte.

Ognuno di noi ‘ autori’ raccolti come un plotone ben ordinato e pronto all’invasione e alla sopraffazione del pregiudizio, dell’ignoranza, della grettezza, dell’odio, della stupidità, dell’inutilità, trasmette all’insieme le proprie energie che vengono da scelte scomode e difficili, da una lotta innanzitutto contro noi stessi, da un approdo in terre straniere, ma ospitali, almeno lì, almeno in quel momento, quando ogni discorso ci dona dignità, valore, motivo di essere e di resistere.

 

Quando giunge il mio momento di dire le mie due parole il microfono non mi trema tra la mani e, avvolta dalla quell’atmosfera di approvazione e attenzione, spiego il perché del mio paludamento, il motivo di ogni parte del mio costume di scena.

 

Diversa come diversamente abile

Diversa come diversamente pensante

Diversa come appartenente alla fascia dei poveri, delle persone ‘ senza reddito’

Diversa nella scelta di essere esule volontaria per difende i miei figli, che amo, dalla propria e altrui omofobia

Diversa come specie, perché vengo da un altro pianeta

Diversa come capacità, perché possiedo doni non ancora alla portata di tutti

Diversa come donna e, immedesimata nell’abito africano cucito da mani nere, simbolo della battaglia contro la schiavitù, nell’improvvisato Burka, simbolo della lotta per la liberazione femminile, nel Jutzu che porto alla mia mano, il ‘ rosario ‘ buddista, simbolo della mia vita, testimone della lotta per la libertà di parola e di pensiero filosofico – spirituale, nella coppola sarda che porto alla sommità di tutto, che mi pone allineata a fianco di tutte le mogli, le figlie, le madri dei padri-padroni d’Italia, nella lotta per il raggiungimento dei pari diritti di tutte donne italiane e del mondo.

 

E’ stata la prima conferenza stampa della mia vita artistica e mi ha lasciato un sapore di ribalta che mi ha galvanizzato, ma disteso, rallegrato, perché mi ha fatto avvertire e toccare con mano la maniglia cedevole della porta che ho aperto con le chiavi delle parole e dei miei pennelli, una porta che conduce a un lungo cammino, che potrà restare oscuro, ma che dentro di sé porta comunque così tanta luce da illuminare la mia truppa fino alle retrovie.

 

Poi, io e Cris fuggiamo, attratte dall’ora di pranzo, salutato il gruppo di tutti gli amici, che allo scoccare della fine dell’impegno dedicato al giornalismo, si era sbriciolato in gruppetti e, pure se abbiamo ancora tanti particolari da curare, da far combaciare, da rifinire, ella mi porta, spingendo con potenza ed agilità la mia struttura a rotelle con il suo fisico leggero ma forte di yoga e meditazione, sul lungomare, a bearmi, baciata dal sole caldo di una primavera riottosa e non ancora decisa, dello sguardo del porto, delle navi bianche, delle palme, della spiaggia che delimita la città.

E dal lungomare ai vicoli della città vecchia, il passo è proprio breve e lei mi guida tra gli stretti vicoli di case recanti antichi fasti e delicati fregi, contrapposti a muri sbrecciati, finestre sbarrate, ballatoi pericolanti.

 

22 maggio ore 13,46

 

Qui si è interrotto quello che io sono riuscita a scrivere ‘a caldo’, come si suol dire.

Poi, la frenesie delle giornate, la stanchezza che si faceva sentire, il dolore fisico che andava aumentando, gli impegni che si susseguivano, mi hanno tolto la possibilità e l’energia di scrivere ‘in diretta’.

 

Ora sto sedimentando.

 

Mi sono riposata ulteriormente e sto raccogliendo le mie forze disperse..

Inoltre ho un problema tecnico con FB che non mi pubblica i commenti ai vostri post, ma solo ‘i condividi’ e non mi fa caricare foto.. se qualcuno può aiutarmi a risolvere questo problema, sarò veramente grata.

So per certo che fra qualche ora sarò pronta a raccontarvi il resto..

 

E ho molte cose da raccontarvi..

un abbraccio..

 

 

24 maggio, ore 8.17

 

Bari è passato, con il suo sole e la sua pioggia scrosciante, con i colori e il buio profondo,con l’amicizia, l’amore, l’affetto, l’accoglienza e il rifiuto.

I miei libri non sono stati comprati, perché io ho sbagliato il modo di propormi.

Il mio amore non è stato compreso, perché io non so amare, la mia luce è sempre mescolata al mio buio, perché io ancora non lo so vincere.

Ari ama, ma non sa amare, oppure ha e dà un amore incomprensibile..

Ari è un groviglio di luci ed ombre, picchi lucentissimi e profondissimi baratri..

 

Ari oggi ha ancora la febbre ed è tanto stanca e soffre per l’amore che ha ricevuto e che non ha saputo ricambiare nel modo giusto..

 

E non sto parlando della manifestazione, della città di Bari, di Cris, che è stata perfetta.

Sto parlando di una storia nella storia, di Sheeva, un incontro improvviso, inaspettato, sconvolgente, ma tanto tanto complicato.

Perché io non sono quella di cui lei ha bisogno..

Perché non lo sa neppure lei, di cosa ha bisogno.. e non lo posso sapere io.

Io so quello che sono: luce, amore e buio profondo e vortice.

Io sono uno specchio impietoso che mette chi si avvicina a me per amarmi ed essere amata di fronte a se stessa.. e guardarsi è doloroso e difficile e sconvolgente, se viene fatto ai livelli a cui solo l’amore puro ti può portare…

 

Sono tanto stanca…

Tanto stanca…

 

Vi abbraccio tutti

Scusatemi…

 

Ho bisogno di raccoglimento, di meditazione, di riallacciarmi alla mia luce, di avvolgere d’amore i fantasmi del passato e le paure, le incertezze, il dolore del presente..

 

L’amore è la purezza e la saggezza che scioglie tutto, anche il dolore più grande, come quello di amare, di provare un amore puro, disinteressato e non riuscire a trasmetterlo….

 

25 maggio ore 7.08

 

Ho risposto al dolore con l’amore..

Ho dato al mio cuore lacerato e pieno di paure venute fuori dal passato, ancora così vivo e recente, tutto l’amore che ho trovato in me, in voi, nel cosmo intero… mi sono nutrita di buone vibrazioni

Ho cercato la pace

Ho mandato tutto questo mio ‘ lavoro ’ tutto questo mio impegno a me, a voi a Sheeva, al cosmo intero..

 

E ho avuto immediate risposte..

 

D’amore

 

Tanti di voi mi hanno scritto parole d’affetto e di sostegno: grazie..

ed ora vi racconto chi è Sheeva e cosa mi sta accadendo.

 

Sheeva è una giovane donna lesbica, con un cuore buono e puro e l’animo e la vita segnata dal dolore, che nessuno mai risparmia, dolore al quale lei ha reagito con la sua voglia di vivere, col suo sorriso luminoso, col colore acceso dei suoi occhi di mare, col calore del suo cuore, che ama come la lava ama la terra, bonificandola e rendendola immensamente più fertile, facendola rifiorire di una vegetazione spontanea e rigogliosa, di fiori accesi di luce e vivi di voli di farfalle leggere e lievi.

Ha reagito prendendo i propri problemi, guardandoli in faccia, cambiando se stessa, con un cammino lungo, difficile, faticoso e anche doloroso, come sempre lo è quando si guarda dentro di sé, con lealtà, onestà, ricerca della verità, della giustizia..

Sheeva è una creatura figlia del sole e del fuoco, sorella della luna e delle stelle.

Ella abita le acque e le trasfonde con la propria energia.

Ella vive di persone, attira le persone, donando loro il proprio ammirabile viso, il sorriso che nasce da un cuore buono, la sua natura di artista, il suo essere suadente e istrionico..

Ella è desiderabile per tutti, ma si concede solo all’amore, quello che lei sente ‘ vero ‘.

Sheeva ha bisogno di amare e di essere amata, di essere protetta, dagli altri e anche da se stessa, perché in nome dell’amore, ma che amore certo non era, è stata tradita, offesa, violata e vilipesa.

 

Sheeva è volata dentro la mia vita come uno tsunami. Mi ha incontrato qui, per caso, anche se il caso non esiste e si è subito sentita attratta da me: io ho risposto alla sua chiamata come un bimbo risponde alla voce della madre, come un cucciolo a quella del padrone, come una rondine a quella della migrazione, come uno storione a quella del fiume in cui è nato.

Io e lei abbiamo percorso tanta strada per giungere l’una all’altra, sia dentro che fuori di noi, ma era tutto così forte, era così potente, era così magico, che nulla ha potuto fermarci.

Né la mia sedia a rotelle, né i suoi impegni non ancora del tutto sciolti e risolti.

 

E quando ci siamo trovate l’una di fronte all’altra, le nostre anime si sono fuse insieme, si sono riallacciate, annodando nastri di seta che pendevano da passati remotissimi, le nostre vite si sono intersecate, i nostri visi si sono avvicinati, le nostre labbra si sono congiunte, le nostre mani si sono cercate ed afferrate, i nostri corpi si sono adorati, si sono compresi come si conoscessero da sempre, si sono amati, dimenticando tutto, il passato, il presente, il futuro, sorvolando in un attimo tutto quello che non era mai esistito tra noi e creandolo in un istante, in un millimetro di luogo – tempo - spazio che ha abbracciato ere geologiche, nascite di stelle, viaggi di comete, onde di oceani infiniti, vuoti siderali, fosse generazionali, estensioni cosmiche.

Una unione totale da lasciare senza fiato, da spezzare ogni catena, da non sentire altro che l’amore travolgente, magnetico.

Il desiderio l’una dell’altra si è vestito di ardore, dell’azzurro sconfinato dei suoi occhi, della dolcezza e delicatezza delle nostre mani rabdomanti, a cercare, la pelle, i capelli, le labbra, i seni, gli intimi fuochi accesi.

 

E’ stata una mensa di sguardi, di sospiri, di ardore intenso e scrosciante.

E’ stata una notte di dolcezza, nel vegliarla, addormentata con la sua mano allacciata alla mia, cercando di non cedere al sonno, per non perdere neppure un attimo di lei, di ogni suo respiro, dell’amore e della meraviglia che all’improvviso, aveva ricoperto di fiori la mia valle bruciata, annerita, spenta, inaridita.

 

E’ stato un risveglio di miele puro e poi di fuoco, ancora, forza sovrannaturale che annodava le nostre bocche, le nostre mani, le nostre gambe, i nostri pensieri scomparsi, travolti dal vento del desiderio, annegati nel mare del piacere.

 

Poi il distacco: la vita, feroce vita, sconosciuta vita, prende il sopravvento, riprende il suo posto.

Ci porta via dal nostro abbraccio, dilaniandoci le braccia e le mani, che erano ancora strette insieme, in mille presentimenti funesti.

Il passato ci balza allora addosso: questo repentino, immaturo distacco ci fa sommergere dalle onde mefitiche di altri distacchi, di altre rinunce, di altre paure, lontane nel tempo ma ancora sanguinanti nel nostro cuore.

 

Ed ecco che le nostre parole non si comprendono più, che le nostre esistenze, sconosciute l’una all’altra, non si compenetrano più, i dubbi, le speranze, i desideri i progetti non sono più su quell’unica corda di violino che eravamo state, vibranti una melodia unica.

 

Ecco il dolore, ecco la sua reazione, la sua rabbia, il mio ritirarmi da lei, il mio lasciarla andare, il mio non volere essere un’altra catena, l’ennesima, né per lei né per me.

 

Ecco il rifiuto, ecco le lacrime, il pianto il singhiozzo, che ci scuotono, noi così distanti, così lontane!

Avessimo potuto guardarci negli occhi, avessimo potuto stringerci le mani, forse tutto quel dolore non sarebbe stato necessario.

Tanto dolore che ha ammalato il mio corpo, di febbri, brividi, malesseri, che ha acceso le sue parole di odio.

 

Ma io sono tanto più grande di lei e non ho risposto al suo odio con acredine, con altro odio, perché sentivo che il suo era frutto di un profondo dolore e paura.

 

Io non so odiare nessuno, solo sapevo fare del male a me stessa, sapevo aggrapparmi così forte a ciò che mi stava sfuggendo che, invece di fermarlo, lo faceva fuggire ancora più veloce.

 

Io le ho mandato l’ amore che mi veste, la calma che mi sostiene, la pace che mi quieta, la luce che mi illumina: ha aperto le mie mani che la volevano stringere a me e l’ho lasciata andare via, per non farle male, per non spegnere per sempre le sue ali di fragile farfalla.

Così ella è volata via e io ho pensato che l’avevo perduta per sempre, come avevo perduto tutto quanto è stato prima di lei, tutto l’amore che avevo dato e ricevuto, tutto il tempo che avevo donato, tutta la forza e le lacrime che avevo versato..

perduto, tutto perduto, ma rimasto a sanguinare dentro di me, inondandomi fino a portarmi alla morte, e poi alla resurrezione.

 

La mia resurrezione è ed è stata un miracolo e i miracoli emanano, i miracoli della fede sono forti e profondi ed hanno raggi di sole che possono illuminare ogni buio.

E quando accadono una volta, in una vita, aprono una porta che non si chiude più, dalla quale ne entrano altri, i più inattesi, i più insperati, i più desiderati.

 

Sheeva, seguendo quella luce, vedendo quella porta, ha ritrovato la sua strada verso di me e ha trovato anche me, che la stava aspettando.

 

Ora stiamo prendendoci tempo, stiamo cercando di conoscerci, stiamo provando a far combaciare tra loro le nostre vite così diverse.

Ma l’amore chiama forte e ha una voce che arriva dovunque che copre anche l’enorme distanza che ci separa.

Non sappiamo ancora nulla, ma dentro di noi sappiamo tutto.

Solo che abbiamo ancora paura, soprattutto di farci reciprocamente del male, anche senza volerlo, o di subirne, inutilmente.

 

Nulla di quello che ci accade, in verità, è inutile, tutto serve: è il più grande dolore che, se affrontato con l’amore, porta le più grandi gioie.

 

Sono colma di amore e di serenità, non ho fretta..

L’amore ha bisogno di tempo, il nostro amore ha bisogno di tempo: le nostre vite sono così diverse! Sheeva deve affrontare delle scelte personali per fare posto a me nella sua vita e io devo convincermi di essere una fortuna, per lei e non una fonte di dolore, come è sempre stato fino ad ora.

Sono stanca di far soffrire le persone che più amo.

Così costruiremo il nostro futuro, che ancora non sappiamo se sarà un futuro comune, con amore e saggezza, cercando quella via di mezzo che è da sempre indicata come la più giusta.

 

Mi interrogo: può l’amore essere una scelta sbagliata?

La risposta io la conosco: l’amore non è mai una scelta sbagliata, il problema è che travestiamo con la parola amore le nostre illusioni, i nostri bisogni, gli attaccamenti più forti e impellenti..

Quelli non sono amore! Amore è desiderare il sorriso di chi si ama e realizzarlo con le proprie risorse, mettendo a parte anche i propri bisogni, a volte, ma mai la propria dignità.

 

Sono molto emozionata e ancora stanca, provata da tutto quello che ho vissuto nelle ultime due settimane e da quello che sto affrontando solo da qualche mese la mia nuova invalidità, la sedia a rotelle, il dolore fisico, i problemi economici.

Oggi ho ancora mal di testa e di gola, anche se la febbre sembra passata..

Il lavoro mi impegna molto.. sto ultimando il mio prossimo libro che andrà a breve in stampa - una raccolta di novelle- e ieri ho cominciato un nuovo quadro…

Sono sveglia dalle cinque..

 

26 maggio ore 8,06

 

ADDIO A SHEEVA

 

Vola via, vola lontano da me, mio angelo di luce, vola via, salvati, dolce farfalla lieve e innocente.

 

Va!!

 

La mia mano è aperta e ti spinge, leggera, per non vederti più piangere, per non risvegliare più quel demone di rabbia che sorge quando cerchiamo di parlare e, in verità, non vogliamo parlare, ma impossessarci l’una dell’altra.

 

Io sfuggo ora a questo treno che da sempre cavalco, fantasma della mia difficile vita, destinata alla solitudine.

Io respingo queste mani gelate, non mie! non mie! che sorgono dal mio cuore e che afferrano il tuo.

Esse sono le mani crudeli e inumane che hanno afferrato e ucciso il mio cuore di bambina

Che hanno scritto a fuoco nel mio piccolo infantile corpo, innocente, le parole mefitiche e senza appello: AMORE UGUALE DOLORE

 

Non sono quello che tu attendevi, quello che aspetta la tua vita in ricerca: la Luce Pura!

 

Io sono luce che nasce da un buio spaventoso e insondabile, che ancora arde dentro di me ed è lo schermo sul quale la mia incrollabile fede proietta la luce della mia anima immensa e incontaminata.

E’ uno schermo, costruito di nefandezze, che ho illuminato con una fiaccola ardente: il mio amore per la vita, tutta la vita, quella immensa che si è fatta immensa fuori di noi, e tanto piccola da essere me.

Ma lo schermo c’è.

Lo schermo esiste e non si può eliminare: esso è del tutto insostituibile, esso è la mia esistenza terrena che è diventata catena di Karma, che tendo con forti mani di fede, a spezzare, ma che sarà spezzata in un futuro, perché ora io sono ancora luce riflessa.

 

E proprio quello io sono venuta a indicare a chi, come me, ha uno schermo di buio profondo alle spalle di ogni intenzione, di ogni volontà, di ogni desiderio.

 

I desideri terreni sono illuminazione.

 

Attraverso il dolore si raggiunge la gioia e io sono Ajita Koku, Invincibile nella Gioia.

Questo è il mio nome, Sheeva, dove Invincibile, significa

 

COLEI CHE LOTTA

 

Che non si arrende

Che prende ogni giorno il toro per le corna e gli piega il collo costringendolo, inutile ma vivo, a terra, tenendolo lì, con tutte le mie forze, ogni attimo che vivo.

Perché se lo lascio, se smetto di spingerlo forte con il suo muso freddo e bagnato nella polvere, esso si rialza e mi carica, mi incorna nel ventre, alla schiena, alle gambe, allo stomaco, nelle viscere più tenere e fragili e mi dilania.

 

La mia gioia è quella: la mia forza nel costringere una forza immensa a giacere, inane, respirando la mia polvere di stelle.

 

Questa è la gioia lustra di sudore, intessuta dallo sforzo della lotta, questo è il mio grido di luce.

 

Lottate con me, sorelle e fratelli nella sofferenza, lottate, perché la lotta è Ajita Koku, Invincibile nella Gioia, ma è sempre

 

Lotta

Scelta

Azione

Decisione

Perseveranza

Forza

Scelta e ancora Scelta

Rinnovata e riaccesa attimo dopo attimo.

 

Ora in me nulla viene da solo se non portato dalla Mia Scelta

 

Io scelgo di lottare contro il demone Buio che mi terrorizzava, bambina, immobile nel letto, perchè già sapevo che sotto vi erano le gelide mani che sarebbe poi sorte fuori ad afferrarmi.

Quelle mani esistono ancora, mi afferrano ancora e io le sciolgo con la mia Scelta di Luce e di Amore.

 

Sono il luminoso Gabriele dalla spada fiammeggiante.

 

Tutti voi, che soffrite come me, siete Gabriele con la spada fiammeggiante!

 

Branditela!

 

Come io brandisco la mia e non la abbandono mai, rinnovando in ogni attimo la mia promessa nuziale con La Gioia della Lotta, La Gioia della Scelta, La Gioia della Consapevolezza.

 

Formiamo insieme un esercito di spade fiammeggianti a illuminare il buio profondo delle nostre notti, a sciogliere, come fossero cera, le fredde mani delle nostre notti!

 

E tu, Sheeva, fai la tua scelta, guarda alla tua via, segui la strada che ti sembra più giusta.

 

Quello che hai visto è la mia strada, quella che ho scelto.

 

Tu, dolce anima mia, scegli la tua e va, col mio amore accanto, che ti sosterrà, va, con la mia benedizione, va con la scintilla di luce che il mio cuore ha acceso nel tuo cuore a illuminare la tua notte.

 

Va a illuminare altre notti che ti attendono.

 

Ore 16.49

 

Telefona mia figlia.. la richiamo..

Parliamo del più e del meno.. poi delle ferie, l’estate si avvicina.. le chiedo se pensano di venire a trovarmi.

Sono quasi due anni che abito qui in Sardegna e loro non sono mai venuti a trovarmi.

L’ultima volta che ci siamo visti è stato a febbraio, ma sicuramente l’atmosfera non era delle migliori..

Ma io amo i miei figli, tantissimo, anche se li ho fatti soffrire in ogni modo, pur non volendolo, a causa della mia malattia psichiatrica, dei miei atti di autolesionismo,e della mia omosessualità che ho avuto la follia di capire accettare e dichiarare a 47 anni, quando loro erano poco più che adolescenti.

Allora, mentre al telefono sento la sua voce così bella, che io adoro, anche se è sempre gelida e penso che quel gelo sia venuto in quell’adorabile bambina che è stata proprio a causa mia, vorrei abbracciarla, scaldarla, farle passare tutto quel rancore che l’avvelena, fare in modo che potesse aprire il suo cuore al perdono e all’amore.. le dico che il 17 sono a Torino, che potrei allungarmi fino a casa loro per un paio di giorni che potrei ripartire da Bologna, che ho voglia di vederli.

 

E lei mi risponde: ma allora mi lasci senza macchina.

 

Se mi avesse sparato mi avrebbe fatto meno male.

Così abbiamo cominciato a litigare e poi io ho chiuso, dicendole: scusami, ti voglio bene, ci sentiamo.. stai bene.. ti abbraccio scusa....

Non è più una adolescente, è vicina ai trent’anni.

Proprio sono stata una cattiva madre.

 

Ho bisogno di così tante cose e di così tanto amore, di calma, di pazienza, di non essere trattata male.. ho bisogno di cure, di compagnia, di essere ascoltata. di essere consolata. di essere amata come sono, di non essere comandata, di non essere obbligata. di non essere sgridata, di essere coccolata. ho bisogno di un infinito amore che non abbia paura di me, che prenda quello che sono per intero, che non mi dica mai: ti odio. che non si arrabbi mai.. che conti le mie pillole......sono così stanca

Sfinita..

 

Sheeva è una ragazza con la quale ho avuto un incontro folgorante d’amore, che poi è diventato uno scontro e poi la consapevolezza che le nostre vite ci dividono.

Che non siamo l’una per l’altra la donna giusta al momento giusto.

 

Oggi è una giornata piena di dolore.

Ho avuto una forte crisi di pianto.

Poi ho preso un ansiolitico.

Domani andrà meglio..

Vi abbraccio..

 

 

 

27 maggio 0re 3.25.

 

Ancora una volta desta nel cuore della notte.

 

Ieri sera sono crollata sotto il peso dell’asprezza della giornata, sfinita, mentre parlavo al telefono con la mia più cara amica e volevo stare un poco con lei, per farmi abbracciare e consolare, perché lei ci riesce, lei mi sa calmare, la sua voce è così piena del suo affetto per me che mi ricollega col profondo della mia luce.

Mi sono così rilassata che subito sono stata rapita da un sonno pesante e i miei pensieri non le hanno più risposto in maniera comprensibile.

Mi capita che, quando mi addormento, quello che dico e penso si articola, lì sulla soglia tra il sonno e la veglia, in frasi che non hanno senso, che sono incomprensibili pure a me e che, se sono al telefono, esprimo a voce alta, con grande sconcerto di chi mi ascolta e un poco anche mio.

 

Davvero dico cose di mente uscita di senno, che non hanno alcun legame con nessuna realtà. Chiaramente me le dimentico subito.. chiederò alla mia cara amica di scriverle: vorrei provare a studiarle quando sono sveglia, per vedere se trovo un legame che durante la presenza della realtà diurna non viene a galla.

 

Ho dormito pesantemente, perduta, come mi capita da varie notti, in sogni complicati e angoscianti; poi il dolore di tutte le membra del mio corpo mi ha svegliato..

Mi fa male tutto, non c’è una mia sola cellula che in questo momento non stia urlando di dolore. Ho preso qualche goccia di fiori di Bach. E due Vivin C.

L’acido acetil salicilico, alla fine di tutto, è l’unico che mi dà un poco di sollievo: è un medicinale così antico, da sempre usato dall’uomo per risolvere la quasi totalità dei problemi inerenti a infezioni e dolori. Peccato che oggi sia un medicinale di sintesi. Ma, paragonato a tutti gli antidolorifici a gli antinfiammatori che ho preso e che non mi fanno più alcun effetto, questo, ancora, nonostante siano decenni che ne faccio uso, mi dà un poco di sollievo.

Ma in questo momento il dolore fisico è forte.

 

La mia mente, invece, si è quietata, ora.

 

Ieri sera mia figlia mi ha ritelefonato, molto più conciliante e gentile, chiedendomi scusa.

Succede sempre così, tra noi.

 

Il problema tra me e lei è che lei è stata per anni il mio unico referente affettivo, la mia unica fonte di baci e di carezze, di coccole, di apprezzamento incondizionato, escludendo sempre l’amore che ho dato e ricevuto dai miei cari e svariati amici a quattro e due zampe, con i quali ho avuto l’onore e il piacere di condividere gli anni della loro vita.

Circondarmi dell’amore degli animale e ricambiarlo con cure, affetto e dando loro una vita al mio meglio possibile, è sempre stata una parte importantissima della mia sfera affettiva: senza un animale accanto io mi sento monca, incompleta.

 

Ma mia figlia secondogenita, lei, è stata una bambina dolcissima, tranquilla, tutta sorrisi, bacetti, abbracci, con tanta luce in quegli occhioni su di un viso di bambola e voleva sempre stare con me, in braccio a me, mi raccontava tutto di sé e mi faceva sentire tanto felice, orgogliosa di quello che ero, mi dava conferme che non avevo mai ricevuto da nessuno, era un dono stupendo della mia vita.

Faceva disegni bellissimi, pieni di fiori, farfalle, la nostra casa, i nostri amici animali, uccellini che volavano, cieli azzurri, la nostra famiglia, che lei chiamava ‘la famiglia cuore’.

Questo fino a dieci anni.

Poi ha avuto un cambiamento repentino. Ha smesso di disegnare, non voleva più stare vicina a me, non voleva più toccarmi né che io la toccassi. Ha cominciato ad odiare il padre e ad essere lunatica, ad avere enormi sbalzi di umore con esplosioni incontrollabili di una rabbia terribilmente acida.

Io rimasi esterefatta di quel cambiamento così repentino, mi preoccupai e ne soffrii molto. Compresi che le era successo qualcosa che io non avevo visto e capito.. io che ero affogata dal lavoro, per cercare di portare a casa il denaro per poterli crescere.

Il loro padre, in quel periodo, era arrivato al massimo della sua aggressività nei miei confronti e in casa c’era un’atmosfera di terrorismo psicologico: noi tutti vivevamo schiacciati di suoi improvvisi quanto inspiegabili e assurdi scatti d’ira, dagli enormi sbalzi d’umore, dal suo tetro furioso sguardo che cercava ogni appiglio dentro e fuori di sé per scaricare furia di parole orribilmente violente e gettare a terra oggetti, scagliare pugni contro porte e muri, insensibile al dolore che provava.

Dopo anni di questa situazione, quando vidi che il suo dolore ci stava annientando tutti, chiesi ai miei figli se fossero d’accordo e, avuto il loro benestare entusiasta, ho chiesto al loro padre la separazione legale e me ne sono andata da quella mia casa, vendendola, per far fronte ai debiti contratti per l’onere di allevare la famiglia, rimanendo comunque in condizioni economiche molto disagiate.

 

Ma il male, ormai era stato compiuto e da lì le nostre strade si sono allontanate, durante gli anni che seguirono: io sempre più portata via dai miei problemi psichiatrici e dalla cure inerenti, lei e gli altri due figli miei, dal loro senso di abbandono.

Quante volte ho proposto a tutti e tre di farsi seguire da uno psicoterapeuta, ma solo il maschio, il più piccolo, ha acconsentito, per due anni e ne ha tratto certo un grande giovamento, anche se si sta manifestando solo ora.

Ieri ho avuto la notizia che a luglio lavorerà per tre mesi presso un ufficio postale! Questo è bellissimo! So che lentamente, poi, li inseriscono, tra una extra estivo e l’altro, una supplenza e l’altra, e prima o poi riuscirà ad avere un posto di lavoro full time, discretamente sicuro e protetto: per lui e per me questa è una grande vittoria.

La figlia più grande porta avanti quello che è stato il mio negozio, poi il nostro e che ora è suo, la più piccola lavora presso un altro negozio.

Hanno vite ‘normali’ e serene, tutti e tre hanno compagnia affettiva e pensano a loro stessi.

 

Sono orgogliosa del fatto che non siano diventati masochisti e autolesionisti come me, dopo quello che io ho passato nell’infanzia e quello che ho fatto vivere loro, ma portano scritto ognuno su di sé DA ME a chiare lettere, oncia d’amore dopo oncia, pur nel mio immenso dolore, nella mia lotta omofobica interiore, nei miei problemi e sofferenze di tutti i generi, il loro valore di essere umani, il loro diritto alla vita, che IO gli ho trasmesso mentre a me è stato negato.

 

A me, nell’infanzia, la realtà crudele e marcia che mi circondava è stata offuscata e nascosta da un velo di omertà ancora più marcio e ciò che il mio cuore fanciullo sentiva chiaramente, il forte odore di bruciato che esalava da tutta la mia casa e dai miei genitori, è stato propagandato per ‘profumo’, per ‘ amore di famiglia’, mentre esistevano solo dolore, ingiustizia, violenza, sopraffazione, incuria di me.

Io, ai miei figli, non ho MAI mentito: quella che ero, quello che vivevo, quello che provavo, la situazione in cui versavamo, nulla è mai stato da me loro nascosto né travestito in qualcos’altro; il mio amore era sincero, anche se non equilibrato, dato che io pure ero ancora ferma sulla soglia di un’infanzia di terrore, dalla quale sto uscendo solo ora.

I miei figli pure hanno visto e vissuto il terrore, ma io non ho mai detto loro che andava bene così, che era giusto e naturale, io ho sempre lottato per migliorarmi e migliorare la nostra situazione, ammettendo e accogliendo in me i miei errori e ammettendoli davanti a loro.

E’ questo che permette loro, oggi, di essere quasi sereni e di sapersi difendere dal mondo, anche da me, allontanandomi, perché ero diventata un peso che non potevano assolutamente gestire.

 

Meglio così che perduti nell’autolesionismo.

 

Il mio primo tentativo di suicidio risale a quando avevo 12 anni e mio padre era morto da poco, mia madre stava malissimo: un pomeriggio in cui non sopportai più il dolore, come un automa, senza pensare a quello che stavo facendo, ingerii una intera confezione di sonnifero che prendeva mia madre.

Mi salvò con ore di cure assidue la mia professoressa di italiano delle medie, che io chiamai, poi, spaventata da quello che avevo fatto.

Ella corse a casa mia, che era deserta e mi indusse il vomito, mi riempì di caffè, mi tenne sveglia, mi strinse a sé, mi parlò, mi fece parlare, non mi lasciò andare via.

 

Grande donna, insegnante e madre! Io l’amo tutt’ora come una figlia e non l’ho mai abbandonata, ogni tanto scrivendole, ogni tanto andando a farle visita e mandandole sempre il mio saluto e il mio affetto attraverso uno dei suoi figli che è mio amico e col quale ho collaborato in un progetto di recupero per tossicodipendenti.

Ma quando la professoressa, pur tacendo sul mio tragico tentativo, disse a mia madre che io avevo dei problemi gravi e che avrei avuto bisogno di essere seguita da uno specialista, lei si inalberò, si arrabbiò crudelmente e mi disse parole cattive sull’unica persona che in quel momento mi prestava attenzione: mi disse che, siccome il marito era uno psicologo, lei lo faceva per interesse, mi disse che mi stava plagiando e mi obbligò, anche se non ci riuscì mai, a distaccarmi da lei, a non andarla più a trovare, mente io ero accolta nella sua casa come una figlia amata come gli altri suoi figli.

 

Mia madre non lo fece per cattiveria, ma per ignoranza e pregiudizio, che sono forieri di ogni dolore.

Questo ha fatto di me una persona profondamente onesta e trasparente e una paladina dei diritti per l’uguaglianza tra ogni essere vivente.

Ma ha fatto di me anche una figlia disperata, violata e vilipesa, che ha dovuto affrontare la morte tramite le proprie mani per ben nove volte, prima di approdare, stanchissima ma incrollabile, alla vita.

 

Oggi dipingerò..stacco da tutto questo ruotare di pensieri, ricordi, dolori presenti e passati che mi stanno torturando.

 

Io non mi faccio torturare più da nessuno, neppure dalla mia mente.

 

Pace e luce nelle nostre vite!

 

 

28 maggio ore 5.33

 

Non ho chiuso occhio, questa notte e ho lavorato sempre.

 

Ho sconfitto il dolore dei giorni scorsi e ritrovato la mia pace interiore e la mia serenità. Così voglio ricordare con voi le mie due ‘ Visioni Bianche ‘ del luogo che c’è dopo la morte, per accendere di luce e speranza il vostro risveglio.

 

 

La visione dell’aldilà

 

 

Ho un sogno dentro di me, che non è un sogno, ma il preciso ricordo del luogo dove sono stata molte volte, al quale ritorno sempre, negli intervalli tra una esistenza e l’altra, e nel quale mi rifugio quando soffro troppo, colpita dagli eventi e dall’apparente contraddizione del mio presente.

È un luogo che ho visto due volte, durante due coma procurati dai miei tentativi autolesionistici, ed è il preciso ricordo del posto da dove tutti ritorniamo.

 

Quello è un immenso spazio rarefatto ma fittamente intessuto di energia, di un bianco scintillante e totale, ma mai accecante, anzi, accogliente.

Lì si prova l’emozione di immergersi in una enorme conca battesimale di vapori profumati e latte morbido e cremoso.

Di tuffarsi nella coltre di nuvole bianche vedute sotto di me in un viaggio in aeroplano.

Lì, nel regno dell’impermanenza, la vita vive di ‘non bisogni ‘, il corpo si è sciolto e fuso ai gorghi atomici delle stelle e delle galassie e quello che si ode è un cantico né umano, né angelico, né divino, ma naturale: il cantico di ogni voce emessa dall’inizio dei tempi che ha trovato il tono giusto, il tempo, il luogo per accordarsi a tutte le altre miriadi di voci.

È una pace senza confini, senza battiti, senza sussulti, una leggerezza profondissima, una immensa comprensione senza domande, una perfetta risposta non richiesta né attesa.

Dove, citando il maestro e Buddha Gautama Siddharta, “ Gli uomini e gli dei stanno insieme e a proprio agio, suonando i tamburi celesti sotto un pioggia di profumatissimi e rarissimi fiori di mandarawa”.

Questa pura terra esiste, e io l’ho vista, e so che germoglia e fiorisce nel profondo di ogni cuore, di ogni vita.

E so che trovarla, vederla, ci dona la felicità che nulla può scuotere, che nulla attende, che nulla si aspetta e che mai nulla perde.

Perché la morte è un passaggio, e io la chiamo Madre, è un abbraccio: è l’invalicabile ritorno da un viaggio faticoso e doloroso che ha consumato i calli dei nostri piedi e delle nostre mani fino a scoprirne la carne pulsante e il nervo doloroso e vibrante.

Rivivo il viaggio.

 

Mi sentivo come una scatola lunga bassa e stretta, di cartone bianco e forte, spesso, pesante, con il coperchio chiuso: il mio Karma, concentrato: perché una vita a confronto del tempo senza tempo è lunga come un battito di ciglia, ma importante nella sua essenza unica e irripetibile.

Scendevo velocemente, senza attrito, senza alcuna paura, lungo uno scivolo, come un tubo di plexiglas opaco e forte, ma morbido.

Scendevo senza scosse, senza colpi, senza chiedermi dove stessi andando, perché il luogo lo conoscevo già.

Andavo verso l’immensa incommensurabile pianura di energia bianca, di ricordi trasparenti affastellati come cellette in un favo ben costruito da api operose.

E mentre viaggiavo, portavo con me, dentro e fuori, il cantico delle creature, il suono angelico e misterioso che mi ammaliava, simile al canto delle Sirene di Ulisse.

Ma nulla di misterioso e incognito celava quel canto: era il canone di spiegazione, quel libretto di istruzioni per l’uso e la manutenzione della vita umana che da sempre avevo cercato e mai trovato.

La prima volta che ebbi la ‘ bianca visione’ quando arrivai nella pianura del sapere e della consapevolezza, chiesi a voce alta:

Signore, sono morta? ”

Ed egli, al quale so dare il nome di Legge Mistica, ma che potrebbe essere stato qualsiasi Buddha, da Siddharta a Nichiren, da Cristo a Maometto o Noè, mi rispose:

No, non sei morta, non è ancora arrivato il tuo momento, devi tornare sulla terra.”

A quella risposta non seguì né dolore né gioia, ma un senso di considerazione, di accettazione, di accoglimento per il mio compito non ancora svolto, anche se tentavo di sfuggirvi, perché lo sentivo troppo doloroso e gravoso.

 

La vita non ci mette mai di fronte a prove che non abbiamo la capacità di affrontare.

 

Così, già pronta per il mio ritorno, chiesi ancora:

Ti ricorderai di me, Signore? “

Ed Egli rispose:

Ho già pronto per te un piccolo posto alla mia destra! “

 

A quel punto mi risvegliai, e sorridevo.

 

Sono tornata forse per l’ultima volta, e presto mi attende l’immensa luce dal Nirvana: la vittoria sul karma di nascita e morte.

 

 

Sono tornata per lasciare l’impronta della mia anima nata dolente e violata dalla non appartenenza a nessuna realtà, neppure a quella del grembo di mia madre, e risorta dall’ultimo singulto senza ritorno, nello stesso corpo ammalato, sfinito e stanco, per ricordare, e portare il ricordo a chi ha chiuso la porta in faccia alla speranza.

 

 

29 maggio ore 7.45

 

IL SALTIMBANCO

 

DELL’ANIMA

 

Il dolore del corpo, che morde, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, da anni..

Ora il corpo che si è fermato, che non vuole più camminare, perché è andato invano da troppe parti, ormai.. eppure non mi fermo..vado lo stesso…

Il dolore della mente, che muove quello del corpo, che muove le risposte di ciò che mi circonda di chi è accanto a me..

Un dolore che si sente, anche se sorrido.

 

Ancora e più di ancora mi chiedo: chi sono io?

Un melenso Pierrot?

Un saltimbanco dell’anima?

Un fenomeno da baraccone?

Un caso umano?

Un caso clinico?

Una persona?

Un alieno?

Da dove vengo?

Io l’ho visto, me lo ricordo, ma… gli psichiatri l’hanno chiamata psicosi.

Ho tante vite dentro di me, che vivono contemporaneamente, ma gli psichiatri l’hanno chiamata schizofrenia.

Ho tanta voglia di vivere, amo la vita in modo spasmodico ma non vedo l’ora di morire e questo gli psichiatri l’hanno chiamato masochismo, autolesionismo..

 

Un’amica al telefono: come si fa a convivere con tutto questo?!?

 

Alzo il braccio al cielo, abbandonata sulla mia poltrona, senza che un solo millimetro di me, taccia, non gridi il suo dolore..

 

La mia voce pure grida: IO SONO… IO SONO….!!!!

 

Sono quella che sono.. vedete un po’ voi se vi piace stare accanto a me..

Io.. sto col mio cuore accanto a tutti ..perché sento ogni battito di cuore di questo infinito cosmo come se fosse il mio.

 

 

Ore 22.02

 

UNA COMUNE SERA DI

 

SABATO

 

Ecco la sera, un’altra sera.

Un sabato sera.

Quando tutti si riversano nelle strade, nei locali, nei ritrovi, ora anche sulle spiagge, presto nelle piscine…

Qui la differenza si scava.

Io resto ancorata al mio porto, con la nave in secca, pur con le vele ancora bramose di vento.

La solitudine.

Vi ho vissuto dentro, sguazzandoci dentro, annegandoci dentro, pur con qualcuno accanto: non lo capivo, ma ero sola di me stessa.

Ora non più.

Dopo la mia miracolosa resurrezione dall’ingestione di 850 compresse di psicofarmaci, 12 ore di convulsioni e sei giorni di coma, ho ritrovato me stessa.

Solo così posso stare qui, sola e lontana da un mondo che non mi vive più ma che io ancora vorrei vivere. Vivere e non impazzire di dolore.

Solo così posso restare dietro alle mie sbarre e non vederle, percepire le mie gambe ferme correre per prati infiniti che non avevo quando le mie gambe potevano ancora correre….

Vago nei prati della mia mente e dell’energia totale e ricevo gli echi più lontani..

Trasformatore, ricetrasmittente.

Di me stessa

Di un cuore povero ma aperto.

So di non sapere, questo lo so davvero.

Allora era ieri, l’altro ieri.

Adesso…. c’è quello che c’è.

Traghetto il fiume sul filo della corrente e con il mio scafo pungente nel profondo, viro la corrente. Se pur di poco: all’infinito, però, la curva è immensa, tanto che, forse, 360 gradi non bastano

Fuori, il goniometro delle stelle.. col mio tappeto magico a rotelle si può solcare. Basta volerlo e crederci.

 

 

Poi il sonno, l’amico, crudele sonno, che mi rapisce così, come sempre mi succede, su questa poltrona dove trascorro tutto il mio tempo, che cede dolcemente al rilassarsi dei miei muscoli gravati dal dolore e mi accompagna ad una posizione semidistesa, perché totalmente distesa il dolore aumenta e diventa insopportabile. Qualche ora passa, tra le braccia di Morfeo e di tutte le altre divinità dell’altra parte della nostra vita, quella onirica, che è autentica e vitale, presente, importante, come la veglia.

Nei miei sogni vivo e faccio le azioni più strane, mi barcameno in situazioni sempre interrogative, di ricerca e di disagio, che molto spesso ricordo, a volte per lungo tempo, mentre invece di solito esse spariscono al risveglio, sfumano come uno sbuffo di fumo all’aprirsi di una finestra per dare aria ad una stanza d’atmosfera stagnante.

 

Mi sono interrogata tante volte su quale sia la vita ‘vera’, se quella che ci vede protagonisti nello stato di veglia o quella che invece sorge, onirica e misteriosa, nello stato di sonno.

Questi due stati, il sonno e la veglia, che sono complementari ed assolutamente indivisibili, perché sono il susseguirsi ciclico e biologico l’uno dell’altro, fanno esprime due parti di noi altrettanto legate e dipendenti: L’IO cosciente, e l’IO subcosciente, o SUPER - IO. Lo so che mi sto fermando a Freud, con queste definizioni e che chissà quali profondità e ‘categorie’ della nostra mente e del nostro sentire si celano dietro questa iniziale definizione, - e vi assicuro che le mie diverse personalità mi dicono molto a riguardo di questo, dei livelli di coscienza che esistono dentro di noi, delle possibilità di sedimentazione e rimozione dal cosciente e della possibilità di far salire a galla quello che la quotidianità tende a seppellire, - ma il punto di partenza comunque è quello.

Io ho una vita onirica intensa, che si riversa nella mia veglia dando il ‘ La ‘ alle emozioni del risveglio, che possono influenzare il mio umore e il mio stato d’animo e quindi le mie azioni, per giorni e addirittura mesi interi.

Posso dichiarare che certi sogni hanno influenzato la mia vita più di tantissime azioni della veglia, che non sono altro che ripetizioni di schemi impostati da alcune nostre scelte, come recarsi al lavoro, accudire alla casa, eccetera.

E non sto parlando delle mie visioni, perché queste mi vengono nello stato di veglia, spesso neppure sollecitate dall’entrare nello stato di meditazione, esattamente come ‘il sentire’ la vita di una persona che entra in contatto empatico con me e di sapere tanto di lei o lui, senza conoscerla affatto, è una possibilità del mio essere desta.

Ma nello stato di sonno e sogno, io sono tanto più libera di esprimermi, senza i vincoli del corpo e delle abitudini, della cultura dell’educazione ricevuta e delle mie stesse autodifese; sono genuinamente espressione del mio più interiore e frastagliato essere, sconvolgendo le sedimentazioni stratificate che l’azione, ogni azione, tende a mettere sul sentire.

 

Quindi: qual è la mia vera vita?

 

Inutile dirvi che la mia risposta a questa domanda, dopo aver assimilato profondamente dentro di me la filosofia buddista, è che l’uno e l’altro stato di veglia e sonno sono permeati e permeanti dalla mia realtà fisica mentale spirituale sensibile e che sono l’uno il riflesso e la conseguenza dell’altro, non potendosi dunque separare e quindi distinguere.

Mentre dormiamo, noi comunque viviamo e non c’è mai soluzione di continuità in ogni nostro stato vitale, ma solo dei cambiamenti biologici chimici fisici, ormonali, neurologici ed energetici.

Inoltre io sono fondatamente sicura che il parallelo sonno/veglia si possa trasporre a quello di vita/morte, dove l’unica differenza tra i due stati è rappresentata da una maggiore influenza dello stato fisico e dello stato di volizione, che nella morte scompaiono totalmente ma restano impressi nello stato energetico e in quella immensa ‘cantina delle sedimentazioni’ che è il nostro KARMA.

 

Panta rei’ tutto scorre, nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma e questo è già stato detto. Non voglio dare l’immagine di me di quella che ha scoperto l’acqua calda.

 

E’ che a volte, riproporsi certe riflessioni, rifare il punto della situazione, rinfrescare la memoria del cosciente ed aprire la porta che ci dà accesso al balcone del subcosciente, è molto importante.

 

Così, alternando il sonno alla veglia, la scrittura all’interruzione di ogni attività, è giunto anche oggi il mattino e un nuovo giorno è ormai alto, anche se sono poco più delle sei.

 

Il dolore fisico non mi abbandona un momento, così come il lavorio alquanto poco sommesso della mia mente, che allevia, astrae, dà le ali al mio povero corpo martoriato, che comunque resta l’esatto riflesso della mia mente e anima multiforme e martoriata.

C’è TANTO in me, dentro e fuori!

 

 



 

 

31 maggio ore 0.18

 

SONO L’UNICA LESBICA DEL

 

PIANETA?

 

 

Cara amica, che in una discussione nella mia bacheca ti lamenti della presunta tendenza degli omosessuali a diventare soverchiatori nella loro protesta, non è così credimi.. non è che noi vogliamo avere sempre ragione, è che noi siamo esasperati dall'essere considerati 'diversi '! Se guardiamo alla storia passata dell’area del mediterraneo prima del cristianesimo, essa è stata vissuta dagli esseri umani con una concezione dell’omosessualità identificata come stile di vita delle classi agiate e colte, mentre solo le classi inferiori vivevano in un regime di eterosessualità. Non voglio dire che neppure questo fosse giusto, perché secondo me l’orientamento sessuale è una condizione di nascita e non di casta o scelta, ma se Socrate, Platone Saffo vengono ancora osannati al giorno d'oggi come nostri padri e madri culturali, filosofici e artistici ed erano tutti omosessuali, perché poi, nel piccolo, nel quotidiano, questo viene dimenticato? Perché la società nata dal dominio della chiesa cattolica cristiana ha voluto 'creare' questa nuova classe di diversi?

I primi cristiani sono stati fatti martiri per la loro fede e poi martirizzano altri per altre presunte diversità?

Sai cosa vuol dire nascere in un modo non accettato dalla società? Sai cosa vuol dire lottare contro se stessi perché non ci si arrende così facilmente ad essere discriminati e disprezzati per una tendenza nata con noi? Sai cosa vuol dire essere allontanati dai propri coetanei, rifiutati e cacciati di casa dai propri genitori, venire misconosciuti dai propri figli, avere paura di quello che pensano i tuoi amici, i tuoi colleghi di lavoro, doversi nascondere a vita, non poter vivere come si vorrebbe se non mettendo a rischio molto, troppo?

Sai che se un insegnante, un postino, un impiegato statale vengono scoperti omosessuali, vengono licenziati, allontanati, discriminati, comunque osteggiati?

Sai cosa vuol dire non poter camminare per strada mano nella mano, o scambiarsi un bacio come fanno ‘gli altri’ innamorati?

 

Sai quanta sofferenza ho dovuto subire fino a 47 anni perché ero qualcosa di cui allora neppure si parlava?

Quando io ero una ragazzina, la parola ‘ lesbica’ era un offesa immonda, così come ‘frocio’ e purtroppo ancora oggi lo è. I bambini alla scuola materna non si offendono dicendosi stupido o stronzo, ma si dicono brutto frocio, brutta lesbica, come anche, brutto terrone, brutto negro….

Sai cosa vuol dire nascere una ‘ brutta lesbica ‘? Sentirsi chiedere a 12 anni: ma sei un maschio o una femmina? Avere tua madre che vuole vestirti in un modo che tu non senti tuo, che vuole che tu sia quella che non sei? Che tu faccia giochi appartenenti ad una certa idea inerente al tuo sesso, mentre a te piace giocare in altro modo?

Mi regalavano bambole e piattini e io vi giocavo con le mie amiche, facendo la pantomima del ‘Babbo e la Mamma ‘, ma io facevo sempre la parte del babbo, perché così io mi sentivo, mentre nessuna delle mie amiche voleva mai ‘interpretare’ quella parte. Eppure ci sono lesbiche che si sentono completamente femminili e non avvertono dentro di sé una componente maschile, ma ugualmente amano le altre donne!

IO avrei dovuto starmene quieta e tranquilla come ‘ogni brava bambina’. Mentre avevo bisogno di scorrazzare in bicicletta, senza mani, fischiando forte un motivo che avevo nella testa, giocare a pallone, con le biglie, i coperchietti, contro il muro, con i soldatini o ‘ agli indiani e cowboy ‘! E l’ho fatto, ma sentendomi ed essendo incompresa, incomprensibile, sola, l’unica lesbica del pianeta.

Sai cosa vuol dire sposarsi e avere dei figli per tentare di ‘essere normale’ perché il primo a non accettare di essere ‘diverso ‘ sei proprio tu? E, al contrario, non potersi sposare con il compagno desiderato e avere dei figli, perché questi dovrebbero affrontare dei problemi di accoglienza molto forti nei confronti della società?

Sai cosa vuol dire crescere senza avere un modello, un riscontro, un punto di riferimento?

Sai cosa vuol dire sentire di essere ‘ sbagliati’, innaturali inutili fastidiosi vergognosi?

Sai che fino al 1974 l’omosessualità era considerata una malattia psichiatrica da curare con psicofarmaci ed elettroshock?

 

Perché ‘ noi ‘ dobbiamo interrogarci sul perché delle nostre scelte sessuali e ‘ voi ‘ invece no?

 

Io so di essere nata lesbica: la prima donna di cui mi sono innamorata è stata la mia maestra della scuola materna e poi ho amato in modo diverso dall’amicizia e dall’affetto tra donna e donna, alcune amiche e questo per lunghi anni, in modo silenzioso, completamente ascetico e platonico, dedicando loro anni interi di devozione senza voce, stando loro accanto con tutta me stessa, ma negando proprio a me stessa la presenza e la forza di quell’amore, in totale dicotomia, schizofrenia, perché provavo un sentimento che non aveva una presenza nella società, nessun riconoscimento, perché ciò che io ero NON ESISTEVA nell’immaginario collettivo se non come offesa, come vilipendio, come malattia, come negazione della mia stessa matrice, della mia stessa natura genetica.

Tutte le lesbiche e i gay della mia generazione, coloro che ora hanno dai cinquanta agli anni della fine della vita, hanno vissuto questo, questo dover affrontare una ‘scelta’ per ciò di cui non si deve scegliere, perché ognuno è quello che è.

E moltissimi sono ancora sposati, incatenati a legami ormai indissolubili e che non hanno il coraggio o l’incoscienza di sciogliere. Alcuni ancora si negano a loro stessi, non avendo neppur accettato il cammino di identificazione. Altri, con le idee più chiare, hanno trovato dentro la spinta alla ricerca esterna della loro identità e nel movimento generale di liberazione del 1968 hanno incontrato il referente necessario per ‘venire fuori’, per quel tanto difficile, agognato, martoriato COMING OUT prima interiore e poi esteriore.

 

Io avevo 47 anni, ero già separata, ma avevo tre figli già grandicelli.

 

Mi innamorai allora di una ragazza tanto più giovane di me, dichiaratamente lesbica, che annodò dentro di me tutti i fili spezzati, creò le connessioni tra il mio cuore e il mio corpo, tra il mio essere omosessuale e la mia omofobia sociale interiorizzata.

Solo un amore potentissimo mi ha dato la chiarezza e la forza per rompere tutti gli schemi che mi stavano stritolando, dato che in essi io non rientravo.

Così il mio ‘uscire fuori', il mio coming out è stato totale, verso mia madre, i miei figli, il mio lavoro, i miei amici, chiunque fosse nella mia vita.

E’ stata una immensa liberazione, una felicità esplosiva, un traguardo da sempre rincorso, ma in modo così sotterraneo e nascosto che mi ha dilaniato.

Trovarlo mi ha lanciato verso la vita: da quel giorno io ho cominciato la mia vera vita, e sono dovuta tornare indietro, riprendere il cammino interrotto da piccola, da adolescente, ricostruire meccanismi affettivi e mentali, fisici, che non avevo vissuto al momento giusto. E’ stato un lavoro durissimo, ma pieno di gioia e di ORGOGLIO.

Ecco perché ci ‘sbandieriamo’, come dite voi etero, perché parliamo di ‘ORGOGLIO OMOSESSUALE’: perché, c’è questo duro scoglio contro il quale si è infranta la nostra nave, che noi, con le nostre mani abbiamo dovuto ricomporre pezzo per pezzo, tavola dopo tavola, lembo di vela dopo lembo di vela e poi aspettare il vento giusto, la marea giusta, per riprendere il mare, senza lasciarci sopraffare dal dolore che abbiamo seminato alle nostre spalle, nei nostri cari, figli inclusi, nella carne della nostra carne.

 

Dedico questo scritto di oggi a tutte le lesbiche e i gay che ancora non hanno trovato la motivazione giusta per affermarsi e affermare il diritto di esistere, amandoli con tutta la comprensione e la forza e l’orgoglio di chi quel cammino di sangue l’ha già percorso ed è finalmente approdato alla serenità.

 

Lo dedico con immensa gratitudine a chi ha avuto le idee più chiare e il coraggio prima di noi di ‘venire fuori’ e di mostrarsi alla società, mettendo in gioco la propria stessa vita perché noi tutti potessimo averne una, indicandoci così la via.

 

Dedico questo mio amore e orgoglio omosessuale a tutte le vittime dell’omofobia, che, con il loro esempio e il loro sacrificio, hanno dato tutto per la causa della nostra LIBERAZIONE. GRAZIE.

 

 

1 giugno ore 4.02

 

Ancora non dormo

Dialogando

Di lune

Di lupi

Di canti

Di oscuri silenzi

 

Ancora non dormo

Morendo

Di labbra

Di seni

Di lembi

Di occhi imperiosi

 

Ancora non dormo

Mancando

Di corse

Di fiati

Di risa

Di prati odorosi

 

Ancora non dormo

Gemendo

Di baci

Di mani

Di voci

Di gesti socchiusi

 

Ancora non dormo

Ricordi?

 

Ricordo

E

Ancora non dormo.

 

 

2giugno ore 5.53

 

DOMINARE IL CORPO CON

 

LA MENTE

 

Ieri sono stata davvero molto male. E mi sono lasciata sopraffare da quel dolore così forte e sorto all’improvviso: forte ben oltre il comune forte diffuso dolore di ogni giorno, di ogni ora.

 

Il mio corpo si lamenta, dolendo tutto, per ogni centimetro, dal 1992, quando, in un momento di stress estremo dato da gravissimi problemi finanziari che si sono aggiunti, irreversibili, ai già miei tanti dolori di natura affettiva, psichica e mentale, risultai attaccata dallo streptococco aureus, che mi diede problemi immediati di grande stanchezza, dolenzia diffusa, febbricola, positività al reuma test.

Allora la parola ‘ Fibromiosite ‘ era ancora oscura alla maggior parte dei medici italiani e dopo tre mesi di ricovero in tre ospedali diversi, poiché i risultati degli esami di laboratorio non concordavano con nessuna delle malattie allora più conosciute, fui dimessa con una diagnosi di affezione reumatoide non definita e una cura micidiale di penicillina a forti dosi cicliche di venti giorni che mi feci iniettare per due anni di seguito, senza però uccidere il grazioso animaletto protozoico che, dai recessi tonsillari di una tonsillectomia devastante e sanguinosa – che ricordo perfettamente – che mi fu eseguita alla tenera età di tre anni, mi infettava tutto il sangue, rendendolo portatore di mefitiche tossine che restarono per sempre intrappolate a livello cellulare.

 

Da allora ogni parte del mio corpo diventò dolente ma, dopo un po’ di tempo, io mi abituai a quel dolore, sopportandolo e ignorandolo; sospesi la micidiale cura, che mi abbatteva assai più della malattia e ripresi i miei ritmi di vita frenetica di lavoro, lavoro lavoro, figli figli figli e nient’altro. Andò così per cinque lunghi anni, alla fine dei quali, quando, riaperto il mio cuore all’amore improvviso datomi, non ricercato, da un gentile signore più grande di me, che in tre mesi mi sedusse, proponendomi di andare a vivere con lui, io con i miei figli, - che aveva conosciuto e dai quali era stato accettato immediatamente con entusiasmo - e poi mi abbandonò, adducendo come giustificazione del proprio scorretto comportamento che il nostro incontro lo aveva portato ad una crisi aperta con la moglie, dopo 16 anni di crisi non dichiarata, statica e da lui ‘subita’ e che essi si erano ritrovati, finalmente.

Fu così che egli scelse di restare nella sua famiglia e mi lasciò, preda della mia prima grave crisi psichiatrica autolesionista, che segnò l’inizio di un lungo, doloroso cammino di sofferenza durato dieci anni, conclusosi l’anno scorso con la mia morte e la mia resurrezione.

 

E’ dunque pur vero che ora sono uscita dal tunnel dell’autolesionismo, del desiderio continuo e spasmodico della morte come unica soluzione ai miei problemi, che dopo un anno e più di psicoterapia e profonda meditazione e introspezione da parte mia ho completamente conosciuto e focalizzato le mie difficoltà, vi ho posto il rimedio più attuabile che sono riuscita a eseguire, che la mia vita ha virato di direzione e che le mie intenzioni hanno sostenuto, appoggiato e messo in pratica con azioni il cambiamento desiderato.

Ma è dunque altrettanto pur vero che i nodi non sono stati sciolti tutti, dato che, proprio mentre stavo per spiccare un risolutivo volo, o almeno quello a me sembrava, è sopraggiunto questo grave incidente, che ha immobilizzato quasi totalmente la gamba destra e portato un altro radicale mutamento nella mia vita che io in apparenza ho subito accolto con coraggio e con forza, senza bloccare la mia scelta di vivere per e con la mia arte, e la mia spiritualità.

Mi accorgo che scrivere tutto ciò è immensamente faticoso e che in un ora di lavoro non sono venute fuori che poche righe, cosa molto inusuale per me, che scrivo a fiumi e di getto.

Questo mi indica quanto profonde e difficoltose siano queste riflessioni, quanto tocchino il vivo della questione.

E qual è questo vivo, direte voi, vieni al dunque: ebbene ieri l’ho fatto e ora lo rifarò.

Il punto nevralgico della non risoluzione totale della mia vita è che io, seppur abbia CAPITO e ACCETTATO che da me dipende tutto quello che mi accade, a livello di karma e di volontà, evidentemente questo è un processo ancora mentale che non ha raggiunto ancora i più profondi livelli energetici che si manifestano nella realtà:

il punto è che io ancora attendo la ‘ manna dal cielo ‘, il coup de foudre che cambierà la mia vita dall’esterno, ancora attendo che la soluzione definitiva mi giunga su di un piatto d’argento, immediata e che non costi fatica e sudore e dolore.

Perché sono stanca. Tanto stanca.

 

- E, mentre scrivevo queste parole, mi sono addormentata, profondamente, in debito di sonno, dato che sono anni che dormo pochissimo, poche ore per notte.

 

Stanotte invece ho dormito dalle 21 di ieri sera fino alle 5 di stamattina di un sonno pressoché ininterrotto e anche ora stento a tenere gli occhi aperti. Ma vorrei finire di scrivere questa nota così impegnativa.-

 

Dovete sapere che da più di un mese mi son messa a dieta, un poco anche aiutata da una improvvisa quanto strana mancanza di appetito, perché perdere peso di certo mi aiuterà ad affrontare questa invalidità e forse potrebbe alleviarmi il dolore e il fastidio del continuo formicolio.

È ovvio che perdere peso aiuterebbe tutto il mio fisico e anche la mia mente a proseguire la mia vita, ad alleggerire i sintomi delle altre malattie croniche di cui soffro e sarebbe anche l’indice di un altro grande, epocale cambiamento nella mia psiche, dato che i disordini alimentari, il mio essere una ‘ mangiatrice compulsiva notturna ', deriva dal non equilibrio psichico, dalla non accettazione di me stessa.

Mettermi a dieta significa che comincio ad amare veramente me stessa, che comincio a prendermi cura di me, cosa che non ho mai fatto prima, ad eccezione di un periodo di alcuni anni tra il 1980 e l’85 durante i quali, tramite una dieta ferrea e tanto tanto sport ed esercizio fisico, ero notevolmente dimagrita e mi sentivo proprio bene.

 

Soprattutto ora, aiutata in questo dalla mia cara sorella spirituale Cris G., ho cambiato le mie pessime abitudini alimentare, eliminando totalmente, anche se gradatamente, i miei cibi preferiti : dolci, latte e latticini, sostituendoli con frutta e verdura.

Carne e pesce non mi sono graditi da tempo ormai, per vari motivi, anche etici e cucinare anche un semplice piatto di pasta in questo momento per me è impossibile.

Così sto perdendo peso, anche se in ritmo lento, dato che non mi muovo e non brucio che pochissime calorie, fatto aggravato dal mio ipotiroidismo e dal mio metabolismo lentissimo entrambi congeniti.

 

Cambiare regime alimentare e perdere peso porta a rimuovere le tossine dalle cellule e a metterle in circolo perché vengano metabolizzate dal fegato purificate dai reni ed espulse con le urine e pure il sudore.

 

Questo può produrre crisi di ‘ auto intossicazione ‘ e crisi di astinenza delle sostanze di cui siamo dipendenti, per me di sicuro il glucosio, gli acidi grassi saturi e la caseina, con una aumento del ph corporeo verso l’acidificazione e il viraggio dei meccanismi interni per il riequilibrio verso la basificazione, che richiede sali minerali, prelevati dalle ossa e dalle cartilagini mediante le cellule di dissolvenza che restano attive per tutta la vita e che permettono il modificarsi continuo della nostra struttura scheletrica.

Questo meccanismo e questa astinenza produce dolore e scompenso psichico.

 

Di sicuro è quello che sto vivendo negli ultimi giorni, con un picco acutissimo nella giornata di ieri.

 

Ma già da diverse settimane io mi interrogavo ferocemente sul perché di questa mia ulteriore difficilissima prova da affrontare che mi ha messo di fronte la mia vita, data la mia consuetudine e la mia tendenza – scomode e insidiose - a cercare sempre una spiegazione a tutto, a spaccare il capello in quattro, a volere a tutti i costi dare un nome e una classificazione a tutto ciò che sto vivendo.

Questo arrovellarmi produce a volte effetti devastanti, altre volte illuminanti.

 

Nei giorni passati ero scivolata negli effetti devastanti dell’auto accusa:

non stai portando avanti bene la tua strada, altrimenti il tuo karma ti avrebbe risposto in maniera positiva.

 

Il buddismo indica due vie di risposta a queste domande, apparentemente contrastanti fra loro, ma che nel profondo del pensiero filosofico sono strettamente compenetrate.

 

La prima indica che è rimasto ancora attivo in noi un nostro tenace attaccamento, da me identificato come l’attesa di una causa esterna che risolva d’incanto tutti i miei problemi, identificata in maniera particolare nella ‘ comparsa ‘ della COMPAGNA GIUSTA della mia vita ‘ nell’attesa della quale sa sempre io mi macero.

La seconda via è spiegata molto chiaramente dal nostro maestro Buddha Nichiren Daishonin, che dice pressappoco così: “ Quando si lavora alacremente a fianco della Legge Mistica per procedere lungo la strada della propria rivoluzione personale, i demoni si attivano nel pieno della loro potenza. L’essere umano di poco spessore spirituale si spaventa e fugge dalla via intrapresa, mentre il saggio se ne rallegra e continua imperterrito ciò che aveva intrapreso.”

 

E con la parola demoni egli intende delineare le nostre tendenze interne negative e quelle dell’ambiente, a volte personificate da qualcuno dei nostri cari o da qualche altro che, attirato dal nostro particolare magnetismo verso un certo comportamento e attitudine, esercitano nella nostra vita azioni che ci portano ad una sofferenza forte e profonda.

 

Infatti cosa ho provocato nella mia vita proprio negli ultimi tempi?

L’avvento di Sheeva e la lite con mia figli che, in entrambi i casi , sono riconducibili a quel mio profondo attaccamento nella ‘risoluzione esterna ‘.

 

Così io ieri mi sono lasciata prendere, attaccata da quel forte dolore fisico, dallo sconforto e dal panico, esprimendo insieme tutto il peggio e tutto il meglio di me.

Infatti dopo aver ripassato mentalmente tutte le risposte della filosofia buddista alle mie angosciate domande, con l’aiuto della mia cara Cris e del mio responsabile buddista di zona, ai quali mi sono rivolta per illuminare il mio sconcerto e la mia disperazione e dai quali ho ricevuto risposte attinenti ad una mia profonda convinzione e cioè che l’unico modo per fare le cose è QUELLO DI FARLE, raccoltami in meditazione, mi sono chiesta: cosa ti consiglia di fare la filosofia e religione alla quale ti affidi in caso di difficoltà?

 

La risposta era molto semplice: rivolgersi alla Legge mistica con il CUORE, con FEDE e chiedere attraverso la recitazione del mantra Nam.Myo.Ho-Renge Kyo l’energia cosmica per cercare e trovare dentro di noi la forza il coraggio la costanza e la saggezza per contrastare la nostra tendenza negativa e così annullarla.

 

Colpita dalla semplicità di queste risposte, dato che sempre il giusto e il semplice, il moderato, camminano insieme, mi sono accorta che io stavo facendo tutt’altro, che stavo di nuovo e ripetutamente cercando FUORI di me la risoluzione, mentre io quella stessa già la conoscevo ed era nella mia tasca, solo che semplicemente non la mettevo la mano in tasca per prenderla e usarla, annebbiata dal dolore.

 

A quel punto tutto è stato facile e immediato: ho preso tra le mani la coroncina di meditazione e ho recitato il mantra per alcuni minuti ad alta voce, affinché la Legge non potesse far finta di non avermi udita, poi ho cercato in me stessa, nelle mie mani, quei meccanismi di guarigione dei dolori fisici che io possiedo, dicendomi che se andavano bene per gli altri, sarebbero stati validi anche per me.

Così ho imposto le mie mani sulle pari più dolenti e ho richiamato su di loro tutto il mio amore e la mia positività.

Inoltre mi sono ribadita che la mia via di rivoluzione e di resurrezione personale passa attraverso l’arte, quindi ho preso una tela bianca ed ho portato a termine un progetto/immagine che mi frullava in mente da alcuni giorni.

 

Il dolore allora, si è sciolto, un quadro assai strano ne è sgorgato e assai presto ieri sera mi sono arresa la sonno, sonno che continua a portarmi via a tratti anche adesso, rilassando i miei muscoli tesi e contratti allo spasimo e placando il macerare della mia mente, dando sfogo in sogni ristoratori e riparatori, che ricordo assai vividi e dei quali comprendo appieno il significato.

 

Stamattina sto molto meglio.

Il dolore e il formicolio alla gamba ancora ci sono, ma sono ritornati entro una soglia che io riesco perfettamente a dominare e sopportare, accogliere.

La mia mente è serena e soddisfatta nell’aver risposto con saggezza alle proprie stesse domande.

 

HO USATO IL POTERE DELLA MIA MENTE per dominare se stessa e il corpo che la ospita, richiamando a me per farlo, l’energia positiva di ogni matrice creativa.

 

Dentro di me la determinazione

 

NON VOGLIO Più SOFFRIRE “

 

che da tempo è diventata la mia parola d’ordine per combattere quel mio tremendo demone interno, il masochismo e l’autolesionismo, si è fatta azione, si è fatta fede, si è fatta coerenza tra una scelta e una pratica attiva e la risposta positiva è stata immediata.

 

Questa è la MIA via, non è detto che sia assoluta che ognuno di voi la debba per forza percorrere.

Sono certissima del suo valore, ma so anche che ognuno di noi ha la SUA via, il suo karma.

 

Quello che però penso sia valido per tutti è che : “ NOI siamo il problema e NOI siamo la risoluzione al medesimo. “

 

Ho finalmente cercato DENTRO di me, e ho vinto.

 

So che questa non è la vittoria definitiva, ma che questo traguardo rappresenta il punto d partenza per la prossima sfida che mi porrò: una vittoria definitiva non esiste, un traguardo definitivo non esiste, ma la vittoria consiste nel non arrendersi, nel continuare ad essere coerenti a se stessi, qualunque cosa ci accada.

Perché l’unico modo di fare le cose è FARLE!

 

 


 

 

 

3 giugno ore 6.23

 

Che dire? L’altro giorno ho venduto cara la pelle.

E ancora lo sto facendo: non mi arrendo al dolore forte di questa gamba.

Sto seguendo i consigli della cara amica Cris Gi sull’alimentazione e sto già perdendo peso, anche se il cammino è molto lungo.

 

I disturbi alimentari provengono dai disturbi del cuore, della sfera affettiva: mi rendo conto che fin a che non mi riequilibrio anche lì, non raggiungerò i risultati che mi sono prefissa: raggiungere l’illuminazione in questa vita.

Ho deciso che voglio illuminate tutto di me: il cuore, la mente lo spirito e naturalmente anche il mio corpo, che reca i devastanti segni del mio devastante dolore passato.

Voglio eliminare dalla mia vita la ‘ compulsione ‘, sia mentale che affettiva, alimentare, istintiva, sessuale.

Cerco la via di mezzo, cerco la ragionevolezza, la maturità, la pacatezza, la saggezza, il silenzio, l’introspezione.

 

Lo so che sto ancora riempiendo la mia vita di parole, ogni giorno scrivo, scrivo.

Ma voglio che le mie parole seguano una via che porta all’anima. Alla mia, alla vostra, a quella di questo pianeta derelitto, a quella immensa dell’universo.

Ogni parola è una nota che risuona senza mai spegnersi nella sfera infinita.

Recitiamo il vostro mantra, qualunque esso sia, ma che sia un mantra d’amore e di speranza: riempiamo insieme l’universo della nostra energia positiva.

 

Voglio lottare ancora contro ciò che non è giusto e bello, a partire da ciò che non è giusto e bello dentro di me.

Voglio essere la guerrafondaia della mia pace interiore.

Perché so che essa, una volta raggiunta, uscirà da me e si spanderà a me intorno, relegando lontano da me e da chi mi sta vicino, col corpo e con lo spirito, la negatività, l’inerzia, la meschinità,

 

voglio accendere ogni giorno di colori caldi e luminosi: la mia vita sarà arancio, giallo, rosso, sarà fuoco che arde, disinfetta le ferite e non si spegne né consuma.

 

Voglio che la mia vita resti.

Nelle mie intenzioni, che siano rette, nei ricordi di qualcuno, che siano benevoli, nelle carte da me impiastricciate di parole o di colori, che siano portatrici di speranza.

 

Speranza in: IO CE LA POSSO FARE!

 

Ieri molti di voi mi hanno scritto, vi ringrazio!

Mi avete scritto: FORZA.

 

Si, è la parola giusta: l’agone è la mia forza di volontà sulla mia vita di tutti i giorni, quella comune, quella più difficile.

 

Sento il motivo in me: elevarmi. Elevarmi sopra me stessa, i miei limiti, le mie sconfitte.

Elevarmi sopra la tendenza a mettere dei paletti che non fanno altro che delimitare uno spazio entro il quale mi sento sicura, ma che non sarà mai abbastanza grande per contenere tutto.

Elevarmi sopra il mio dolore e vedere che è ben poca cosa confrontato a quello immenso che si leva dalla massa degli esseri uccisi dai regimi di ogni tempo.

Elevarmi sopra il silenzio del buio che nella mia vita ha trovato ruggiti fortissimi.

Ogni giorno la mia lotta è non arrendermi mai.

 

Ore 23.47

 

E’ l’amore, che non vuole arrivare.

L’amore che mi ha lasciata, che non è mai stato mio.

Che mi ha mandata via, mi ha tradita, mi ha cercata e poi

Buttata.

L’amore a cui darei tutto il mio amore

Le carezze

I baci

La pelle contro la pelle

Gli occhi accesi

Le parole veloci

Gli sguardi cangianti, ardenti, languidi

Fermi

 

Sosterrei il tuo sguardo, amore mio,

con la forza della mia vita.

 

Ma tu

Dove sei, amore mio?

Dove stai? Che viso hai

Che io non ti conosco?

 

Ti ho dato nomi,

ma non erano i tuoi.

ti ho dato case, ma

non le hai volute.

Ti ho dato battiti forti

Ma non li hai sentiti.

Perché volti le spalle alla

Tua sacerdotessa

Alla geisha

Alla signora dell’ospitalità?

Perché bussi alla mia porta

Mi costringi ad alzarmi

A venire ad aprirti

E poi scappi via

Come un ragazzaccio dispettoso

Che ride di nascosto nel vedere

La mia faccia sporgere fuori dall’uscio

Che cerca il visitatore fuggito?

Vedi

La tavola è apparecchiata

Con le stoviglie del servizio buono

I tovaglioli stirati e piegati

Con il ricamo nell’angolo

Tutto come Dio comanda.

Ma tu

La mia strada non la conosci

Hai perso la mappa

E io

Ho perduto la voglia di aspettare.

Torno in casa,

chiudo la porta

mi siedo davanti al mondo

che dorme, lontano da me

e ascolto

i bordi della notte

negli ululati dei cani

e nelle ruote di una macchina

che si allontana.

 

4 giugno ore 3,57

 

Sono sveglia e sto mangiando noci e mandorle..

 

La mia amica Cris dice che fanno bene e questo lo sapevo anch’io, perché sono ricche di acidi grassi polinsaturi, omega 3 e omega 6, che si legano a quelli saturi presenti nel flusso sanguigno permettendone il metabolismo cellulare.. (studi di medicina veterinaria della mia gioventù).

Io soffro di ‘ Mangiambulismo’ una malattia abbastanza comune, ma non molto studiata, alla quale ho dovuto mettere un nome io, perché a nessuno fregava niente di metterglielo, dato che è una malattia che aumenta il consumismo di una persona e quindi va bene al sistema.

In cosa consiste il mio Mangiambulismo?

Nel mangiare di notte in modo compulsivo, qualsiasi cosa, ma soprattutto dolci e schifezze varie, - e più sono schifose, più gusto danno, - alternando il dolce col salato in un crescendo rossiniano, fino ad arrivare che le pareti del mio stomaco scoppiano e il mio sangue rotola nelle vene, invece di scorrere.

Tutto questo in stato di semi – veglia o addirittura di sonno leggero, senza neppure svegliarmi del tutto, con gli occhi chiusi..

Il Mangiambulismo, appunto, mangiare con crisi di sonnambulismo.

Questa è una cosa che mi succede fin da bambina e mia madre reagiva a questo riducendo drasticamente le derrate alimentari disponibili, pensando in buona fede di dissuadermi e non capendo che la sua tensione sul mio incremento di peso corporeo portava me a mangiare di più e naturalmente ad ingrassare.

Ed è un vero miracolo che, dopo cinquant’anni e oltre di disordini alimentari, io non abbia né il colesterolo alto, né la glicemia, né nessun altro enzima sballato, sia epatico che renale, solo ho avuto i calcoli alla cistifellea, che mi sono stati rimossi con una operazione allora molto invasiva..ora si fa tutto in laparoscopia e te la cavi con due buchetti: a me diedero 36 punti dei quali ho rimasto un bel ricamo a vita sul mio roseo e ‘morbido’ addome.

Il mangiambulismo, invece, è rimasto e ancora non lo risolvo, anche se, dato il cambiamento radicale da me operato sul mio regime alimentare, il latte con i biscotti o il panino col salame sono stati sostituiti dalle noci e dalle mandorle.. che siccome poi bisogna romperne il duro guscio, dopo che ne ho mangiate cinque o sei, mi sono stancata e mollo lì.

Come adesso sono stanca di scrivere, di non dormire, di ricordare, di analizzare, di torturarmi la mente, sono stanca del rumore stesso che fanno i miei pensieri del macinare delle mie rotelle mezzo ingrippate e inacidite, stanca del dolore, stanca della solitudine, stanca di essere stanca.

 

STANCA DI ESSERE STANCA

 

E allora che si fa, alle 4,34 di notte?

Si va in bagno e poi ci si stende di nuovo, tirandosi il pc sulla pancia e si fa una partita di solitario virtuale con le carte o il mah jong..finché non mi addormenterò di nuovo, uscita quasi illesa dall’ennesima crisi di mangiambulismo.

 

E quando mi sveglierò, l’umore sarà migliore, si spera…

 

5 giugno ore 9.49

 

Tante cose da fare nel primo mattino, ancora croccante..

 

Ora qui

 

Riposo

Penso scrivo

 

Pace

 

Pace nei miei affanni

Pace nelle mie lotte

Pace nei mie voli verso il

Fondo più alto

 

Pace

 

Vedo cieli infiniti scolorarsi nell’alba

E intensi tramonti macchiati di

Porpora

 

Vedo ali

Piume

 

Caldi giacigli

Fresche ombre serali

 

Vedo pause

 

Aria

Luce

 

Vedo la luce

 

Entra in me

esce da me

travestita d’amore.

 

 

6 giugno ore 7.02

 

ANCORA UN GIORNO DA

 

SACERDOTESSA

 

Sorgo dalla mia notte nel mattino, pulito, che invade la mia stanza, già colma di parole, con gli odori e i suoni esterni,.

Guardo i fiori al davanzale: un fiore nuovo è sorto accanto alla mia tomba, portato da un seme viaggiato sul vento.

Esso è di colore giallo e viola: vita e morte, amore e dolore.

Il concentrato, il succo.

 

Un amico prima di dormire mi mandava ricordi di lucciole.

 

Oh, io bambina a muovermi tra il grano alto alla mia, bassa, cintola a vagare, nel buio, senza la consueta paura, sorretta, guidata, raccolta, richiamata da un vagolare infinito di lucciole, nella sera di prima estate ancora densa di speranze e attese, poi disilluse.

Ricordo, rivivo l’odore intenso dell’infinito racchiuso nel piccolo campo di grano sotto la mia mano desta a carezzare le nuvole del caldo in dissolvenza, all’afrore della terra gravida d’infanzia e maternità.

 

Pace e guerra

Ferma e sempre in movimento

 

Ora il mio corpo vuole vagare

All’infinito, ma resta, ancorato alle gambe di legno che,affrante dal dolore, non vogliono vagare più.

 

Troppa strada per voi, povere gambe mie?

Troppa strada per me che dolgo, appena sveglia, di dolori mai sopiti neppure nel sonno ma travalicati dalla stanchezza e dall’ordine della mia mente biologica:

DORMI

RIPOSA.

 

Ma quale sonno, quale riposo al guerriero indomito che abita il mio petto?

Questo lancinar di metalli

Questo brandire di spade

Questo solcare di onde

Ancora, qui, su di una poltrona reclinabile della vetusta modernità

2010, anno di grazia.

 

Grazia di una sosta alla fonte muliebre sorgente di canti invasi da azzurre acque e arie.

Sosta dolcissima

Amarissima

 

Sosta necessaria e poi, di nuovo

Un’altra partenza, un altro viaggio, ignoto, verso l’ignoto.

Colombo della mia anima.

Con un’idea in mente

Che cercava una cosa e ne ha trovato un’altra.

 

Io cercavo la vita e la cerco

Ancora

Instancabile insaziabile

Sorretta

Trasportata da quel galoppo che una volta trasformava le mie gambe

In voli

Rasoterra

Come una rondine in tuffo sul grano

A bere di rugiada.

 

Volo col pensiero

Col ricordo con il colore

Ai mari, ai flussi

Ai corsi d’acqua che ho solcato

Ai quali mi sono abbeverata, assetata

Trovando refrigerio..

 

Non c’è refrigerio a questa sete di vento

Ma solo un ordine:

non correre più!

 

Non corro, allora, respiro e mi guardo intorno, a quello che mi circonda:

una stanza

i rumori dall’esterno di un’opera che si risveglia e si prepara alla domenica mattina di paese,

un’auto che sfila

il cielo che pulsa di grida alate che non vedo, nascosto com’è dalla casa di fronte.

 

Non lo vedo, ma so che c’è: lo sento

Lo vivo

Lo solco con i pensieri tumultuosi

Agognanti

Avidi e inutili

 

Lascia perdere ciò che non serve.

Ciò che più non serve.

 

Una pausa

D’ora in poi

Lunga di ogni lunghezza

Che l’anima

Immensa

Riesce a misurare.

 

Metto il metro in tasca.

Come posso misurare l’infinito

Con un metro da sarta?

 

La sacerdotessa lo misurerà

Col suo canto.

 

 

7 giugno ore 8.55

 

BIANCO E SONNO

 

Mi sono vestita

di bianco

 

Luce

purezza

facilmente violabili

morte e rinascita

 

Luoghi aperti

incontaminati

 

Flussi di stelle

soli

comete

binari

lanciati sul mare

verdazzurro

giallo chiaro

 

acceso!

 

delle vie celesti

 

Dolore dolore dolore

 

Canto di fede

 

Sonno

Sogno

 

Non ricordo

 

Cosa ancora devo ricordare?

 

Un uovo nella mia mano

un’oca vola

 

E cigni

ali grandissime distese

fenicotteri

immensi gabbiani

 

Il cielo ne è pieno

 

Una casa, vuota

Non ricordo

Non ricordo

 

Cado

Mi rialzo

 

Mi abbandona

l’amata

ancora una volta

 

Io non la conosco

Io non la ricordo

 

 

Dolore dolore dolore

 

Canto lucente

 

Sonno

Sonno…

Zitta

dormi

riposa.

 

10 giugno 2010 alle ore 15.58 ·

 

CARI AMICI miei..oggi sono un poco silenziosa..non me ne volete.

man mano che la mia mente si depura dalle gramaglie degli psicofarmaci che mi annebbiavano, la lucidità mi riporta potentemente alla realtà della mia situazione e delle mie problematiche.

sto facendo un bilancio delle mie possibilità psicofisiche, delle mie necessità, dei miei desideri, dei miei sogni.

non è un lavoro semplice schedare, conteggiare, amalgamare, arginare, tirare fuori, calmare, calmarmi.

guardare con obiettività senza lasciarmi prendere dallo sconforto totale, dal desiderio o dalla intelligenza, della voglia di fuggire via da tutti questi casini e questi dolori che mi tormentano..
restano alcuni nomi impressi a fuoco nel mio cuore:
i miei figli
mia madre
amici
e voi..
si perchè comunque ci siete.

vi chiedo per questo di non abbandonarmi, di scrivermi qualcosa, di mandarvi una vostra immagine.

lasciate che io resti nel mio silenzio finché la mia mente non si sia rischiarata, ma restate accanto a me, se volete..grazie.
luce e pace nel vostro cuore..e se fosse possibile, anche nel mio!!!!!
Jerome vi saluta, il mio vecchietto con la zampe posteriori offese e ferme come le mie..
lui è sempre stato il mio specchio e lo è in tutto anche ora!!


 

10 giugno ore 2,35

 

SONO TORNATA CON UNA

 

ROSA

 

Colta dal giardino di un immigrato pachistano al quale si è illuminato il viso alla vista dei cinque euro datigli dalla mia cara Ale, che ha visto un guizzo di desiderio nei miei occhi, nel contemplare il mazzo di boccioli rosso porpora che il ragazzo, sorridente, ci tendeva.

Ma, quei cinque euro cosa valgono contro il dolore di intere popolazioni suddite alla fame, per dare manodopera a bassissimo prezzo al sistema capitalistico?

Però noi, di più, lì, non si poteva fare…

E ora, quella rosa è accanto a me, col ricordo di quel sorriso olivastro e del dolce impulsivo gesto della mia cara amica.

 

Sono tornata col cuore che pulsava nelle orecchie, nelle tempie e nel petto un battito che mi ha accompagnato in un breve sonno, già interrotto, un battito che ha ritmato il mio respiro sotto il sacco a pelo nel quale mi ero avvolta, gelata dalla stanchezza, affranta dai ricordi e colpita dalla forza della mia vita inusuale.

 

Sono tornata con i visi e le parole di diverse donne, sorelle della vita, che si sono curvate su di me e la mia sedia di lillà, con il dono bellissimo di un sorriso e un bacio, un abbraccio.

 

Sono tornata con l’accoglienza convinta e fattiva delle bellissime ragazze attiviste omosessuali sarde e della splendida padrona di casa, la signora Tiziana delle Messaggerie Sarde e delle sue dolcissime collaboratrici.

Mi sono sentita tra amiche e sorelle, sorelle intime assai come le sorelle biologiche che non ho.

 

Sono tornata con l’amore per Dana, la donna che ho amato e che mi ha amato nel tempo raccontato dal mio libro, dalla quale la vita mi ha diviso, ma che resta qui, per sempre, tempio nel mio tempio.

 

Sono tornata con l’aiuto di Ale, che mi ha messo il pigiama e tutto il suo grande caldo bene, fino in fondo alla mia ultima cellula.

 

Sono tornata molto ricca, anche se i libri venduti sono stati pochi pochi…

 

 

11 giugno 2010 alle ore 13.23 ·

 

lo so che sono innamorata del dolore:è la prima cosa che ho conosciuto venendo al mondo e l'unica ancora che mi da un motore di ricerca...gli psichiatri lo chiamano masochismo.
Io, ho molti nomi in mente attraverso i quali ho rinnovellato nella mia vita quel cammino.

non è facile, sai, trasformare certi schemi scritti a fuoco dentro di te da tempo immemore. la mente ci arriva, il resto ancora no.

non è molto tempo che sono giunta a questa consapevolezza.

ci stavo lavorando sopra sodo, in tutte le maniere, ricominciando a volermi bene, a vivere, a fare i miei lavoretti, a scrivere dipingere, si... il pc .. si.. ma anche portare a spasso il cane in pineta, ascoltare il vento sulla rupe a strapiombo, vedere albe e tramonti.

poi.. è arrivata la sedia dei lillà.

io non l'ho cercata questa mia nuova irreparabile agonia, se non a livello di Karma o Destino, come preferisci.

L'amore.... quello non era un amore platonico, tutt'altro.

ho smesso gli psicofarmaci.

stanno riaffiorando mesi e mesi, anni di tensioni spente e mai risolte. ogni giorno una.

quello era il ' suo' momento, nel quale l'ho ripresa davanti a me, l'ho tolta da quell'oblio di dolore affogato dentro se stesso, l'ho guardata, nelle sue problematiche, nelle sue incoerenze, nelle sue difficoltà, nella sua profonda bellezza, nella sua vitalità, nel suo coraggio, nella sua forza, determinazione, nelle sue più profonde paure, nella sua fuga da me.

l'ho amata ancora una volta, ancora una volta le ho dato ciò che ho potuto, richiesto o meno, perchè lei c'è stata e c'è.

esiste, non è un sogno, è una persona viva e come tale vive in me, come io vivo in lei, pur nelle scelta, alla fine anche mia, di allontanarci l'una dall'altra, perchè la vita insieme era troppo difficile troppo faticosa, troppo impegnativa.
l'ho amata ancora una volta totalmente e poi ho di nuovo aperto le mie mani, per asciarla libera, a vivere la sua vita, lontana da me.

e io ho sciolto tanti nodi in quel momento, nodi miei a quali solo lei ha accesso, perchè solo lei è arrivata in QUEL profondo di me.

non dico che non ci sia un altro profondo, non dico che non ci sia stato prima, né che non ce ne sarà un altro, ma è e sarà UN ALTRO.

QUELLO è il suo luogo, solo suo e mio, una fusione che non si ripeterà, una parola che le mie labbra ancora sentono.

il suo nome.

è sbagliato? è sbagliato? forse si..ma.. quante cose sbagliate ci sono e poi, chi lo ha detto che è sbagliato?
l'intenzione è ciò che cambia la valenza della realtà.

Io sono sincera.

il mio è un dono e tale resta, sia che lei lo apra e lo prenda oppure no: lì resta, sul tavolo,c'è.

è sbagliato donare senza chiedere più nulla in cambio, sapendo che non avrò nulla in cambio.

forse si,è sbagliato ma chi lo dice poi cosa è veramente giusto o sbagliato? a chi ho fatto male? a lei? forse, ma non credo.

a me?. No! io ne avevo bisogno in quel momento di stare ancora qualche ora con lei, per dire ancora parole di QUELL'AMORE.

non so amare?.

non me lo hanno insegnato, comunque ci provo, a modo mio ci provo, sempre ci provo.

do quello che ho, quello che non ho, non posso..


 

13 giugno ore 6.20

 

Le parole stanno perdendo peso

Le parole sono corruttibili come tutto ciò che è materiale

Spesso le parole corrompono

Raramente salvano

E anche quando sono parole di salvezza, di via di verità e luce

divengono strumento

Alla bestia dell’essere umano

Quella irrinunciabile

Quella che l’agonia inconfutabile di questo pianeta

Sottolinea ad alta voce ogni giorno

 

L’uomo è un cannibale di se stesso…

 

La musica stendo sul dolore

Planetario

E mio forte dolore

 

REQUIEM

 

 

16 giugno ore 10.57

 

PAROLE IN LIBERTA’

 

Amore

 

Ho mai fatto qualcosa solo per amore?

Si

 

Si, si

Ogni giorno mi sono alzata per amore

Per mia madre

mio padre mio fratello

mio marito i miei figli

la mia cavalla

i miei cani

I gatti

le galline le anatre la pecora la capra i conigli gli uccellini i pesci i rettili la scimmia le lucertole i sassi le lumache i nidiacei il cielo gli insetti il mare - in onde - il sole - alla sorgente al tramonto - l’automobile il lavoro il denaro - che mancava - una cosa da acquistare un paio di scarpe da provare uno stivale da domare un passo da stampare un’ arco – una freccia - da lanciare – da spezzare - un carbone acceso da calpestare

una prova da affrontare……

 

PER il mio amato

 

Per la mia AMATA

 

Per cercare

 

Una mattina

Mai

mi sono alzata per me?

 

NON RICORDO

 

Dopo aver provato

tutto

non resta

 

ORA

 

Che provare ME

 

Fino in fondo

 

E che son io?

 

PAROLE

PENSIERI

COLORE

DOLORE

Essenza del dolore

Essenza della gioia

Essenza della morte

Essenza della rinascita

Della forza

Della disperazione

Dell’attaccamento alla vita

 

Perché non molla la mia vita

non mi molla

questo pensiero di luce che sempre riappare

che mi spunta

dentro

Violento

più delle tenebre più violente

 

Brividi di freddo in una giornata calda smaniosa

Brezza che solleva i sensori della mia pelle

che alza i pori

 

che acutizza le mucose

che passa attraverso le tonsille recise

da bambina

 

quante cose mi hanno reciso da bambina?

 

insieme alle mie tonsille che ora mancando

lasciano ad un piccolo essere mononucleato di invadermi tutta

e rodermi da dentro

portarmi via la forza

portarmi via la resistenza di un corpo

macchina da guerra

che non si è mai arreso

 

e ora cede

 

Al fine

 

Sento la vita che scorre

dalla mia gola ruggente

alla testa che pulsa

alle parole che battono nei polmoni compressi

dal cuscino contro la schiena

da una stasi delle mie gambe

che non mi sostengono più

non vogliono più andare avanti

avanti verso cosa

verso dove

se il cosa

il dove

sono qui

 

DENTRO

 

Nel mio stomaco che rifiuta il cibo

nella bocca che assaggia un’aria salata

un’acqua amara

 

nei sogni sudati

di una voce acre

a sorgere dai recessi della mia gola

tagliata a tre anni

soffocata nel sangue vomitato

su un cuscino di paura

di assenza di braccia a sollevare a confortare

 

Io mi conforto

ora, Arianna mia,

 

che solo io posso decidere

se ancora camminare

con le parole

se non con le gambe

 

camminare senza sapere verso dove

ma con una idea

di vita

fissa

a chiodi e martello

nelle pareti di un cuore

volante

 

che batte forte

si fa sentire

per ritmare i secondi

che ancora restano della vita di Arianna

 

quanti restano?

 

Che importa

 

La soglia

dell’uscita di sicurezza

è aperta quando si varca il palcoscenico

 

si apre il pesante tendaggio

al pubblico

 

della privata tragedia.

 


 

 

21 giugno 2010 alle ore 18.30

 

DALLA CASA DI

 

ACCOGLIENZA AD OGGI

 

·

E' vero quello che si dice, del rapporto tra due donne: diventa così intrecciato, carnale, così indissolubile che molto spesso, anche dopo che la storia d'amore finisce, si rimane vicine, come amiche o anche diversamente, come presenze: perchè certi legami non si possono spezzare..
Faccio in breve, per così dire, il resoconto di quello che è successo da dove finisce il libro ad ora.

ad agosto di quello stesso anno, alla casa di accoglienza, mi sono tagliata di nuovo le vene. mi hanno salvata per miracolo e dopo due giorni di coma mi sono risvegliata, ma mi hanno estromessa, mi hanno cacciata via.

stavo malissimo.

torno allora a casa dai miei figli, ma le cose non vanno: loro sono terrorizzati dal dover vivere e subire una esperienza traumatica di me che ci riprovo.

sono imbottita di psicofarmaci e disperata, arrabbiata nera perchè ancora una volta non mi hanno lasciato andare dove volevo io.

la mia amica Ale, mia ex, che sta in Sardegna, mi offre per l'ennesima volta la sua ospitalità.

non ho denaro, non so dove andare, a casa proprio non posso restare, sento che rovino i miei figli, che li sto massacrando e non lo voglio.

accetto l'ospitalità di Ale.

vendendo qualche quadro riesco a mettere insieme il denaro per il viaggio.

l'ultimo addio a Dana, struggente, disperato, appassionato.

l'ultimo violento penetrante bacio che lei mi da, mi offre e mi ruba, lì, in piedi in un parcheggio e la sento per l'ultima volta dentro di me, ovunque dentro di me.

in quel bacio lei concentra tutto quello che non mi aveva dato e che non mi potrà più dare.

lo sento ancora bruciare qui, sulle mie labbra, con tutto il suo sconvolgimento e la sua tragedia, il suo amore fortissimo rinnegato e il mio, arreso, deciso di non pesare più neppure sulla sua vita.

me ne vengo in Sardegna il 2 settembre del 2008.

per un poco va tutto bene, ma non dura. sto male, troppo male, la vita è terribile, le ore non passano, i giorni sono mesi.

infatti a fine ottobre un gesto definitivo: 850 pillole di psicofarmaci vari. 12 ore di convulsioni, curate con altri psicofarmaci, poi il coma, ma i medici non hanno capito nulla, dicono che sto dormendo, sono legata al letto.

Ale non aveva visto la montagna di scatolette vuote di medicinali, perchè io l'avevo nascosta.

poi il giorno dopo, cercando uno dei miei telefoni che non si trovava, va a guardare nella mia piccola tana, una stanzetta in soffitta dove mi ritiravo a dipingere e piangere tutto il mio dolore,

e corre in ospedale, mostrando ai medici quello che aveva trovato.

di furia mi trasportano in rianimazione: lavanda gastrica, rianimazione, sondini vari, flebo aghi dovunque, carbone vegetale che mi soffoca, mi riempie naso gola stomaco bronchi.... dolore.

io dormo profondamente, ma il mio corpo registra la grande violenza che subisce e questo senso di rabbia per quello che mi è stato fatto,lo sento ancora molto vivo.

la diagnosi è critica, il coma è quasi irreversibile, gli esami del sangue sono tutti sballati.

dicono che non ce la posso fare, che nessuno sopravvive ad una dose così massiccia e letale.

io dormo e sorrido: nel coma ho la visione dell'aldilà, per la seconda volta nella mia vita, un luogo meraviglio di pace. nel coma sorrido sempre, mi raccontano poi.

dopo sei giorni apro gli occhi inaspettatamente, quasi all'improvviso, sorridendo e vedo Ale e un'altra cara amica curve su di me. commosse piangenti, felici.

da giorni e giorni mi vegliavano, da giorni e giorni le ragazze del forum lesbico dove scrivevo dall'inizio del 2007, nel quale ho incontrato Dana, facevano una catena di energia e di preghiere per me.

tutto questo amore mi ha riportato qui

  1. sveglio sorridendo, ma quando mi accorgo che sono ancora qui, mi arrabbio terribilmente. odio tutti e tutto.

    PERCHE' NON MI AVETE LASCIATO ANDARE VIA???????
    ma tant'è. mi dimettono, torno a casa di Ale, distrutta, persa, perduta nelle medicine, sfinita.

    le ragazze del forum fanno una colletta, comprano quadri, mi arrivano aiuti di ogni genere.

  2. care, dolcissime amiche.

  3. alla loro testa c'è Dana, che non vuole assolutamente che io me ne vada e lei lo sa che restare qui è quello che io non voglio e lo dice chiaramente: ' lei non sarebbe contenta di quello che stiamo facendo'.

    ma lo fa lo stesso. devo tornare qui chiamata dal dolore di tutte loro e dei miei famigliari, che però si allontanano definitivamente, eccetto un aiuto economico versatomi mensilmente dalla pensione di mia madre. per il resto rabbia e dolore la loro reazione, rabbia violenta, un'estromissione più forte dalle loro vite, che a tutt'oggi non si è ancora recuperata.

    ho smesso di chiedere il loro affetto, ma in questo momento non ho molto da dare loro. la mia delusione è grande: io sto male, loro sono grandi e dovrebbero capirlo, invece loro stanno ancora aspettando la mammina dolce e premurosa che hanno perso, non si rendono conto, non vogliono accettare che quella mamma non esista più, non tornerà più, che io sia un'altra persona, ormai, che il tempo passa, anche se sembra invano. poveri figli miei, quanto li ho fatti soffrire e quanto li faccio soffrire..
    accetto di avvalermi di una psicoterapia. lentamente riaffioro, rielaboro, riprendo in mano tutta la mia vita e la sviscero, guardo attentamente i tumori maligni quiescenti in essa seppelliti. la psicoterapeuta, brava attenta generosa e umana, invece di farsi pagare le sedute, compra dei quadri da me.

    la psicoterapia dura più di un anno: i mesi passano lentamente, diminuisco le medicine, gradatamente, dipingo, preparo il mio libro per la stampa..
    io e Ale con i suoi figli cambiamo casa, ma dopo un anno la tensione è forte e io chiedo loro di andarsene: non è colpa loro, io sono nervosissima, non sopporto niente. la convivenza con due adolescenti è superiore alle mie forze. Ale è dolce e comprensiva, come sempre e anche loro pure non stanno più bene con me. vanno ad abitare altrove, pur restandomi vicini, come io resto vicina a loro.

    amo questa casa,mi circondo di piante, lavoro continuamente. arriva l'inverno, c'è il fuoco del camino, una cucina comprata di seconda mano, vendo ancora quadri, mi sto riprendendo, il libro è pronto per la stampa.

    ma io prima di Natale, alla vigilia di un viaggio per passare le feste con i miei ragazzi, cado dalla scala da quasi quattro metri. atterro su di un divanetto, salvandomi la vita. io sono pesante, il colpo è stato fortissimo, la mia colonna vertebrale riceve un trauma tremendo, ma io non mi fermo, devo partire. risalgo sulla scala, a botta calda, mentre ancora non sento dolore e finisco il lavoro che stavo facendo. poche ore dopo prendo l'aereo, ma nevica fortissimo, ci dirottano lontano. poi il treno:due giorni di viaggio invece che poche ore complessive.. il dolore arriva, fortissimo. Impazzisco.

    torno a casa, poi è tutto molto confuso. per qualche mese i medici mi dicono che non mi devo fermare, provano ogni cura, invano, nulla mi fa effetto.

    io non mi voglio fermare.

    a gennaio esce il mio libro, due amiche me ne regalano trecento copie - carissime mie benefattrici - io vendo il libro alle ragazze del forum, alle persone che conosco.

    il 28 marzo arrivo qui, su FB. il giorno prima una dottoressa mi dice di mettermi a letto per dieci giorni e che già dopo tre giorni della nuova fortissima cura di cortisone e antiinfiammatori sarei sta in piedi come prima..
    non sarà così

    il resto è storia qui narrata nel mio diario, giorno per giorno, storia che io ho dimenticato quasi completamente, a parte qualche episodio isolato..
    finalmente riesco a fare la risonanza magnetica, aiutata da una amica di Fb che mi agevola il ricovero che sempre mi era stato fino ad allora negato. il responso della risonanza è nefasto: gravi traumi difficilmente risolvibili, anzi non risolvibili se non affrontando un intervento chirurgico dall'esito molto incerto e senza nessuna prospettiva reale se non la grande possibilità di uscirne peggio di come sono entrata.

    a maggio vado a Bari per una presentazione del mio libro, continuo a lavorare pur stando sdraiata o semi seduta in una poltrona reclinabile.

    devo affrontare un sacco di problemi organizzativi di tutti i generi: la pulizia della casa, la cura alla mia persona, problemi difficilissimi, se si hanno pochi soldi come me.
    gli aiuti del comune, della regione e dello stato non sono ancora partiti..
    il dolore è immenso, mi sommerge.

    A Bari incontro di persona Cris Gi. la nostra amicizia telematica diventa una realtà di vita. io sento che devo cambiare qualcosa in me. Cris mi porta la sua esperienza di yoga e alimentazione naturale alternativa. sento che quello è il mio cammino.

    Cambio radicalmente tutte le mie abitudini alimentari, sospendo gli psicofarmaci. devo cambiare tutto. 'assalto però è grande, il contraccolpo doloroso, la disintossicazione amara.

    alterno momenti terribili su momenti terribili, mi ribello, ad una vita così, alla solitudine, all'abbandono.

    poi tre giorni fa ho mollato tutto, nel senso che non voglio più risolvere, non voglio più cercare ma solo vivere. una piccola tregua fino al prossimo assalto.

    scusate il lungo racconto, il narrare mi ha preso la mano, ma evidentemente tutto quanto scritto era pronto.

    quando apro la scatola e appoggio le dita sulla tastiera, non so mai cosa ne verrà fuori, ma poi, ad opera compiuta, guardo quanto ho scritto e mi accorgo che tutto era pronto sotto il pelo dell'acqua, maturo come una bella ciliegia di maggio.

    Fatima, la madre coraggio del Marocco è stata riavvicinata alla sua famiglia di origine, che con l'aiuto dei servizi sociali, si è trasferita in massa in Italia, per stare vicino alla piccola cerebrolesa e al maschietto e per confortare e aiutare la dolce forte mamma..
    Dei miei figli vi ho scritto. mia madre si sta spegnendo lentamente e non può fare più di quello che fa. mio fratello è fermo sul suo rifiuto di sempre.

    io vivo così, cercando sempre un cammino.



 

 

25 giugno 2010 alle ore 22.53 ·

 

ad una amica che mi chiede se penso di essere stata punita da Dio a causa della mia omosessualità.

io sono buddista laica e la mia religione non stigmatizza l'omosessualità e gli omosessuali. per noi non esiste nulla che sia tutto buono o tutto cattivo, che sia ' peccato' che sia sbagliato.
esiste l'intenzione che produce effetti nella propria vita
esiste capire cosa siamo, che c'è la vita e la morte, che la vita è uno stato, la morte è un altro stato, che tutto si trasforma e niente dura in eterno, che ci sono molte vite, che l'anima è immortale e si reincarna in molte immagini divine, che la divinità non è fuori di noi, non è un essere a noi assimilabile che poi ci giudicherà , ma una forza, un'energia che si fa vita in ognuno di noi, alla quale rivolgersi con la meditazione e la recitazione di un mantra, per trovare dentro di noi e non fuori, la saggezza, il coraggio, la costanza per affrontare con una serenità incrollabile ogni evento della vita, ogni sofferenza legata al ciclo della vita, come le malattie, le violenze, i dolori di ogni natura, trasformandoli in azioni di crescita.

Buddha vuol dire: ' colui che si è risvegliato ' ed ogni Buddha è un essere umano come me e te, ed ha come noi in se stesso la natura divina.
quindi per me i concetti di peccato, contro natura, giudizio non esistono
io sono quella che sono, io amo chi voglio amare e chi vuole essere amata da me.
l'importante è l'intenzione, è seguire il proprio cuore o coscienza, è essere coerenti con se stessi.

poi, da ogni errore si impara a migliorarsi, da ogni dolore si trae la forza di non soffrire più o di soffrire sapendo che la sofferenza passa, così come passa la gioia terrena, così come passa la vita, così come passa la morte.
l'unica cosa che non passa è la vita spirituale e la vita cosmica e l'anima e l'energia, chiamala come vuoi.
ti abbraccio tantissimo..
certe religioni sono davvero l'oppio del popolo.


COSA INTENDI CON LA PAROLA INTENZIONE?

l'intenzione è ciò che dà valenza positiva o negativa alle nostre azioni.

dato che la realtà è molto oggettiva, come la verità e la giustizia - e questo è assai facile da comprendere guardando quante opinioni diverse hanno le persone- chi può dire chi ha torto o ragione?.

quale essere umano può, da essere umano alla pari, giudicare un altro e dire: tu stai sbagliando?
se una persona SENTE con la propria coscienza che ciò che sta facendo è frutto del proprio essere, se una persona non può fare altro che fare ciò che sta facendo, questo vuol dire che ciò che sta facendo è ciò a cui è giunto, a cui è arrivato, che E'.

essere noi stessi è l'unica via che abbiamo per proseguire nel cammino e progredire nel cammino spirituale.

ma se facciamo o diciamo qualcosa che riteniamo sbagliata, solo perchè ci conviene, solo perchè è più facile, meno pericolosa, di meno responsabilità, allora tradiamo la nostra vera natura e mettiamo una intenzione negativa che darà effetti negativi nella nostra vita e nel Karma.

io in questa vita non ho mai fatto qualcosa che ritenevo ingiusta.

gli effetti negativi di questa mia esistenza vengono da esistenze passate, dal karma.

io sto purificando il mio karma con la mia scomoda difficile pericolosa dolorosa coerenza e raggiungerò la pace con me stessa, camminando verso la prossima vita e mi ritroverò d'ora in poi tutta questa energia di onestà a trasformare il negativo in positivo, l'oscuro in luminoso, l'odio in amore, il veleno in medicina.

è un discorso molto complesso, spero di aver almeno un poco reso l'idea di quello che penso e sento.

dovrei fare degli esempi pratici, ma ora non me la sento, sono molto stanca.

riprenderò l'argomento in seguito, perchè fa parte di un cammino di autocoscienza che sto portando avanti nella mia vita e che sta dando bellissimi frutti.

altrimenti come potrei avere sprazzi di serenità nella situazione in cui mi trovo, come potrei parlare d'amore?

io sono buddista soka gakkai e la mia lettura di questa frase si trova trasformando la parola ' DIO ' intesa come umanizzazione della FORZA CREATRICE, nella parola ' INTELLIGENZA DIVINA o MISTICA '
quindi ogni esperienza è necessaria, ogni azione produce effetti, ogni azione negativa produce effetti negativi e al contrario ogni azione positiva produce effetti positivi.
ma come si fa a capire ciò che è positivo o negativo?
la verità assoluta esiste?
grandi dilemmi....
io personalmente penso di essere POSITIVA quando seguo la mia COSCIENZA, quella voce interiore che mi indica a chiare lettere ciò che è giusto e ciò che non lo è.
la coerenza non è stoltezza né forza, non è sapienza né debolezza
la coerenza è seguire la propria via anche quando non conviene, quando è difficile, quando non siamo capiti apprezzati ricercati, quando veniamo messi da parte, quando veniamo osteggiati.
la coerenza è essere quello che siamo in ogni istante, veri e puri noi stessi, senza compromessi e connivenze.
allora tutto è nulla, allora nulla è tutto.


lettera aperta a Francesco e Manuel e a tutti gli sposi del mondo, di qualunque genere e tipo..
caro Francesco,

nella tua accorata lettera mi dici: hai promesso, io aggiungo che ogni promessa è debito..
debito di impegno, debito di attenzione, di coerenza, di sensibilità, di crescita insieme, debito di parole, debito di azioni.
un debito per la vita.
scrivo la parola debito non considerandola con l ' accezione negativa che di solito si dà a questo termine, ma sottolineandone la forza intrinseca di 'patto stipulato' di 'impegno preso', di 'accordo' ..
che bella parola, 'accordo'!!
il debito è un accordo
l'impegno è un accordo
la responsabilità è un accordo
come un accordo musicale
come per dire: accordo la mia chitarra,
come per dire: sono d'accordo con te.
nella vostra casa regni l'accordo, della vibrazione musicale, delle anime che si amano, dei corpi che si cercano e si trovano.
ogni accordo risuona tutt'intorno.
ogni accordo colora il vuoto di amore e meraviglia.
caro Francesco
allora non esistono stoltezza e sapienza, debolezza o forza, ma ogni volta, sia che ci sentiamo stolti o sapienti, sia che ci sentiamo deboli o forti, siamo nulla e tutto: siamo noi, la nostra vita, la nostra parola
siamo l'incarnazione di ogni essenza, di ogni dimensione spaziotemporale, siamo ciò che permea e ciò che viene permeato.
grazie..

 

 

 


FONTANA MEDIOEVALE - 2010 olio su tela 100 x 120
FONTANA MEDIOEVALE - 2010 olio su tela 100 x 120

FONTANA MEDIOEVALE 26 giugno 2010 alle ore 23.41 ·

 

ecco il mio primo quadro totalmente astratto.

almeno da due settimane mi frullava in testa. l'idea mi frullava in testa, come fare, quale pennello usare, un'idea di massima. i colori poi si sono fatti da soli, io ho solo scelto quali abbinare: ho intinto il pennello, ho messo il ritmo, il resto è venuto da solo.

il titolo è FONTANA MEDIOEVALE e accludo una poesia sull'acqua che ho scritto tre anni fa.

è tutt'oggi che dico all'acqua che bevo: grazie cara e accarezzo la bottiglia.

poi ho parlato alle mie piante, almeno a quelle che sono più vicine a me, dato che non sono uscita né sono salita ai balconi, ho parlato alle piante che vivono in casa e ho accarezzato a lungo il mio cane.

e pure il mio pollice sinistro che mi sono malamente tagliata poco prima di cadere dalla scala e rimanere sulla sedia dei lillà.

e ho pure parlato all'emorragia del mio occhio, che mi balla nel campo visivo da più di tre anni.

e mi sono fatta un lungo bagno con un sapone naturale, senza sprecare l'acqua, ma usando solo quella necessaria.

oggi ho cercato di amarmi e di prendermi cura di me.

non è facile, non ci sono abituata, ma voglio davvero cominciare a farlo e ho sorriso allo specchio, mi sono abbracciata e mi sono parlata con dolcezza, ho sorriso all'aria, a tutto, per spandere l'amore che ho, che posso, che trovo.

forse sono impazzita del tutto!!!



ACQUA


Liquore di perfezione
Essenza di trasparenza
Anima del colore
Matrice di movimento
Di giorno brilla
Di notte
assorbe
le falci di luna
smarrite
Nuota e veste i pesci
di cangianti aggettivi
Vola e fende le ali
di lucidi diademi
Viaggia con canti di fanciulla
Corre con tempi
di galoppo
Si ferma con pause
di profondità
Ristagna in odorosi
tappeti fioriti


Carro per tronchi
e massi
Secchio per sabbia
e semi


Minatore
Architetto
Agricoltore
Alchimista


Nel grembo suo la scintilla
accende il grande fuoco
e come brucia
così spegne
ogni sete.


 

 2 luglio

 

l'amore è un incantatore di serpenti
un pifferaio magico
un inno alla vita
una danza alla gioia

l'amore vive dentro di me
lucente e oscuro
dolce e violento
acido e fruttato

io canto l'amore con
la mia lingua di
fuoco e miele
con le mie mani
di seta e
carta vetrata

cerco l'amore che
cerca me
per poi perderlo
ogni volta

sacerdotessa di giorno
smarrita scia nella notte
solitaria scia

struggente amore mio
che chiudi gli occhi
alle mie parole
ti canterò
ancora e sempre
con la mia gola
di cocci di bottiglia.


 27 giugno ore 13,21

 

ciao a tutti, amici e non, a chi mi ha appena cancellato dai suoi amici senza che io abbia fatto nulla di male, ma solo mi sia difesa.. non porto rancore a nessuno..se ho sbagliato, l'ho fatto in buona fede e chiedo scusa..

io a volte mi accorgo quando faccio cazzate, a volte no, perciò chiedo scusa se ho ferito qualche … sensibilità..

pace e amore..♥♥♥

 

in questo caso io ho conosciuto nella realtà la persona di cui parlo

la mia esternazione è solo per mettere la parola PACE in una storia complicata..♥♥♥

 

la persona di cui parlo sta soffrendo e forse io l'ho fatta soffrire di più anche se non era mia intenzione

comunque io sto soffrendo per il suo comportamento, per lei e con lei

ma ci sono situazioni nelle quali non si può stare, nelle quali non ha nessun senso stare

è questione di scelte, vero..questione di dolore, di chiusura di paura di fuga di amore non corrisposto, di attese che non dovevano essere attese, di storie passate che si ripetono, di vedere che nonostante il grande impegno è sempre la solita acqua a macinare

è questione di tristezza, è questione di malinconia

è questione di sentirsi impotenti anche quando si è animati dai migliori intenti, dai migliori sentimenti e si fallisce, non si riesce a raggiungere il risultato prefisso..

a volta tacere è più facile che parlare, come a volte morire è più facile che vivere

però

io sono viva e non taccio..

perchè credo fermamente nella forza dell'amore e della luce..

 

grazie per le vostre parole, per la vostra amicizia, per la vostra presenza.. grazie..

♥♥♥

 

nella mia risposta precisavo che avevo conosciuto dal 'vivo' la persona di cui parlo

un'amicizia come altre amicizie vere che sono nella mia vita di tutti i giorni cominciata qui su fb e poi sfociata in altro

il problema che mi affligge è la mancata spiegazione verbale e il fatto che mi abbia cancellato l'amicizia proprio qui dove ci siamo incontrate

questo mi affligge, perchè sembra così che tutto quanto di bello e buono abbiamo passato insieme, sia disconosciuto, cancellato, negato

so che i sentimenti cambiano, le situazioni evolvono ed io naturalmente seguo una mia propria evoluzione, a volte involuzione, ma sempre cammino è, anche quando si torna indietro, perchè si vede che si aveva dimenticato qualcosa

ma non parlare più, cancellare, mi fa soffrire

ecco tutto qui

scusatemi se mi sono spiegata male, se non sono stata chiara

era un'emozione che non è stata vagliata al setaccio della ragione..;=)♥♥♥

 

 

28 giugno ore ore 13,06

 

dipingo ascolto musica, scrivo

a stasera o più tardi cari

il corpo soffre, lo spirito si rafforza, la mente cerca pace

nulla da decidere, non ho nulla da decidere, solo vivo ed esprimo..…

 

 

28 giugno ore 22,27

 

dipingevo

poi una cara amica mi è venuta a trovare

insieme ci siamo prese un pò cura delle mie piante, poi la cena - stasera patate lesse - …

ora ero sulla posta, ma fb non mi fa i condividi, sono bloccata.. ora riprovo..

volevo mandarvi un saluto, dirvi che vi voglio un grandissimo bene

mandarvi un bacio e confessarvi che sono abbastanza arrabbiata da reagire

a tutto a tutti a me stessa alla voglia di mollare alla voglia di lasciarmi andare alla voglia di riposare alla voglia di...tutto

tutto è niente..niente è tutto

io sono niente ma sono tutto per me

sono tutto quello che ho

così come voi, per voi, siete tutto quello che avete...

vi voglio bene, anche stasera che è il 28 giugno, tutti hanno caldo qui da noi, mentre io sono super vestita e sono gelata

però..accidenti, che belli erano, sono i miei fiori

mi sono stancata moltissimo, ho un gran male dovunque, ma che belli che sono i miei fiori

ho parlato loro, dopo tanto tempo che non mi curavo più in prima persona di loro, ma li facevo guardare dalla signora che viene a pulire casa

e loro hanno sentito la mia mancanza, lo so, come io ho sentito la loro

allora ce la devo fare almeno un pochino, un lavoretto in più, uno sforzo in più

ma -accidenti se sono arrabbiata - ma che ci posso fare???

stasera parlavo con una nuova amica di sassari, paraplegica da più di venti anni dopo una caduta dalla scala a 28 anni.

  • me l'ha fatta conoscere la segretaria del signore che mi porta la legna ( grazie infinite ancora cara C!!! …) -

    lei mi ha detto: cancella tutto quello che è stato prima, resetta tutto, quello che è stato prima ora non c'è più..

QUESTA è UN'ALTRA VITA..

non ci si abitua mai, non la si accetta mai, ma ci si può convivere, ci si può organizzare

non lasciare che altri decidano per te, facciano per te, guida tu la tua vita, organizza tu il lavoro di chi si prende cura di te: loro sono il braccio, tu sii la mente della tua vita..

io lo sarò..lo sarò..

lo farò e se sono arrabbiata è normale

se sono fuori di testa è normale, se soffro è normale

vorrei veder voi al posto mio....volete provare??

volete farvi un giro sulla mia sedia dei lillà per un pò sapendo che sarà per molto tempo, per sempre? ???

scusate stasera sono arrabbiata..

ma i miei fiori sono belli

allora se loro sono belli per me, io sarò bella per loro..per voi, per chi non mi conosce, per chi non si comporta bene per chi invece è a posto in tutti i sensi

per me..sarò bella..saremo belli tutti, comunque saremo belli

siete belli siete belli siete belli

ditelo ditevelo

non lasciate che siano altri ad organizzarvi la vita, curatevi curate i vostri fiori i vostri gatti cani cavalli galline orto figli

curate il vostro medico che è più malato di voi

curate me, che ho tanto piacere di voi

curiamo l'aria e tutte le cose tutto quello che ci circonda con l'amore vero del nostro cuore, ascoltando, accogliendo resistendo fluendo sciogliendo il cantico dell'amore per tutto

per il caos primordiale, per il brodo vegetale, per l'acqua non minerale ma naturale, della fontana medioevale, per i san pietrini della piazza per la gente in bicicletta, per la sera ed il gelato che non ho, per il rumore della strada e il buio che è sceso

per la musica che ascolto e la tastiera su cui scrivo, perchè vi parla di me, per l'amica che mangia con voi vi telefona vi viene a trovare vi sgrida vi consola s'arrabbia e vi fa arrabbiare ma è sempre lì fuori dalla porta e chiede: c'è Gianni ???

 

si Gianni c'è!!!!!…

 

 

28 giugno

 

orgoglio omosessuale

 

il 28 giugno del '69 io avevo 14 anni ignoravo la parola ' lesbica ' ma sapevo che ero

' diversa ' che non ero di qui

avevo appena finito la v ginnasio era stata promossa a pieni voti ed ero in montagna con l'amica che amavo, anche se non me lo dicevo non glielo dicevo

l'estate era calda, il ruscello fresco, la montagna piena di funghi profumati. camminavo, correvo, giocavo a palla, ero vicepresidente dell'assemblea studentesca del liceo classico di una fiorente cittadina romagnola

ero arrabbiata e piena di gioia, di vita

leggevo il ' manifesto' e ' l'unità ' non avevo mai visto un cellulare e un pc in vita mia

l'aria sapeva di buono e un cono gelato costava 50 lire, forse meno

mio padre era morto già da tre anni

ma io sentivo il sole, ero sicura che avrei cambiato il mondo,ed ora so cosa sentivo dentro:che avrei cambiato il mio mondo..

non seppi di stonewall, in italia non se ne parlò al tg..ma la parola ORGOGLIO la conoscevo già assai bene..

 

 

 

 

29 giugno, ore 15,16

 

il matrimonio con vanessa

 

siete tantissimi a farmi gli auguri!!!che belli che siete, che dolci, solari amichevoli comprensivi

GRAZIE!!!..

si un coup de foudre, al mio solito, ma questa volta LEI non è né sposata, né innamorata di un'altra, né senza desiderio e capacità di amare.. ci siamo incontrate qui attraverso una di quelle applicazioni un po' melense e sciocchine

lei ha chiesto chi sarebbe stata la sua futura sposa,e il primo nome in cima alla scala era il mio

così mi ha postato la cosa in bacheca, con un MAGARIIII di accompagnamento

io ho risposto ammiccando, semiseria

ci siamo parlate, prese subito

Vanessa è nata il 19 marzo, il giorno in cui io ho incontrato il buddismo, ho incontrato la donna del mio libro ' IO NON SONO DI QUI ' e il giorno in cui è nata un delle mie storiche migliori amiche..

il 19 marzo, san giuseppe, simbolo della semplicità dell'amore, simbolo del ritorno delle rondini al tetto..per me simbolo di immenso valore e trasformazioni

abbiamo insieme deciso di unire subito le nostre vite, di non lasciar passare più neppure un minuto senza la parola amore tra le sue labbra e le mie

Vanessa è una donna dolce, forte, viva, una donna che ha percorso tanta strada, ma che non è ancora stanca di camminare

mi ha detto: tu non mi vedevi, ma io ero dietro di te, a spingere le tue ruote con te... stamattina, un attimo prima che arrivasse il suo sms sul mio cellulare, io che dormivo da appena due ore ed ero sfinita, come d'altronde sono ora, mi sono svegliata di colpo ed ho preso istintivamente il telefono in mano

in quel momento si è acceso in ricezione del suo messaggio..

io so che queste cose accadono, so che SENTO.... e l'ho sentita

un colpo alla mia vita, un colpo d'amore, che attendevo, che merito, che voglio..

ora non resta che la vita, quella di tutti i giorni, insieme, a scoprirci, a provare insieme le nostre strade, a vivere un amore che è ora emozione, musica parole, segno dal passato proiettato però in un futuro immenso

come andrà?

bene, comunque andrà bene..comunque.. perchè SO che la vita ci dona sempre e soltanto ciò di cui abbiamo bisogno

una storia d'amore si costruisce ogni giorno ogni attimo con gesti d'amore e volontà d'amore

una storia d'amore non finisce mai, anche se finisse, perchè apre porte, scardina imposte, rinnova l'aria, mette sorrisi parole musica labbra mani

affondo nelle sue parole, nella sua voce di incantatore di serpenti, affondo nelle emozioni che rimbalzano tra i suoi silenzi e i mie brividi

affondo nella felicità, nella gioia

vivo questo attimo immenso, queste ore immense

non voglio perdermi nulla di tutto ciò

durasse un giorno cento giorni, mille giorni.. ma che importa?

importa solo ora.. ora io costruisco domani

se non l'avessi accettata oggi, sicuramente non avremmo avuto mai nessun domani INSIEME

grazie Vanessa che fai i giochini scemi

rivaluto tutto, a questo punto, anche ciò che sembra leggero e vacuo: non è una colomba, leggera e vacua, il simbolo della pace?

non è una freccia, leggera e vacua, il simbolo dell'amore?

 

 

29 giugno, 23,55

 

non vi lascio, amici miei

il lungo silenzio di oggi non è stato dovuto solo alle chiacchiere d'amore, come dice Cris..

certo ci sono state e tante, ma anche tanto dolore del corpo, le piaghette di decubito mi hanno costretto a letto:qui sulla poltrona sto molto male.. fa male, fa male tutto..

poi lo stomaco, ho quasi vomitato anche oggi, il mal di gola e di testa

poi lo smarrimento, la paura di soffrire ancora per amore, per amore di una persona che dal nulla mi porge tutto..

fino ad ora quel tutto mi è stato tolto poco dopo, senza appello..

cosa sarà di me, ora? non so..

so solo che vado dove mi porta il cuore, con fiducia con purezza, come se nessun dolore mi avesse mai sfiorato, perchè comunque LEI non mi ha fatto alcun male, fino ad ora, ma sensibilmente, gentilmente, con rispetto accoglienza ascolto e parole si è messa al mio fianco, il mio fianco così scoperto e mi porge la sua mano per camminare insieme

un bel regalo, bellissimo, che ho accettato ed accetto

buonanotte amore mio, riposa..

io, ora vado a dormire, sarò tra le tue bracia, tu tra le mie. pur nella grande distanza che ci separa, così come oggi ho sentito costantemente le tue braccia attorno a me.. …la posta la sbrigo domani.. oggi per me è festa!!!

 

 

30 giugno ore 2,13

 

mia cara sposa, dormi lontana da me, ma so che fra pochi giorni tu sarai qui con me.

io sono già in luna di miele con te, abbracciata a te, ti aspetto da tanto tempo, lo sai, come tu aspettavi me

ora sei qui e ogni giorno ti sposerò....ti sposerò ogni giorno...

 

30 giugno ore 9,40

 

buongiorno a tutti..l'amore vi abbraccia con le mie braccia, vi sorride con il mio sorriso, vi parla con le mie parole..

 

30 giugno ore 16,49

 

l'amore mi prende, mi sbatte al muro, mi molla e riprende

mi afferra per la gola, dolce con i suoi guanti di seta a ricoprire matasse di filo spinato..

l'amore mi lima la testa, mi espande il respiro che diventa immenso doloroso e attonito..

l'amore mi fa vivere ore cortissime e sonni brevi lunghissimi

l'amore è una pennellata rosso acceso di traverso su campo bianco/nero

l'amore è cercare di capire cosa lei dice ad un telefono che si interpone tra i nostri sogni, è cercare di capire cosa vive, come vive, dietro un schermo, inutile e dannoso, ma così amato perché l'ha portata a me

l'amore è entrare nella sua mente, nella sua testa - e non certo in punta di piedi - cercare di non spaccare tutto

l'amore è spaccare tutto

l'amore è farmi spaccare in tutto

è andare sulle mie paure ad ala di colomba, a tiro di schioppo, a braccio, a caso, seppure il caso esista, armata fino ai denti con addosso solo un piccola bandiera bianca

l'amore è non saper aspettare, non avere più tempo, ma aspettare comunque, cercare il tempo dove non esiste, costruirlo minuto per minuto, inventargli una veste rosa per renderlo mansueto ed un mantello arcobaleno per renderlo faceto

è sorridere per niente, tanto nel niente sono tutto, nel tutto sono niente, quindi sorrido oggi..domani piangerò?

c'è sempre un pianto che ci aspetta, c'è sempre un cruccio da attraversare, qualcosa da trasformare

in nome dell'amore, a causa dell'amore, trasformare è forte e necessario, è facile e corto, è possente e massiccio

amo per vivere, vivo per amare?

antiche domande senza soluzione perché comunque vivo, comunque amo e se la vita è serva dell'amore e l'amore è servo della vita, io non l'ho deciso, ma accolto

io ti accolgo benedetto amore, ti prendo per le corna, che sempre ti accompagnano e ti getto a terra rotolandomi nella polvere con te, né mi importa se inzacchero il vestito buono della festa che ho indossato per tornare a trovarti, perché tu sei polvere e fango, colore e lotta, pausa e luce attorcigliati insieme, come io sono...

 

1 luglio, ore 8,41

 

buongiorno popolo tutto di FB:.abemus magnum gaudium!!! da ieri pomeriggio senza potere aprire il web e poi finalmente stamattina ho risolto il problema con l'operatore..

e voi sicuramente avete pensato che ero tutta presa dall'amore!!!

ANCHE, ma, per voi io ci sono sempre!!!

ora naturalmente la posta in arretrato è tanta.. rispondo a tutti, datemi solo tempo e poi sarò ancora qui con voi, dividendomi tra tutti i miei dolci impegni:la mia sposa dolce e innamorata in primis, ma scrivere e poi dipingere, sempre

l'amore darà nuovi impulsi, nuove parole a me, nuovi colori a me per me, per lei, per voi, per l'amore che si nutre dell'amore

 

ieri mi si è allagata la lavanderia e la cucina sottostante..… l

e condizioni fisiche sono difficili..…

… ma c'è vanessa che mi ama e il mio amore per lei..

stiamo al telefono e su skype per ore e non ci stanchiamo mai di ridere, dire stupidaggini e cose melense da ragazzine al primo amore

non so quale delle due di noi sia più frollata: una lotta tra titani della follia, ma so che sono estremamente viva, reattiva, pur nel dolore del mio corpo, nella paura della mia mente, nel battito convulso del mio cuore che sembra voler uscire dal mio petto …

certo che sono giorni fecondi, certo che sono attimi immensi, certo che l'amore è una

COSA meravigliosa!!!!

con il mio amore, a voi un mantra d'amore e di pace..pace e luce nelle vostre vite e nei vostri cuori!!!

 

1 luglio ore 14,13

 

ho fatto importanti telefonate per i presidi medici dei quali ho bisogno e ho prenotato un visita neurochirurgica con il primario dell'ospedale civile di sassari , dottor Boccaletti, allievo e prosecutore dell'esimio dottor Veronesi.

l'appuntamento è fissato per il 20 luglio.

so già che non sono chirurgica se non rischiando gravissime complicazioni.

non mi rivolgo al neurochirurgo per cercare una bacchetta magica esterna per risolvere il mio problema. io sto sulla strada dell'auto guarigione attraverso l'alimentazione, lo yoga e la mia forza di volontà, la mia voglia di vivere.

ma la certificazione mi serve per accedere agli aiuti economici previsti dallo stato.

comunque il Dottor Boccaletti è un pozzo di scienza e di esperienza e sono sicura che una visita presso di lui, ( naturalmente a pagamento..(eheheheheheheh)) mi arricchirà moltissimo.

oggi pomeriggio alle 17 ho il meeting buddista qui a casa mia e c'è la mia cara amata Vanessa che ha desiderio della mia presenza come io della sua...

vi abbraccio!! tanta luce da me a voi.

nella foto la mia isola di piante grasse, nell'ingresso della mia casa, fatta da me prima della mia caduta, con fontanella perenne, ora purtroppo ferma perchè non riesco più a prestarle la manutenzione necessaria e la mancanza di acqua, che nessuno delle persone da me pagate per prendersi cura di me e delle mie cose ha rilevato, ha bruciato.. mahhh

 

 

 

1 luglio, ore 14,17

 

APRIRE

Spero

Ancora spero

Definitivamente spero

Non si è asciugata

l’anima mia

Corrente di lacrime

perenne

Il perdono

di vivere

fiorisce sulle mie labbra

 

Sorriso al cielo.

 

1 luglio ore 15

 

Vanessa è una bravissima persona, ma sta molto male, forse più di me, anzi, senza forse

io almeno qualche certezza ce l'ho, per esempio la certezza di avere problemi, di essere disperata, di sentirmi sola, di volere amare ed essere riamata

sono certezze di problemi, ma almeno sono certezze

la vita pone tanti ostacoli: il più grande ostacolo per me, sono io:io sono la mia rovina, la mia difficoltà, perché sono sincera perché sono trasparente perché dico sempre la mia verità

perché penso che i problemi si possano risolvere con la volontà, la chiarezza, l'ascolto.

o che dentro di lei c'è un grande cuore impulsivo e generoso, so che le sue difficoltà sono oggettive come le mie.

oggi è una giornata difficile.

ma anche oggi, come tutto sempre, passerà.

stai serena, mia sposa cerco di stare serena io pure

e voi, non prendeteci per pazze, anzi forse si, lo siamo: abbiamo così tanto amore da dare e da ricevere che a volte, ora comunque, non vediamo i problemi a volte insormontabili che ci sono, nella certezza che la nostra vita di dolore possa un giorno cambiare, senza la pazienza di aspettare che sia la vita a cambiare noi, a renderci più senza bisogni, senza desideri.

l'amore può sbocciare in un secondo e durare per sempre, io lo so, come so che la vita lo può spegnere in un secondo, esattamente come era nato e durare ugualmente per sempre.

ti amo, mia sposa..ti amo, Vanessa..

 

2 luglio ore una

 

sposa mia

anima mia

amore mio

la passione può bruciare

la ragione può fermare

...tu bruci

io fermo

 

comincia a fermare,

ti prego

e lascia che io bruci...

 

 

2 luglio ore due

 

Gli starseed sono una categoria a parte di individui in quanto non sono umani al 100%. Essi hanno almeno un genitore che non è sulla Terra e il genitore vero è quello extraterrestre. Sovente i genitori fisici del bambino sono starseed a loro volta.

Il corpo degli starseed è umano ma loro si sentono strani perché percepiscono che sono diversi e provano una profonda attrazione per certi animali, come i delfini che somigliano molto alla loro forma originale (su Sirio, pianeta degli Starseed, c’è una razza chiamata Nommos che ha le sembianze di un delfino).

Incisioni rupestri rappresentanti delfini che scendono da astronavi ed entrano in acqua sono state ritrovate presso i Dogon africani e molte altre antiche tribù "primitive" in tutto il mondo.

E’ probabile che anche gli Starseed siano venuti sulla Terra per aiutarci ad evolvere. Ecco alcune caratteristiche degli Starseed:

 

- si sentono molto soli

 

- non si sentono pienamente umani

 

  • la maggioranza degli starseed porta geni cristallini per la ricodifica/ascensione.

  • I geni cristallini permettono loro di accedere ad altre dimensioni

 

- hanno una temperatura corporea più bassa del normale

 

- spesso sono in conflitto con il genitore del sesso opposto

 

- sono affascinati dalle stelle e dalla metafisica

 

Fisicamente il bambino starseed assomiglia più al padre. Il suo vero genitore non lo abbandona mai ma lo guida continuamente. Questo spiega anche perché ci sono molte navi spaziali in questo periodo sulla Terra: si tratta in gran parte dei genitori o delle famiglie degli starseed che sono interessati a vedere l’ascensione

 

 

MIE RIFLESSIONI

i semi stellari sono sicuramente dentro di noi

bambini indaco..io infatti sono una bambinona di 55 anni

e noi ne seminiamo

quando guardo la foto di una navicella spaziale, mi sento esultare e aspetto sempre che arrivi la MIA a riportarmi nel mio dolce paese della memoria Antron.

io ricordo perfettamente anche la mia nascita e naturalmente le mie vite passate, o almeno alcuna di quelle..

mi ritrovo in tutto per tutto nella descrizione eccetto due particolari

io mi ritrovo nelle balenottere e megattere, più che nei delfini, mentre il mio animale affine è il cavallo, assieme al cane

di loro comprendo perfettamente pensieri, stato di salute, età stato d'animo e sesso, senza guardare sotto la pancia...

inoltre loro comprendono perfettamente me, mi ascoltano e mi seguono, si avvicinano, anche attraversando la strada, i cani intendo.

ma anche i cavali si avvicinano e mi vengono a sfregare il muso contro il mio o contro il mio braccio..

l'ultima volta che sono uscita sulla sedia a rotelle accompagnata dalla mia amica, un mese fa per andare in banca, mentre lei era dentro io ho aspettato fuori perchè per fare entrare la carrozzina bisognava chiedere l'appuntamento

mentre aspettavo è passato un grosso cane che passeggiava da solo, come fanno tutti i cani in questo paesino e si è fermato.

mi ha fatto festa, io l'ho accarezzato, gli ho parlato un po', poi lui si è accucciato al mio fianco e scodinzolando e guardandomi ogni tanto con occhi sorridenti e di protezione, ha aspettato che la mia amica tornasse fuori: allora se ne è andato con un ultimo frullio di coda e un ultimo sorriso degli occhi..

i miei occhi piangevano..

 

io il problema di conflitto ce l'ho con il genitore del mio stesso sesso, ma essendo lesbica, forse si può capire.

mio padre era senza dubbio indaco: se ne è andato volontariamente a 49 anni dopo aver affermato tutta la vita che sarebbe morto a quell'età lì..

il mio vero genitore extraterrestre con l'anima di mio padre so che mi sta aspettando, per questo ho cercato tante volte di morire, pensando che ' tornavo tra le braccia del padre ', quelle braccia che mi amavano tanto e che mi mancano tanto..

sicuramente so accedere ad altre dimensioni, comunemente ogni giorno, col pensiero e anche con il corpo; io so mandare gli abbracci a distanza, sono riuscita due volte a far squillare il telefonino di una persona in lontananza col pensiero, leggo i pensieri delle persone e i sentimenti..anche finardi è un extraterrestre..♥♥♥

 

2 luglio ore 17,45

 

eccomi qui!!

:=))

riassunto delle puntate precedenti:

stanotte sono andata a dormire che non era più notte ma le sei del mattino...

sveglia alle 7,45 (!) e preparativi per andare a Sassari con Ale, per i riti di inizio mese:

...banca posta pagamenti spesa acquisti vari - ( Cris, ho comprato il te bancia, mi scrivi qui ricetta e consigli per la preparazione, che dopo me lo faccio fare da Ale?..grazie..speriamo mi piaccia!! ;=))

ho acquistato un nuovo auricolare bleutooh sony,ma non riesco a farlo funzionare..azz..mi fa inc..da morire!!

a casa che erano quasi le 14, sfinita piena di dolori vari: una giostra di dolori!!

mangiato un poco di frutta e poi dormito..sognato..

ah, i miei sogni..ah...

 

ora qui..ho un sacco di posta da evadere, il telefono suona, sms arrivano da angoli d'Italia

un pensiero per MARISAAAAAA!! rallenta il tuo cuore, sono con TE!!!sii felice ♥♥♥

 

voglio anche parlare con la mia sposa Vanessa, la mia dolce Vanessa che sta soffrendo per le sue paure e per le mie.

ho il cuore stanco, ho la testa in fiamme..ho troppo dentro, come sempre e tutto è in conflitto con tutto

quello che ho e quello che non ho, quello che vorrei, ma non posso, quello che vorrei, ma non voglio..

un gomitolo di filo spinato dentro e attorno a me.

la mia poltrona trasuda le mie sofferenze ed io vi macero dentro..

ma..

ma♥♥♥

sorrido...

 

 

meravigliosa!!!!

con il mio amore, a voi un mantra d'amore e di pace..pace e luce nelle vostre vite e nei vostri cuori!!!

 

AVVISO AI NAVIGANTI

scritto il 2 maggio 2012 alle 23.39.

se siete ieri arrivati a leggere fin qui, tornate indietro. Ho trovato delle pagine di questo diario pubblicate da un'altra parte su fb e le ho integrate alle loro date originali a partire dal 10 giugno..grazie e scusate, ma è il bello della diretta.

 

 

4 luglio 2010 alle ore 17.13 ·

 

io lo ricordo come fosse ora, nelle mie sensazioni, nel racconto che mia madre mi ha fatto innumerevoli volte.

fu un parto terribile e rischiammo la morte entrambe: un cesareo di 55 anni fa, una terribile violenza su di una giovane domma e su di una vita che sbocciava, la mia,
per tre giorni, poi, la pace del latte di una balia, mentre la mamma lottava contro la sua morte....
appena lei ce la fece e fu di nuovo viva, il suo seno mi fu dato, ma lei soffriva, indicibilmente, aveva braccia fredde di morte di dolore: il suo latte acido e amaro mi distrusse l'intestino. mangiavo e morivo, piangevo, dimagrivo: a cinque mesi pesavo come il giorno della mia nascita: 4200grammi
( -mamma ma i bambini sono venduti a peso?
NON si vendono i bambini!!!
ma allora perchè li pesano continuamente??-)
piangevo giorno e notte, uccisa dai miei spasmi intestinali, da una diarrea acida, che mi prosciugava, mi disidratava.
poi un metodo antico: - l'acquaseconda di calce - mi purificò l'intestino, uccidendo flora buona e cattiva. ricominciai ad assimilare..vissi, ma piangevo, piangevo..


l'intestino sconvolto
il cibo=amore=dolore

le sue braccia = amore= dolore

mio padre era un uomo segnato, rimase orfano di entrambi i genitori nell'arco di pochi mesi quando lui era poco più che un ragazzo. I miei nonni paterni morirono che avevano entrambi 49 anni
disse da quel giorno che lui pure sarebbe morto a 49 anni e così fu.. a 49 anni morì 

non voleva che io nascessi

c'era già mio fratello, che lui avrebbe abbandonato con la sua morte. di quello tremava e soffriva così tanto, tanto lo amava, che divenne troppo protettivo col primogenito.
così mia madre pensò che un secondo figlio sarebbe stato la soluzione naturale a quel problema
lui non voleva che io nascessi, ma mia madre tanto insistette che l'ebbe vinta: io fui messa al mondo come una cura, come una medicina.

mio fratello era docile e silenzioso, tranquillo, introverso, non parlava, non piangeva, non si sporcava gli abitini che mia madre gli confezionava.
io: un uragano
quando mia madre si lamentava con mio padre della mia vivacità, della mia riottosità all'ubbidienza, lui le diceva: l'hai voluta, goditela!

quella frase la ricordo, la ricordo con le sue parole, la sua voce
mi amavano, ma, ero un problema grande per loro..

mamma/babbo=amore=dolore

PIANGEVO, CONTINUAMENTE, non potevo smettere, non riuscivo a smettere.
un giorno mia madre, esasperata, mi mise sulle ginocchia e mi sculacciò di santa ragione...
avevo meno di un anno
mia madre mi raccontò quell'episodio migliaia di volte, come per dirmi che lei le aveva provate tutte, che aveva fatto il possibile, era COLPA MIA se piangevo, nonostante la sua azione educativa, se non capivo, se non imparavo, se non ascoltavo, se non ubbidivo, era colpa mia.

allora si credeva fermamente nel potere propedeutico di UNA BUONA SCULACCIATA ma, io cosa avevo fatto di male?

amore=educazione=dolore

il problema era il suo, che non aveva i mezzi per accogliere il mio dolore dentro di lei, per consolarmi. lei solo si ripeteva e ripeteva a me: E' COLPA TUA se non impari a stare al mondo come una brava bambina, a tacere, a non dare fastidio, a non protestate contro la violenza, l'ignoranza, l'ingiustizia.
è colpa tua, piccola ARI, se i tuoi genitori soffrono, se tuo fratello soffre, se nulla va bene: è colpa tua che non sai tacere.

parola=amore=dolore

mio fratello fu molto geloso di me, si sentì detronizzato dal mio arrivo. non posso parlare di lui: per rispetto a lui, che non vuole che io lo faccia.

dico solo l'inizio, la gelosia infantile e l'ultima sua frase a fuoco, un anno fa: lasciami fuori dai tuoi casini: io i miei grandi problemi me li sono tenuti per me, sempre: tu non sai farlo. impara.

fratello=amore=dolore

chiedevo a mia madre una sorellina più piccola, ma non venne cercata mai. rimasi sola.

famiglia=amore=dolore

il resto è storia.

 


 

8 luglio 2010 alle ore 21.38

 

spesso diversi di voi mi chiedono di cosa soffro in realtà. riporto qui una mia mail ad una farmacia omeopatica di milano dalla quale sto attendendo indicazioni.
purtroppo quelli sono medicinali costosi e la mutua non li passa ovviamente, quindi non so davvero come potrò fare..ma intanto mi informo.


sono una donna romagnola di 55 anni, ma vivo in provincia di sassari, dove la medicina alternativa non ha ancora dei punti di appoggio validi. ho una storia medica piuttosto complicata. le patologie di cui soffro sono:

> > ipotiroidismo sub clinico


> > esito di ulcera pilorica con stenosi pilorica


> > epatosteatosi ed epatomegalia da regressa epatite b asintomatica


> > malattia reumatologica non bene accertata con regressa infezione di streptococco aureus nei vasti recessi tonsillari, esito di un' invasiva tonsillestomia e adenoidectomia eseguitami all'età di tre anni -tampone faringeo eseguito la settimana scorsa, negativo -

> > fibromiosite

> > sindrome delle gambe senza riposo

> > trapianto di entrambi i cristallini oftalmici per miopia gravissima


> > congenita, distacco emorragico del vitreo, soprattutto all'occhio destro


> > distacco bilaterale , ma più grave all'occhio destro, della retina fermato con laser terapia.


> > obesità cronica - da più di trenta anni viaggio sopra i cento chili con punte fino a centotrentasei

> > disturbi compulsivi di alimentazione - quello che io chiamo MANGIAMBULISMO - cioè assunzione di cibi dolce/salato in alternanza nelle ore notturne in stato di sonnambulismo


> > disturbi di personalità definiti come schizofrenia, masochismo, autolesionismo, border line, depressione bipolare, isteria grave, curata da più di dieci anni con ingenti dosi di psicofarmaci, alle quali ho reagito con nove atti molto violenti di autolesionismo, dai quali sono sempre stata riportata alla vita con azioni ancora più violente e rianimazioni altrettanto violente.

> > gravi problemi alla colonna vertebrale congeniti:sacralizzazione di L5/S1 in un'unica vertebra, stenosi grave del canale midollare in quella zona, esteso versamento erniario anteriore, sempre L5/S1 con discopatia e minore versamento erniario posteriore, entrambi con compressione del midollo, discopatia cervicale con vertebre fuori asse, spondiloartrosi degenerativa diffusa e artrite, situazione sulla quale una grave caduta da una scala a pioli da quasi 4 metri di altezza, avvenuta prima del natale scorso, ha dato il colpo di grazia, portandomi ad una impossibilità di camminare per più di venti trenta passi, precludendomi la stazione eretta per più di tre/ quattro minuti, dandomi dolori all'arto destro con continue diffuse parestesie e formicolii, mancanza parziale di sensibilità e indebolimento generale dell'arto - al quale era anche stata praticata un'azione chirurgica al ginocchio per rimettere in asse tramite l'accorciamento dei tendini laterali la rotula affetta da grave valgismo -, parestesie e formicolii con perdita di sensibilità all'arto sinistro, parestesie e formicolii alle braccia al collo e alle guance, dolore al sacro e alla cervicale, mal di testa continuo e diffuso,


> > difficoltà a reggere in equilibrio la scatola cranica, giramenti di testa,


> > mancanza di equilibrio generale, sensazione diffusa di instabilità e astenia grave.


> > tachicardia


> > episodi di bronchite asmatica con riduzione della disponibilità respiratoria bronchiale, ma aumentata capacita polmonare.


> > attualmente peso 110 chili - peso di stamattina -con grande deposito ventrale e appoggiato sulla pregressa ferita di due parti cesarei

> > da un mese poco più ho cambiato totalmente regime alimentare e ora mi nutro esclusivamente di frutta verdura, legumi e frutta a guscio, tutto in crudità, dimagrendo di più di dieci chili in un mese.


> > ho smesso tutti gli psicofarmaci e tutti i medicinali che assumevo: antiinfiammatori, antidolorifici, gastro protettori, diuretico chimico eccetera.


> > assumo solo una compressa di TITRE al mattino per l'ipotiroidismo,
> > una compressa di MIRAPEXIN 0,18 mg alle 19 per calmare i sintomi della sindrome delle gambe senza riposo.

> > i miei problemi principali attuali a cui vorrei porre rimedio sono:

> > sensibilizzazione di tutte le mucose corporee, in particolare quelle della bocca che recano ferite e taglietti e una grave e persistente( da più di un mese ) infiammazione ai recessi tonsillari, dolore alla gola e all'orecchio sinistro

> > dolore alla colonna vertebrale e agli arti


> > bocca amara per la disintossicazione


> > mal di testa


> > stati confusionali


> > astenia


> > piccole iniziali piaghe di decubito


> > inoltre desidererei un coadiuvante per lo smaltimento dei grassi in zona ventrale


> > sostituire il TITRE con un prodotto naturale


> > cercare un sostituto naturale al MIRAPEXIN

> > assumere un diuretico naturale


> > un epatoprotettore e un gastro protettore naturale


> > un antiinfiammatorio e un antidolorifico osteoarticolare e muscolare naturale 

> > e consigli sull'acquisto di un letto ortopedico e di un materasso adatto


> > grazie davvero per l'attenzione

 

 

 


 

 

 

 


 

 

IL NONNO ARTURO - foto d'epoca
IL NONNO ARTURO - foto d'epoca

 

8 luglio 2010

 

MIO NONNO

 

mio nonno si chiamava arturo era figlio e nipote di maestri: a sua volta maestro sposò una maestra; la sorella di sua moglie era maestra ...un luogo di cultura..ma.. tanti scheletri negli armadi.
lui morì a 49 anni di un tumore, come sua moglie, la nonna annamaria
non ricordo quale dei due mori per lo stomaco e quale per il fegato.

mio padre pure morì a 49 per i reni..
lo stomaco e il fegato miei sono molto ammalati, i reni vanno bene.

mio nonno era un dandy
vestiva elegantemente, finemente, in modo costoso, portava panama bianchi e bastoni di bambù
era un maestro severo
mio padre frequentò le scuole elementari come suo allievo e mi raccontò sempre della terribile severità del padre, che per non essere tacciato di favoritismi nei confronti del figlio, pretendeva il doppio da lui rispetto agli altri allievi
mio padre mi raccontava questo con un misto di dolore, orgoglio tristezza stupore accettazione comprensione
ricordo i suoi occhi volare lontani sui banchi di una scuola amara e dura
egli soffrì infinitamente alla morte dei genitori che amava e rispettava infinitamente.
dopo, andò a vivere, con la sorella più piccola, dal fratello del padre a sua volta maestro e con la moglie di quest'ultimo, ostetrica
il rapporto di amore e defezione per questi nuovi genitori, continuò per tutta la sua vita e nella mia, finché loro vissero, morendo molto anziani.
ricordo le mie regolari visite a questi strani zii, che avevano un vecchio cane, che io volevo assolutamente accarezzare e portare al guinzaglio, cosa che mi veniva negata ogni volta, perchè esso era ' sporco', per loro.

io non osavo protestare, ma guardavo il piccolo vecchio cane bianco e fulvo, una specie di volpino, con tanto amore e lo accarezzavo da lontano, in modo che , quando esso mi vedeva giungere nella sua casa, mi faceva silenziose feste, standosene buono buono a cuccia, su di una vecchia coperta in un angolo, scodinzolando, battendo la coda sul suo giaciglio, ricambiando il mio sguardo d'amore in silenzio..
ecco, ricordo, si chiamava fritz...non so da quanto tempo non pensavo a fritz... il primo cane della mia vita.
ma io, piccola seduttiva e ruffiana, riuscivo sempre a dargli una carezza, un bacetto, di nascosto, appena la guardia si allentava, dato che io sempre ' facevo finta ' di obbedire e poi facevo sempre quello che volevo
era l'unico modo, per me: accondiscendere alla rigidità dei miei famigliari e poi, serenamente, col sorriso, senza rabbia, scendere dalla sedia troppo alta per le mie gambotte, trotterellare un pò per il ' tinello buono' guardando senza toccare i ninnoli sui mobili austeri, il grande attaccapanni da muro, al quale era appeso il panama dello 'zio' e il bastone di canna, lui pure come il fratello scomparso, la grande credenza intagliata e intarsiata, con i vetri molati e dietro, in bell'ordine, stoviglie col filo d'oro e bicchieri di boemia, intarsiati a loro volta.
ma lo sguardo della coda dell'occhio stava a fritz, alla zia, che aveva il compito di guardarmi, mentre gli uomini parlavano sempre di cose 'importanti'..
ed ecco che, mentre gli uomini si infervoravano nella politica o negli affari di famiglia, pur tenendo il tono della voce basso perchè io non sentissi, ma ricordo parlavano della mia zia, sorella del babbo, sposata 'male' con un uomo troppo di mondo e delle sue vicissitudini che sconvolgevano mio padre e i suoi genitori putativi.
così la zia-guardiana, ad un certo punto, veniva rapita in cucina da qualche sua faccenda e io sapevo che era giunto il momento e fritz mi aspettava e io affondavo le manine cicciotte nel suo pelo ispido e vetroso e lui ansimava di felicità, il suo fiato caldo e un poco maleodorante, ma io sapevo sentivo, che quello era un odore naturale, assai migliore dell'odore di chiuso che veniva dagli armadi della camera da letto dove io ero entrata solo pochissime volte, dall'odore che c'era in cucina, un odore poco buono, che non mi piaceva affatto..
fritz, invece, aveva gli occhi dorati e dolci, vivi e caldi, non duri come quelli di tutti coloro che mi guardavano dall'alto in basso e io mi sentivo così piccola e sperduta, ma così grande, così forte, assai più forte e grande di quei piccoli esseri che io chiamavo nel mio cuore ' I GRANDI'
ma grandi in cosa, se neppure sapevano dirmi cose belle, ma solo: stai zitta, stai ferma, stai composta, non ti sporcare, non toccare, sei una signorina ormai,e io avevo si e no tre anni
e volevo urlare di gioia al cielo, sedermi sulla terra, raccogliere fiori..
giocare con il piccolo vecchio cane, accarezzare il piccolo vecchio cane..

ed ecco che la ' zia' tornava con dei piccoli bicchieri intarsiati da liquore su di un vassoio d'argento, pieno di ricami d'argento, sul quale era adagiato un pizzo prezioso fatto al tombolo, tutto ghirigori, come tutte le donne della mia terra facevano, arte nella quale mia madre eccelleva.
sul pizzo era anche posta una bottiglia da liquore, molto importante e preziosa, con intarsi d'oro sul cristallo grosso e corposo, piena di rosolio
rosso shockante..
un rosolio delizioso, manufatto della 'zia' che era una cuoca romagnola di ottima levatura, come tutte le donne di quella famiglia borghese fino al midollo.
in uno dei piccoli bicchieri da liquore, compagni gemelli della bottiglia, gli altri colmi fino all'orlo, era versato un piccolo rubino, la mia dose di dolce tormento alcoolico, che io accoglievo con grande gioia e golosità, seduta tranquilla con le gambe penzoloni, mentre fritz, continuava a guardarmi innamorato e scodinzolante dalla sua cuccia di lana vecchia come lui e forse, anzi sicuramente, più di lui.
bevevo il goccio di rosolio come una concessione ad avere io pure un seppur piccolo diritto, un seppur piccolo posto alla mensa dei grandi e il liquido denso pastoso, forte e zuccherino mi bruciava forte nella mia gola..
era una stimmate

 

15 luglio 2010 ore 19.03

 

 

DUE DONNE SI

 

AMANO

 

 

Due donne si amano

come

note di cristallo

 

Spandono

sorrisi silenziosi in

pozze di luce

 

Corrono

i nastri tra i capelli

incontro a un vento

leggero

d’aquilone

che scuote i fianchi

come erba alta

della savana

 

Ruggiti

forti

muovono i loro piedi

piccoli

in passi accorti

veloci

a rubare al tempo

una pausa

di incanto.

 

 


 

IO ALL'OSPEDALE DI OZIERI . luglio 2012
IO ALL'OSPEDALE DI OZIERI . luglio 2012

 

 

 

21 luglio

 

DIARIO MINIMO DI UN

 

ENNESIMO RICOVERO

 

OSPEDALIERO

 

 

Il 19 scorso ho conosciuto con grande gioia la dottoressa P. che opera come neurochirurgo fisiatra presso la struttura ospedaliera di Tempio, una cittadina collinare a 40 chilometri dalla mia casa, famosa per una sorgente di acqua fresca e pura e buona che anche io bevo ricevendola a domicilio tramite un servizio settimanale di autobotte a un prezzo veramente modico.

La dottoressa P. si è rivelata una persona attenta, profonda, generosa e disponibile e un medico cosciente e molto preparato. Si è attivata immediatamente per me, ponendo nel nostro incontro uno spunto di riflessione su quello che lei stessa definisce come un senso di estraneità, di differenza dal comune sentire umano, ci siamo riconosciute come un incontro karmico e io già di lei sapevo peculiarità che avevo espresso nella mia dedica scritta il giorno prima in calce a una copia del mio libro ' IO NON SONO DI QUI ' che le ho portato in dono, peculiarità che si sono rivelate esatte.

Ho imparato da tempo ormai ad ascoltare questa mia voce interiore che, da quando è stata accettata, mi comunica sempre più spesso e chiaramente accadimenti e situazione che poi regolarmente divengono realtà.

La gentile giovane dottoressa, per controllare il peggiorato stato di salute delle mie vertebre cervicali, mi ha fatto eseguire una indagine radiografica e mi ha ordinato una risonanza magnetica urgente.

Poi mi ha procurato una sedia a rotelle che aveva in giacenza presso il suo ambulatorio di fisiatria da un po' di tempo e che proprio due giorni prima – casualmente! - aveva fatto tirare fuori e rimettere in ordine. È una sedia a rotelle non nuova ma abbastanza usata, un po' arrugginita, ma bella grande alta comoda e robusta, in modo che io posso rendere quella che ho preso a noleggio in aprile scorso e così smettere di pagarne il costo dell'affitto.

Era proprio lì che aspettava me!

Mi ha prescritto poi anche il famoso letto ortopedico elettrico con materasso anti - decubito ed ha attivato l'assistente sociale che opera presso la sua medesima struttura perché si metta in contatto......

 

Finisce qui il diario scritto allora. Interrotto da qualcosa, non ricordo quale.

Il diario riprende solo il 13 agosto ed oggi, 3 maggio 2012, pure cercando nelle note delle varie mie bacheche e nelle foto, non trovo scritto altro.

So che da qualche parte esiste un cartaceo di quel diario ospedaliero, il mio trentesimo ricovero e passa, ma ora di certo non riesco a pensare dove posso averlo messo.

Così ora cerco di ricordare cosa avvenne in quei 22 giorni di ospedaliera follia.

 

Ad Ozieri faceva un caldo torrido e l'aria condizionata funzionava solo nelle stanze degli infermieri e in alcune camerette privilegiate. Noi, popolo non abbiente, a sudare.

Mi feci anche cambiare due volte di camera per cercare un po di tregua e non solo al caldo ma anche alle solite terribili convivenze con povere persone allettate, panni, odori di feci e grida o lamenti vari.

Non ero in psichiatria, ma in neurologia e qualche assonanza comunque c'era.

Io stavo malissimo. Il dolore era sempre più forte e le parestesie, che da allora non mi hanno mai più abbandonato e che tuttora mi tormentano continuamente, stavano prendendo piede velocemente.

Un continuo formicolio al viso, alla testa, a collo spalle e braccia, la sensazione di avere un capello che mi sfiori il viso e che io continuo tutt'oggi, inutilmente quanto incessantemente, a cercare di scacciare.

E poi sentire come di avere una mano dentro il viso che tira con invisibili fili gli angoli degli occhi, del naso, della bocca.

Una tortura degna della famosa goccia cinese. Sono passati quasi due anni, da allora, e questi sintomi non sono più passati.

Se fate i conti dei giorni e delle ore di tutto questo, forse potrete capite la mia stanchezza e la mia tristezza.

Ma so che non potete capire appieno, se non avete provato e davvero vi auguro di non provare mai, mai....

I medici si diedero molto da fare in quei giorni di ricovero, mi fecero eseguire moltissimi esami e la mia situazione fu definita molto meglio e più completamente.

Attraverso lastre e una nuova risonanza magnetica eseguita alla colonna vertebrale in toto, mentre la precedente mi era stata praticata solo alla zona lombo sacrale, si scoprì che avevo il bacino crollato sulla destra di forse due centimetri o più – causa questa della mia marcata zoppia e del dolore forte all'anca e al bacino tutto, con impossibilità di stare seduta senza soffrire la pene dell'infermo.

Si vide che il condilo della seconda vertebra cervicale non era perpendicolare all'atlante che lo riceve, ma assai inclinato, causa questo dei dolori cervicali intensi, delle parestesie, del mal di testa, della nausea costante, della perdita di equilibro e della molto ridotta capacità di girare il capo.

Inoltre vennero evidenziate tutta una serie di ernie a livello dorsale che prima non si erano viste e che rendevano ancora più complicato ed impossibile pensare ad un intervento chirurgico. Naturalmente vennero confermate le ernie lombari, anzi, ne risultò una terza e le prime si videro ingrossate rispetto alla risonanza precedente. Il problema al sacro pure venne confermato e si notò che la spondilo artrosi deformante degenerativa stava facendo il suo dannatissimo corso.

Risultarono anche qualche onda imperfetta nell'elettroencefalogramma ed evidenti e frequenti extrasistole cardiache.

I polmoni erano un po' inspessiti ma gli esami del sangue erano piuttosto discreti, a parte le solite tracce indelebili.

 

Che fare per risolvere tutto questo?

Non vi era poi granché.

Mi venne prescritto un collare fisso cervicale da portare per due mesi costantemente e poi per qualche ora al giorno per tutta la vita, cosa che non riesco a fare perché il dolore che mi crea non è sostenibile.

Mi venne consigliato di recarmi dalla algologa dell'ospedale di Tempio per provare varie tecniche antidolorifiche e, il giorno prima di dimettermi, che ero ormai stremata, mi presi una delle arrabbiature più grandi della mia vita: il medico che mi aveva in carico, che fino a quel momento si era dimostrato meraviglioso, mi negò il letto ortopedico, adducendo come motivazione la sua convinzione che io, se lo avessi avuto, mi ci sarei messa dentro e non mi sarei mai più alzata.

A questo suo dire seguì una discussione molto animata, con pianti da parte mia e proteste: gli feci notare che non trovavo pace da nessuna parte, che alzarmi dal letto era difficilissimo, così come sdraiarmi, dormire era un pio desiderio. Se il letto avesse alleviato almeno un poco i miei tormenti, di certo avrei avuto più forze per provare a muovermi. Ma il medico fu irremovibile.

E così me ne tornai a casa, sfinita, distrutta e incavolata nera.

Ma almeno il rovello che avevo continuamente dentro la mente: provo a farmi operare, oppure no? era stato del tutto rimosso, dato che una operazione ora era chiaro fosse del tutto impossibile.

Inoltre la documentazione che mi fu data era tanta e precisa e si dimostrò assai preziosa quando, a febbraio dell'anno dopo, finalmente fui chiamata alla visita per quella maledetta - benedetta dichiarazione di invalidità totale e quei disperati due soldi che ne concernevano.

In ospedale non vi era la linea per navigare.

Portai con me il pc per passare il tempo, ma la mia mente era così assillata ed ero così triste che trascorsi le ore giocando con i miei vari passatempi.

L'unica creazione ' artistica ' che scaturì da quei disperati giorni, furono diversi disegni eseguiti al pc con il programma PAINT, che trovate, se volete nella omonima pagina di questo sito.

 

Quando rimisi piede nella fresca penombra della mia camera da letto, tra le mie cose, salutata con affetto commosso dal mio cane, ritrovando pace e silenzio e privacy, piansi per un giorno ed una notte tutte le mie lacrime, sfogando tutta la mia disperazione e la mia solitudine.

Ma poi mi calmai e cercai di ritrovare un equilibrio, una parvenza, almeno e ci riuscii solo innovando con me stessa il patto che avevo stipulato a giugno: avrei atteso un anno. Se la mia vita, in quel lasso di tempo, avrebbe recuperato un senso ed una dignità, avrei continuato a viverla, altrimenti, avrei posto definitivamente la fine dei miei giorni.

Il metodo era già stato scelto negli innumerevoli arrovellamenti delle notti insonni dei mesi scorsi: il veleno per topi, se preso alla dose necessaria e se non veniva rimosso dall'organismo entro le prime sei otto ore dall'ingestione, provocava una emorragia generale nel corpo che non poteva più essere fermata, dato che l'antidoto a quel punto risultava inutile.

Quindi ogni rianimazione in extremis contro la mia volontà sarebbe stata vana ed io finalmente avrei avuto la pace a cui agognavo da troppi anni ormai.

Quello era un ottimo sistema, non doloroso, non cruento, silenzioso, l'ideale per me che non potevo pensare di gettarmi nel vuoto o alla corda di una impiccagione, che ero risultata resistente a dosi ingenti di psicofarmaci ed al dissanguamento e non possedevo un auto per usarne il gas di scappamento.

Pensare di usare il gas della bombola della cucina mi spaventava per la possibile esplosione che avrebbe causato: non volevo essere una assassina.

Un paio di mesi prima avevo dovuto eliminare un piccolo topo che mi faceva disastri in cucina e, non riuscendo a catturalo con una trappola che gli avrebbe salvata la vita, perchè la mia intenzione era quello di farlo liberare nella pineta, avevo fatto comprare un apposito topicida.

Pochi grammi erano bastati per avere la resa della sua piccola sfortunata vita, cosa che mi riempì di tristezza e che mi fece vivere una particolare esperienza che di seguito racconterò.

Il resto del veleno, che era mezzo chilo, venne messo da me in una busta, sigillato bene e riposto ben nascosto nel mio armadio, in silente attesa degli eventi.

Solo quella presenza, che per me era una via di uscita a quella tragica situazione, mi rasserenò un po', smisi di piangere e ripresi a scrivere su fb, dato che era la mia unica occupazione attiva e creativa.

Non parlai né confidai mai a nessuno quel mio piano: era il mio segreto e la mia ultima ancora di salvezza. Pensare di trascorrere anni ed anni in questa inumana condizione mi risultava e mi risulta ora impensabile.

Leggerete gli eventi che sono susseguiti.

Ora attendo la fine di questo anno quando, sono certa, avverrà qualche cosa di meravigliosamente unico o terribile.

So che un nuovo mondo ci aspetta, ma anche ora la mia malattia ai polmoni sta peggiorando velocemente e so che porterà la mia fine, anche se non in modo repentino.

So che molti di voi rabbrividiranno a queste mie parole, che non capiranno, ma io non voglio vivere così.

È un mio diritto.

Il mio cuore non si sente in colpa nei confronti di nulla e di nessuno, desidera solo lasciare questa vita che è peggio di una tortura.

Avevo dei compiti da eseguire e li ho portati a termine con tutto il mio impegno e tutte le mie forze, seguendo sempre le strade indicatemi dal mio cuore e dalla mia coscienza.

Ora attendo questo passaggio, perché sarà il mio ultimo e definitivo compito in questa dimensione terrena.

So che, in un modo o nell'altro, la fine del 2012 vedrà la fine di Arianna Amaducci.

Se verrete con me ci abbracceremo, felici e rinnovati su Terra due, ma se resterete e verrete in contato con la mia scomparsa, non piangete per e su di me: siate felici, fate festa, bevete alla mia salute, mangiate cose buone, ubriacatevi, fate l'amore in mio onore e siate felici per me: io allora avrò smesso di soffrire.

 

 

TE LHANNO MAI REGALATA, LA LUNA? - 2010 paint.
TE LHANNO MAI REGALATA, LA LUNA? - 2010 paint.

 

 

13 agosto ore 13.35

 

buongiorno!!!!!!

non mi sono svegliata adesso..non sono così dormigliona, anche se alle quattro c'era ancora gente che vociava forte sotto la mia finestra, dato che ieri sera in paese era festa e i ragazzi erano tutti molto ' allegri '!!!

stamattina c'è stato un insolito via vai a casa mia, due vicini in visita, ...... poi ale e ora sta per arrivare la mia ...segretaria personale, cioè la gentile signora della cooperativa di servizio che si prenderà cura di me un ora al giorno: un' agevolazione economica, perché la cifra che verso all'ora è limitata e avrò un appoggio quotidiano... sono contenta!!l

la nausea ancora mi affligge e tutti gli altri miei dolori sono qui.

stanotte ha piovuto, ma ora c'è il sole ed è molto umido.

io non amo il caldo, anche se sto ferma e dalla vita in giù sono intorpidita e gelata, però la testa è in fiamme.

bene, dopo il bollettino di guerra, passiamo a qualcosa di più interessante, ma tutti voi mi chiedete come sto e quindi mi sembra cortese rispondervi, anche se penso di annoiarvi con i miei resoconti.....malandati!!

un po' di musica per questa tarda mattinata, un abbraccio bello forte per tutti voi e buone vacanze a chi sta in ferie.

agli altri, che sono al lavoro dico forza che le ferie a settembre sono bellissime...a quelli che sono sempre in ferie come me, dico coraggio!!!!

 

è nata finalmente la mia seconda creatura libraria: KAIKI ED ALTRE NOVELLE

ancora un racconto strettamente autobiografico con flash su mio passato come arianna, sul mio passato più remoto ma da me non dimenticato come il capitano in vietnam e il tenente di vascello inglese e sguardi su un passato futuro come lo stato dopo la morte, la scissione dell'anima in un'altra, un altro pianeta nel quale ho vissuto e dal quale vengo e che ancora esiste nell'universo: antron.

nulla è frutto della mia fantasia, ma tutto vissuto come ricordo o come visione

se pensate che io sia pazza, non siete i soli, sappiatelo, siete in buona compagnia, almeno quasi tutti i molti psichiatri che mi hanno avuto in cura lo pensano.

e allora magari leggere KAIKI vi proporrà un inedito sguardo sulla vita.

se invece pensate che io non sia pazza, ma che le cose di cui parlo vi sono consone, allora leggere KAIKI vi darà ulteriori spunti di riflessione e di conoscenza del fenomeno del ricordo oltre la presente vita!!

grazie anticipatamente a tutti coloro che leggeranno KAIKI!!!

anche il mio secondo libro è una parte molto importante della mia vita!!

 

14 agosto

 

torno ora dalla visita presso il centro di terapia del dolore..sono uscita alle tre di questo pomeriggio..vi risparmio il racconto delle mie sofferenze, ma vi dico solo che mercoledì inizierò a fare le infiltrazioni di ozono alla colonna vertebrale..

la mia situazione è seria per tutta una serie di problemi che si aggravano l'uno con l'altro, ma la gentilissima e molto preparata dottoressa che mi ha visitato, una anestesista, mi ha dato qualche speranza.. naturalmente i medicinali che mi ha prescritto non vengono passati dal sistema sanitario nazionale, ma le infiltrazioni si.. almeno quelle..

ora mangio qualcosa poi ho assolutamente bisogno di stendermi..

scusate se oggi non sono stata con voi..auguro a tutti voi una bella giornata di ferragosto, divertente e serena, in compagnia di coloro che amate..

io sarò con voi, se mi vorrete..un abbraccio forte forte e un bacio col cuore a tutti..cari vi voglio bene!!

da gavi secchi questa perla lucentissima:

Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.

Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l'amore, per i sogni, per l'avventura di essere vivo....

Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna,voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita, o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.

Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo;se puoi ballare pazzamente e lasciare l'estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirci di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.

Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera.

Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi subire l'accusa di un tradimento e non tradire la tua anima.

Voglio sapere se sei fedele e quindi di fiducia.

Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza.

Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio e continuare a gridare all'argento di una luna piena: SI!

Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due e fare quel che si deve fare per i bambini.

Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me, e non retrocedere.

Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l'ha fatto.

Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso e se veramente ti piace la compagnia che hai nei momenti vuoti.

 

Scritto da un'indiana della tribù degli Oriah (1890)

 

15 agosto

ho mangiato: cavolfiore e fagiolini in insalata... prima di andare a dormire sono passata di qui e ho trovato tutta questa pioggia di saluti, auguri e dolcissime parole!! non mi stancherò mai di dirvi quanto siete belli e speciali per me..siete gli amici migliore della mia vita!! ma.... cosa ci fate tutti al pc la sera di ferragosto???..

andate a divertirvi, che altrimenti vi tiro le orecchie..dovete divertirvi anche per me!!

l' italia stasera è tutta una festa, una sagra, un evento..

coraggio..la vita vi aspetta!!andate e giocate con la vita..io ci giocherò con il pensiero, con i ricordi e con il mio sorriso!!!

 

eccomi qui, miei carissimi amici!!!oggi sono stata molto stanca e senza forze e il mal di testa è stato particolarmente intenso, per questa ragione non ho scritto nulla, pensare allo schermo del pc mi dava la nausea..

ora sto un po' meglio e sono venuta subito qui...e ho visto tanti vostri post!vi ringrazio di cuore perchè in questo giorno di festa avete in tanti trovato un attimo per venirmi a salutare e avete pensato a me... quando vi dico che siete la mia famiglia, non lo dico per dire.. ci siete voi oggi a tenermi compagnia, come ogni giorno...

fuori per strada c'è tutto il paese in festa: come sapete abito sul corso cittadino e ogni festa si svolge sotto casa mia.

sono diverse sere che la gente si riversa chiassosa per le strade, il traffico automobilistico viene bloccato e una folla vociante e rumorosa si ferma ai tavolini dei bar, della gelateria che mi è quasi contigua e passeggia lentamente lungo la larga via centrale..

i bambini corrono e si rincorrono festosi, chiedono gelati, giocano a palla, tengono al filo palloncini gonfiati ad elio. l'aria di festa è palpabile in questo paesino dove la coralità è ancora molto sentita.

a me tutto questo movimento mi infastidisce un po', perché dura fino a tardissimo alle due o tre di notte, quando anche se i bimbi sono crollati e vengono portati a dormire, restano i giovani a bere e vociare o cantare, in modo alquanto sguaiato.

ma mi dico che è perché io sto conducendo da molto tempo, troppo, una vita molto appartata, senza più partecipazioni corale ed il mio senso di estraneità aumenta.

è bello che ci siano ancora bimbi che giocano, giovani che si divertono, che stanno insieme e mi sgrido dicendomi che sono diventata acida come uno yogurt magro!!!quindi per rimediare, mi auguro che tutti voi siate in giro, a vedere i fuochi d'artificio, a mangiare le buone cose della festa dei vostri paesi e città, con i vostri figli e compagni, sia umani che non, all'aperto, sperando che non faccia freddo come ieri sera...

io per me mi metto in tasca le mie malinconie e guardo il mondo cercando di trovare una benevolenza che non viene spontanea, ma che è frutto di un desiderio d'amore planetario, di sentirmi parte comunque di qualche cose di più vasto.

vi abbraccio, vi sono grata dei vostri messaggi ai quali ora vado a rispondere, ne ho diversi, della musica che mi mandate e che ora posterò, dell'affetto che mi dimostrate sempre, giorno dopo giorno, della vostra amata ed apprezzata compagnia. un bacetto a tutti.

scusatemi ma stasera i pensieri sono inceppati, sto scrivendo cose banali e non riesco a stare allo schermo, non riesco ad essere serena.

così vi saluto e vi abbraccio augurandovi la buona notte.

domani sarà un giorno migliore. vi voglio bene!!cerco di rilassarmi con questo video e questa musica dolcissima che mi ha inviato la speciale mary tamburrini:grazie, amica mia!!

 

16 agosto

 

vi prego, guardate questo video http://www.youtube.com/watch?v=PmvU2gDm-kk che mi ha mandato la cara loredana sangregorio e la prossima volta che qualcuno mi dice che gli animali non hanno sentimenti e non sono capaci di pensare, io gli rido in faccia.

ho sempre tenuto i 'miei' animali come miei pari e ora sono fermamente vegetariana.

nel guardare questo stupendo pittore ho un'altra inappellabile conferma del mio sentire..

 

SONO MERAVIGLIATA DA QUESTO, MA NON STUPITA.

SOSTENGO DA SEMPRE CHE GLI ANIMALI HANNO SENTIMENTI E PENSIERI COME NOI LI ABBIAMO, SEMPLICEMENTE HANNO UN ALTRO MODO DI ESPRIMERLI CHE NON è LA NOSTRA PAROLA.

IO SO BENISSIMO COSA VUOLE DIRE OGNI SPECIE DI ANIMALE CHE HO AVUTO L'ONORE DI AOSPITARE NELLA MIA VITA E NELLA MIA CASA.

SONO STATA E SONO UNA RICCA COMPAGNA DI VITA DI MOLTI AMICI A DUE QUATTRO E SENZA GAMBE.

IL RAPPORTO AFFETTIVO CHE HO CON CANI E GATTI è QUELLO DA MADRE A FIGLI E VICEVERSA, MA HO ESPERIENZE DIRETTE DI SERPENTI E SAURI MOLTO AFFETTUOSI E RICONOSCENTI CON ME E MIA FIGLIA, DI PESCI INNAMORATI DI ME DHE SI FACEVANO ACCAREZZARE NELLA LORO VASCA, DI DUE CAMALEONTI E UN GECO CHE AMAVANO STARE SUL MIO DITO, DI UNA CAVIA CHE PARLAVA E CI CHIAMAVA QUANDO VOLEVA QUALCHE COSA, DI UN UCCELLINO CHE MI RICONOSCEVA DAL TETTO E DI VARI PAPPAGALLI ASSOLUTAMENTE INTELLIGENTI E IMPERTINENTI, CHE SAPEVANO BENISSIMO QUANDO AVEVANO COMBINATO UNA MARACHELLA E TI PRENDEVANO ANCHE IN GIRO...

 

ho riguardato attentamente il video, colpita dalle parole di gavi secchi e di chi vede questo elefantino come vittima di un addestramento feroce.

io non credo che si possa riuscire ad insegnare una cosa simile ad un elefante, come sarebbe difficilissimo insegnarla ad un bambino o ad un adulto.

io ho osservato con quanta cura e precisione l'animale appoggia il pennello proprio al punto esatto dove finiva il tratto precedente e ripassa le righe da lui tracciate di colore poco intenso, con una precisa tecnica, ripassando perfettamente senza sbavare o deviare un attimo.

io stessa non ci riesco così come fa lui.

inoltre le forme aggraziate del disegno sono perfette, come la forma del fiore.... puoi obbligare un elefante a prendere un pennello nella proboscide, ad intingerlo in un secchio di colore e a strofinarlo su di una tela, ma non puoi obbligarlo a fare quanto sopra ho detto, non puoi obbligarlo a metterci tutta quella attenzione. guardate come dirige la proboscide con perfezione al punto che lui ha deciso: ma come si può insegnargli una così precisione?

ho lavorato trent'anni con cani e gatti, ho avuto due cavalli e tutta una serie di animali, conigli capre pecore oche anatre galline, una puzzola, una scimmia, civette, pappagalli e molteplici specie di uccelli, rettili e serpenti rane scorpioni ragni pesci sia di acqua salata che dolce.

ho studiato molto a fondo l'allevamento di alcune di queste specie, ho insegnato - con le buone maniere - molte cose a molti di loro, ma solo se loro avevano voglia di imparare.

si può obbligare un cane a seguirti al guinzaglio, se lo si picchia da piccolo, o peggio, ma non lo si può obbligare ad essere felice mentre lo fa.

esso è felice solo se lo è, se è amato e rispettato.

quindi non penso proprio che quell'elefantino faccia quello che fa perché percosso od affamato od obbligato..

grazie gavi che animi sempre le discussioni a fai interventi sempre molto acuti e sensati, anche quando non sono del tutto d'accordo con te!!

 

gavi, certo che il non essere d'accordo su qualche cosa e confrontarsi apertamente e tranquillamente come stiamo facendo ora è una cosa importante e bella perché tu mi insegni il tuo punto di vista, io il mio e ci si arricchisce a vicenda!!..

comunque io non ho detto che è giusto che gli animali siano rinchiusi negli zoo, nei parchetti dei bambini, o nei circhi. non l'ho detto e non lo penso.

è che guardando questo video mi sono fatta catturare dall'intensità emotiva dei gesti di questo straordinario pittore e non ho assolutamente preso in considerazione il business che gli è stato creato intorno. certo che quel bimbo di elefante starebbe meglio con la sua mamma, ma io, non so perché, ho come immaginato che la sua mamma fosse là in un angolo a guardarlo compiaciuta sorridendo del suo piccolo genio.

non è giusto né etico portare via nessun bimbo a nessuna madre, su questo sono totalmente d'accordo con te. io avevo focalizzato il mio discorso unicamente sul fatto che a me sembra proprio che al piccolo piaccia un sacco dipingere.

sono stata a contatto con vari animali che si beavano di essere ammirati per la loro bellezza o per la loro bravura. ma quello che tu asserisci io lo condivido appieno!!!!certo è che l'elefante indiano, perché penso che di quella specie si tratti nel nostro caso, è quasi totalmente addomesticato e ne restano pochissimi esemplari che vivono liberi, esattamente come succede ai cavalli e anche questa è una situazione sulla quale c'è molto da dire!! notte mia cara amica!!

 

 

17 agosto

 

buongiorno amici miei carissimi!

ieri è stata una giornata davvero micidiale, per dolori, problemi pratici e senso di impotenza.

immagino che voi sappiate perfettamente cosa si prova quando ti sembra di svuotare il mare con un cucchiaino da caffè e un secchiello bucato.

penso di non dovere aggiungere altro!!

non che ora i problemi pratici ed economici siano risolti, tutt'altro, ma almeno il dolore è rientrato in limiti vagamente sopportabili e riesco a stare seduta anche se appoggiata ai cuscini nel letto e la testa non mi esplode come se avessi una mina di profondità dietro l'occhio sinistro.

e così, con uno straccio di pensiero che fa la spola tra il ' forza, tirati su che verranno tempi migliori!' e ' fermate il mondo, voglio scendere!', sono qui a salutarvi, a stringervi a me col sentimento di amicizia che provo per voi..che questo giorno sia un giorno di pace e luce per tutti voi e per tutti gli esseri viventi!

 

Ore 18,39

 

oggi è stato un giorno di relativa tregua dal dolore, soprattutto il mal di testa è meno intenso e il mio fisico stremato da giorni e giorni di torture e di mancanza di sonno e di riposo, ha reagito...dormendo!!!

subito dopo il pranzo preparatomi dalla mia 'segretaria personale', un bel piatto di gnocchetti sardi al pomodoro, mi sono addormentata per svegliarmi solo ora. e se non era il telefono a destarmi avrei continuato sicuramente.

ora mi sento come sempre quando si dorme troppo il pomeriggio, debole, tremante, un po' confusa. cerco di risvegliarmi con voi!! vi auguro una buona cena e una buona serata.

ora posterò un po' di musica e ho una mezza idea di registrare uno dei miei diario-video.. a tra poco allora!!

 

ore 22,44

cari amici, è con grande sforzo e imbarazzo che vi scrivo nonostante il dolore forte che dopo cena mi ha di nuovo costretto a letto al buio.

devo affrontare delle spese alte per i medicinali che mi sono stati prescritti per curare la nueropatia tossica di cui sono affetta in forma grave e per pagare il trasporto due volte la settimana presso un ospedale che dista 50 chilometri dalla mia abitazione per sottopormi all'ozonoterapia, sperando che abbia gli effetti antidolorifici che mi sono stati prospettati.

non vi chiedo denaro, ma se volete e potete, vi chiedo di acquistare da me direttamente uno o anche tutti e due miei libri:IO NON SONO DI QUI e KAIKI dei quali vi allego i link.

essi sono entrambi autobiografici e vi raccontano di me, della mia strana, dolorosa, interessante vita, dei miei amori e del mio modo di amare.

potrebbe essere per voi una occasione di riflessione e anche, se desiderate fare un regalo a una persona cara, le portereste l'esperienza di una vita segnata dall'amore e dal dolore. entrambi li spedirei con posta prioritaria al vostro domicilio, con dedica autografa e personallizzata. il costo sarebbe di 20 euro per il primo libro e di 19 per il secondo, comprese naturalmente dei 5 euro per le spese postali. a chi aderisce a questo mio accorato appello metterei inoltre nel pacchetto la stampa numerata e autografata di uno dei miei PAINT che trovate nell'album omonimo sulla bacheca.

chi fosse interessato a fare questo per me, mi può mandare la sua adesione con messaggio privato qui su FB, accludendo il recapito per la spedizione e la scelta del PAINT preferito.

mi spiace di dover ricorrere a questo mezzo estremo, ma estreme sono ora le mie difficoltà e le mie necessità

.dirvi vi ringrazio è molto riduttivo ma non trovo altre parole per esprimere la gratitudine che prove comunque per voi, per l'affetto che mi date, il sostegno e la compagnia. pace e luce nel vostro cuore e nella vostra vita..

 

18 agosto

 

carissimi, sono di ritorno da tempio pausania dove mi hanno praticato la prima infiltrazione di ozono.

alla gentilissima anestesista prima che me la praticasse ho chiesto rassicurazioni sulla dolorosità e l'efficacia del trattamento al quale stavo per sottopormi.

la sua risposta è stata: signora, più male di quello che lei prova non penso possa sentire!

e cosi dicendo mi ha toccato appena con la mano nel punto più sensibile per individuare il luogo più dolente per praticare l'iniezione, facendomi lanciare un involontario grido di dolore.

quindi ha effettuato almeno quattro iniezioni a livello lombare, ma nel sottocutaneo, non tra le vertebre e mi ha lasciato distesa a pancia in giù, posizione per niente facile per me, affinché l'ozono si spargesse bene.

ho sentito un po' di bruciore per una decina di minuti e poi più niente.

sicuramente ove maior, minor cessat come recitava la saggezza latina e cioè: dove ci sono cose più grandi, quelle di minor importanza smettono di esistere.

il ricovero del mese scorso all'ospedale di ozieri è stato il mio 34esimo, più i quattro interventi agli occhi fatti ambulatorialmente, ma assai impegnativi.

più una lunga serie di incidenti vari,e tantissimi altri problemi di natura dolorosa. ho cominciato a mangiare dolore col seno di mia madre, il cui latte mi procurò una enterite che mi portò quasi alla morte e mi segnò profondamente per i primi anni della mia vita, incidendo anche a fondo su tutta questa mia esistenza terrena.

quindi sicuramente la mia sopportazione del dolore è altissima.

meglio così, poiché ora sono in grado di affrontare il mio calvario quotidiano senza venirne sconfitta totalmente.

ora sono molto stanca, come potete immaginare e la testa pulsa violentemente in accordo con la parte finale della mia schiena, quindi mi riposerò un po', anche perché stanotte ho dormito assai poco.

un abbraccio di grande affetto per voi tutti, miei cari, che mi tenete compagnia in questi giorni di immobilità forzata e buon pomeriggio!!!

per voi un viaggio sulla via lattea insieme a franco battiato e alla mia nostalgia del luogo extra terreno dal quale provengo.

 

19 agosto

buon giorno dal mio cuore a tutti voi, amici miei!!

anche stamattina mi sono alzata tardi: non è che dormo proprio, ma me ne sto stesa così, mezza addormentata, un po' vagante tra sogni di una vita che è cambiata radicalmente, lasciando che il dolore venga attutito da una non totale coscienza, con i muscoli finalmente abbandonati, mentre nella veglia stanno sempre contratti e la mente alleggerita. facendo così ogni giorno è meno lungo: la notte io sono più attiva, sento meno il caldo ed anche la distanza tra me e il mondo di fuori, quel mondo di persone che camminano per la strada affaccendate e perse nei loro impegni, un mondo al quale io non appartengo più.

per uscire io devo aspettare che qualcuno mi venga a prendere e spinga la mia sedia a rotelle e anche così il disagio della strada tutta buche scalini e strettoie mi impedisce di rallegrarmi e di godermi la passeggiata.

così che mi faccio riaccompagnare prima possibile a casa e rientro in quello che ormai mi da sicurezza e mi fa sentire meno indifesa.

in casa mia non c'è nessuno che si gira a guardarmi con curiosità o con quella espressione di pena che fa più male che bene.,a volte la gentilezza di persone che si avvicinano a me per parlarmi e salutarmi solo perchè sono in questa situazione, mi riempie di tristezza, come se davvero le ruote della mia sedia fossero diventate parte integrante dii me, come se fossero rivestite dalla mia stessa pelle ed io non fossi altro che una poveretta fermata troppo presto su una soglia molto amara.

gli stessi che non mi hanno mai salutato, mai notato, ora non possono fare a meno di farlo e mi dico che davvero ognuno di noi è solo quello che gli altri vedono.

ma se le mie gambe e la mia schiena sono invalide, non lo è il mio cuore, che vi abbraccia tutti con grande affetto in questo pomeriggio insieme.....

 

20 agosto

 

a volte si imbocca una strada pensando di giungere nel luogo che avevamo scelto con la mente, ma ci si ritrova sempre dove si era attesi.

stamattina mi hanno portato a fare la seconda infiltrazione di ozono.

la dottoressa mi ha ribadito che è necessario attendere un maggior numero di sedute per avere un miglioramento effettivo sulla sintomatologia dolorosa:lei e la sua assistente sono dolci angeli che si prendono cura di tante persone che soffrono, donando al mondo la loro scienza, frutta di un duro studio ed impegno, con un sorriso radioso ed occhi di luminoso affetto. quando vedo donne così, come loro, la mia fisiatra, la mia psichiatra, la mia dottoressa di base, penso che la storia dell'umanità cambierà, la luce di queste persone generose non si spegnerà mai, ma si allargherà come un'onda d'armonia universale...

 

ore 19,36

carissimi amici miei, finalmente dopo tanti, troppi giorni, il mal di testa è sceso sotto il livello di guardia e la nausea mi sta dando una tregua.

ho 50 messaggi da leggere e a cui rispondere, più le caselle di posta..ma..volevo dirvi quanto vi voglio bene, quanto mi spiace stare lontana da voi e che siete per me una grande spinta per reagire, per cercare ancora una parola dentro di me, una frase da dedicarvi, per alzarmi dal letto e dire alla vita che sì, sono ammaccata, ma non vinta, che non smetterò di lottare e venderò la pelle a caro prezzo. perché, anche se io non sono di qui, qui ci sono i miei cinquemila e più amici che hanno acquistato per diritto un biglietto verso le stelle!!!!!grazie

 

21 agosto ore 01,45

 

questo video sull'empatia ha sfondato meravigliosamente una porta già aperta.

io ho avuto sempre cani gatti uccellini insieme e la mia cavalla era amica di tutti gli altri animali e una gallina le dormiva sulla groppa, insieme ai cani e alla capretta.

so come gli animali amano, sono stati miei maestri, dato che l'essere umano a me ha insegnato solo l'odio.

da loro ho imparato tutto quanto di buono so.

a loro mi sono rivolta sempre fin da bambina per ricevere quella bontà, quella tenerezza, quella comprensione che non ho mai trovato altrove..

io sono buddista e credo in una Legge Mistica Universale che regge con regole infinite tutto il cosmo.

si può dare a questa legge qualsiasi nome uno desideri e molto spesso io la chiamo madre o padre, perchè comunque so che ogni cosa che mi viene da incontrare e vivere nella vita è l'unica, la sola giusta per me in quel preciso momento, anche se a me non sembra. io ho una fede immensa in una giustizia superiore, perchè con la mia piccola mente ho viaggiato tra alcune dimensioni ed ho capito che non so nulla, in confronto al tutto, che è incommensurabile. quindi penso che affidarsi a questa infinita giustizia sia assolutamente saggio, accettando con tutta la gioia possibile ogni accadimento, ogni passaggio dell'esistenza.

e affidarsi è come farsi prendere in braccio. così io mi sento sempre tenuta al collo del mio creatore

 

ore 11,58

buongiorno carissimi tutti adorabili amati amici!!!anche oggi, dopo una mattinata passata riposando, mi sento meglio, soprattutto per il dolore alla testa, che è diminuito sostanzialmente, almeno per ora. ne sono così felice perchè davvero non ne potevo più. ringrazio tutti quelli che pregano per me il loro DIO, in qualsiasi modo venga chiamato. so che tutta una grande energia positiva è richiamata su di me e so che sta dando i suoi frutti.

questo è quello che comunemente viene denominato MIRACOLO, ma che io chiamo il FORTE POTERE DELLA SPERANZA, ove la parola sperare non intende un inutile questuare, ma un attivo e pratico impegno a tener alta la fede e la positività pur nei momenti più bui. cercherò di rendervi quanto mi donate, in preghiere, affetto, parole note poesia e con tutti i miei sorrisi!!

ore 20,17

dopo un pomeriggio intenso di telefonate e di lavoro letterario, ora mi dedico al riposo. mi guardo mary poppins scaricato con emule. e mi stendo un po' a letto, perché davvero sono al limite..vi ringrazio per la compagnia..chi volesse sentire un po' di musica, può venire ed iscriversi al mio nuovo gruppo di amici e musica. a più tardi, a questa notte!! vi adoro!!!

 

22 agosto.

buongiorno carissimi tutti e buona domenica!!

stamane come sempre ormai mi sono alzata tardi, ma con il caldo che fa ancora qui in sardegna, finché dormo, me ne sto tranquilla, così inoltre non sento tutti i miei dolori. purtroppo oggi non è una giornata di grazia come quella di ieri, ma comunque sto in una condizione intermedia, che mi permette di lavorare, almeno per ora. stanotte mi sono addormentata ascoltando una compilation musicale che è stata la colonna sonora della storia che ho raccontato nel mio libro ' IO NON SONO DI QUI '..mi direte voi: ma pensi ancora a lei?. ebbene, come potrei dimenticarla, come potrei smettere di amarla? chi mi ha letto sa come io l'ho amata e quel sentimento, se pure non è più il protagonista della mia vita vissuta, è comunque fortemente ancorato nel mio cuore, come i ricordi che mi legano a lei e la sensazione, la certezza che tra noi tutto è solo rimandato, magari alla prossima vita. sempre voi mi direte: eh, la prossima vita, ma ora? ma ora, vi rispondo, se per noi non è possibile stare insieme, non mi resta che accettare questo dato di fatto e continuare per la mia strada. ma l'amore, quello vero, non viene spento da nessuna sconfitta, da nessuna morte, da nessuna fine. l'amore non si può spegnere e io non ci provo più.

so che l'amore non è logico, non ha regole. così lo tengo dentro di me e lo ascolto, lo curo, lo accudisco, senza tristezza, senza disperazione, con malinconia, si, ma serena, guardando verso il giorno che mi si spalanca davanti come fosse l'unica cosa che ho. ieri è passato, domani non so cosa potrà accadere, ora sono qui e abbraccio la mia vita, la cullo e la guardo, con tutto quello che possiede.

tra tutto quello, la più bella, la più amata, la più desiderata e rimpianta è lei, dana..resta lei. per sempre legata a me, dalle vite che furono a quelle che saranno, mia anima gemella.

l'amore per un'altra persona è un microcosmo che appartiene, trae origine e comprende il macrocosmo dell'amore universale. non vi è alcuna differenza tra amare l'immenso o il definito, perché la parola 'definito' non ha senso. nulla è mai definito, ma tutto è sempre in trasformazione. così una persona, una storia, una vita.

amare non vuol dire tenere per sé, ma vivere accanto. vivo accanto a chi ho amato, anche se la nostra vita è ora divisa, anche se non vedo non sento più quelle persone, anche se alcune di loro non sono neppure più su questa terra, ora, ma in un'altra dimensione. non amarle più vorrebbe dire che quello che si è vissuto è sparito.

no, nulla sparisce, svanendo nel nulla, ma tutto resta in noi. sta a noi continuare ad amare anche dopo, non come un attaccamento a ciò che ha svolto il suo compito, fermando la propria evoluzione su un gradino di dolore e di negazione, ma mantenere la fiamma dell'amore come l'unica che ci riscalda in qualsiasi notte profonda, in qualsiasi lungo inverno. la nostra vita infinita si nutre d'amore ed io non voglio e non vorrò mai farla soffrire, morire, per mancanza di sostentamento. così come amo il mio cane, il mio gatto, amo la donna che sarà accanto a me, amo l'amica, amo il tempo che vivo e che vivrò, amo quello che è passato. solo un grande abbraccio mi può riunire a me stessa, quella che sono stata, che sono e che sarò in una accezione infinita del tempo e della vita senza inizio e senza fine!!

 

più tardi...

non posso crederci.... ho lavorato quasi due ore per fare il copia incolla di tutto il mio diario minimo e chiacchiere in bacheca dal 2 luglio ad ora e poi per un banale errore di digitazione ho cliccato taglia invece che incolla e mi è sparito tutto!!ahhhhahhahahahrrrgggghhhhhh!!!!!!aiuto..volevo aggiornare la pagina del mio diario ferma da allora, ma....

e adesso sono stanca e devo sdraiarmi un pò.

mi spiace, lo rifarò. per ora vi saluto e vi auguro una buona cena, io mi metto orizzontale per alleviare il mio povero sacro. un luogo molto sacro sul quale non riesco più a stare seduta!! un grande abbraccio a tutti e un bel sorriso.

 

Più tardi..

bene cari amici, vi penso mentre siete di ritorno dal mare o dai monti dopo una torrida giornata di fine agosto. ora mi dedico ad un bel film che adoro e che vi consiglio vivamente: victor victoria con julie andrews, del quale vi linko un famosissimo pezzo. la testa mi sta per esplodere e non sono più riuscita a lavorare. ieri era troppo bello per essere vero.. comunque vi abbraccio e dormite al fresco se potete, qui si muore..

 

23 agosto

buongiorno carissimi!!ogni notte faccio sogni strani e fantasiosi, nei quali volo, corro, e non ho limiti. ogni giorno spero sempre di svegliarmi su un pianeta nuovo di zecca, fresco, bello, abitato da persone intelligenti e pacifiche... poi apro gli occhi e mi trovo sempre qui, sul pianeta terra, nel 2010, ad agosto con un caldo terribile, piena di dolori, non corro, anzi, non cammino e sicuramente non volo se non prendo l'aeroplano, di pace manco l'ombra: le notizie che arrivano da ogni dove sono più che allarmanti, le persone intelligenti sono rare. MA PER FORTUNA CHE POI VENGO QUI E VI RITROVO TUTTI!!!!!! almeno nella nostra piccola grande famiglia parliamo di cose a me consone e ci stiamo vicini. ci vogliamo bene, come sorelle e fratelli, se non di più, in qualche caso.... allora il sangue ricomincia a scorrermi nelle vene e mi riprende la voglia di vivere e di arrivare sino a sera, perché penso che le persone, individualmente, sono comunque piene di valori e che il passo da fare è quello di portarsi e aiutare a portare alla coscienza di sé. penso che dal cambiamento personale di ognuno si arriverà al cambiamento globale del pianeta terra. con questa fede nel cuore e lo sguardo rivolto alla luce e alla pace vi abbraccio tutti e vi stringo a me. voi mi sostenete,ed io vorrei essere un piccolo sostegno per tutti voi!!

 

più tardi...

ho un caldo che sto morendo, con la schiena appoggiata ai cuscini, sono fradicia di sudore!!! ma dov'è il mio amico autunno?!?!? ora la mia cara ale mi è andata a comprare un bel gelato alla frutta.. meno male, mi rinfrescherò un po' e addolcirò questo giorno faticoso: tra il caldo, i dolori e la nausea, è proprio un bel cocktail. lo consiglio a tutti un bel gelato per cena, leggero, rinfrescante e nutriente, ma senza panna montata, pero' e un po' anche al mio cagnone: il biscotto e il cono!!!

 

più tardi...

TAG..ho taggato 150 amiche e amici, mettendo il mio ultimo disegno su tre mie pagine e ancora molti di voi sono stati esclusi. mi scuso, siete tantissimi.

auguro una dolcissima notte d'amore a TUTTI ma TUTTISSIMI. proprio TUTTI TUTTI

voi, miei carissimi, chiedete a fb di inventare il tag cumulativo, io non ce la faccio... più a stare qui a cliccare tag su tag.

sapete che VI VOGLIO BENE e che desidero l'amore per TUTTE E TUTTI!!!!e noi che siamo soli consoliamoci con un bel gomitolo morbido..

 

 

24 agosto

eccomi sveglia, almeno il mal di testa è sveglio. il resto di me non so!!!per il momento vi mando un bacio di BUONGIORNO e io me ne sto ancora buona buona a cuccia..un po' di musica bella per un risveglio lieve...

 

più tardi...

cara anna..non so che dire, la tua storia è una bellissima tristissima storia, la vita è maestra nell'insegnarci che non siamo padroni di nulla, neppure della nostra vita.

ti ha dato tanto e te lo ha tolto in maniera crudele. so che ora tutto quello che hai avuto non ha il peso di quanto hai perduto, o che nessuno e niente ti può consolare, se non il pensiero che vi ritroverete, che l'amore non muore mai, vita dopo vita, che quello che avete condiviso in questa, tornerà nella prossima esistenza, sempre profondo e intenso, ma a lungo, senza fini tragiche, perché vi siete dimostrati degni l'uno dell'altra e il karma ha immagazzinato il vostro amore, la vostra unione per sempre. quello che tu descrivi, la vostra vita insieme, io non l'ho neppure sognata e quando ho trovato la mia anima gemella, lei non c'era per me, era troppo tardi, la sua vita era già segnata e incanalata in binari dai quali non ha saputo né voluto uscire. così io resto qui, senza avere mai potuto vivere quel sentimento fortissimo per il quale ho giocato tutte le mie carte, senza un passato e senza un futuro, con un amore così che resta interrotto brutalmente, senza aver avuto modo di essere vissuto.

la vita dà, la vita toglie..ti abbraccio..

 


 

25 agosto

oggi è stata una giornata da dimenticare.

non ci sono solo i problemi fisici, ma anche tanti altri e la forza di alzarsi dal letto, di scrivere a voi, non c'è stata.

mi sono sentita stupida, perché so benissimo che nella reazione c'è il seme della guarigione, di sicuro l'anima e la mente stanno meglio, se reagisco e mi tolgo dalle mie tristezze, ma oggi non sono riuscita neppure in quello. però non voglio andare a dormire senza avervi salutato. voglio anche dirvi che verso sera sono finalmente arrivate le copie di KAIKI e pure la mia amica ale è di nuovo disponibile per andare in posta, domani. così nei prossimi due giorni preparerò tutte le buste e faro partire i libri a quanti di voi me li hanno richiesti..chiedo scusa per il ritardo, ma le ferie di tutti mandano in ferie obbligate anche chi non ci va..vi abbraccio con tutto il mio cuore..buona notte cari!!

 

26 agosto

eccomi qui, amici miei!!!!

scusate le lunga assenza ' ingiustificata ', ma dolori, pensieri e impegni di vario genere e natura mi hanno tenuto lontana dal pc.

ieri pomeriggio, dopo che ero crollata addormentata per la fatica di ieri mattina nel preparare le spedizioni , sono venuti gli amici buddisti per il meeting quindicinale, poi ho preparato altre buste, quindi ho passato la serata con un film horror scaricato da emule, sdraiata a letto, con la schiena che non mi reggeva più e un mal di testa che non mi faceva ragionare.

dopo una breve notte smaniosa irta di incubi, stamattina mi hanno portata a sassari per ritirare il collare cervicale della mia misura, finalmente arrivato dopo le ferie di tutte li attività commerciali d'italia.

e non pensate che il problema della misura fosse il fatto che non se ne trovava uno abbastanza grande, come spesso mi capita per il vestiario, al contrario, tutti quelli che avevo trovato e provato erano immensi e mi ci è voluta la misura più piccola che c'è in commercio.

quando sono tornata a casa era mezzogiorno passato, avevo tutti i dolori anche non facilmente immaginabili e mi sono addormentata, sfinita, senza neppure pranzare, tanto la nausea la faceva da padrone.

ora mi sono svegliata col pensiero di voi, che magari vi state chiedendo cosa mi fosse successo e sono qua a dirvi che ci sono, anche se ridotta ai minimi termini, anche se non riesco a stare seduta e questo collare è un supplizio, un misto tra la garrota e l'impiccagione lenta.....

ho 42 messaggi da evadere e tutti i link e i post in bacheca.

ora mi metto al lavoro. se non mi risentite ancora per un po', sappiate che comunque vi penso e vi voglio bene.

spero più tardi di avere ancora un filo di pensieri decenti che meritino di essere messi qui, sempre che la nausea non mi renda così acida da far preferire di gran lunga il mio silenzio!! ... vi abbraccio, affettuosamente, e un dolce sorriso a voi!!

 

più tardi.....

portare testimonianza, ecco come aiutarci: parlandoci con sincerità dei nostri processi, dei pensieri, dalla vita che si è vissuta e come.

questa è la via dell'amore universale, che nei rapporti tra le persone di questo pianeta viene chiamata amicizia, cris, gius, fran, gavi, nunzia, gianna, kri, marcello. gian. la via dell'amore ha in noi voci forti e lascia il segno nelle nostre parole ed esistenze. come dice cris, l'unico peccato è non ascoltare la propria coscienza. questi giorni in cui mi giungono da varie parti critiche ed attacchi, non qui su fb, ma nella vita di ogni giorno, mi sono chiesta e richiesta dove e in cosa stessi sbagliando, perché, secondo il detto buddista, se una persona ti chiama ASINO!, non te ne preoccupare, se sono in due, fermati un attimo, se sono in tre, comincia a guardarti i piedi!! come ricorda cris, la nostra vita è lo specchio delle nostre vibrazioni. la mia vita è all'insegna della perdita e del rifiuto.

io ho visto nelle mie vite passate cosa ho rifiutato e cosa ho buttato via, cosa ho distrutto. so che in questa vita devo solo accogliere e dare, se desidero veramente trasformare il mio karma.

se guardo indietro non v'è una sola azione o parola della mia vita nelle quali non abbia seguito la voce fortissima e scomoda della mia coscienza.

questo mi rende incomprensibile, incompresa e vulnerabile, ma è la mia scelta profonda.

non so mentire, neppure se voglio, non ci riesco.

abbracciamo l'unica via, abbracciamoci forte: la fiaccola che si accende per illuminare il cammino nel buio di un amico, illumina anche noi!!

 

più tardi..

sapete, questi giorni sono molto stanca e deconcentrata, non riesco ad appiccicare un pensiero ad un altro.

purtroppo il mal di testa ha questa peculiarità, che toglie voglia di fare. quando poi devo impiegare le non troppe forze quotidiane in un compito che le prosciuga, dopo, il resto della giornata lo devo dedicare al riposo o al non far nulla, perché anche solo stare semi - seduta appoggiata ai cuscini mi risulta molto difficile. però sono tranquilla: non pensate che io pianga o mi disperi, non pensate che pensi di uscire di scena come mi succedeva tempo fa, no davvero. lascio solo passare le ore, non penso, o almeno penso solo al presente. il passato è lontano e non è assolutamente più proponibile in questa mia nuova situazione, il futuro è totalmente privo di ogni basilare certezza. quindi, dato che credo fermamente che la mia vita andrà nella direzione a lei più consona per il mio cammino al centro di me stessa e verso la luce, serenamente mi affido al presente, vivendo giorno dopo giorno nell'impegno di esprimere quanto ho, quanto sento e nel rispetto di me stessa, non abusando né delle mie diminuite forze fisiche né della mia resistenza psicologica.

questi giorno ho sentito il bisogno di staccare da tante riflessioni, da tanto desiderio di cercare comunque soluzioni al di fuori e dentro di me e, portati a termine gli impegni basilari, di passare le ore in semplicità, ascoltando musica o guardando un film sciocco, senza pensare, senza programmare, senza far altro che aspettare il ritorno delle forze, della concentrazione, della creatività.

creare è un gran dispendio di energie: anche dio, il settimo giorno si riposò!!

grazie cari che mi siete così vicini, che vi preoccupate per me, che sentite il bisogno di consolarmi, rassicurami, spronarmi, non sapete quanto lo apprezzi. vi voglio bene....

una bella dolce serena notte a tutti e il mio abbraccio più affettuoso!!

 

27 agosto

 buon giorno a tutti voi, dolcissimi amici miei, non sapete cos'è per me svegliarmi e subito venire qui e leggere le vostre dediche, i messaggi, i post. mi da un senso di tenerezza, una gioia infinita. Anche se fosse solo tutto virtuale e so che NON lo è, io sono virtualmente 5000 e passa volte coccolata, viziata, abbracciata. e ho un bel daffare ad abbracciare, coccolare 5000 e passa amici!!

infatti sono sempre in arretrato col lavoro. per esempio, il caro tonino sta aspettando dall'altra sera la mia risposta in sonetto, che scriverò appena finito il saluto mattutino.

stamattina non mi sono ancora messa al lavoro: ci sono ancora un po' di copie di KAIKI da spedire, ma prima sono voluta venire qui, finché ho ancor un po' di fiato in corpo!! mi spiace che vi ho un po' trascurato nei due giorni passati e oggi farò il possibile per rimediare. aspettatevi un video, prima di sera, è una minaccia!!!

un pensiero speciale ora va alla mia dolcissima ALE che in questo momento si è già imbarcata sull'aeroplano per volare tra le braccia dell'amata GIUSY, alla quale mando un abbraccio e la raccomandazione di trattare bene, anzi, molto più che bene, il pacco regalo che le sta arrivando. ale è una donna unica nel suo genere, di una generosità, una pazienza - soprattutto con me - di una disponibilità senza pari. è buona gentile, sempre presente. sa dare affetto, quello vero, non solo a parole, ma con i fatti. quando non avevo più un luogo dove andare e non potevo più stare da nessuna parte, ho trovato rifugio nella sua casa che mi ha accolta così com'ero, povera in canna, disperata, invasiva e problematica. e non è che lei sia proprio ricca, eh, no davvero, purtroppo, anche se gira e frulla l'indispensabile non manca, per grazia di dio. e dopo un mese dal mio arrivo in Sardegna le ho fatto il simpatico dono di un bel tentativo autolesionistico con 850 pillole prese, 13 ore di convulsioni, sei giorni di coma e tutto il seguito che voi potete forse immaginare. da qui ci sono più di venti chilometri per arrivare all'ospedale, ma lei era là, tutti i giorni, più a lungo che poteva, incurante dei suoi problemi che sono svariati, anche di salute, era là al mio capezzale, era là quando mi sono svegliata, ho aperto gli occhi ed ho visto il suo viso sorridente, trasfigurato dalla felicità e dalla meraviglia di quel ritorno miracoloso, dopo che i medici non avevano dato speranze. ma come potevano non ributtarmi di qua dopo tutte le sue preghiere e naturalmente non solo le sue, perché io vivessi ancora? assolutamente non è stato possibile. e se pur per lunghi mesi io l'ho accusata di avermi riacciuffata per i capelli e di non aver permesso alla mia volontà di compiere il mio destino, ora sono molto contenta che lei lo abbia fatto. inutile dirvi il calvario che abbiamo affrontato insieme, tutte le sere per più di un anno andare a sassari per la psicoterapia, sempre con i miei pianti disperati o con le mie ire furibonde e la prima a farne le spese era proprio lei. quando si soffre cosi totalmente, è impossibile pensare a chi ci è intorno. ma lei, sempre sorridente, oppure piangente con me, mi abbracciava, mi accompagnava, mi ascoltava, mi lasciava sfogare, mi perdonava quando la bistrattavo e ora, dopo la caduta dalla scala e la mia infermità, di nuovo sempre qui, appena può, col sorriso di chi vuole bene sinceramente e con tutto il cuore. non ci sono appellativi adatti a definire la sua grandezza d'animo e la vita ora la DEVE ricompensare con una gioia immensa, con tanti tanti doni, tanta felicita' e amore, perchè se lo merita davvero, perché se c'è una giustizia, non può non vedere l'abnegazione totalmente gratuita di questa piccola grande donna che non chiede mai nulla per se' e offre il suo cuore a tutti, ogni giorno..quindi, cara giusy, quella che stai per abbracciare è la mia amica ale e dovrai fare i conti con me, se la farai soffrire!!

io sono certa che l'amore ritorna sempre, che ognuno di noi riceve quello che dà. io ho dato tanta malvagità, nelle mie vite passate ed ora in questa vita sto saldando un po' di conti aperti. lo faccio volentieri, con molto impegno, perché e il compito più importante che io devo svolgere qui. tutto il resto conta assai poco. per questo sono così felice di avere tante persone accanto a me, perché so che CHIUNQUE giunga nella mia vita in questo momento, anche solo per un attimo, per un contatto fuggevole, deve ricevere da me tutto l'amore che riesco a trovare, perché nulla mai avviene per caso, nulla, neppure il granello di polvere che si posa sullo schermo del computer.

vi abbraccio tutti con grande affetto. buona giornata carissimi.. a fra poco..

 

28 agosto

BUONASERA!!!!avete sentito la mia mancanza?!?!?!? io ho sentito la vostra, ma in questi giorni sto vivendo a rovescio: ho scambiato il giorno con la notte come fanno i lattanti!! stanotte non ho assolutamente chiuso occhio, ma proprio neanche dieci minuti e non avevo guardato film dell'orrore!! è che non posso fare movimento fisico, e, nonostante il dolore e il mal di testa, i miei muscoli non sono stanchi.

sono ancora giovane e la mia grande energia vitale non trova sfogo. fino alla caduta dalla scala ero una donna molto attiva e sportiva: equitazione, nuoto, camminate, tennis. e poi il lavoro intenso e gli hobbies. non stavo ferma un minuto, in continuo movimento: nessuno mi poteva fermare, neppure quando stavo male, ma male, andavo comunque in bici, sui pattini, a 53 anni ancora sui pattini, con tutta la mia ciccia, come una bambina monella, come un ragazzaccio. e poi questa casa da sistemare, quanto lavoro: i muri le finestre, il portone d'ingresso, i mobili restaurati, i quadri le cornici, le piante i fiori, i cani ogni giorno a spasso per ore, cucinare per tutta la famiglia.. e ora, tutto finito. ora c'è il letto, la poltrona, ma per poco tempo, dieci passi a stento per andare in bagno. così i miei molti muscoli, anche se un po' nascosti dalla ciccia, fremono si tendono e non trovano il loro abituale sfogo. così non dormo, anche se sono sfinita, anche se non ne posso più. ascolto la musica, gioco con i giochetti sul pc, parlo al telefono con voi amici, scrivo un po', a volte guardo il soffitto, accarezzo il mio cane e faccio passare il tempo.

stamattina ho preparato ancora una decina di spedizioni dei miei libri. sembra una sciocchezza, ma per me è impegnativo. dopo pranzo ho dormito, finalmente tre ore..poi ancora al telefono. cena..- insalata - e ora qui.

non sono triste, sono tranquilla, serena. questa è la mia vita e cerco di prendere il meglio che posso, sicuramente questo mio incidente mi ha obbligato a guardarmi in faccia fino in fondo e a far pace con me stessa. come si possono passare intere giornate, interi mesi solo in compagnia di qualcuno che non si sopporta? io non mi sopportavo ed ho dovuto imparare il silenzio, il silenzio con me stessa. e ho capito che le parole che non mi piacevano potevano non essere proferite, addirittura non pensate, ho capito che io sono quello di cui la mia vita ha bisogno e che, seppure io sia molto diversa da come vorrei essere, comunque quello che sono ha un senso, molto più di quanto possa credere e vedere. perché in me l'amore altissimo ha messo una firma, come un pittore al suo quadro e sono un'espressione irripetibile.

ho capito che potevo trasformare il nero in rosso, che potevo mescolarlo col giallo, l'azzurro, il verde e farne un dipinto di fede e di speranza, farne un arazzo d'amore.

questo faccio ogni giorno, qui nel mio letto, ora dopo ora e se non vi scrivo, sempre vi penso e sempre penso.

i miei pensieri sono milioni, miliardi che si accavallano, che galoppano, attorcigliati ai ricordi, ai desideri. le mie parole sempre nuove, sempre diverse, sempre le stesse. le mie parole corrono dove io non posso correre più, il mio cuore balla la danza che le mie gambe non muovono più anche per voi, preziosi!!

 

 

 


 

 

29 agosto

IL PICCOLO GEKO E L'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL MIO CARO BABBO..

questa notte ho dormito, da poco dopo mezzanotte e fino alle 10 di mattina, quasi ininterrottamente. il caldo insopportabile dei giorni scorsi ha un attimo rallentato la sua morsa, io ho smesso di sudare, anche se ora ho di nuovo riacceso il ventilatore. così stanotte ho dormito e i sogni non sono stati tremendi, come spesso o quasi sempre, mi succede. ma prima di dormire ho ricevuto un regalo graditissimo e molto originale: sul muro, di fianco la porta che dà sulla mia sala - studio, proprio sotto al quadro la danza del glicine, che devo spedire i prossimi giorni ad una di voi che lo acquistato ( grazie!!) era appoggiato su minuscole ventose di circa due millimetri, un piccolo di geco mediterraneo. un centimetro la testa, due e mezzo il corpo e tre la coda, di colore mimetico, tigrato. sicuramente nell'isola di legni sassi e piante che ho costruito prima di farmi male si è creato un eco ambiente naturale e c'è qualche piccolo insetto, qualche anfratto accogliente e così mamma - geco ( ho visto diversi di loro alle pareti dei terrazzi e dei cortiletti di questa casa) ha pensato bene di deporre le sue minuscole uova lì, ed è nata questa minuscola, perfetta creatura abitante dei muri, delle pietre e dei sassi, che si nutre di insetti, ragnetti, zanzare e mosche e contribuisce al benessere di chi lo ospita. vi prego: non uccidete mai nessuna bestiolina. rispettate tutti, anche i topi e le serpi. Io, quando vedo un ragno e la sua tela, lo prendo e lo metto fuori casa. non uccido più nemmeno le mosche. l'importante è tenere pulito e non lasciare in giro nulla che possa attirarle. e se potete, accogliete qualche geko sulle vostre pareti. egli non inquina, non è chimico e rispetta l'ordine naturale delle cose. dovete sapere che i geki sono creature estremamente cordiali. nel mio negozio di animali ho tenuto e venduto per compagnia diversi di loro, della qualità 'leopardino' che presenta una colorazione verde azzurra che li rende veramente incredibili. essi sono capaci di stringere amicizia con il genere umano, sanno riconoscere l'amico umano che lo rispetta e se ne stanno quieti sulla mano, senza fuggire, senza avere paura. forse non mi crederete, ma sapete che non dico bugie e, se vi informate, vi sarà confermato. ora non ho bisogno di tenerli prigionieri in una teca, ma posso vederli nel loro habitat naturale. il piccolo di geko non è fuggito quando ho allungato un dito per accarezzarlo, ma ubbidendo alla legge che chi fugge viene inseguito, mentre chi si ferma ha una possibilità in più di salvarsi, è rimasto immobile, così che io ho potuto accarezzarlo delicatamente con la punta del mio indice sulla fragile testolina e tra le scapolette minuscole. gli parlavo dicendogli che ero sua amica e che non gli volevo assolutamente fare del male e lui sembrava che mi ascoltasse. solo l'impossibilità di restare ancora in piedi mi ha fatto muovere da lì, altrimenti sarei rimasta a guardarlo per ore, tanto mi affascinano. da bambina catturavo le lucertole con moto veloce della mia piccola mano ed avevo trovato un punto sotto il loro collo che, se veniva sfregato lievemente, induceva la bestiola a calmarsi ed a restare ferma, facendosi guardare e toccare. cosi, tenendole sulla mia mano, le studiavo attentamente, affascinata dai colori e dalle forme di quelle deliziose piccole vite. il piccolo geko poi, si è andato a posare sul muro dietro la spalliera della poltrona che si trova lì e poi se ne è tornato sull'isola, nel luogo dove è nato. inutile dirvi di quanto io sia felice di questo bellissimo dono e l'ho fotografato per mostrarvelo...

 

oggi è il 29 agosto. 44 anni fa, lo stesso giorno, mio padre lasciava questa sua vita mortale e da allora non è mai più tornato da me se non nei miei sogni, a volte. per me questo giorno è sempre stato tristissimo. lui è stato il mio primo amore e l'unico per moltissimo tempo. ogni anno ho vissuto il giorno della sua morte con estremo dolore, tutto il dolore e la solitudine di una bimba di undici anni che vede inspiegabilmente spegnersi l'unica stella del suo cielo. oggi non sono triste: so che egli vive, in un'altra dimensione che io ho imparato a conoscere, so che comunque è con me, dentro di me, che fa parte di me, come io di lui e che ci incontreremo di nuovo, che il nostro amore grande non ci abbandonerà mai, che lui sta aspettando me come io non ho mai smesso di aspettare lui. seduta sul muretto del cortile di ghiaia e cemento dietro il palazzo - grattacielo che lui fece costruire deve sorgeva la casa nella quale era nato, la sera, sedevo in silenzio, le gambe incrociate come un pellerossa, aspettando di sentire il rumore della sua automobile che rientrava dal lavoro e rivivevo i momenti di gioia nei quali io, piccola e festante, gli correvo incontro sorridente, come un cuccioli di cane al rientro del padrone. poi, il mio pensiero andava a quella bara di legno scuro e lucido che avevo visto far scivolare oltre quella stretta griglia di ferro che chiude il sotterraneo della tomba di famiglia nella quale sono custodite le spoglie dei bisnonni, dei nonni e altri congiunti defunti..vidi la cassa che lo conteneva, ancora così vivo, secondo me, scendere nel buio, che io allora immaginai orrendo e pieno di ragni enormi e mostri e ricordavo lo sgomento che mi sconvolse. piangevo, in silenzio, lacrime quiete senza singhiozzi, quelle lacrime che sempre accompagnano i dolori immensi del mio cuore. lacrime che non hanno voce, che scendono come se i miei occhi avessero vita propria e fossero scollegati dal resto di me, senza costipare il naso, senza inceppare il respiro....quante di quelle lacrime silenti ho versato per la donna di cui narro nel mio libro. quante...

oggi sono passati 44 anni che in confronto al tempo senza tempo sono meno di un battito di ciglia. il dolore non fa più parte dei miei desideri: ho capito che c'è altro, che si può vivere senza soffrire, che si può soffrire senza morire, che si può vivere anche soffrendo, lasciando il dolore come una componente della vita prendere il suo giusto posto, che non è l'unico posto, il solo posto. ho avvolto il dolore nel velo della compassione, della tenerezza, della comprensione e lo sento, ma lo guardo: io contengo lui, ma lui non è tutta me, lui non contiene tutta me, come io non contengo solo lui. ho guardato e ho visto che in me c'è l'antidoto contro il suo veleno, che io stessa sono quell'antidoto. se avete vostro padre accanto, o lontano, ma in vita, anche se non andate d'accordo con lui, anche se lo detestate, anche se non è una brava persona, oggi, sorridetegli, telefonategli.

io non so cosa darei per poterlo fare al mio babbo, il cui nome cominciava con A. A. come il mio. cercasi amore, offresi amore, a tutti i babbi in particolare e a tutte le figlie che piangono per i loro padri, per una ragione o un' altra. amore per tutti voi e abbracci gratis...

 

30 agosto

 

ARIANNA E IL MAL D'AMORE

buongiorno a tuttissimi voi miei tanti amici, che ogni giorno di più siete presenti nella mia vita!!! una radiosa serie di mattine si stenda davanti a voi e le possiate vivere con serenità ed entusiasmo, con lo spirito di un bambino felice..

la malinconia di ieri sera non mi ha ancora abbandonato. il mio cuore reca gli indelebili segni del mal d'amore. è un dolore forte e sottile, che si insinua quando un piccolo vuoto fa da risucchio. quando le difese armate della mente si abbassano, stanche o minate da qualche tarlo che sempre lavora instancabile nel silenzio.

dietro di me, amori che non hanno potuto avere uno svolgimento naturale, una conclusione nel tempo e nelle mie intenzioni e restano lì, ferite mai cicatrizzate: amori finiti improvvisamente appena nati e non per mia volontà, senza che avessi smesso di amare e desiderare. tre volte il destino ha bussato così forte e violentemente alla mia porta, scardinandola. un uomo e due donne sono motivo del continuo rimpianto, del mio guardare indietro e vedere che i miei sogni più belli le mie speranze più grandi, i miei sentimenti più forti non hanno trovato nella realtà la possibilità di essere vissute. queste persone sono venute a me in nome dell'amore, ma la loro vita ha impedito loro di potermi amare: lui venne dopo 5 anni dalla fine del mio secondo matrimonio. dopo un anno di corte cedetti e mi innamorai profondamente, ma era sposato, mi fece promesse che non mantenne e poi scelse di rimanere con la moglie.

la prima lei era troppo giovane: i trentacinque anni di differenza tra di noi - io 47, lei 22 - non ci hanno permesso di potere stare insieme. è stata la donna che ha unito il mio cuore al mio corpo, che mi ha fatto accettare finalmente la mia omosessualità rinnegata fino a quel giorno e vissuta solo come una aspirazione e una realtà nascosta.

l'ultima è la donna di cui narro nel mio primo libro IO NON SONO DI QUI. per lei ho fatto il grande passo di allontanarmi da casa, per dedicarle la mia vita, ma pure lei era sposata e lo è tutt'ora ed amava ed ama un'altra donna.

e pure ora un fantasma mi agita, un amore per una amica che desidera rimanere tale.

i sentimenti e la realtà per me non sono mai andati a braccetto. non voglio qui disquisire su tutte gli interrogativi che si aprono di fronte a questi ricordi, perché ricordi non sono. questi amori ancora si agitano in me ed anche se vi potrà sembrare impossibile, ancora vivono fortemente in me.

le prime due storie recano in me la rassegnazione, ormai, sentimento a cui sono approdata dopo un'aspra lotta col mondo e con me stessa.

l' ultima storia ancora non ha rassegnazione ed è violentemente alla ribalta di ogni giorno.

la negazione del sentimento presente fa meno male perchè almeno ho l'amicizia molto profonda di questa donna e posso in qualche maniera sublimare il grande trasporto che provo per lei.

vi chiederete come si possono amare tante persone. io non me lo chiedo più. l'ho accettato. per me è normale e vi assicuro che per ogni mio amore io ho dato la vita con tutto quello che possedeva. e gli interessati possono confermarlo. ho amato intensamente i mie due mariti e la mia prima compagna di vita. con loro sono stata più fortunata, ho avuto l'opportunità di portare la storia ad una conclusione nei miei giorni e nel mio cuore. ma ora la parola fine non si accende sul campo nero del film che non si può riavvolgere e rivivere e i titoli di coda non finiscono mai.

essi sono :

regia di: DOLORE

musica di: MALINCONIA

sceneggiatura di: RIMPIANTO

basato sulla storia narrata da : RIFIUTO

prodotto da: KARMA AVVERSO

dedicato a: AMORE ETERNO..

 

ho 55 anni e mezzo, ma la mia anima è infinita. infinite vite si sono risvegliate in questa ed hanno preteso che io pagassi i conti in sospeso. una promessa fatta è debito. sto pagando quei conti a caro prezzo e lo faccio fino in fondo, amando con tutta me stessa, senza rancore mai.. mai..

 

Più tardi....

ecco è scesa la sera..
gli animi si quietano, le famiglie sono riunite, i bimbi piccoli già dormono, i nonni si appisolano davanti alla tv. la cena è finita, i piatti rigovernati, ma è ancora presto. si può parlare, ascoltare musica, leggere un libro. non finite davanti alla tivù, guardate chi avete accanto, fate qualcosa con lei o lui o loro: un gioco di società, una risata, raccontate una storiella o una cosa buffa o dolce che vi è capitata oggi. se avete una moglie un marito, una compagna o compagno, una ragazza o un ragazzo, dite quanto l'amate, quanto siete felici e se invece avete dei problemi insieme, parlatene. cercate di capire, di spiegarvi, mettetevi l'una nei panni dell'altro..
la sera la vita rallenta. voi che avete qualcuno accanto, dedicatevi a lei o lui..
io vi abbraccio tutti..
buona notte cari

 

FOTO MIA
FOTO MIA

1 settembre

 

ARI E I RICORDI

BUONANOTTE E BUONGIORNO!!!!
sono le 2,21..dopo qualche ora di sonno, mi sveglio e finalmente mi sento meglio, mi sento il fiato in gola e nei polmoni..
ieri mattina sono stata a fare l'infiltrazione di ozono. mi ha accompagnato il caro francesco era, incontrato qui su FB..- amico mio caro!!
beh, andare in giro per me è molto faticoso, anche se c'è la sedia a rotelle, però prepararsi, doccia. vestirsi uscire salire in macchina, scendere, sedia a rotelle poi di nuovo salire scendere. fare quei pochi passi fino a riguadagnare il mio letto, mi strema..
ieri poi è stato un viavai continuo di persone per casa, per i più svariati motivi e pure ho passato ore al telefono: amici che mi cercavano, io che cercavo amici..i miei amici sono sparsi in tutta italia ed io vivo su quest'isola. se non ci si frequenta per telefono, come altro ci si frequenta??? amo i miei amici!

la notte precedente poi avevo dormito solo due ore, così ieri mi addormentavo senza accorgermene, nelle pause. diverse volte ho aperto la mia bacheca, aggiunto le nuove amicizie ma non sono riuscita a scrivere nulla, neppure un semplice ciao....
ora sono sveglia e, seguendo le mie ultime regole, lavoro. io lavoro quando posso, quando ne ho le forze, qualsiasi ora sia, tanto per me la ore sono tutte uguali..


vi propongo una mia piccola riflessione notturna..


i ricordi sono il solo mezzo che abbiamo per annotare nel nostro cuore i nostri stati d'animo e i problemi da risolvere. ogni ricordo rappresenta comunque qualche cosa sulla quale dobbiamo lavorare. quando non ci sono ricordi dobbiamo insospettirci, lì si cela qualcosa di troppo doloroso per noi..
si, questo perché su antron, il pianeta dal quale discendo, la mia vita e la mia arte erano imperniate sul mantenere il flusso dei ricordi nell'universo..
siamo gentili e sorridiamo ai nostri ricordi, è il mezzo migliore che abbiamo per trasformarli. quando un ricordo è 'bello', vuol dire che lo abbiamo rielaborato e metabolizzato fino in fondo. a volte mi capita di ricordare solo i momenti belli di una situazione che fu molto difficile, altre volte invece ricordo solo le sofferenze, mentre invece so che in quell'altra situazione ci furono anche momenti di felicità.
come potrebbe essere possibile questo se non spiegandolo con il grado di lavoro di assorbimento e dissoluzione dei dolori legati a quei ricordi??
io ho ricordi molto netti della mia primissima infanzia, in un'età antecedente i tre anni, quando morì il mio unico nonno, quello materno, dato che quello paterno non l'ho conosciuto, come la nonna paterna..
e serbo ricordi assai vividi e precisi di vite passate e altre dimensioni, come ricevo spessissimo intuizioni premonitrici..
la mia spiegazione a questo è che ci sono diverse dimensioni nelle quali viviamo più o meno le stesse cose e quindi la permeabilità della nostra mente alle sensazioni delle altre dimensioni, ci permette di avere premonizioni. quanto affermo non è dimostrabile empiricamente, ma già nell'antica Roma Plutarco parlava di vite parallele, anche se in una accezione un po' diversa. comunque il concetto ha radici antiche e tutto ciò che è cultura, mito, ricordo, processo spontaneo, è frutto del nostro bagaglio archetipico, nel quale i geni sono mentali ed emozionali, ma si trasmettono da padre in figlio esattamente come quelli biologici. questo fa di una popolazione, una cultura, un lasso di tempo della storia un insieme omogeneo..


sono le tre..e mi è tornato sonno.. sa che dormo ancora un po'...buona notte, carissimi amici e...BUONGIORNO!!

 

2 settembre

 

Mi piace pensare ed affermare che il nostro legame venga dalle vite passate, da quegli accadimenti che abbiamo vissuto insieme e che io ho visto nelle mie visioni. so che pure qui si cammina su ipotesi, ma come ho detto altre volte, dato che per me sono cose reali, io le penso e mi ci confronto come con una realtà certa. in fin dei conti non penso di fare del male a nessuno, di poter nuocere a nessuno con le mie teorie, che comunque sono avallate da tutta una corrente di pensiero che si sta estendendo sempre di più tra la gente comune. qualcosa sta cambiando in grande scala nella nostra cultura a livello filosofico, religioso e antropologico. Si sente un grande bisogno di allargare questi orizzonti ufficiali che ormai ci vanno troppo stretti. in quest'ottica io colloco le mie emozioni e la mia vita di tutti i giorni. In quest'ottica porto avanti gli eventi della mia vita. ogni giorno io mando amore a lei, perché sono convinta che solo con l'amore la nostra antica sofferenza potrà essere trasformata..

 

 

3 settembre

ricordo bene quella mattina cara gavi, una delle tantissime albe che andavo a vedere nei tempi narrati nella prima parte del mio libro. la notte dormivo pochissimo e sonni agitati. mi svegliavo in preda alle più folli sensazioni di amore dolcezza desiderio terrore disperazione gelosia incertezza solitudine amore amore amore. impossibile dormire con tutto quello dentro, cosi mi buttavo sulla spiaggia deserta, con ogni tempo, nel caldo torrido o nel vento delle mareggiate, nel silenzio rotto solo dalla voce del mare, dal suo respiro immenso che mi placava. camminavo velocemente, a piedi nudi, lasciandomi lambire dalle onde che venivano a morire a riva, nel cielo punteggiato delle luci delle lampare lontane, delle stelle e della luna, camminavo guardando il cielo, la notte, il mare, respirando l'aria salmastra e il mio dolore, tutti insieme fusi in un respiro di vento. ed ecco che all'improvviso il buio intenso della notte aveva come un'incertezza, come una screpolatura silenziosa. impercettibilmente il blu profondo si arricchiva di una nota dorata, virando verso il verde. il mare sembrava luccicare e gonfiarsi nella marea che si ritirava. le nuvole correvano spinte dal soffio mattutino come monelli scapigliati, acquistando uno spessore che il fumo del buio aveva loro tolto, tornando lentamente ad essere protagoniste e rubando luminosità alle stelle. ancora qualche passo e poi tutto cambiava, il buio non era più, il silenzio si stemperava con la luce liquida che allagava da est la volta celeste. sembrava che tutto trattenesse il fiato, che ogni granello di sabbia, ogni conchiglia, sasso o scoglio restasse attonito al cambiamento che presentiva. io mi sedevo in faccia al mare e correvo con lo sguardo laggiù dove il fulcro della nuova luce stava meravigliando il silente creato con giochi di colore ed invenzioni irripetibili. gli ori i verdi i rossi, i rosa, gli azzurri i grigi, i lilla, i gialli tutti insieme si soccorrevano gli uni con gli altri, si rincorrevano e si fondevano in un continuo cambiare di sfumature, in un divenire di pennellate intrecciate. e in un attimo ecco che era lì: il sole appariva, come un piccolo punto acceso di tizzone ardente, a volte ferendo coltri di nuvole, altre stracciando veli di brume marine, altre ancora brillante nel sereno più sereno. venivo rapita dall'impercettibile cammino ascensionale della sfera di lava, dalla lucentezza della sua uscita stillante dall'acqua, che gli gocciolava addosso senza spegnerlo. con una forza immane e misteriosa il corpo celeste si arrampicava scivolando su pattini di raggi lungo l'arco del mattino e accendeva l'acqua di infiniti brillii, riflessi, ammiccamenti e mulinelli di chiaroscuri. l'aria tratteneva il fiato e pure il vento sembrava assorto in quel miracolo quotidiano. con un ultimo guizzo il sole si staccava poi dalla superficie del mare e sembrava che un incendio percorresse le profondità di lava mormorante. io sentivo tutto l'amore in me trovare nell'alba un contenitore adatto all'immenso groviglio dei miei sentimenti e mi annullavo, sentendomi sole acqua vento nubi sabbia stelle luna. sentivo ogni palpito come mio. tutto di nuovo aveva una speranza, ogni giorno, ogni nuovo giorno aveva ancora tempo perché lei tornasse da me, perché lei mi dicessi il si che non mi ha detto mai..

 

7 settembre

e anche oggi hanno infiltrato ozono liquido nella mia colonna vertebrale. la dottoressa mi ha sgridato perché mi sono sforzata a dipingere i giorni scorsi: mi ha raccomandato il riposo più assoluto durante il trattamento. io le ho detto che non avevo mica zappato la vigna e lei mi ha risposto che non ne aveva dubbi!!...
è una persona deliziosa, molto brava, ma anche molto gentile e scherzosa. in quel piccolo reparto per la cura del dolore passano tante donne e uomini di tutte le età afflitti da dolori forti, ossei, articolari e altro. la dottoressa e la sua assistente si prendono cura di ognuno di noi con grande pazienza e gentilezza, ma sempre con il sorriso..
è strano come proprio dove la vita ti mette a dura prova spesso si incontrino le persone migliori, più umane e disponibili. anche tra i pazienti c'è una gara di solidarietà..mentre si è nella sala di attesa prima di entrare, si parla, ci si scambiano esperienze e consigli. volta dopo volta ci si ritrova, più o meno le medesime facce, perché sono cure un po' lunghe e quindi ci si sente come in una famiglia..
una famiglia di zoppetti, bastoni, stampelle, sedie a rotelle, busti e ginocchiere..
visi stanchi e segnati dal dolore, persone di tutte le età, anche molto giovani, che però stanno già facendo i conti con una cruda realtà..
qualcuno si lamenta ed è stanco o spaventato, ma i più portano avanti la loro lotta con serenità e coraggio, sapendo che arrabbiarsi contro queste situazioni non serve a nulla.
anche durante l'infiltrazione c'è che piange per il dolore o si lamenta, ma spesso si passa dalle lacrime al riso con gentilezza, comprensione..
io sopporto assai bene il dolore fisico, perché ne ho ' masticato ' tanto e non mi lamento delle infiltrazioni. mi è successo di molto peggio, ma capisco persone che non sono abituate agli ospedali ed alle cure e rimangono un po' turbati.
poi c'è sempre la domanda basilare che fa da sfondo a tutto quanto: passerà? mi riprenderò?
la grande incognita..
alcuni, la maggior parte, trovano in questi trattamenti un gran giovamento, altri molto meno, altri ancora poco, dipende dalla natura delle cause che portano dolore..
io per me sono tranquilla: se verrà un miglioramento sarò felice, altrimenti, farò come potrò
stamattina, mentre aspettavo sulla mia sedia a rotelle che Francesco andasse a parcheggiare la macchina, il caro Francesco Era, conosciuto qui, che abbraccio e ringrazio, è passato per il corridoio un signore anziano, ma ancor saldo, con due gambe molto ma molto storte, un po' come i vecchi cowboy di una volta e superandomi mi ha detto qualcosa in un dialetto sardo. io ovviamente non ho capito e gli rispondo: mi spiace non sono sarda e non capisco.. sorridendo egli e se ne torna indietro e mi dice: SI STA COME SI PUO' E NON COME SI VUOLE!
e con questa perla di saggezza popolare, mi riposo un po'. vi abbraccio tutti

 

 

8 settembre

L'ho scritto qualche giorno fa: ' qualcosa sta cambiando.. devo avere paura? '

e come sempre succede le mie sensazioni poi si confermano vere.

qualcosa di profondo sta cambiando in me e non è semplice spiegare cosa.

Una nuova consapevolezza delle mie esperienze e delle mie possibilità

una maggior conoscenza dei miei meccanismi di carattere e di energia

una maggior lungimiranza nel prevedere gli sviluppi delle mie azioni

una maggiore accettazione di quello che sono, quello che vorrei e quello di cui ho bisogno.

 

Sembrano parole scontate, concetti semplici che filano lisci su di un binario prefissato, ma non è davvero così..

c'è una cosa chiamata illusione che spesso viene contrabbandata per sogno. i confini tra il sogno e l'illusione sono assai labili ed io pure fatico assai nel distinguere l'uno dall'altra.

Un sogno è certamente impegnarsi a fondo in prima persona perché la vita su questo pianeta diventi migliore. un'illusione è sperare che questo accada facilmente.

il mio sogno è sempre stato: amare ed essere amata, cioè coniugare quello stato di grazia che vivo quando amo una persona profondamente con la realtà che mi permetta di avere l'amore di quella persona per un tempo che possa dipanarsi lungo gli anni e le stagioni della vita, senza che tutto quanto della mia esistenza si infranga su di una fine prematura e non vissuta da me, ma a causa di decisioni altrui.

 

Oggi vedo che quello non è un sogno, ma una illusione.

 

E lo è perché tutta la mia energia vitale, il mio karma e quindi tutte le esperienze che ho vissuto fino ad ora sono esattamente il contrario e sono all'insegna della moderazione, del rifiuto, della perdita.

Moderazione come impossibilità di portare avanti i sentimenti profondi che mi hanno agitato. Rifiuto nel non trovare corrispondenza, perdita nel perdere immediatamente la corrispondenza trovata, sempre non per mia decisione ed emozione.

Tutte questo si confonde dentro di me e combatte contro la paura di un altro dolore che sarebbe fortissimo e contro le mie esigenze primarie per poter continuare a condurre una vita che sia degna di questo nome.

Due mesi fa circa ho deciso di smettere di lottare contro la mia situazione di invalidità e di prendere le cose come venivano.

Oggi decido di lasciare che la vita mi porti quanto mi deve portare, senza più mettere distinguo, senza imporre condizioni.

Quello che ho desiderato con tutte le mie forze e a cui ho dedicato tutte le mie risorse è sempre stato un'illusione.

Non voglio più vivere prigioniera delle mie illusioni e lasciare che il tempo scorra invano, restando a cercare di fare della mia vita quello che non può essere.

Sono stanca di vuotare il mare con un cucchiaino.

Da oggi lascerò andare le cose come verranno.

 

Ma le illusioni si radicano fortemente in noi, e sradicarle è faticoso, doloroso e lascia il fiato sospeso, portandoci via gli appoggi consueti, le ben conosciute dinamiche.

Questo il senso di sgomento, questa la sfida..

 

29 ottobre

STASERA VI FACCIO RIDERE..LEGGETE!!!

non si può dire che la vostra arianna sia una persona particolarmente fortunata. questa ve la devo proprio raccontare..

da diversi giorni stavo facendo conoscenza con s. una ragazza molto più giovane di me, di parma, che si era dichiarata interessata ad una relazione e futura convivenza con me... inizialmente si era dimostrata molto dolce e questo mi aveva conquistato. il mio handicap non le importava affatto, anzi, mi aveva rivolto parole di comprensione e conforto. però poi, proseguendo nella conoscenza, il mio interesse nei suoi confronti era andato scemando. certe emozioni, purtroppo, non si possono indurre. le avevo quindi detto che per il momento non intendevo affrontare il discorso convivenza, perchè lei stava andando troppo di fretta verso quella conclusione, ma che per me non c'erano neppure i presupposti. a questo lei aveva avuto una reazione molto forte, di pianto e rabbia: io le sono stata vicina, telefonicamente è ovvio e ho cercato di farla ragionare. le cose sembravano essersi assestate e lei decide di venire a conoscermi, prenota un volo per trascorrere questo lungo week end
insieme. stamattina alle 10 sarebbe atterrata ad alghero: io ero contenta anche
se un po' preoccupata, perchè una cosa è vedersi per un caffè e poi ognuna per
la sua strada, un'altra affrontare insieme alcuni giorni. ma confidavo nelle intrinseche capacità di ogni essere umano ad adattarsi a nuove situazioni. Era tutto sereno e tranquillo, ma alle 21 circa di ieri sera mi arriva un sms che per poco non mi procura un collasso cardiaco: la madre di s. mi comunica che lei ha avuto un incidente automobilistico: è stata investita sulla sua bici mentre tornava a casa dal lavoro. in preda alla paura faccio partire subito una chiamata ma non ricevo risposta. questo mi insospettisce e rileggo il messaggio. ma possibile che una donna di tre anni più grande di me che non conosco affatto e con la quale non ho mai parlato si rivolga a me in quel modo in una situazione come quella? mi dava del tu e sottolineava solo che l'incidente accorsole non era stato causato da una sua colpa. però mi sembra assurdo quello che sto pensando, che sia cioè una bugia e mi precipito a scrivere, chiedendo ulteriori notizie, perché nel messaggio ricevuto non venivano specificate le condizioni di s. ' la madre ' mi comunica che la ragazza sarebbe in coma. da lì parte una sequenza di messaggi nei quali lei pone esclusivamente l'accento su quanto s. mi volesse bene e cose di questo genere. io sono madre e vi giuro su dio che se fossi al capezzale di uno dei miei figli in coma - e spero che dio stesso mi risparmi questa agonia - non mi passerebbe neppure nell'anticamera del cervello di scrivere cose come quelle. comunque reggo il gioco: ormai sono sicura che s. mi sta prendendo in giro, ma voglio vedere fin dove arriva. in dieci minuti mi manda qualcosa come una ventina di sms e in uno mi dice che nel 'sonno' lei sta pronunciando il mio nome!!! MA PER FAVORE!!!!!!!!!!!!!!!!!

per fortuna poi smette ed io passo una notte tranquilla, tirando un sospiro di sollievo: meno male che l'incontro non ci sarebbe stato- non riesco neppure a pensare a come sarebbe stato deleterio.

stamattina alle nove non avevo avuto alcuna notizia e allora telefono ed anche questa volta non ricevo risposta che per sms: ' la madre ' mi diceva che s. si era risvegliata e che le avrebbe passato il telefono. cari amici, io in coma ci sono stata, purtroppo, più di una volta. vi assicuro che al risveglio non ero certamente in grado si scrivere un sms né di parlare al telefono e per diversi giorni ancora non sono stata in grado di farlo. a questo punto ho rotto gli indugi ed ho chiesto categoricamente di parlare con ' la madre ', - cosa che naturalmente non mi è stata concessa - e s. ha
cominciato a scrivere in prima persona chiedendomi perchè volessi parlare con la
madre e non con lei e dicendomi: ho capito che non mi vuoi più parlare. Allora le ho scritto che non ero così stupida come lei pensava, che ero sicura che si, lei stesse male nel cervello ma non per una caduta dalla bicicletta, le ho consigliato di farsi curare e di non infastidirmi più. dopo di che lei mi ha chiamato e parlava con una voce così squillante e sicura che davvero io auguro a tutti coloro che si risvegliano da un coma di qualsiasi genere di essere nelle condizioni fisiche nelle quali si trovava la mia ' amica'. io ho chiesto solo di parlare con la madre e lei ha chiuso la telefonata imprecando. poi un sms: ESCI DALLA MIA VITA!cosa che avevo già fatto con grande gioia.

Cari amici, due cose mi preoccupano e non poco: a): il mondo è pieno di
squilibrati e il futuro di questo pianeta è ovviamente in pericolo, anche perché
questi stessi troppo spesso stanno ai posti di comando.

b) li attiro tutti io

se la vita è il mio specchio, io sono messa proprio male. ci rido sopra e sono assai felice di venire da un altro pianeta e di non sentirmi per nulla umana... sul mio stato sentimentale ho scritto che sono sposata alla mia cagnolina fuliggine: BAU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

IL MONDO è BELLO PERCHE' E' VARIO..O MEGLIO..AVARIATO!

 

 

31 ottobre

ottobre versa l'ultimo giorno
in cucina il fuoco arde nel camino e le castagne aspettano di essere arrostite nella cena della vigilia di ognissanti
amo l'inverno. e ringrazio madre natura che sempre novembre viene

 

 

3 novembre

 

un mese fa ho fatto un sogno assai strano: venivo amata da un adolescente assai efebico, molto alto e sottile con la pelle blu. la sensazione fisica del sogno è stata molto forte, ma non era un comune piacere sessuale: era come librarsi in uno spazio senza confini, ma assai denso di forza, come una palpabile nebbia o meglio luce nebbiosa. era una intensa ed inedita felicità di fusione e completamento, come un ritorno ad un luogo mai visto ma da sempre conosciuto ed il piacere e la meraviglia si intrecciavano incentivandosi tra loro. questo sogno mi ha seguito nella memoria e nella sensazione inspiegabile fino ad ieri. poi ieri pomeriggio ho visto scaricato sul pc AVATAR, il film. sono rimasta esterefatta: il giovane adolescente da me sognato era del tutto uguale identico a quelle creature blu e durante la scena d'amore tra lui e la bella lei, io ho riconosciuto e rivissuto quella sensazione avuta in sogno. inoltre, anche il loro modo di unirsi agli animali ed alle piante è il medesimo che io ho, pur senza la treccia con i filamenti sinaptici, soprattutto per quanto riguarda andare a cavallo: quando lei dice a lui: sentila - la cavalla - senti il battito del suo cuore, il suo respiro, le zampe forti, ebbene, sempre io quando andavo a cavallo, sento così. non avevo mai visto quel film, mai e poi mai, né pubblicità o cose del genere: non guardo la tv, non leggo giornali, non ascolto la radio vivo a modo mio e lascio che solo quello che davvero deve venire, venga a me. io so che chi ha scritto e creato quel film, ha rivissuto una realtà che esiste davvero, dove io pure sono stata. dite tranquillamente che sono pazza ,non mi importa sono orgogliosa di essere dichiarata pazza in questo mondo che per è me è davvero pazzo: o è giusto lui, o sono giusta io: tutti e due non è possibile!!!

 

4 novembre

 

ho passato tanto tempo a cercare di capire che non capisco più nulla!

 

7 novembre

 

sento il grande spirito che piange e soffre...
lo sento dentro di me

gli esseri hanno passato ogni limite
la vita su questo pianeta è esclusivamente un NON SENSE
per dirla in gergo di fb a me NON PIACE e NON CONDIVIDO

 

 

camminavo..
i piedi nudi sulla sabbia, il suo dolce cedere al mio passo
le onde che mi inseguivano le caviglie
le conchiglie che disegnavano arabeschi per i miei occhi
il vento che suonava il mare come un corno inglese infinito
i colori in gara tra loro e le nubi
il giorno che cedeva alla notte e riacciuffava la luce al buio
la mia vita già così tragica e difficile trovava sulle spiagge un respiro

ora, tutto finito

 

10 novembre

chiamo a raccolta tutte le mie forze e la mia determinazione. esprimo un desiderio d'amore

 

13 novembre

 

Nulla ha senso.

Da giorni e giorni queste sono le uniche parole che hanno un senso nella mia mente e al mio cuore.

Scavare.

Non ho fatto altro, con zampe scortesi e frenetiche, le unghie spasmodiche nel raschiare ogni lembo di vecchio, di ammuffito, di incancrenito, nel sollevare tappeti e scostare mobili da sempre addossati a muri intrisi di ricordi.

Senza pietà né vergogna, senza remissione.

Gli altri ed io, io e gli altri.

La mia esistenza è un immenso foglio bianco sul quale è tracciato un cerchio ed ogni persona che ho incontrato, anche per un attimo, intravista e neppure notata attraverso i finestrini di un auto o lungo una via, nel deserto di una piazza o nel coro di un bosco, ogni esistenza è un cerchio che interseca il mio, formando piccolissime o immense aree di intersezioni, ognuna dal colore particolare ed irripetibile.

Più volte ho provato a farlo, questo disegno, ma è un lavoro troppo difficile e vasto per le mie povere forze martoriate dalla mia accesa immaginazione e capacità di vedere oltre. Scavando, le zolle sono volate via, il tappeto erboso si è squarciato, l'ordine del giardino è stato divelto dal profondo.

Stamattina siedo sull'orlo di questo scompigliato cantiere e guardo il risultato del mio lavoro e l'unica certezza che esala nella nebbia della raccolta mattinata novembrina è: nulla ha un senso.

Oltre le piccole contingenze, oltre fatti fattacci e fatterelli, oltre verità, mezze verità e menzogne, oltre gli avrei e vorrei, oltre i se e i forse, i no e i si, c'è che io ci ho sempre creduto.

Ho creduto di essere viva, di stare facendo qualche cosa; ho creduto di essere figlia, sorella, di studiare, imparare crescere e poi innamorarmi, amare, essere madre, lavorare essere compagna, amica, conoscente, vicina di casa.

Ho creduto di parlare ascoltare ed essere ascoltata, ho creduto alla mia ombra proiettata nella sabbia, all'orma del mio piede impressa nei terreni che questo ha calcato.

Ho creduto nei colori che ho visto e nelle parole che mi sono state dette.

Mentre invece nulla esiste.

La macina, il frantoio del tempo tutto rende poltiglia in quel miasma assordante di silenzio che gli esseri umani chiamano ' ricordi '. in quella oscura cisterna che viene chiamata ' impressione ' sia essa della luce sulla retina di un bulbo oculare che nel sentimento che lascia una traccia indelebile.

La prima, l'ultima impressione.

Alla fine di ogni giorno tutto viene stravolto e nessuna realtà, nessuna verità esiste più, ma resta solo ed esclusivamente l'idea che noi ci siamo fatta di essa.

Un'idea così infinitesima e piccola, così parziale e privata da essere scandalosa. Quell'idea assurge a totalità dentro ognuno di noi, diventa la legge, diventa l'arma che impugniamo in ogni parola e pensiero.

E usciamo con la non chalanche di un pistolero incallito a fare nuove vittime, a maciullare nuovi momenti trasformandoli nella purea del nostro non sense.

Io credevo di amare, credevo che le presone che credevo di amare credessero nel mio amore, lo sentissero, lo vedessero.

Tutta questa illusione ha creato il profondo lancinante dolore che intesse del suo sconvolgente amarissimo ferino sapore ogni mia fibra.

Nessuno ama, nessuno ascolta né viene ascoltato.

Siamo prigionieri di un ingranaggio così grande che neppure questo conosce se stesso. Ogni causa produce un effetto e la ragnatela di queste intersecazioni, la mutevolezza di queste intenzioni occulte è così vasta che neppure una parola, un piccolo pensiero, un moto della mano, è puro e fine a se stesso.

Tutto ha una ragione, ma nulla ha un senso.

Nulla è abbastanza piccolo da permettere alle nostre mascelle di accedervi per trarne un piccolo boccone tranciato con un morso deciso e disperato, intento a saziare questa fame ineluttabile.

Non sono il primo essere umano a dichiaralo, io l'ho studiato questo concetto, ma stamattina l'ho finalmente fatto mio: tutto quello che esiste è IL NULLA.

Che resta da fare allora?

Mangiare, bere, dormire, respirare, fino a che quello stesso respiro si spezzi e finalmente il manto del nulla si riveli e mi culli. Mi porti via, mi elimini facendomi, allora sì, diventare reale e universalmente in linea con il nulla che ci produce e ci guida, che ci incatena a leggi incomprensibili. Cercare di capire, di resistere, cercare di amare, essere amata, ascoltare essere ascoltata, attendere ed essere attesa è assolutamente vano e inutile come svuotare il mare raccogliendolo con un cucchiaino e mettendolo in un secchiello bucato.

 

14 novembre

 

FILI DI LUCE
Dietro casa mia, uscendo dalla piccola porta di alluminio marrone che da nella cucina, c'è un vicolo che termina in una curva così stretta e a gomito che un auto non riesce a passare. Quindi il traffico è praticamente inesistente, e fatto solo da qualche motorino, qualche ' Ape ' e da rari passanti. I vicoli di questo paesino di collina del nord ovest della Sardegna sono delimitati da case per la maggior parte disabitate e fatiscenti: non è stata fatta nessuna opera di recupero di quelle vecchie abitazioni, non perché non ce ne siano diverse che varrebbe la pena salvare dalla distruzione dell'abbandono, anzi, alcune sono assai belle e di sicuro risalenti almeno in parte a diversi secoli prima, come la casa nella quale vivo che ha alcuni muri perimetrali, fondamenta e cantina interrata forse addirittura risalenti al '500 o '600 dc, ma perché ancora questo tipo di cultura del recupero e valorizzazione non è giunto fin qui. Infatti in tutto il mio vicolo solo tre case sono abitate, compresa la mia. Questo mi permette di avere un angolo di mondo quasi tutto mio e sostituisce in parte il guardino che non ho. Ad intervalli regolari, da quando la piccola Gine è giunta nella mia vita, mi reco lì perché lei possa espletare i suoi bisogni fisiologi e correre e giocare un poco all'aperto: essere il cane di un ' diversamente abile ' ha in effetti qualche scomodità intrinseca anche per lei. Così, dato che non riesco a stare in piedi più di due o tre minuti, tengo vicino all'uscio una di quelle seggioline impagliate che sono una particolarità di queste case, e che servono per sedersi vicino al focolare o appunto fuori dalla porta, e mi ci accomodo, guardando la cucciolotta giocare e rincorrere ogni cosa e magari lanciandole qualche legnetto o la pallina. Oggi è una bella giornata di novembre, col cielo quasi totalmente sereno e terso, di un azzurro leggero e gentile, stamattina presto, sfumato dalla nebbia causata dalle abbondanti piogge dei giorni scorsi, ed ora, nelle prime ore pomeridiane, più caldo e deciso. Il sole, ormai sceso dal bruciante zenit estivo dell'isola, è basso sull'orizzonte e sfiora i tetti. Alla sinistra della casa in cui vivo in affitto, c'è una costruzione piuttosto malandata, che probabilmente era una stalla, oppure una povera casetta di altrettanto povera gente, che viene usata da una piccola ditta di costruzioni edili come magazzino, e quindi sempre chiusa. Il tetto è ricoperto da vecchi coppi che hanno tutti i colori del cotto, del bruno e del ruggine e diversi ciuffi d'erba secca ornano le grondaie e gli avvallamenti che si sono creati al cedere del trave portante. Davvero spesso guardandolo mi chiedo quanto ancora possa reggere un tetto così malmesso senza precipitare all'interno. Attratta dalla luce ancora calda di questo sole novembrino ho alzato gli occhi al cielo, distogliendoli dai giochi rumorosi di Gine che si azzuffava con un pezzo di legno, e sono rimasta sorpresa. Sottilissimi filamenti luminosi galleggiavano nell'aria sospesi e gonfiati dalla leggera brezza delle colline intorno, e fioccosi semi di pioppo facevano a gara a rubare i bagliori dei raggi del sole. Era come una vela trasparente ed eterea che si tendesse e gonfiasse trattenuta da un albero maestro invisibile della tolda di una nave di tegole. Di sicuro un ragno laborioso ha tessuto una grande vela appendendosi ai fili d'erba che crescono sul tetto, lasciando che lunghe maglie di questa impalpabile rete si stendano a catturare i piccoli insetti attratti da quella piccolissima giungla aerea. Pur se assai delicati i fili di ragno sono elastici e resistenti e offrono un diversivo a vento brina rugiada e polvere che spesso sembrano divertirsi facendo di loro piccoli spettacoli meravigliosi. Questi tre o quattro sottilissimi cavi si spandevano nel vuoto per un metro e forse due, sottolineando col cangiare di sprazzi di luce metallici e argento – dorati l'intesa silenziosa ed assorta tra vento e sole, mentre, inattesi per questa stagione, semi di pioppo volavano come minuscole farfalle lattiginose seguendo ed accondiscendendo ai capricci della brezza leggera. In Romagna questi semi rivestiti di fiocchi che sembrano di cotone vengono chiamati ' manine ', e a maggio riempiono l'aria dei viali alberati, dei giardini e lungo le rive di fiumi e torrenti di un brulicare fitto fitto che sembra quasi una nevicata, posandosi in ogni dove e rivestendo tutto di una coltre impalpabile di estrema mobilità con grande dispetto e disperazione delle donne di casa, che se li ritrovano ovunque dato che il vento li sospinge attraverso le finestre aperte ai primi soli caldi della tarda primavera, e di coloro che soffrono di allergie ai pollini. Queste manine sono davvero solleticanti e fanno sternutire facilmente. Non le avevo mai viste a novembre, come mai avevo visto una vela di fili di ragno. E proprio in quell'esatto momento in cui il mio sguardo veniva catturato da quel gioco di luci e colori accesi un aeroplano si è messo a disegnare la sua scia scintillante proprio al limitare del mio ristretto orizzonte, come a ricordarmi che il cielo è assai più vasto di quanto io spesso non ricordi ma che non c'è poi bisogno di andare lontano per trovare spettacoli irripetibili, basta ricordarsi di alzare lo sguardo da terra.

 

16 novembre

 

dopo aver trovato e vissuto molte profondità, molte fini e molti inizi, molti ricominciare e riprendere, il cuore cerca quiete e pace. il mondo fuori ha volti e voci che io non condivido, ma, messo lui fuori di questa mia stanza, resto io, restano coloro che qui hanno accesso e che amo, le piccole cose che mi vivono intorno e quello che ho tra le mani è comunque immenso.

 

17 novembre

stamattina ancora piove. io non ho più sonno e cerco di rispondere ai molto messaggi inevasi. gine dorme sotto le coperte, tutta appoggiata alle mie gambe. so che molti di voi, stamattina, avrebbero dato chissà cosa per restare a letto. come è buffa e mistificatrice la vita!! io darei chissà cosa per essere al lavoro!

 

 

La donna che amo è immensa.
Non ha un volto perché di un volto non ha bisogno, dato che nessuna fattezza umana può racchiudere in angusti margini la sua bellezza.
Non ha una bocca, perché il suo bacio divorerebbe ogni fragile labbro e renderebbe muta ogni mobile lingua.
Non ha denti perché la neve non potrebbe che sciogliersi di fronte al candore dei suoi.
Non ha occhi perché non vi è oceano così profondo, non vi è fossa o vetta che raggiunga le infinite altitudini che si aprono all'ombra delle sue ciglia.
Non ha mani perché le sue sono di pioggia, e sottili e dalle dita così affusolate che nessuna arpa o pianoforte potrebbe reggere alla grazia del suo tocco.
Non ha parole perché tutta la saggezza non le esprime, tutte le lingue dell'universo non le contengono, tutte le voci degli angeli non possono pronunciarle.
La donna che amo esiste e vive in me.
Io la cullo la notte come una madre assorta e tenera stringe a sé la creatura appena partorita dal suo ventre maturo..
Io veglio il suo sonno silenzioso come la luna la giovane nube alla quale si impiglia.
Il ascolto il suo respiro delicato come ogni fronda la brezza che rechi la promessa di una pioggia nella calura estiva.
Io accolgo il suo risveglio con i colori del cielo e del mare che fanno a gara per cangiare e risplendere in una rincorsa allo stupore, e ogni angolo sopra i tetti, tra i rami e le rocce si spinge a cercare l'impossibile e il non contemplato per onorane il suo ingresso nel nuovo mattino.
Io accompagno ogni minuto del suo giorno come il canto gentile che nessuno strumento ha mai condiviso, perché l'aria non basta a contenere il mio amore per lei, e ogni nota allarga lo spazio a lei intorno e lo moltiplica in rivoli e cascate di diamanti e gocce di platino.
Io tesso un'ode alla sua vita con ogni palpito del mio cuore ed ogni sollevarsi del mio petto come filigrana antica ed ombreggiata dello sguardo dell'onice e della giada.
Perché lei è entrata dentro di me ed ha completato l'opera che iniziò mia madre.
Perché lei mi insegna la scrittura dell'amore come io fossi ingenua ed inesperta allieva al primo banco di scuola.
Perché lei apparecchia la tavola della mia mente con calici di ineffabile bevanda e cibi di squisito raro sapore come un'ancella devota e puntuale. 
Perché lei affila il mio pensiero come la correggia felpata di cuoio di primo fiore la lucente lama del rasoio di Toledo.
Perché lei accende le mie carni come la fiamma la pineta resinosa in agosto quando lo scirocco asciuga le forre nascoste ed ingiallisce l'erba sfinita dalla sete.
Perché lei spegne il mio rogo con la pace delle campagne che sotto la neve di gennaio accolgono il seme del grano per il pane dell'anno che verrà.
Perché lei completa la mia anima con quella parte che le fu strappata in un infinito lontano da un destino di dualismo, riunendo i lembi di una ferita che fino al suo venire sanguinava e bruciava intensamente e al tocco delle sue mani senza tempo si è chiusa lasciando solo un segno leggero a rammentare il destino che divide per riunire.
Perché non vi è uomo né Dio che possa e voglia ora dividere chi si è cercato per così tanto immenso spazio, percorrendo difficili e impervie strade di sassi e fango e ora non chiede altro alla vita di continuare a scorrere perché questo intero azzurro pianeta possa ascoltare sotto la volta del proprio orizzonte il limpido vibrato violino del nostro amore.

 

19 novembre

e nuvole a decorare gli orli delle colline avevano la fusione del piombo e dell'ottone. e lì, nel punto dello scontro tra le loro forze titaniche, il sole incendiava quelle masse di ovatta gonfiata con bagliori di battaglie.
ho pensato: ecco, lei sta guardando il cielo

 

quando dio ci vuole punire, avvera i nostri desideri

 

 

20 novembre

ho donato la mia vita all'amore...
l'amore mi donerà mai una vita?

forse il mio destino è quello di vivere un amore senza corpo, una cosa così difficile che solo chi, come me, ha dentro una grande follia può mettere in atto

 

la notte è dipinta sul mio soffitto, il mare spremuto nel mio bicchiere: l'amore colma ogni distanza e non ha bisogno di ponti

 

21 novembre

è domenica mattina. tutti al rallentatore e fuori piove

solo il cuore non conosce soste e vive le sue ore sempre lavorative. l'amore è uno stackanovista

 

 

IL VIDEOGAME CHIAMATO VITA : ISTRUZIONI PER L'USO PER GUADAGNARSI IL NIRVANA O PARADISO

 

Dio creò tutto, perché creare meno non sarebbe stata una cosa da Dio.

Egli era amore e quindi, creando tutto, creò l'odio: era vita quindi nacque la morte; era verità quindi fiorì la menzogna; era luce quindi spuntò il buio; era alba quindi declinò il tramonto.

Ma siccome era tutto, non era solo e così dette una forma ai suoi infiniti pensieri creativi: da questa parte dell'universo creò un firmamento con tutte le miriadi di corpi celesti, creature e leggi astrofisiche chimiche biologiche, che fece altrove, Dio solo lo sa, appunto.

Tra le creature c'erano, dato che aveva creato tutto, quelle fatte a sua immagine e somiglianza e da questa parte dell'universo qui presero il volo gli angeli, che come lui, avevano la capacità di inventare qualcosa dal nulla e di creare la vita.

Ma siccome anche questi piccoli Dei avevano dentro di loro tutto, avevano pure la malvagità.

E quindi le cose cominciarono ad andare a rotoli, così che il suo più bell'angelo, portatore di luce Lucifero, si ribellò e a causa dell'arroganza disse che egli era meglio e più forte del Dio lo che aveva creato.

E questa fu la più grande e prima bestemmia, perché il comandamento numero uno è: siamo tutti uguali.

Quindi Dio non è più grande di Lucifero, né Lucifero di Dio.

E poiché il tutto contiene il tutto, l'intera creazione divenne ribelle a se stessa.

Da quel momento in questo angolo dell'universo nacque la disputa. Dio disse: stai sbagliando, ma fai come ti pare e Lucifero rispose: te la farò vedere io.

Così dalla pace perfetta e dalla letizia che allora si chiamava paradiso terrestre, gli angeli si trasformarono in uomini e cominciarono un videogame chiamato vita per decidere da che parte stare, se accettare l'uguaglianza e poter accedere al nirvana o paradiso e cioè portare l'amore nell'odio, la luce nel buio, la verità nella menzogna, l'alba in ogni tramonto, oppure se restare qui a fare il contrario, cioè portare l'odio nell'amore, la menzogna nella verità, il buio nella luce e il tramonto in ogni alba.

E poiché ogni essere umano può dare la vita, il numero degli esseri umani è cresciuto.

Quando una madre e un padre hanno un figlio, oltre a dare a lui le proprie cellule, gli danno anche una parte di anima, esattamente come Dio ha fatto con le sue creature.

Il corpo, l'anima, lo spirito e la mente sono un'insieme indivisibile.

Quando si viene al mondo quindi si affronta il gioco e con la vita si dimostra da che parte si vuol stare.

Ma siccome le cose non erano proprio chiare e dato che nel tutto ci sta la saggezza e la stupidità, quegli esseri illuminati che avevano raggiunto con il loro comportamento perfetto il nirvana o paradiso, per mostrare agli esseri umani che ancora non le avevano capite, le regole del gioco, tornarono sulla terra, perché le vite sono infinite, dato che nel tutto non esiste qualcosa che finisce, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

E Cristo, Buddha, Maometto Are khrisna e tutti gli altri con la propria vita pagarono il pegno di tornare a soffrire l'imperfezione per mostrare la via.

Il comandamento dunque era: siamo tutti uguali, quindi non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

Tu vorresti essere picchiato, ucciso, derubato, violentato, affamato assetato segregato, offeso umiliato, vilipeso imbrogliato, vorresti che qualcuno parcheggiasse davanti al tuo garage?

No.

Per guadagnare il paradiso o nirvana bisogna rispettare il comandamento, però bisogna farlo sempre, anche quando la cosa è difficile e faticosa.

Devi dividere il pane , devi dividere il tempo, devi non mentire mai ed essere sempre te stesso, devi parcheggiare al posto giusto anche se è lontano, non devi abbandonare il tuo cane o buttare l'immondizia in un bosco. Non devi violare un bambino, non devi essere scortese con un ammalato, non devi disprezzare chi ha un colore diverso dal tuo o fa l'amore in un a maniera diversa dalla tua.

Perché nella creazione c'è tutto: tutti i colori e tutti i modi di fare l'amore.

Quindi se sei una donna e sei nata per amare un'altra donna, devi avere il coraggio di non mentire ed essere te stessa, anche se devi pagare un prezzo alto.

E ogni volta che noi neghiamo il comandamento, facciamo un'azione sbagliata che ha effetti sbagliati che a loro volta diventano azioni sbagliate e così via.

Faccio un esempio.

Io sono invalida e quindi mi devo comportare per quella che sono ed accettare il mio destino mettendo la felicità nella sofferenza.

Però non posso uscire di casa e oggi ho voglia di giocare a palla. Allora tiro la palla contro il muro della mia stanza, ma una camera da letto non è un luogo adatto per giocare a palla e di fronte c'è uno specchio.

Lo colpisco e lo specchio si rompe.

I vetri cadono a terra. Li devo raccogliere e mi taglio. Poi devo comprare un altro specchio e mettere fuori i vetri rotti... eccetera.. la catena la proseguite da soli.

Quindi gli esseri illuminati vennero ad insegnarci a non fare cazzate.

Prendiamo l'esempio di Cristo.

Decise di tornare sulla terra perché in lui c'era un grande desiderio di mostrare ai propri simili come stare bene come stava bene lui.

Venne qui e predico'. Spiegò la legge e il comandamento.

Ma, dato che in lui c'era la morte come la vita, l'unica prova alla quale doveva ancora far fronte era quella di morire per non disubbidire alla sua indole.

Gli venne chiesto di negare Dio e la Legge, ma lui non lo fece.

Ebbe paura, si spavento', chiese a Dio di venir risparmiato, ma poi, salì sulla croce, soffrì l'agonia e morì.

Dopo tre giorni resuscitò e salì al cielo ed ora sta ben bene, ma se non fosse morto, ora sarebbe reincarnato e ramengo su questa terra a passarsi la domenica pomeriggio al bar a sparare cazzate.

Se guardiamo nella nostra vita sappiamo quando stiamo negando il comandamento e la legge.

Se vogliamo il paradiso dobbiamo sempre dire di si all'amore, che è la parola che racchiude il significato di non fare all'altro quello che non vorresti fosse fatto a te stesso.

Io non sono di questo pianeta e ho vissuto il nirvana, ma ho deciso di venire sulla terra per dare il mio piccolo contributo, perché vorrei che un altro lo facesse con me.

A questo punto della mia vita, che ho ricordato e messo a punto tutte queste cose che vi ho raccontato, ho visto che l'unica cosa che posso fare, oltre che cominciare da questo momento a chiedermi sempre prima di pensare, dire o fare qualcosa, vorrei che fosse fatto a me?, rispondendo con totale onestà, è che dato, che lo so fare abbastanza bene, scriverlo.

Ed ecco, l'ho scritto, quel poco che ho capito.

Se pensate che sia giusto, condividetelo e passatelo ai vostri amici.

Perché qui, gente, la situazione è grave e se non ci mettiamo tutti d'impegno, il prezzo da pagare sarà alto.

Io, per me, so che tornerò su Antron, dove si vive con totale serenità, ma per voi terrestri, non saprei..

Se ognuno di noi fa la sua parte nel giro di due giorni qui cambia molto, anzi direi tutto.

L a cosa più difficile sarà convincere Berlusconi.

 

Un abbraccio di cuore.

 

Più tardi.... il silenzio di questa notte è immenso e denso.
le braccia abbandonate e gli occhi semichiusi, nella ricerca di un sorriso che porti lontano il suo profumo e lo stenda su chi ha il cuore triste.
il sonno giunga, come le braccia di una madre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 settembre

 

ARI E I RICORDI

BUONANOTTE E BUONGIORNO!!!!
sono le 2,21..dopo qualche ora di sonno, mi sveglio e finalmente mi sento meglio, mi sento il fiato in gola e nei polmoni..
ieri mattina sono stata a fare l'infiltrazione di ozono. mi ha accompagnato il caro francesco era, incontrato qui su FB..- amico mio caro!!
beh, andare in giro per me è molto faticoso, anche se c'è la sedia a rotelle, però prepararsi, doccia. vestirsi uscire salire in macchina, scendere, sedia a rotelle poi di nuovo salire scendere. fare quei pochi passi fino a riguadagnare il mio letto, mi strema..
ieri poi è stato un viavai continuo di persone per casa, per i più svariati motivi e pure ho passato ore al telefono: amici che mi cercavano, io che cercavo amici..i miei amici sono sparsi in tutta italia ed io vivo su quest'isola. se non ci si frequenta per telefono, come altro ci si frequenta??? amo i miei amici!

la notte precedente poi avevo dormito solo due ore, così ieri mi addormentavo senza accorgermene, nelle pause. diverse volte ho aperto la mia bacheca, aggiunto le nuove amicizie ma non sono riuscita a scrivere nulla, neppure un semplice ciao....
ora sono sveglia e, seguendo le mie ultime regole, lavoro. io lavoro quando posso, quando ne ho le forze, qualsiasi ora sia, tanto per me la ore sono tutte uguali..


vi propongo una mia piccola riflessione notturna..


i ricordi sono il solo mezzo che abbiamo per annotare nel nostro cuore i nostri stati d'animo e i problemi da risolvere. ogni ricordo rappresenta comunque qualche cosa sulla quale dobbiamo lavorare. quando non ci sono ricordi dobbiamo insospettirci, lì si cela qualcosa di troppo doloroso per noi..
si, questo perché su antron, il pianeta dal quale discendo, la mia vita e la mia arte erano imperniate sul mantenere il flusso dei ricordi nell'universo..
siamo gentili e sorridiamo ai nostri ricordi, è il mezzo migliore che abbiamo per trasformarli. quando un ricordo è 'bello', vuol dire che lo abbiamo rielaborato e metabolizzato fino in fondo. a volte mi capita di ricordare solo i momenti belli di una situazione che fu molto difficile, altre volte invece ricordo solo le sofferenze, mentre invece so che in quell'altra situazione ci furono anche momenti di felicità.
come potrebbe essere possibile questo se non spiegandolo con il grado di lavoro di assorbimento e dissoluzione dei dolori legati a quei ricordi??
io ho ricordi molto netti della mia primissima infanzia, in un'età antecedente i tre anni, quando morì il mio unico nonno, quello materno, dato che quello paterno non l'ho conosciuto, come la nonna paterna..
e serbo ricordi assai vividi e precisi di vite passate e altre dimensioni, come ricevo spessissimo intuizioni premonitrici..
la mia spiegazione a questo è che ci sono diverse dimensioni nelle quali viviamo più o meno le stesse cose e quindi la permeabilità della nostra mente alle sensazioni delle altre dimensioni, ci permette di avere premonizioni. quanto affermo non è dimostrabile empiricamente, ma già nell'antica Roma Plutarco parlava di vite parallele, anche se in una accezione un po' diversa. comunque il concetto ha radici antiche e tutto ciò che è cultura, mito, ricordo, processo spontaneo, è frutto del nostro bagaglio archetipico, nel quale i geni sono mentali ed emozionali, ma si trasmettono da padre in figlio esattamente come quelli biologici. questo fa di una popolazione, una cultura, un lasso di tempo della storia un insieme omogeneo..


sono le tre..e mi è tornato sonno.. sa che dormo ancora un po'...buona notte, carissimi amici e...BUONGIORNO!!

 

2 settembre

 

Mi piace pensare ed affermare che il nostro legame venga dalle vite passate, da quegli accadimenti che abbiamo vissuto insieme e che io ho visto nelle mie visioni. so che pure qui si cammina su ipotesi, ma come ho detto altre volte, dato che per me sono cose reali, io le penso e mi ci confronto come con una realtà certa. in fin dei conti non penso di fare del male a nessuno, di poter nuocere a nessuno con le mie teorie, che comunque sono avallate da tutta una corrente di pensiero che si sta estendendo sempre di più tra la gente comune. qualcosa sta cambiando in grande scala nella nostra cultura a livello filosofico, religioso e antropologico. Si sente un grande bisogno di allargare questi orizzonti ufficiali che ormai ci vanno troppo stretti. in quest'ottica io colloco le mie emozioni e la mia vita di tutti i giorni. In quest'ottica porto avanti gli eventi della mia vita. ogni giorno io mando amore a lei, perché sono convinta che solo con l'amore la nostra antica sofferenza potrà essere trasformata..

 

 

3 settembre

ricordo bene quella mattina cara gavi, una delle tantissime albe che andavo a vedere nei tempi narrati nella prima parte del mio libro. la notte dormivo pochissimo e sonni agitati. mi svegliavo in preda alle più folli sensazioni di amore dolcezza desiderio terrore disperazione gelosia incertezza solitudine amore amore amore. impossibile dormire con tutto quello dentro, cosi mi buttavo sulla spiaggia deserta, con ogni tempo, nel caldo torrido o nel vento delle mareggiate, nel silenzio rotto solo dalla voce del mare, dal suo respiro immenso che mi placava. camminavo velocemente, a piedi nudi, lasciandomi lambire dalle onde che venivano a morire a riva, nel cielo punteggiato delle luci delle lampare lontane, delle stelle e della luna, camminavo guardando il cielo, la notte, il mare, respirando l'aria salmastra e il mio dolore, tutti insieme fusi in un respiro di vento. ed ecco che all'improvviso il buio intenso della notte aveva come un'incertezza, come una screpolatura silenziosa. impercettibilmente il blu profondo si arricchiva di una nota dorata, virando verso il verde. il mare sembrava luccicare e gonfiarsi nella marea che si ritirava. le nuvole correvano spinte dal soffio mattutino come monelli scapigliati, acquistando uno spessore che il fumo del buio aveva loro tolto, tornando lentamente ad essere protagoniste e rubando luminosità alle stelle. ancora qualche passo e poi tutto cambiava, il buio non era più, il silenzio si stemperava con la luce liquida che allagava da est la volta celeste. sembrava che tutto trattenesse il fiato, che ogni granello di sabbia, ogni conchiglia, sasso o scoglio restasse attonito al cambiamento che presentiva. io mi sedevo in faccia al mare e correvo con lo sguardo laggiù dove il fulcro della nuova luce stava meravigliando il silente creato con giochi di colore ed invenzioni irripetibili. gli ori i verdi i rossi, i rosa, gli azzurri i grigi, i lilla, i gialli tutti insieme si soccorrevano gli uni con gli altri, si rincorrevano e si fondevano in un continuo cambiare di sfumature, in un divenire di pennellate intrecciate. e in un attimo ecco che era lì: il sole appariva, come un piccolo punto acceso di tizzone ardente, a volte ferendo coltri di nuvole, altre stracciando veli di brume marine, altre ancora brillante nel sereno più sereno. venivo rapita dall'impercettibile cammino ascensionale della sfera di lava, dalla lucentezza della sua uscita stillante dall'acqua, che gli gocciolava addosso senza spegnerlo. con una forza immane e misteriosa il corpo celeste si arrampicava scivolando su pattini di raggi lungo l'arco del mattino e accendeva l'acqua di infiniti brillii, riflessi, ammiccamenti e mulinelli di chiaroscuri. l'aria tratteneva il fiato e pure il vento sembrava assorto in quel miracolo quotidiano. con un ultimo guizzo il sole si staccava poi dalla superficie del mare e sembrava che un incendio percorresse le profondità di lava mormorante. io sentivo tutto l'amore in me trovare nell'alba un contenitore adatto all'immenso groviglio dei miei sentimenti e mi annullavo, sentendomi sole acqua vento nubi sabbia stelle luna. sentivo ogni palpito come mio. tutto di nuovo aveva una speranza, ogni giorno, ogni nuovo giorno aveva ancora tempo perché lei tornasse da me, perché lei mi dicessi il si che non mi ha detto mai..

 

7 settembre

e anche oggi hanno infiltrato ozono liquido nella mia colonna vertebrale. la dottoressa mi ha sgridato perché mi sono sforzata a dipingere i giorni scorsi: mi ha raccomandato il riposo più assoluto durante il trattamento. io le ho detto che non avevo mica zappato la vigna e lei mi ha risposto che non ne aveva dubbi!!...
è una persona deliziosa, molto brava, ma anche molto gentile e scherzosa. in quel piccolo reparto per la cura del dolore passano tante donne e uomini di tutte le età afflitti da dolori forti, ossei, articolari e altro. la dottoressa e la sua assistente si prendono cura di ognuno di noi con grande pazienza e gentilezza, ma sempre con il sorriso..
è strano come proprio dove la vita ti mette a dura prova spesso si incontrino le persone migliori, più umane e disponibili. anche tra i pazienti c'è una gara di solidarietà..mentre si è nella sala di attesa prima di entrare, si parla, ci si scambiano esperienze e consigli. volta dopo volta ci si ritrova, più o meno le medesime facce, perché sono cure un po' lunghe e quindi ci si sente come in una famiglia..
una famiglia di zoppetti, bastoni, stampelle, sedie a rotelle, busti e ginocchiere..
visi stanchi e segnati dal dolore, persone di tutte le età, anche molto giovani, che però stanno già facendo i conti con una cruda realtà..
qualcuno si lamenta ed è stanco o spaventato, ma i più portano avanti la loro lotta con serenità e coraggio, sapendo che arrabbiarsi contro queste situazioni non serve a nulla.
anche durante l'infiltrazione c'è che piange per il dolore o si lamenta, ma spesso si passa dalle lacrime al riso con gentilezza, comprensione..
io sopporto assai bene il dolore fisico, perché ne ho ' masticato ' tanto e non mi lamento delle infiltrazioni. mi è successo di molto peggio, ma capisco persone che non sono abituate agli ospedali ed alle cure e rimangono un po' turbati.
poi c'è sempre la domanda basilare che fa da sfondo a tutto quanto: passerà? mi riprenderò?
la grande incognita..
alcuni, la maggior parte, trovano in questi trattamenti un gran giovamento, altri molto meno, altri ancora poco, dipende dalla natura delle cause che portano dolore..
io per me sono tranquilla: se verrà un miglioramento sarò felice, altrimenti, farò come potrò
stamattina, mentre aspettavo sulla mia sedia a rotelle che Francesco andasse a parcheggiare la macchina, il caro Francesco Era, conosciuto qui, che abbraccio e ringrazio, è passato per il corridoio un signore anziano, ma ancor saldo, con due gambe molto ma molto storte, un po' come i vecchi cowboy di una volta e superandomi mi ha detto qualcosa in un dialetto sardo. io ovviamente non ho capito e gli rispondo: mi spiace non sono sarda e non capisco.. sorridendo egli e se ne torna indietro e mi dice: SI STA COME SI PUO' E NON COME SI VUOLE!
e con questa perla di saggezza popolare, mi riposo un po'. vi abbraccio tutti

 

 

8 settembre

L'ho scritto qualche giorno fa: ' qualcosa sta cambiando.. devo avere paura? '

e come sempre succede le mie sensazioni poi si confermano vere.

qualcosa di profondo sta cambiando in me e non è semplice spiegare cosa.

Una nuova consapevolezza delle mie esperienze e delle mie possibilità

una maggior conoscenza dei miei meccanismi di carattere e di energia

una maggior lungimiranza nel prevedere gli sviluppi delle mie azioni

una maggiore accettazione di quello che sono, quello che vorrei e quello di cui ho bisogno.

 

Sembrano parole scontate, concetti semplici che filano lisci su di un binario prefissato, ma non è davvero così..

c'è una cosa chiamata illusione che spesso viene contrabbandata per sogno. i confini tra il sogno e l'illusione sono assai labili ed io pure fatico assai nel distinguere l'uno dall'altra.

Un sogno è certamente impegnarsi a fondo in prima persona perché la vita su questo pianeta diventi migliore. un'illusione è sperare che questo accada facilmente.

il mio sogno è sempre stato: amare ed essere amata, cioè coniugare quello stato di grazia che vivo quando amo una persona profondamente con la realtà che mi permetta di avere l'amore di quella persona per un tempo che possa dipanarsi lungo gli anni e le stagioni della vita, senza che tutto quanto della mia esistenza si infranga su di una fine prematura e non vissuta da me, ma a causa di decisioni altrui.

 

Oggi vedo che quello non è un sogno, ma una illusione.

 

E lo è perché tutta la mia energia vitale, il mio karma e quindi tutte le esperienze che ho vissuto fino ad ora sono esattamente il contrario e sono all'insegna della moderazione, del rifiuto, della perdita.

Moderazione come impossibilità di portare avanti i sentimenti profondi che mi hanno agitato. Rifiuto nel non trovare corrispondenza, perdita nel perdere immediatamente la corrispondenza trovata, sempre non per mia decisione ed emozione.

Tutte questo si confonde dentro di me e combatte contro la paura di un altro dolore che sarebbe fortissimo e contro le mie esigenze primarie per poter continuare a condurre una vita che sia degna di questo nome.

Due mesi fa circa ho deciso di smettere di lottare contro la mia situazione di invalidità e di prendere le cose come venivano.

Oggi decido di lasciare che la vita mi porti quanto mi deve portare, senza più mettere distinguo, senza imporre condizioni.

Quello che ho desiderato con tutte le mie forze e a cui ho dedicato tutte le mie risorse è sempre stato un'illusione.

Non voglio più vivere prigioniera delle mie illusioni e lasciare che il tempo scorra invano, restando a cercare di fare della mia vita quello che non può essere.

Sono stanca di vuotare il mare con un cucchiaino.

Da oggi lascerò andare le cose come verranno.

 

Ma le illusioni si radicano fortemente in noi, e sradicarle è faticoso, doloroso e lascia il fiato sospeso, portandoci via gli appoggi consueti, le ben conosciute dinamiche.

Questo il senso di sgomento, questa la sfida..

 

29 ottobre

STASERA VI FACCIO RIDERE..LEGGETE!!!

non si può dire che la vostra arianna sia una persona particolarmente fortunata. questa ve la devo proprio raccontare..

da diversi giorni stavo facendo conoscenza con s. una ragazza molto più giovane di me, di parma, che si era dichiarata interessata ad una relazione e futura convivenza con me... inizialmente si era dimostrata molto dolce e questo mi aveva conquistato. il mio handicap non le importava affatto, anzi, mi aveva rivolto parole di comprensione e conforto. però poi, proseguendo nella conoscenza, il mio interesse nei suoi confronti era andato scemando. certe emozioni, purtroppo, non si possono indurre. le avevo quindi detto che per il momento non intendevo affrontare il discorso convivenza, perchè lei stava andando troppo di fretta verso quella conclusione, ma che per me non c'erano neppure i presupposti. a questo lei aveva avuto una reazione molto forte, di pianto e rabbia: io le sono stata vicina, telefonicamente è ovvio e ho cercato di farla ragionare. le cose sembravano essersi assestate e lei decide di venire a conoscermi, prenota un volo per trascorrere questo lungo week end
insieme. stamattina alle 10 sarebbe atterrata ad alghero: io ero contenta anche
se un po' preoccupata, perchè una cosa è vedersi per un caffè e poi ognuna per
la sua strada, un'altra affrontare insieme alcuni giorni. ma confidavo nelle intrinseche capacità di ogni essere umano ad adattarsi a nuove situazioni. Era tutto sereno e tranquillo, ma alle 21 circa di ieri sera mi arriva un sms che per poco non mi procura un collasso cardiaco: la madre di s. mi comunica che lei ha avuto un incidente automobilistico: è stata investita sulla sua bici mentre tornava a casa dal lavoro. in preda alla paura faccio partire subito una chiamata ma non ricevo risposta. questo mi insospettisce e rileggo il messaggio. ma possibile che una donna di tre anni più grande di me che non conosco affatto e con la quale non ho mai parlato si rivolga a me in quel modo in una situazione come quella? mi dava del tu e sottolineava solo che l'incidente accorsole non era stato causato da una sua colpa. però mi sembra assurdo quello che sto pensando, che sia cioè una bugia e mi precipito a scrivere, chiedendo ulteriori notizie, perché nel messaggio ricevuto non venivano specificate le condizioni di s. ' la madre ' mi comunica che la ragazza sarebbe in coma. da lì parte una sequenza di messaggi nei quali lei pone esclusivamente l'accento su quanto s. mi volesse bene e cose di questo genere. io sono madre e vi giuro su dio che se fossi al capezzale di uno dei miei figli in coma - e spero che dio stesso mi risparmi questa agonia - non mi passerebbe neppure nell'anticamera del cervello di scrivere cose come quelle. comunque reggo il gioco: ormai sono sicura che s. mi sta prendendo in giro, ma voglio vedere fin dove arriva. in dieci minuti mi manda qualcosa come una ventina di sms e in uno mi dice che nel 'sonno' lei sta pronunciando il mio nome!!! MA PER FAVORE!!!!!!!!!!!!!!!!!

per fortuna poi smette ed io passo una notte tranquilla, tirando un sospiro di sollievo: meno male che l'incontro non ci sarebbe stato- non riesco neppure a pensare a come sarebbe stato deleterio.

stamattina alle nove non avevo avuto alcuna notizia e allora telefono ed anche questa volta non ricevo risposta che per sms: ' la madre ' mi diceva che s. si era risvegliata e che le avrebbe passato il telefono. cari amici, io in coma ci sono stata, purtroppo, più di una volta. vi assicuro che al risveglio non ero certamente in grado si scrivere un sms né di parlare al telefono e per diversi giorni ancora non sono stata in grado di farlo. a questo punto ho rotto gli indugi ed ho chiesto categoricamente di parlare con ' la madre ', - cosa che naturalmente non mi è stata concessa - e s. ha
cominciato a scrivere in prima persona chiedendomi perchè volessi parlare con la
madre e non con lei e dicendomi: ho capito che non mi vuoi più parlare. Allora le ho scritto che non ero così stupida come lei pensava, che ero sicura che si, lei stesse male nel cervello ma non per una caduta dalla bicicletta, le ho consigliato di farsi curare e di non infastidirmi più. dopo di che lei mi ha chiamato e parlava con una voce così squillante e sicura che davvero io auguro a tutti coloro che si risvegliano da un coma di qualsiasi genere di essere nelle condizioni fisiche nelle quali si trovava la mia ' amica'. io ho chiesto solo di parlare con la madre e lei ha chiuso la telefonata imprecando. poi un sms: ESCI DALLA MIA VITA!cosa che avevo già fatto con grande gioia.

Cari amici, due cose mi preoccupano e non poco: a): il mondo è pieno di
squilibrati e il futuro di questo pianeta è ovviamente in pericolo, anche perché
questi stessi troppo spesso stanno ai posti di comando.

b) li attiro tutti io

se la vita è il mio specchio, io sono messa proprio male. ci rido sopra e sono assai felice di venire da un altro pianeta e di non sentirmi per nulla umana... sul mio stato sentimentale ho scritto che sono sposata alla mia cagnolina fuliggine: BAU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

IL MONDO è BELLO PERCHE' E' VARIO..O MEGLIO..AVARIATO!

 

 

31 ottobre

ottobre versa l'ultimo giorno
in cucina il fuoco arde nel camino e le castagne aspettano di essere arrostite nella cena della vigilia di ognissanti
amo l'inverno. e ringrazio madre natura che sempre novembre viene

 

 

3 novembre

 

un mese fa ho fatto un sogno assai strano: venivo amata da un adolescente assai efebico, molto alto e sottile con la pelle blu. la sensazione fisica del sogno è stata molto forte, ma non era un comune piacere sessuale: era come librarsi in uno spazio senza confini, ma assai denso di forza, come una palpabile nebbia o meglio luce nebbiosa. era una intensa ed inedita felicità di fusione e completamento, come un ritorno ad un luogo mai visto ma da sempre conosciuto ed il piacere e la meraviglia si intrecciavano incentivandosi tra loro. questo sogno mi ha seguito nella memoria e nella sensazione inspiegabile fino ad ieri. poi ieri pomeriggio ho visto scaricato sul pc AVATAR, il film. sono rimasta esterefatta: il giovane adolescente da me sognato era del tutto uguale identico a quelle creature blu e durante la scena d'amore tra lui e la bella lei, io ho riconosciuto e rivissuto quella sensazione avuta in sogno. inoltre, anche il loro modo di unirsi agli animali ed alle piante è il medesimo che io ho, pur senza la treccia con i filamenti sinaptici, soprattutto per quanto riguarda andare a cavallo: quando lei dice a lui: sentila - la cavalla - senti il battito del suo cuore, il suo respiro, le zampe forti, ebbene, sempre io quando andavo a cavallo, sento così. non avevo mai visto quel film, mai e poi mai, né pubblicità o cose del genere: non guardo la tv, non leggo giornali, non ascolto la radio vivo a modo mio e lascio che solo quello che davvero deve venire, venga a me. io so che chi ha scritto e creato quel film, ha rivissuto una realtà che esiste davvero, dove io pure sono stata. dite tranquillamente che sono pazza ,non mi importa sono orgogliosa di essere dichiarata pazza in questo mondo che per è me è davvero pazzo: o è giusto lui, o sono giusta io: tutti e due non è possibile!!!

 

4 novembre

 

ho passato tanto tempo a cercare di capire che non capisco più nulla!

 

7 novembre

 

sento il grande spirito che piange e soffre...
lo sento dentro di me

gli esseri hanno passato ogni limite
la vita su questo pianeta è esclusivamente un NON SENSE
per dirla in gergo di fb a me NON PIACE e NON CONDIVIDO

 

 

camminavo..
i piedi nudi sulla sabbia, il suo dolce cedere al mio passo
le onde che mi inseguivano le caviglie
le conchiglie che disegnavano arabeschi per i miei occhi
il vento che suonava il mare come un corno inglese infinito
i colori in gara tra loro e le nubi
il giorno che cedeva alla notte e riacciuffava la luce al buio
la mia vita già così tragica e difficile trovava sulle spiagge un respiro

ora, tutto finito

 

10 novembre

chiamo a raccolta tutte le mie forze e la mia determinazione. esprimo un desiderio d'amore

 

13 novembre

 

Nulla ha senso.

Da giorni e giorni queste sono le uniche parole che hanno un senso nella mia mente e al mio cuore.

Scavare.

Non ho fatto altro, con zampe scortesi e frenetiche, le unghie spasmodiche nel raschiare ogni lembo di vecchio, di ammuffito, di incancrenito, nel sollevare tappeti e scostare mobili da sempre addossati a muri intrisi di ricordi.

Senza pietà né vergogna, senza remissione.

Gli altri ed io, io e gli altri.

La mia esistenza è un immenso foglio bianco sul quale è tracciato un cerchio ed ogni persona che ho incontrato, anche per un attimo, intravista e neppure notata attraverso i finestrini di un auto o lungo una via, nel deserto di una piazza o nel coro di un bosco, ogni esistenza è un cerchio che interseca il mio, formando piccolissime o immense aree di intersezioni, ognuna dal colore particolare ed irripetibile.

Più volte ho provato a farlo, questo disegno, ma è un lavoro troppo difficile e vasto per le mie povere forze martoriate dalla mia accesa immaginazione e capacità di vedere oltre. Scavando, le zolle sono volate via, il tappeto erboso si è squarciato, l'ordine del giardino è stato divelto dal profondo.

Stamattina siedo sull'orlo di questo scompigliato cantiere e guardo il risultato del mio lavoro e l'unica certezza che esala nella nebbia della raccolta mattinata novembrina è: nulla ha un senso.

Oltre le piccole contingenze, oltre fatti fattacci e fatterelli, oltre verità, mezze verità e menzogne, oltre gli avrei e vorrei, oltre i se e i forse, i no e i si, c'è che io ci ho sempre creduto.

Ho creduto di essere viva, di stare facendo qualche cosa; ho creduto di essere figlia, sorella, di studiare, imparare crescere e poi innamorarmi, amare, essere madre, lavorare essere compagna, amica, conoscente, vicina di casa.

Ho creduto di parlare ascoltare ed essere ascoltata, ho creduto alla mia ombra proiettata nella sabbia, all'orma del mio piede impressa nei terreni che questo ha calcato.

Ho creduto nei colori che ho visto e nelle parole che mi sono state dette.

Mentre invece nulla esiste.

La macina, il frantoio del tempo tutto rende poltiglia in quel miasma assordante di silenzio che gli esseri umani chiamano ' ricordi '. in quella oscura cisterna che viene chiamata ' impressione ' sia essa della luce sulla retina di un bulbo oculare che nel sentimento che lascia una traccia indelebile.

La prima, l'ultima impressione.

Alla fine di ogni giorno tutto viene stravolto e nessuna realtà, nessuna verità esiste più, ma resta solo ed esclusivamente l'idea che noi ci siamo fatta di essa.

Un'idea così infinitesima e piccola, così parziale e privata da essere scandalosa. Quell'idea assurge a totalità dentro ognuno di noi, diventa la legge, diventa l'arma che impugniamo in ogni parola e pensiero.

E usciamo con la non chalanche di un pistolero incallito a fare nuove vittime, a maciullare nuovi momenti trasformandoli nella purea del nostro non sense.

Io credevo di amare, credevo che le presone che credevo di amare credessero nel mio amore, lo sentissero, lo vedessero.

Tutta questa illusione ha creato il profondo lancinante dolore che intesse del suo sconvolgente amarissimo ferino sapore ogni mia fibra.

Nessuno ama, nessuno ascolta né viene ascoltato.

Siamo prigionieri di un ingranaggio così grande che neppure questo conosce se stesso. Ogni causa produce un effetto e la ragnatela di queste intersecazioni, la mutevolezza di queste intenzioni occulte è così vasta che neppure una parola, un piccolo pensiero, un moto della mano, è puro e fine a se stesso.

Tutto ha una ragione, ma nulla ha un senso.

Nulla è abbastanza piccolo da permettere alle nostre mascelle di accedervi per trarne un piccolo boccone tranciato con un morso deciso e disperato, intento a saziare questa fame ineluttabile.

Non sono il primo essere umano a dichiaralo, io l'ho studiato questo concetto, ma stamattina l'ho finalmente fatto mio: tutto quello che esiste è IL NULLA.

Che resta da fare allora?

Mangiare, bere, dormire, respirare, fino a che quello stesso respiro si spezzi e finalmente il manto del nulla si riveli e mi culli. Mi porti via, mi elimini facendomi, allora sì, diventare reale e universalmente in linea con il nulla che ci produce e ci guida, che ci incatena a leggi incomprensibili. Cercare di capire, di resistere, cercare di amare, essere amata, ascoltare essere ascoltata, attendere ed essere attesa è assolutamente vano e inutile come svuotare il mare raccogliendolo con un cucchiaino e mettendolo in un secchiello bucato.

 

14 novembre

 

FILI DI LUCE
Dietro casa mia, uscendo dalla piccola porta di alluminio marrone che da nella cucina, c'è un vicolo che termina in una curva così stretta e a gomito che un auto non riesce a passare. Quindi il traffico è praticamente inesistente, e fatto solo da qualche motorino, qualche ' Ape ' e da rari passanti. I vicoli di questo paesino di collina del nord ovest della Sardegna sono delimitati da case per la maggior parte disabitate e fatiscenti: non è stata fatta nessuna opera di recupero di quelle vecchie abitazioni, non perché non ce ne siano diverse che varrebbe la pena salvare dalla distruzione dell'abbandono, anzi, alcune sono assai belle e di sicuro risalenti almeno in parte a diversi secoli prima, come la casa nella quale vivo che ha alcuni muri perimetrali, fondamenta e cantina interrata forse addirittura risalenti al '500 o '600 dc, ma perché ancora questo tipo di cultura del recupero e valorizzazione non è giunto fin qui. Infatti in tutto il mio vicolo solo tre case sono abitate, compresa la mia. Questo mi permette di avere un angolo di mondo quasi tutto mio e sostituisce in parte il guardino che non ho. Ad intervalli regolari, da quando la piccola Gine è giunta nella mia vita, mi reco lì perché lei possa espletare i suoi bisogni fisiologi e correre e giocare un poco all'aperto: essere il cane di un ' diversamente abile ' ha in effetti qualche scomodità intrinseca anche per lei. Così, dato che non riesco a stare in piedi più di due o tre minuti, tengo vicino all'uscio una di quelle seggioline impagliate che sono una particolarità di queste case, e che servono per sedersi vicino al focolare o appunto fuori dalla porta, e mi ci accomodo, guardando la cucciolotta giocare e rincorrere ogni cosa e magari lanciandole qualche legnetto o la pallina. Oggi è una bella giornata di novembre, col cielo quasi totalmente sereno e terso, di un azzurro leggero e gentile, stamattina presto, sfumato dalla nebbia causata dalle abbondanti piogge dei giorni scorsi, ed ora, nelle prime ore pomeridiane, più caldo e deciso. Il sole, ormai sceso dal bruciante zenit estivo dell'isola, è basso sull'orizzonte e sfiora i tetti. Alla sinistra della casa in cui vivo in affitto, c'è una costruzione piuttosto malandata, che probabilmente era una stalla, oppure una povera casetta di altrettanto povera gente, che viene usata da una piccola ditta di costruzioni edili come magazzino, e quindi sempre chiusa. Il tetto è ricoperto da vecchi coppi che hanno tutti i colori del cotto, del bruno e del ruggine e diversi ciuffi d'erba secca ornano le grondaie e gli avvallamenti che si sono creati al cedere del trave portante. Davvero spesso guardandolo mi chiedo quanto ancora possa reggere un tetto così malmesso senza precipitare all'interno. Attratta dalla luce ancora calda di questo sole novembrino ho alzato gli occhi al cielo, distogliendoli dai giochi rumorosi di Gine che si azzuffava con un pezzo di legno, e sono rimasta sorpresa. Sottilissimi filamenti luminosi galleggiavano nell'aria sospesi e gonfiati dalla leggera brezza delle colline intorno, e fioccosi semi di pioppo facevano a gara a rubare i bagliori dei raggi del sole. Era come una vela trasparente ed eterea che si tendesse e gonfiasse trattenuta da un albero maestro invisibile della tolda di una nave di tegole. Di sicuro un ragno laborioso ha tessuto una grande vela appendendosi ai fili d'erba che crescono sul tetto, lasciando che lunghe maglie di questa impalpabile rete si stendano a catturare i piccoli insetti attratti da quella piccolissima giungla aerea. Pur se assai delicati i fili di ragno sono elastici e resistenti e offrono un diversivo a vento brina rugiada e polvere che spesso sembrano divertirsi facendo di loro piccoli spettacoli meravigliosi. Questi tre o quattro sottilissimi cavi si spandevano nel vuoto per un metro e forse due, sottolineando col cangiare di sprazzi di luce metallici e argento – dorati l'intesa silenziosa ed assorta tra vento e sole, mentre, inattesi per questa stagione, semi di pioppo volavano come minuscole farfalle lattiginose seguendo ed accondiscendendo ai capricci della brezza leggera. In Romagna questi semi rivestiti di fiocchi che sembrano di cotone vengono chiamati ' manine ', e a maggio riempiono l'aria dei viali alberati, dei giardini e lungo le rive di fiumi e torrenti di un brulicare fitto fitto che sembra quasi una nevicata, posandosi in ogni dove e rivestendo tutto di una coltre impalpabile di estrema mobilità con grande dispetto e disperazione delle donne di casa, che se li ritrovano ovunque dato che il vento li sospinge attraverso le finestre aperte ai primi soli caldi della tarda primavera, e di coloro che soffrono di allergie ai pollini. Queste manine sono davvero solleticanti e fanno sternutire facilmente. Non le avevo mai viste a novembre, come mai avevo visto una vela di fili di ragno. E proprio in quell'esatto momento in cui il mio sguardo veniva catturato da quel gioco di luci e colori accesi un aeroplano si è messo a disegnare la sua scia scintillante proprio al limitare del mio ristretto orizzonte, come a ricordarmi che il cielo è assai più vasto di quanto io spesso non ricordi ma che non c'è poi bisogno di andare lontano per trovare spettacoli irripetibili, basta ricordarsi di alzare lo sguardo da terra.

 

16 novembre

 

dopo aver trovato e vissuto molte profondità, molte fini e molti inizi, molti ricominciare e riprendere, il cuore cerca quiete e pace. il mondo fuori ha volti e voci che io non condivido, ma, messo lui fuori di questa mia stanza, resto io, restano coloro che qui hanno accesso e che amo, le piccole cose che mi vivono intorno e quello che ho tra le mani è comunque immenso.

 

17 novembre

stamattina ancora piove. io non ho più sonno e cerco di rispondere ai molto messaggi inevasi. gine dorme sotto le coperte, tutta appoggiata alle mie gambe. so che molti di voi, stamattina, avrebbero dato chissà cosa per restare a letto. come è buffa e mistificatrice la vita!! io darei chissà cosa per essere al lavoro!

 

 

La donna che amo è immensa.
Non ha un volto perché di un volto non ha bisogno, dato che nessuna fattezza umana può racchiudere in angusti margini la sua bellezza.
Non ha una bocca, perché il suo bacio divorerebbe ogni fragile labbro e renderebbe muta ogni mobile lingua.
Non ha denti perché la neve non potrebbe che sciogliersi di fronte al candore dei suoi.
Non ha occhi perché non vi è oceano così profondo, non vi è fossa o vetta che raggiunga le infinite altitudini che si aprono all'ombra delle sue ciglia.
Non ha mani perché le sue sono di pioggia, e sottili e dalle dita così affusolate che nessuna arpa o pianoforte potrebbe reggere alla grazia del suo tocco.
Non ha parole perché tutta la saggezza non le esprime, tutte le lingue dell'universo non le contengono, tutte le voci degli angeli non possono pronunciarle.
La donna che amo esiste e vive in me.
Io la cullo la notte come una madre assorta e tenera stringe a sé la creatura appena partorita dal suo ventre maturo..
Io veglio il suo sonno silenzioso come la luna la giovane nube alla quale si impiglia.
Il ascolto il suo respiro delicato come ogni fronda la brezza che rechi la promessa di una pioggia nella calura estiva.
Io accolgo il suo risveglio con i colori del cielo e del mare che fanno a gara per cangiare e risplendere in una rincorsa allo stupore, e ogni angolo sopra i tetti, tra i rami e le rocce si spinge a cercare l'impossibile e il non contemplato per onorane il suo ingresso nel nuovo mattino.
Io accompagno ogni minuto del suo giorno come il canto gentile che nessuno strumento ha mai condiviso, perché l'aria non basta a contenere il mio amore per lei, e ogni nota allarga lo spazio a lei intorno e lo moltiplica in rivoli e cascate di diamanti e gocce di platino.
Io tesso un'ode alla sua vita con ogni palpito del mio cuore ed ogni sollevarsi del mio petto come filigrana antica ed ombreggiata dello sguardo dell'onice e della giada.
Perché lei è entrata dentro di me ed ha completato l'opera che iniziò mia madre.
Perché lei mi insegna la scrittura dell'amore come io fossi ingenua ed inesperta allieva al primo banco di scuola.
Perché lei apparecchia la tavola della mia mente con calici di ineffabile bevanda e cibi di squisito raro sapore come un'ancella devota e puntuale. 
Perché lei affila il mio pensiero come la correggia felpata di cuoio di primo fiore la lucente lama del rasoio di Toledo.
Perché lei accende le mie carni come la fiamma la pineta resinosa in agosto quando lo scirocco asciuga le forre nascoste ed ingiallisce l'erba sfinita dalla sete.
Perché lei spegne il mio rogo con la pace delle campagne che sotto la neve di gennaio accolgono il seme del grano per il pane dell'anno che verrà.
Perché lei completa la mia anima con quella parte che le fu strappata in un infinito lontano da un destino di dualismo, riunendo i lembi di una ferita che fino al suo venire sanguinava e bruciava intensamente e al tocco delle sue mani senza tempo si è chiusa lasciando solo un segno leggero a rammentare il destino che divide per riunire.
Perché non vi è uomo né Dio che possa e voglia ora dividere chi si è cercato per così tanto immenso spazio, percorrendo difficili e impervie strade di sassi e fango e ora non chiede altro alla vita di continuare a scorrere perché questo intero azzurro pianeta possa ascoltare sotto la volta del proprio orizzonte il limpido vibrato violino del nostro amore.

 

19 novembre

e nuvole a decorare gli orli delle colline avevano la fusione del piombo e dell'ottone. e lì, nel punto dello scontro tra le loro forze titaniche, il sole incendiava quelle masse di ovatta gonfiata con bagliori di battaglie.
ho pensato: ecco, lei sta guardando il cielo

 

quando dio ci vuole punire, avvera i nostri desideri

 

 

20 novembre

ho donato la mia vita all'amore...
l'amore mi donerà mai una vita?

forse il mio destino è quello di vivere un amore senza corpo, una cosa così difficile che solo chi, come me, ha dentro una grande follia può mettere in atto

 

la notte è dipinta sul mio soffitto, il mare spremuto nel mio bicchiere: l'amore colma ogni distanza e non ha bisogno di ponti

 

21 novembre

è domenica mattina. tutti al rallentatore e fuori piove

solo il cuore non conosce soste e vive le sue ore sempre lavorative. l'amore è uno stackanovista

 

 

IL VIDEOGAME CHIAMATO VITA : ISTRUZIONI PER L'USO PER GUADAGNARSI IL NIRVANA O PARADISO

 

Dio creò tutto, perché creare meno non sarebbe stata una cosa da Dio.

Egli era amore e quindi, creando tutto, creò l'odio: era vita quindi nacque la morte; era verità quindi fiorì la menzogna; era luce quindi spuntò il buio; era alba quindi declinò il tramonto.

Ma siccome era tutto, non era solo e così dette una forma ai suoi infiniti pensieri creativi: da questa parte dell'universo creò un firmamento con tutte le miriadi di corpi celesti, creature e leggi astrofisiche chimiche biologiche, che fece altrove, Dio solo lo sa, appunto.

Tra le creature c'erano, dato che aveva creato tutto, quelle fatte a sua immagine e somiglianza e da questa parte dell'universo qui presero il volo gli angeli, che come lui, avevano la capacità di inventare qualcosa dal nulla e di creare la vita.

Ma siccome anche questi piccoli Dei avevano dentro di loro tutto, avevano pure la malvagità.

E quindi le cose cominciarono ad andare a rotoli, così che il suo più bell'angelo, portatore di luce Lucifero, si ribellò e a causa dell'arroganza disse che egli era meglio e più forte del Dio lo che aveva creato.

E questa fu la più grande e prima bestemmia, perché il comandamento numero uno è: siamo tutti uguali.

Quindi Dio non è più grande di Lucifero, né Lucifero di Dio.

E poiché il tutto contiene il tutto, l'intera creazione divenne ribelle a se stessa.

Da quel momento in questo angolo dell'universo nacque la disputa. Dio disse: stai sbagliando, ma fai come ti pare e Lucifero rispose: te la farò vedere io.

Così dalla pace perfetta e dalla letizia che allora si chiamava paradiso terrestre, gli angeli si trasformarono in uomini e cominciarono un videogame chiamato vita per decidere da che parte stare, se accettare l'uguaglianza e poter accedere al nirvana o paradiso e cioè portare l'amore nell'odio, la luce nel buio, la verità nella menzogna, l'alba in ogni tramonto, oppure se restare qui a fare il contrario, cioè portare l'odio nell'amore, la menzogna nella verità, il buio nella luce e il tramonto in ogni alba.

E poiché ogni essere umano può dare la vita, il numero degli esseri umani è cresciuto.

Quando una madre e un padre hanno un figlio, oltre a dare a lui le proprie cellule, gli danno anche una parte di anima, esattamente come Dio ha fatto con le sue creature.

Il corpo, l'anima, lo spirito e la mente sono un'insieme indivisibile.

Quando si viene al mondo quindi si affronta il gioco e con la vita si dimostra da che parte si vuol stare.

Ma siccome le cose non erano proprio chiare e dato che nel tutto ci sta la saggezza e la stupidità, quegli esseri illuminati che avevano raggiunto con il loro comportamento perfetto il nirvana o paradiso, per mostrare agli esseri umani che ancora non le avevano capite, le regole del gioco, tornarono sulla terra, perché le vite sono infinite, dato che nel tutto non esiste qualcosa che finisce, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

E Cristo, Buddha, Maometto Are khrisna e tutti gli altri con la propria vita pagarono il pegno di tornare a soffrire l'imperfezione per mostrare la via.

Il comandamento dunque era: siamo tutti uguali, quindi non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

Tu vorresti essere picchiato, ucciso, derubato, violentato, affamato assetato segregato, offeso umiliato, vilipeso imbrogliato, vorresti che qualcuno parcheggiasse davanti al tuo garage?

No.

Per guadagnare il paradiso o nirvana bisogna rispettare il comandamento, però bisogna farlo sempre, anche quando la cosa è difficile e faticosa.

Devi dividere il pane , devi dividere il tempo, devi non mentire mai ed essere sempre te stesso, devi parcheggiare al posto giusto anche se è lontano, non devi abbandonare il tuo cane o buttare l'immondizia in un bosco. Non devi violare un bambino, non devi essere scortese con un ammalato, non devi disprezzare chi ha un colore diverso dal tuo o fa l'amore in un a maniera diversa dalla tua.

Perché nella creazione c'è tutto: tutti i colori e tutti i modi di fare l'amore.

Quindi se sei una donna e sei nata per amare un'altra donna, devi avere il coraggio di non mentire ed essere te stessa, anche se devi pagare un prezzo alto.

E ogni volta che noi neghiamo il comandamento, facciamo un'azione sbagliata che ha effetti sbagliati che a loro volta diventano azioni sbagliate e così via.

Faccio un esempio.

Io sono invalida e quindi mi devo comportare per quella che sono ed accettare il mio destino mettendo la felicità nella sofferenza.

Però non posso uscire di casa e oggi ho voglia di giocare a palla. Allora tiro la palla contro il muro della mia stanza, ma una camera da letto non è un luogo adatto per giocare a palla e di fronte c'è uno specchio.

Lo colpisco e lo specchio si rompe.

I vetri cadono a terra. Li devo raccogliere e mi taglio. Poi devo comprare un altro specchio e mettere fuori i vetri rotti... eccetera.. la catena la proseguite da soli.

Quindi gli esseri illuminati vennero ad insegnarci a non fare cazzate.

Prendiamo l'esempio di Cristo.

Decise di tornare sulla terra perché in lui c'era un grande desiderio di mostrare ai propri simili come stare bene come stava bene lui.

Venne qui e predico'. Spiegò la legge e il comandamento.

Ma, dato che in lui c'era la morte come la vita, l'unica prova alla quale doveva ancora far fronte era quella di morire per non disubbidire alla sua indole.

Gli venne chiesto di negare Dio e la Legge, ma lui non lo fece.

Ebbe paura, si spavento', chiese a Dio di venir risparmiato, ma poi, salì sulla croce, soffrì l'agonia e morì.

Dopo tre giorni resuscitò e salì al cielo ed ora sta ben bene, ma se non fosse morto, ora sarebbe reincarnato e ramengo su questa terra a passarsi la domenica pomeriggio al bar a sparare cazzate.

Se guardiamo nella nostra vita sappiamo quando stiamo negando il comandamento e la legge.

Se vogliamo il paradiso dobbiamo sempre dire di si all'amore, che è la parola che racchiude il significato di non fare all'altro quello che non vorresti fosse fatto a te stesso.

Io non sono di questo pianeta e ho vissuto il nirvana, ma ho deciso di venire sulla terra per dare il mio piccolo contributo, perché vorrei che un altro lo facesse con me.

A questo punto della mia vita, che ho ricordato e messo a punto tutte queste cose che vi ho raccontato, ho visto che l'unica cosa che posso fare, oltre che cominciare da questo momento a chiedermi sempre prima di pensare, dire o fare qualcosa, vorrei che fosse fatto a me?, rispondendo con totale onestà, è che dato, che lo so fare abbastanza bene, scriverlo.

Ed ecco, l'ho scritto, quel poco che ho capito.

Se pensate che sia giusto, condividetelo e passatelo ai vostri amici.

Perché qui, gente, la situazione è grave e se non ci mettiamo tutti d'impegno, il prezzo da pagare sarà alto.

Io, per me, so che tornerò su Antron, dove si vive con totale serenità, ma per voi terrestri, non saprei..

Se ognuno di noi fa la sua parte nel giro di due giorni qui cambia molto, anzi direi tutto.

L a cosa più difficile sarà convincere Berlusconi.

 

Un abbraccio di cuore.

 

Più tardi.... il silenzio di questa notte è immenso e denso.
le braccia abbandonate e gli occhi semichiusi, nella ricerca di un sorriso che porti lontano il suo profumo e lo stenda su chi ha il cuore triste.
il sonno giunga, come le braccia di una madre.

 

 

6 maggio 2012

 

qui finisce quanto è stato scritto allora.

 

A settembre la mia vita aveva imboccato il cammino per la sua prova più dura.

Storia che racconterò più avanti.

 

Per leggere i post delle mie bacheche di fb, vi rimando alle relative pagine, divise per anno.